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Un delinquente arrestato dieci anni prima da Goro, con il vizio del gioco d’azzardo, torna libero e subito inizia una serie di omicidi e aggressioni ai danni di persone legate al detective e ai numeri delle carte da gioco. Sarà lui il vero colpevole o vi è qualcosa di più oscuro?
Il secondo film di Conan il cui titolo italico: “L’asso di picche” si rivela una volta tanto più adeguato dell’originale: “Il quattordicesimo bersaglio” si rivela un film interessante per vari motivi. In primo luogo per le informazioni sul passato di Goro e sul perché abbia lasciato la polizia... e sia stato piantato dalla moglie. Poi per il tema simbolico delle carte, dato che veniamo a sapere come i quattro semi delle carte francesi abbiano un valore simbolico ovvero quadri = denaro, cuori = amore fiori = felicità e picche = morte. Ma ciò che mi ha impressionato di più è stata la riflessione sul tema della morte, ovvero che distruggere una carriera, togliere la possibilità di lavorare sia come uccidere una persona. Certo le vicende di Conan sono accusate di presentare, a volte, assassini dalle motivazioni non adeguate per compiere un omicidio, ma, in questo caso, non posso non provare un milligrammo di solidarietà verso il colpevole.

Buona la regia e le musiche, ma purtroppo la grafica risulta piuttosto datata. Comunque un otto ci sta tutto.