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Ci sono opere d'animazione giapponese che in un modo o nell'altro fanno parlare di sé per i motivi più disparati: la qualità visiva, la trama, la colonna sonora...e poi c'è Akame ga Kill che si fa conoscere per un unica, a mio parere, caratteristica ovvero l'immotivata spietatezza.

Tatsumi è un giovane in cerca di fortuna per risollevare le sorti del proprio villaggio, non molto ricco, e pertanto parte per la capitale dell'impero dove spera di trovare lavoro. Una volta arrivato nella grande città viene accolto da una ricca famiglia che lo ospita per la notte, ma proprio quella notte la casa verrà attaccata da un gruppo di assassini chiamati Night Raid e Tatsumi affronterà uno di questi, Akame, una giovane e misteriosa ragazza. Scoprirà che nulla è come sembra e che la capitale nasconde una malvagità senza pari della quale Tatsumi era completamente all'oscuro e che lo metterà su una strada completamente diversa da quella che pensava di intraprendere. La storia subirà una svolta da subito e presto si capirà come mai Akame ga Kill ha fatto tanta scena negli ultimi mesi.

Dopo tutto il tempo passato a visionare questo anime credo di aver perso ogni volontà di affezionarmi ai personaggi delle storie di fantasia in generale, visto ciò di cui sono capaci gli autori, ma andiamo con ordine. Vorrei precisare che ad un certo punto anime e manga si discostano parecchio l'uno dall'altro, ma il manga è, al momento in cui scrivo questa recensione, ancora in corso, di conseguenza non sono in grado di fare paragoni. L'anime si visiona molto facilmente, gli episodi sono chiari e senza troppi fronzoli pur mantenendo cliché francamente evitabili. Tanto per fare qualche esempio i gestori di un bordello saranno due tizi in giacca e cravatta facilissimamente collegabili allo yakuza standard, i cibi saranno essenzialmente ripresi da ricette giapponesi, le terme anche qui e gli stereotipi caratteriali si svendono senza ritegno, il tutto in un contesto dove il Giappone non c'entra assolutamente nulla visto che le location sono di pura fantasia tendente all'occidentale.

Ma le caratteristiche di cui sopra sono irrilevanti a confronto di ciò che accade durante la storia. Il mio personale consiglio per chi si appresta alla visione dell'anime in questione è di non affezionarsi a nessuno, NESSUNO. Ad un certo punto si arriva a pensare non tanto a cosa succederà nell'episodio seguente ma a chi ci morirà (tra buoni e/o cattivi). Non ce n'è per nessuno, e nel manga per certi versi anche peggio. Direte voi "non è un difetto, fa parte dell'anime" e qui casca l'asino perché Akame ga Kill preso alla leggera è un anime come tanti, ma chi li visiona per passione e col passare degli episodi e del tempo ci si affeziona la questione è totalmente diversa. Credo sia stata una scelta voluta più per interessi che non per narrazione quella di immettere tanta spietatezza in un anime in fin dei conti non cosi originale in linea generale. Dico questo perché alcuni personaggi fanno una fine insensata e orribile senza che si abbia il tempo di impararne i nomi... sembrerà troppo diretto detto in questo modo ma non posso fare altrimenti.

Da un punto di vista tecnico Akame ga Kill si comporta bene nella maggior parte delle situazioni e molto bene in poche altre. I colori ritengo siano troppo accesi e sembra quasi sia un effetto voluto al fine di distinguere i vari personaggi, ad esempio Mein oltre ad avere i capelli rosa ha anche i vestiti di quel colore, Leone bionda e vestiti/pelliccia tendenti al giallo e cosi via. Disegni discreti, non originalissimi e poco ispirati fanno il loro dovere senza rimanere impressi per bellezza complessiva, idem per i fondali. Le animazioni danno il loro meglio nelle scene d'azione dove in alcuni momenti risultano sorprendentemente fluide e spettacolari. Effetti sonori buoni, opening/ending orecchiabili ma c'è di meglio, si finirà col dimenticarle ma si tratta di gusti personali. Complessivamente il lavoro svolto è buono ma lontano dall'essere memorabile.

Sono una persona che si affeziona facilmente alle storie e ai personaggi, Akame ga Kill è riuscita nel difficile intento di farmi smettere. Arrivato all'ultimo episodio non sapevo cosa provare al di là di un profondo sconforto e una lieve tristezza dovuta al ricordo di personaggi che non c'erano più. E' un anime che divide il pubblico sul voto e sulle preferenze tra anime e manga e continuerà a farlo ma il punto è che almeno nella versione animata Akame ga Kill è tutto fuorché un capolavoro. Per tutta una serie di scelte narrative assai discutibili e per una strana e oserei dire disgustosa venerazione da parte di una fetta di pubblico per la cattiva di turno mi sono ritrovato difronte ad un'opera estremamente difficile da valutare, tuttavia ciò che rimane non è semplicemente un numero ma una sottile tristezza mista a rabbia.