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Parlare di questa serie non è facile, e senza ‘spoilerare’ sembra impossibile, ma tenterò.

Cominciamo con i primi minuti della serie, a mio avviso fondamentali. Il protagonista di questo isekai è un ragazzo desideroso di essere un super eroe, tanto da studiare seriamente boxe, scherma, lotta ecc. Ma al liceo deve fare i conti con la dura realtà, e che gli eroi non esistono, perché non potrebbero sopravvivere all’impatto con un meteorite. Ma in un allenamento notturno ha come una caduta nella disperazione, poiché la magia non esiste, e così, disperato, comincia a dare testate contro la roccia e finisce investito da un tir. Per questo emulo di Shiro di “Fate/Stay Night”, addolorato di non poter essere il Goku di “Dragonball”, sembra finita, e invece rinasce in un mondo strano, ove il feudalesimo convive con tecniche magiche e con le ferrovie... Naturalmente, sarà figlio di un piccolo nobile, in stile “Knight & Magic”, ma, al contrario del protagonista della serie, non si rivela un genio. Non vuole esserlo, perché il suo sogno è fare la comparsa e organizzare le cose nell’ombra. Salva alcune elfe raccontando storie sul culto di Diabolos e, alla fine del primo episodio, viene mollato da tutte. Hanno scoperto il trucco? Sì, o meglio no, perché il culto dopo pochi episodi esiste davvero, e inizierà la lotta contro di esso. Ok, ho ‘spoilerato’ troppo, dirò solo che continua la doppia vita di studente mediocre all’accademia magica, incontra varie splendide ragazze, tra cui una che pare Astolfo femminile, e lotta con la sua organizzazione. Ma invece che pavoneggiarsi come il buono dalla forza stratosferica, ora si degna di passare per il cattivo.

Ok, pausa per la grafica davvero bella, la regia molto buona e le sigle che, come le musiche, sono mediocri. Aggiungiamo che gli episodi sono venti, ma con un ritmo ancora più lento di quello del famoso film “Casa Howard”. Orbene, che giudizio dare? Difficile dirlo, dato che non si capisce se siamo in presenza di un isekai innovativo o fallimentare. Con un protagonista che vuole essere tutto, ovvero Shiro Emiya, Goku, Light Yagami e Leoluche, ma senza essere nessuno di essi. Di certo, non vuole essere Ataru Moroboshi, perché è pieno di donne, ma non ne calcola nessuna. Anche il carattere delle fanciulle non è facile da valutare, poiché sono troppe, e nessuna riesce ad esprimersi come dovrebbe.

Alla fine, è un disastro, poiché si mettono troppi piatti a cuocere? Forse, ma il risultato finale non è in fin dei conti malvagio. Certo, “Arifureta” è dieci volte meglio, ma la sufficienza non la posso negare. Spero che la seconda stagione possa farmi capire di più.

Voto: 6