Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

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"The time is out of joint; O cursed spite!/That ever I was born to set it right!"

No, niente. Volevo solo citare l' "Amleto", dimodoché i fan del curatore dell'edizione italiana di "Initial D" avessero altri personaggi da usare per osteggiarmi, oltre a Massimo Decimo Meridio e il Marchese del Grillo.

Ciò detto, "The Eminence in Shadow" ha creato un fenomeno simile a "L'attacco dei giganti", ma in un contesto diverso. Laddove "Shingeki no Kyojin" è divenuto popolare nelle masse perché la trama fatta solo di colpi di scena era drogante, e perché "Accipicchia! Il mondo non si ferma solo a me, anche i nemici sono persone con ideali e sentimenti" (con quanto gaudio apprendo che voi abbiate superato la maggior età senza apprendere dei valori umani base), "The Eminence in Shadow" ha riscosso gradimento in una fascia di pubblico che, dovendo darsi un tono, si è riempita la bocca con frasi del tipo: "Ma tu guarda, un'opera che propone uno sguardo ironico e parodistico sugli stilemi dell'isekai. Che ventata di aria fresca!"
Ora, so che di solito faccio queste premesse per presentarmi come l'unico che ha capito tutto, ma in realtà sono molto meno tracotante di quanto la gente creda, e mi limito solo ad usare un linguaggio di un certo tipo perché mi diverte. In questo caso, infatti, la percezione dei molti è corretta: "The Eminence in Shadow" vuole essere una rilettura umoristica del genere isekai.
L'unico problema è che fallisce nel suo intento.

Eh eh eh! Non si scappa da Nico.

"The Eminence in Shadow" vuole essere infatti un'opera con umorismo tongue-in-cheek, ciò vuol dire che formalmente rimane un isekai, non potendo essere considerata una parodia a tutto tondo, ma presenta un umorismo che ironizza sui tropi ricorrenti del genere.
Permane però un problema di fondo: l'opera si prende troppo sul serio.

Quando scrissi la recensione di "Redo of Healer", inventai un giocoso termine per racchiudere quei problemi dovuti a due intenti artistici che si fondono malamente creando dei problemi di identità, ovvero "paradosso di Balto". Lo riutilizzerò perché, mentre in "Redo of Healer" riscontravo questo problema solo nelle scelte censorie, "The Eminence in Shadow" ne è la quintessenza.
"The Eminence in Shadow" vive delle sue mancanze, è troppo serio per essere un'opera ironica, ma le sue basi umoristiche non gli permettono di creare un isekai credibile.
Anzi, la parola giusta non è credibile, ma interessante.

"The Eminence in Shadow" non è interessante, è una sequenza di eventi senza particolari guizzi, dove un personaggio troppo perfetto si destreggia in essi accompagnato da altri personaggi caratterizzati quasi solo a livello estetico.

Analizziamo tutto quello che ho appena detto.

"Un personaggio troppo perfetto" perché è semplicemente ciò che Cid, il protagonista, è.
L'idea sarebbe che lui sia questo ragazzo che ha studiato e si è allenato in ogni modo per diventare imbattibile, riuscendoci, ma rendendosi conto che aveva bisogno di un ulteriore elemento per raggiungere la piena onnipotenza: la capacità di violare le leggi naturali, ovvero la magia.
Quindi, il reincarnarsi in un mondo magico è per lui l'esaudirsi di un desiderio, che può accompagnare al suo altro desiderio di agire sempre nell'ombra, mentre conduce una vita da "comparsa", come dice lui stesso.
La problematica è insita nel fatto che, essendo l'elemento umorismo sfruttato solo per fare battutine qui e là, il resto dell'opera si prende sul serio, e quindi Cid diventa un personaggio poco interessante.
Non può perdere, e non può avere momenti di crisi, perché lui è già perfetto e può solo sorprendere i suoi avversari e alleati con la sua perfezione.
Cid non cambia mai, e questo lo rende noioso.

"Una sequenza di eventi senza particolari guizzi" perché la trama fa l'errore di credere che "ci sono scene epiche e conflitti, allora la trama è interessante", quando in realtà non funziona così la scrittura.
In narrativa, la trama è solo uno degli elementi che compone la scrittura di un'opera, ma non è tutto.
Non volendo andare troppo nel tecnico, possiamo dire che la cosa importante è come una storia ci venga raccontata, non tanto cosa ci venga raccontato.
"The Eminence in Shadow" non ha una scrittura interessante, ma si limita a presentare una sequenza di eventi senza stuzzicare, senza caratterizzarli e presentarli in modo intrigante, ma limitandosi a metterli in fila uno dopo l'altro, come una sequenza di diapositive. E se esistono dei modi per non rendere noiosi persino i Powerpoint, fa davvero specie vedere una gestione così blanda della narrazione.

