Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

-

“Fermate il mondo... voglio scendere!”
è questa frase (che io credo di aver incontrato per la prima volta in una vignetta di Quino raffigurante Mafalda) che potrebbe riassumere l’idea alla base di questo racconto, che narra di diverse persone che, ad un certo punto, si sono trovate nella condizione di non riuscire più a reggere il peso della vita di tutti i giorni e hanno cercato un modo di sottrarsi alle pressioni esterne. Un fenomeno realmente esistente in Giappone e cui viene dato il nome di johatsu.

Sono persone che “all’alba attraversano controcorrente la folla dei pendolari”, ci viene detto nelle pagine introduttive di «Hiru - Sanguisughe», prima opera serializzata di Daisuke Imai, autore che viene per la prima volta pubblicato in Italia, da Flashbook. Si tratta di una serie breve, in cinque volumi, la cui pubblicazione in Giappone è iniziata nel 2011.

La protagonista è Yoko Sakura, 21 anni, la cui vita è cambiata bruscamente due mesi prima dell’inizio della storia per una inaspettata sequenza di eventi: un litigio con il padre violento, una fuga verso Tokyo in bus, l’essersi addormentata alla toilette in una delle soste del viaggio e l’aver lasciato i suoi effetti personali su quell’autobus. L’autobus è stato coinvolto in un brutto incidente e il nome di Yoko è comparso fra quelli delle vittime; la ragazza ha colto l’occasione per fingersi morta e iniziare una nuova vita: nel momento in cui la incontriamo ha le copie delle chiave di sette appartamenti e sfrutta per vivere quanto trova in queste case, che occupa a rotazione quando i legittimi proprietari sono fuori casa. Yoko è “serenamente sola”.

Il tono della serie è leggero solo per le primissime pagine, poi è introdotto un elemento di inquietudine: risvegliandosi in uno di questi appartamenti Yoko trova sul suo avambraccio una scritta: “Sei un hiru anche tu, eh, Sakura?”.

A imprimere quella scritta sulla pelle di Yoko, è stato quello che è chiaro diventerà il coprotagonista della storia, Makoto Tsukinuma, un suo compagno di classe delle scuole medie, teoricamente morto suicida cinque anni addietro. Makoto introduce l’ex compagna, e il lettore, nel mondo degli Hiru di cui accenna le regole e i codici e di cui evidenzia, ripetutamente, la violenza e pericolosità. Già perché, viene più volte portato all’attenzione del lettore, questo mondo sommerso e libero da costrizioni formali è al di fuori dello stato di diritto, e la decisione di uccidere le persone può essere presa con leggerezza, non serve un motivo valido: banalmente si fa “perché si può fare, è ovvio”, spiega Makoto. In questo mondo nascosto, ma limitrofo alla società “fatta di scartoffie e scrittura”, si dipana la storia di questi due ragazzi; una storia che Daisuke Imai costruisce come un alternarsi di violenza e tenerezza, di inquietudine e di consolazione. Il disegno è scarno e potente, molto adatto alla storia narrata. Le sovra-coperte dell’edizione italiana sono bellissime.

Un po’ thriller, un po’ narrazione del disagio giovanile (ma non solo giovanile), un po’ pamphlet di critica sociale «Hiru - Sanguisughe» allarga lo sguardo da un lato verso altre vite ai margini, come la storia dei due fratelli cinesi Lin e Wei (“bambini neri” frutto della politica del figlio unico in Cina), dall'altra verso chi è nella società e percepisce queste esistenze: c’è chi si interroga e chi non lo fa.
Diventare hiru è un’occasione o una trappola? Diversi personaggi, qualcuno tratteggiato molto bene, avranno modo di dire la loro sulla questione. E non mancheranno azione e sangue.

Il finale è buono, non eccelso.
Sicuramente a me ha lasciato la voglia di leggere altro di questo autore.

-

«Ikebukuro West Gate Park» è un anime, a cura dello studio di animazione Doga Kobo, fin troppo tranquillo e lineare nel suo svolgimento, con una leggera accelerazione negli ultimi episodi.

Ambientato ad Ikebukuro, ha come protagonista Makoto Majima, un fruttivendolo a cui un po' tutti nella zona si rivolgono, grazie anche alle sue amicizie, che riesce a trovare chiunque, a sedare qualunque conflitto o rivolta in procinto di nascere; in pratica il suo obiettivo è quello di non far accadere nulla nell'anime. Ikebukuro è un luogo tranquillo, è questo il motto del ragazzo che ripete agli spettatori come se volesse convincerci, anche se sono presenti tante teste calde nel quartiere.

I primi episodi sono in realtà semplici richieste che in qualche modo arrivano a Makoto e lui le soddisferà tutte, ognuna di essere affronterà una problematica sociale in realtà importante, devastante e che soprattutto meritava un maggiore approfondimento che non ci sarà. Nella serie tutto verrà affrontato in maniera scialba, superficiale. Dei primi episodi quindi pochi (o nessuno) potranno soddisfare lo spettatore, da notare che la serie è tratta d una serie di romanzi (15 al momento in cui scrivo) e anche se non ho avuto la fortuna di leggerli è facile supporre che originalmente fosse dato più spazio alle varie tematiche, la sintesi in questi casi non va bene.

