Recensione
Tako no Hone
9.0/10
Recensione di HakMaxSalv92
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Attenzione: la recensione contiene spoiler
Introduzione, sviluppo e conclusione
Un cortometraggio alquanto particolare e dalla conclusione "incerta": "Tako no Hone" è una piccola avventura diretta, senza tanti fronzoli, che ci porta all'avventura. La principessa, figlia del dio del mare, si è ammalata, tant'è che il dio del mare è triste, e con lui tutti i dignitari della sua corte. Questi si mettono a discutere su una possibile soluzione riguardo la malattia della principessa. Uno di loro suggerisce di far recare un soldato sull'isola delle scimmie, per catturarne una e utilizzarne il fegato come rimedio per la sua malattia. Viene scelto il polipo, poiché è considerato un animale estremamente intelligente e dotato di grandi qualità e virtù militari. Il nostro amico cefalopode si reca sull'isola delle scimmie e cerca di catturarne una. Ma l'impresa si rivela ardua, poiché le scimmie non sono disposte a perdere la propria libertà, e quella catturata si dimostra un "osso duro", tant'è vero che ingaggia una lotta spietata contro il polpo, dalla quale ne esce vincitrice. Il polpo, sconfitto, si reca su un isolotto non lontano e si tira fuori lo scheletro, e si dichiara sconfitto davanti alla sua tartaruga.
Comparto grafico e sonoro
La grafica è in bianco e nero ed è caratterizzata, come per la maggior parte dei cortometraggi dell'epoca, dall'uso di sagome realizzate in carta, che presentano ancora movimenti piuttosto lenti, i quali conferiscono alla narrazione un ritmo ancora abbastanza meccanico e macchinoso. Questo viene però, in questo cortometraggio, sapientemente alternato a disegni più fluidi e dinamici, segno che l'animazione dell'epoca stava comunque compiendo passi piccoli, ma importanti, verso la ricerca della scorrevolezza delle immagini. Le riprese sono caratterizzate da sequenze di primi e secondi piani alternati, che danno equilibrio e leggerezza alla narrazione. Il comparto sonoro non è ancora presente e i dialoghi sono rappresentati sotto forma di immagini contenenti i sottotitoli, segno distintivo della produzione dell'epoca, nonché tecnica usata per permettere allo spettatore di concentrarsi su una serie limitata di dettagli e dargli il tempo di collegarli con pazienza e calma. Il personaggio del polpo viene scelto come caratterizzazione del guerriero samurai giapponese, poiché dotato di tutte le qualità e delle virtù del bushido, visto che possiede otto tentacoli (ricordiamoci che il numero otto è un numero di buon auspicio in Giappone, Cina e Corea del Sud), che le rappresentano rettitudine o giustizia (義, Gi), coraggio, lo spirito dell’audacia (勇, Yū), benevolenza o compassione (仁, Jin), rispetto o cortesia (礼, Rei), onestà o sincerità (誠, Makoto), onore (名誉, Meiyo), dovere e lealtà (忠義, Chūgi), il dominio di sé stessi (自制, Jisei). (cit. "Bushido, Le otto virtù del codice dei samurai")
Messaggio e interpretazione
Il messaggio principale che scaturisce da quest'avventura è l'esaltazione del coraggio e del senso dell'onore che caratterizzano il popolo giapponese, e quindi il senso di sacrificio e responsabilità che ognuno può e deve dimostrare per godere del rispetto del resto del popolo attraverso l'esercizio delle proprie virtù. Tuttavia, questo codice etico viene messo a dura prova quando ci si reca in un'altra terra, e qui viene rappresentata la difficoltà nel comportarsi secondo questo codice, soprattutto quando si ha a che fare con altri popoli, in questo caso con il popolo delle scimmie, il quale viene dipinto come un popolo volgare, inferiore, maleducato, incivile e quindi destinato ad essere sottomesso. Ma, come si sa, la realtà non è mai quella che sembra. Infatti, le scimmie, nella loro inferiorità, sono astute, scaltre, e quella che viene catturata dà del filo da torcere al guerriero polpo, il quale, nonostante ingaggi una furiosa battaglia con la scimmia, ne esce sconfitto, e per questo decide di togliersi lo scheletro, gesto simbolico della rinuncia al proprio coraggio, e quindi al proprio onore, e piangendo fa seppuku, per aver fallito nella sua missione.
Giudizio finale
Un piccolo-grande capolavoro sull'importanza delle virtù e sul come, dove e quando applicarle nel modo giusto; molto spesso è necessario fermarsi a capire che c'è qualcosa di più importante dell'onore, del dovere e della lealtà, e questo è espresso nell'ottava virtù, che sarebbe in alcuni casi facoltativa, ma che in questo caso viene considerata come consigliabile, al fine di evitare incidenti e disagi che possono costare assai caro; soprattutto, occorre evitare di mettersi in risalto con chi non ha alcun interesse ad evolversi e progredire sotto il profilo morale ed etico.
Un piccolo-grande capolavoro sul confronto tra civiltà, e quindi tra sistemi di pensiero e valori diversi, che inizialmente necessitano sempre di una riflessione, prima di essere applicati dal punto di vista pratico.