Infine, "altri personaggi caratterizzati quasi solo a livello estetico" perché, a livello di sceneggiatura, i personaggi che circondano Cid praticamente non esistono. Sono così poco profondi che li si può riassumere in poche righe, e a volte queste righe non descrivono neanche elementi caratteriali (ad oggi, l'unico tratto di personalità che mi viene da associare ad Alpha è "bionda"). L'opera non li approfondisce perché ha degli intenti ironici, ma avendo uno svolgimento troppo serio, ne fa percepire tutte le mancanze. Inoltre, essendo la maggior parte femminili, sembra che il loro unico scopo sia quello di avere fanart NSFW dedicate.

Eppure, non tutto "The Eminence in Shadow" è così.
C'è un singolo episodio che presenta sia una scrittura, che un effettivo svolgimento e addirittura un personaggio caratterizzato, oltre a renderci Cid un personaggio interessante.
Questo episodio è il primo.

Ambientato ancora nel nostro mondo, questo episodio ruota attorno alla figura di Akane Nishino, traumatizzata dai luoghi pubblici poiché timorosa dei paparazzi, e che rimane interdetta dal fatto che il suo compagno di classe Cid rimanga sempre in disparte, agendo come se volesse essere dimenticato.
Durante l'episodio verrà rapita e minacciata di stupro, ma verrà salvata da un misterioso individuo con un passamontagna, che ha passato tutta la vita ad addestrarsi per sconfiggere ogni sorta di avversario, quindi nient'altri che Cid. L'episodio terminerà, ignorando la lunga scena post credit, con Nishino che avrà una nuova visione della vita a causa di quel salvataggio, e con la sua sorpresa a Cid che le ricambia il saluto.

Chiaramente non è un episodio perfetto (la scena di Cid che suona la "Sonata al chiaro di luna" è molto kitsch), ma presenta quantomeno un'evoluzione anche interessante.
Eppure, sapete qual è l'ironia? Sono due elementi principali: questo episodio è originale dell'anime, i suoi eventi non esistono né nella visual novel, né nel manga tratto da essa; questo episodio è stato odiato da tutti.

Per questo, oltre le battute, ho iniziato questa recensione con quella citazione dall' "Amleto".
Perché il fatto che "The Eminence in Shadow" venga apprezzato nella sua interezza, tranne per l'unica parte che presenta una scrittura con un minimo di valore, è indice che il mondo è davvero "out of joint" (trad. "fuor di sesto"). "The Eminence in Shadow" sta venendo apprezzato per i motivi sbagliati da persone che non hanno competenze, ma si comportano come le avessero, e influenzano altre persone, portandole ad omologarsi.
La popolarità di questo anime è un precedente pericoloso, perché è indice di un vuoto culturale che sta abbagliando la maggioranza, e questo fenomeno va combattuto.

Non posso fare nulla sul fronte dell'educazione e del trasmettere valori umani, ma posso fare un appello a tutti coloro che hanno la consapevolezza per parlare con criterio di arte.
Voi, persone con spirito critico. Voi, sicuramente migliori di me.
Voi dovete portare la spada, non la pace.
L'uguaglianza è un diritto, non un valore. Non possiamo permettere che questi fenomeni si verifichino perché nessuno sa effettivamente di cosa parla, dobbiamo scremare i competenti dagli incompetenti, affinché i primi tentino di orientare la produzione artistica verso risultati che renderanno felici anche i secondi, pur non rendendosene conto.
"The Eminence in Shadow" è la dimostrazione che ciò che chiede la massa non è detto sia ciò che vuole, non dobbiamo illudere i molti del contrario.

Spero che le mie parole siano ascoltate.
Auf wiedersehen!