Se la parte "slice of life" (quella che dovrebbe essere una rappresentazione realistica delle esperienze giornaliere) è poco riuscita, quella che riguarda l'azione e le gang giovanili sembra la più interessante, l'unico tema a cui verrà dato un maggiore spazio, soprattutto verso la fine. Il finale potrà soddisfare o meno lo spettatore, ma è in linea con le premesse della serie. Rimane un peccato considerando quello che poteva offrire.

Per quanto riguarda i personaggi i più interessanti sono il freddo Takashi Andō, il forzuto Hiroto e il danzatore Kyōichi Ozaki, loro cercheranno di animare la serie, Makoto permettendo. il bizzarro Shadow stranisce per il suo comportamento, per quanto lavori per la yakuza sembra troppo tenero per l'ambiente in cui afferma di vivere.

L'opening "Needle Knot" dei "The Pinballs" è davvero galvanizzante e sarebbe perfetta se la serie fosse stata più frizzante. I disegni sono di buona qualità, così come ottime sono le animazioni, rendendo reali i vari scambi di colpi che avvengono negli scontri.

Quante cose succedono ad Ikebukuro. Oltre al più celebre "Durarara!!" in realtà ci sono altre diverse opere (non tutte hanno avuto una trasposizione animata) che raccontano delle avventure di gruppi di ragazzi di questo quartiere, sempre più o meno complesse, tanto da far chiedere allo spettatore/lettore cosa abbia di speciale il luogo. Occorre ammettere che la zona ha un certo fascino.

Consigliato a chi cerca una storia senza pretese, leggera e ben animata.

-

Interessante opera del Maestro Tezuka, apparsa su rivista fra il 1969 e il 1970, poi raccolta in tankobon. Questo è il primo titolo portato in Italia da J-POP per la collana Osamushi Collection, encomiabile iniziativa della casa editrice, che in questi anni sta contribuendo alla diffusione nel nostro paese dei lavori del Dio dei Manga.

"I.L -La ragazza dai mille volti" è un titolo che poco spesso si sente nominare fra le opere più rappresentative del prolifico autore nipponico, ma contiene in sé le tracce di una indiscutibile maturità: sono anni turbolenti sia per il Giappone che per il mondo occidentale, in particolare per l'America impegnata in quel periodo in violente operazioni militari in Vietnam. Questa inquietudine globalmente diffusa viene intercettata dalla mano di Tezuka, che usa il pretesto di un racconto a episodi, il cui unico filo conduttore sono i due protagonisti, per mettere in luce storture e contraddizioni della società nipponica ritratte da un punto di vista non solo sociale ma anche sentimentale: si passa attraverso le riflessioni sulle dinamiche umane più comuni come la gelosia ("Storia di Yoshiko dei fiori"), l'amore ("Il manichino"), il tradimento ("Il tesoro del presidente Fralerno"), la follia ("Il riscatto") fino ad arrivare ai vizi più stravaganti conditi con una buona dose di erotismo ("Falene", "Rasputin"). Non mancano ovviamente i riferimenti alla corruzione presente in ogni fascia della società unita allo sfruttamento perpetrato dal Giappone sui paesi economicamente più deboli ("Le iene"), la critica antimilitarista sulla guerra in Vietnam ("L'uomo venuto dal sud") e la denuncia della soppressione della libertà di pensiero dei paesi assoggettati al blocco sovietico ("Il fantasma del Brocken").

Al centro di tutte queste vicende, come detto, vi sono i due protagonisti principali e la loro crescita spirituale: Daisaku Imari, regista fallito, si accorgerà a sue spese di quanto la realtà che lo circonda sia spietata e cinica e di come il mezzo cinematografico sia ormai diventato arido quanto la società di cui non riesce più ad essere specchio; dall'altro lato la bellissima vampira I.L, novella Frankenstein al femminile, che storia dopo storia sarà capace di trasformarsi, in un processo di graduale umanizzazione, da bambola dalle infinite identità a donna con una personalità e dei sentimenti ben precisi.

Se quindi la maturità delle tematiche affrontate si accompagna al classico stile semplice e pulito di Tezuka, che concede qui pochissimo spazio alla sperimentazione visiva, il tutto non risulta però sempre sorretto da una sceneggiatura all'altezza che in alcuni episodi pecca di approssimazione nella risoluzione di certe vicende, complice anche il limitato numero di pagine a disposizione per ogni avventura. Il risultato è nel complesso un ottimo volume, che sa far riflettere ed emozionare, fino ad un finale assai riuscito che spiazza completamente il lettore per pessimismo e disillusione.

Alla fine sono le parole di Tezuka a riassumere al meglio il suo stesso lavoro: Daisaku, alter ego dell'autore e tramite fra il mondo crudo della realtà e l'universo idealizzato della finzione cinematografica, dice ad una sconsolata I.L che "un semplice vampiro non ha più niente a che fare con questo mondo senza sogni, in cui contano solo invidie e denaro".