Possessori di gatti, diciamo la verità: quanti di noi, almeno una volta, non hanno mai desiderato di essere un gatto, magari trattati come quello di casa nostra? Niente pensieri o preoccupazioni, il cibo sempre servito e una caterva di pisolini spensierati al sole? Un sogno vero? Il film che Netflix ci ha proposto da poco ci porta proprio nella realizzazione di questo sogno, con tutte le implicazioni del caso, positive e negative che siano.
 
Miyo - Un amore felino: la recensione del film disponibile su Netflix

Miyo - Un amore felino ovvero Nakitai watashi wa neko o kaburu? (Letteralmente "Mi viene da piangere, sto fingendo di essere un gatto"), con un titolo giapponese più articolato, ma forse più esplicativo rispetto a quello italiano, è un film che sarebbe dovuto uscire nei cinema giapponesi il 5 giugno, ma la sua data di uscita è stata rinviata a causa dell'emergenza sanitaria che stiamo vivendo. In questo caso ci abbiamo guadagnato noi occidentali visto che è stata preferita, a questo punto, una distribuzione globale via streaming sul noto portale di Netflix, concedendoci una visione immediata quando invece avremmo dovuto aspettare almeno un anno dopo la diffusione sul grande schermo dei cinema nipponici.
 

Miyo non è certo una ragazza popolare a scuola dove, anzi, è costretta a subire bullismo e derisione da parte dei compagni che la etichettano con il nomignolo di Muge (Miss Ultra Goffa ed Enigmatica). La ragazza, studentessa delle scuole superiori a Tokoname nella prefettura di Aichi, però pare non subire troppo questa situazione. L'importante per lei è vedere tutti i giorni il ragazzo di cui è innamorata, Kento Hinode, cosa che fa sparire di colpo tutti gli altri (trasformati visivamente in spaventapasseri). La ragazza però non riesce a vivere tranquillamente la sua cotta adolescenziale, goffa e impacciata nonostante il carattere risoluto, e quindi esterna il suo amore in tutti i modi, anche in quelli più assurdi, suscitando l'ilarità degli altri studenti e l'imbarazzo di Hinode, che farà del suo meglio per ignorarla, senza riuscire a far desistere la giovane "stalker".
 
Miyo - Un amore felino: la recensione del film disponibile su Netflix

Il comportamento bizzarro della giovane Miyo ha però dei motivi, abbandonata dalla madre dopo la separazione dei suoi genitori, si ritrova a vivere a casa del padre e della sua nuova compagna. Queste vicende private creano la frustrazione di Miyo e la sua ricerca di amore constante. La sua vita non le piace e sogna di cambiarla. L'opportunità eccezionale le viene concessa da un venditore di maschere durante un festival estivo: grazie ad una maschera magica, potrà infatti trasformarsi in un dolcissimo gattino bianco e poter avvicinare il suo amore, che ha da poco perso il suo animale domestico. Affrontare una nuova vita da gatto sembra un'opportunità perfetta per fuggire dai suoi problemi, scoprendo inoltre che anche Hinode ne ha a casa sua e non è, contro tutte le previsioni, tanto indifferente alla stessa Miyo. Tutto questo però non può non avere un prezzo. Il venditore di maschere tornerà presto spiegando che Miyo dovrà fare una scelta tra un'esistenza tutta umana o tutta felina.
 
Miyo - Un amore felino: la recensione del film disponibile su Netflix

Sebbene la storia d'amore tra Hinode e Miyo sia alla base della maggior parte della storia, il film affronta in realtà molte altre tematiche, decisamente non banali. Non c'è da stupirsi visto che la sceneggiatura era uno dei motivi di interesse di questo titolo, essendo l'ultima fatica di Mari Okada, che spesso ama mischiare elementi misteriosi e magici alla realtà per raccontare storie di solitudine adolescenziale, paure e scarsa comunicazione tra adulti e ragazzi. Colei che si trova dietro le storie di Anohana e Nagi no Asukara, questa volta attraverso lo scambio gatto - umano affronta l'argomento della fuga dalla realtà dei giovani d'oggi, sempre più gravati di problematiche dovute alla società in cui vivono. Il tema classico della trasformazione con conseguente rischio di perdere la proprio umanità diventa così un nuovo modo per cercare di porre l'attenzione sul disagio stesso di cui la protagonista si fa carico e alfiere.
 
Miyo - Un amore felino: la recensione del film disponibile su Netflix

Bullismo, difficoltà di comunicazione in famiglie allargate, sociopatia, voglia di evasione. Tanti, forse troppi però i temi affrontati in questo film che alla fine vuole in primis far riflettere su cosa significhi essere felici, accettati e soprattutto amati. Non ci riesce in pieno a causa di una scarsa originalità di fondo e della superficialità con cui vengono raccontate alcune tematiche, senza contare che a molti spettatori potrebbero urtare l'atteggiamento vivace e piuttosto sopra le righe della protagonista nella parte iniziale del film.

Diciamo che non è tra le sceneggiature migliori della Okada, che forse ha voluto fare l'occhiolino ai recenti successi di botteghino del cinema giapponese (vedi Shinkai, ma non solo) oltre che a un certo filone Ghibli (vedi La Ricompensa del Gatto) ma non è neanche un film sgradevole, anzi! Nello staff troviamo un altro grosso nome alla regia, Junichi Sato (Sailor Moon, Aria the Animation), e lo staff e quello dello Studio Colorido che avevamo apprezzato con Penguin Highway. L'aspetto tecnico è infatti la parte davvero pregevole di questo titolo
 
Miyo - Un amore felino: la recensione del film disponibile su Netflix

I fondali luminosi e l'ambientazione estiva aiutano a mantenere la storia non troppo cupa. Le animazioni dei personaggi sono fluide e ben dettagliate, in particolare quelle dei gatti che sembrano reali tanto sono ben fatti. Gli sforzi combinati di Studio Colorido, Toho Animation e Twin Engine decollano poi verso la fine del film, quando la protagonista, nella sua ricerca della maschera che le permetterà di tornare umana, si ritroverà in territorio ultraterreno, tanto poco originale dal punto di vista narrativo quando splendidamente dettagliato dal punto di vista animato.
 
Divertente ma certo non imprescindibile, Miyo - Un amore felino resta una piacevole visione estiva per chi ha a disposizione la piattaforma di Netflix. Ha quel sapore di già visto e già sentito, a partire dalla stessa canzone del film di Yorushika intitolata "Hana ni Borei – Ghost In A Flower", che sicuramente non potrà piacere allo spettatore più smaliziato, ma che potrà portare ancora una volta lo spettatore in cerca di un po' di fantasia nel magico mondo del Sol levante.