Voto: 9
Introduzione, sviluppo e conclusione
Un cortometraggio alquanto particolare e dalla conclusione "incerta": "Tako no Hone" è una piccola avventura diretta, senza tanti fronzoli, che ci porta all'avventura. La principessa, figlia del dio del mare, si è ammalata, tant'è che il dio del mare è triste, e con lui tutti i dignitari della sua corte. Questi si mettono a discutere su una possibile soluzione riguardo la malattia della principessa. Uno di loro suggerisce di far recare un soldato sull'isola delle scimmie, per catturarne una e utilizzarne il fegato come rimedio per la sua malattia. Viene scelto il polipo, poiché è considerato un animale estremamente intelligente e dotato di grandi qualità e virtù militari. Il nostro amico cefalopode si reca sull'isola delle scimmie e cerca di catturarne una. Ma l'impresa si rivela ardua, poiché le scimmie non sono disposte a perdere la propria libertà, e quella catturata si dimostra un "osso duro", tant'è vero che ingaggia una lotta spietata contro il polpo, dalla quale ne esce vincitrice. Il polpo, sconfitto, si reca su un isolotto non lontano e si tira fuori lo scheletro, e si dichiara sconfitto davanti alla sua tartaruga.
Comparto grafico e sonoro
La grafica è in bianco e nero ed è caratterizzata, come per la maggior parte dei cortometraggi dell'epoca, dall'uso di sagome realizzate in carta, che presentano ancora movimenti piuttosto lenti, i quali conferiscono alla narrazione un ritmo ancora abbastanza meccanico e macchinoso. Questo viene però, in questo cortometraggio, sapientemente alternato a disegni più fluidi e dinamici, segno che l'animazione dell'epoca stava comunque compiendo passi piccoli, ma importanti, verso la ricerca della scorrevolezza delle immagini. Le riprese sono caratterizzate da sequenze di primi e secondi piani alternati, che danno equilibrio e leggerezza alla narrazione. Il comparto sonoro non è ancora presente e i dialoghi sono rappresentati sotto forma di immagini contenenti i sottotitoli, segno distintivo della produzione dell'epoca, nonché tecnica usata per permettere allo spettatore di concentrarsi su una serie limitata di dettagli e dargli il tempo di collegarli con pazienza e calma. Il personaggio del polpo viene scelto come caratterizzazione del guerriero samurai giapponese, poiché dotato di tutte le qualità e delle virtù del bushido, visto che possiede otto tentacoli (ricordiamoci che il numero otto è un numero di buon auspicio in Giappone, Cina e Corea del Sud), che le rappresentano rettitudine o giustizia (義, Gi), coraggio, lo spirito dell’audacia (勇, Yū), benevolenza o compassione (仁, Jin), rispetto o cortesia (礼, Rei), onestà o sincerità (誠, Makoto), onore (名誉, Meiyo), dovere e lealtà (忠義, Chūgi), il dominio di sé stessi (自制, Jisei). (cit. "Bushido, Le otto virtù del codice dei samurai")
Messaggio e interpretazione
Il messaggio principale che scaturisce da quest'avventura è l'esaltazione del coraggio e del senso dell'onore che caratterizzano il popolo giapponese, e quindi il senso di sacrificio e responsabilità che ognuno può e deve dimostrare per godere del rispetto del resto del popolo attraverso l'esercizio delle proprie virtù. Tuttavia, questo codice etico viene messo a dura prova quando ci si reca in un'altra terra, e qui viene rappresentata la difficoltà nel comportarsi secondo questo codice, soprattutto quando si ha a che fare con altri popoli, in questo caso con il popolo delle scimmie, il quale viene dipinto come un popolo volgare, inferiore, maleducato, incivile e quindi destinato ad essere sottomesso. Ma, come si sa, la realtà non è mai quella che sembra. Infatti, le scimmie, nella loro inferiorità, sono astute, scaltre, e quella che viene catturata dà del filo da torcere al guerriero polpo, il quale, nonostante ingaggi una furiosa battaglia con la scimmia, ne esce sconfitto, e per questo decide di togliersi lo scheletro, gesto simbolico della rinuncia al proprio coraggio, e quindi al proprio onore, e piangendo fa seppuku, per aver fallito nella sua missione.
Giudizio finale
Un piccolo-grande capolavoro sull'importanza delle virtù e sul come, dove e quando applicarle nel modo giusto; molto spesso è necessario fermarsi a capire che c'è qualcosa di più importante dell'onore, del dovere e della lealtà, e questo è espresso nell'ottava virtù, che sarebbe in alcuni casi facoltativa, ma che in questo caso viene considerata come consigliabile, al fine di evitare incidenti e disagi che possono costare assai caro; soprattutto, occorre evitare di mettersi in risalto con chi non ha alcun interesse ad evolversi e progredire sotto il profilo morale ed etico.
Un piccolo-grande capolavoro sul confronto tra civiltà, e quindi tra sistemi di pensiero e valori diversi, che inizialmente necessitano sempre di una riflessione, prima di essere applicati dal punto di vista pratico.
Voto: 9