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L'anime è del 2017, si compone di tredici episodi ed è fruibile gratuitamente sul canale YouTube di Yamato Animation. Come spesso accade, è tratto da una serie di web novel iniziata nel 2010 ad opera di tale Hisago Amazake-no, pubblicata in cartaceo dal 2013, e che al momento conta nove volumi usciti. Non ho avuto modo di leggere l'opera originale, ma il qui presente adattamento anime è di una banalità spaventosa, il tipico prodotto nato come sogno bagnato di una particolare tipologia di otaku e destinato al dimenticatoio istantaneo.

La trama, se così si può chiamare, pesca da un classico tòpos dell'immaginario fantasy nipponico.
Giappone, oggi: Tsubasa Kurata è un giovane e geniale programmatore ma anche un otaku sfegatato. La sua passione sono i mecha, e per questo dedica il suo tempo libero a comprare e montare modellini. Un brutto giorno Tsubasa viene investito e, quando si risveglia, si ritrova in un mondo fantastico e nel corpo di un bambino di tre anni: dove sia finita la coscienza del bimbo non si sa, ma da quel momento il protagonista diventa Ernesti "Eru" Echavalier, figlio di una nobile famiglia del regno di Fremmevilla, uno Stato periferico impegnato quotidianamente nella lotta contro creature mostruose. Per combatterle, gli abitanti del regno usano sia la magia sia giganteschi mech, i Silhouette Knights, frutto di una tecnologia perduta. Per TsubasaEru è un sogno ad occhi aperti, e da subito decide di impegnarsi per diventare un pilota di Silhouette Knight. Nei primi episodi dell'anime assistiamo alla crescita di Eru, che da bambino diventa dodicenne e poi adolescente. La sua carriera è inarrestabile: grazie alle competenze di Tsubasa (che, lo ricordo, sono programmare e montare modellini) il ragazzino si dimostra da subito un genio in grado sia di padroneggiare le magie più complesse e potenti sia di comprendere il funzionamento dei mech, di migliorarli e costruirne di nuovi. Nel frattempo le vicende si spostano dalla lotta contro i pericolosi mostri a faccende di guerra tra regni...

Il principale problema di "Knight’s & Magic" è una narrazione facilotta e priva di spunti interessanti: il mondo creato è generico e poco plausibile, e le vicende mancano di pathos e coinvolgimento, a partire dal protagonista. Eru ha fin da subito la vita facile: con la scusa di avere delle conoscenze da programmatore e modellista eccelle fin da subito in ogni aspetto della realtà di questo mondo fantasy, pur se apparentemente non c'è un nesso logico. Padroneggia la magia e la innova, quando ancora i suoi pari età stanno imparando a volare sulle scope, comprende il funzionamento dei Silhouette Knights ed è in grado di realizzarne di nuovi, nonostante da secoli a Fremmevilla si limitassero a riparare i vecchi, perché la tecnologia era andata perduta. I suoi "limiti" sarebbero la bassa statura e l'aspetto 'puccioso', che attira le ragazze (...dunque, non ha limiti veri), per il resto chiunque abbia a che fare con Eru non solo gli diventa amico, ma si pone in stato subordinato rispetto a lui. Eru è il miglior mago del regno, il miglior ingegnere e, quando combatte, il miglior cavaliere: non è mai realmente in difficoltà e non si spaventa mai. Quando si presenta l'occasione, è anche il miglior tattico, soldati, generali e persino sovrani pendono dalle sue labbra ed eseguono gli ordini senza discutere, e alla fine, naturalmente, Eru vince sempre. Oltre ad essere perfetto, Eru non ha praticamente alcuna ambizione o meta prefissata che esuli dal costruire mecha e pilotarli, quindi manca anche di un ideale "alto".

Oltre a non caratterizzare il protagonista, belloccio perfettino senza spessore, l'anime non approfondisce nemmeno gli altri personaggi, che si tratti di alleati o avversari: i buoni sono semplicemente fedeli al protagonista, mai un litigio né un accenno di romance (a Eru interessano solo i mecha, nonostante sia un uomo adulto), i cattivi in quanto tali sono piuttosto stupidi e vengono puntualmente sconfitti. Anche i drammi e le morti (mai di personaggi di primo piano) vengono sempre trattati in maniera superficiale e senza coinvolgimento.
Un vero peccato, perché questa piattezza di trama e caratterizzazioni vanificano completamente un discreto character design e le buone animazioni dello studio 8-Bit. Come ormai di regola nelle produzioni recenti, animazioni di stampo classico e computer grafica vengono utilizzate simultaneamente, ma il risultato è sicuramente apprezzabile. Piuttosto anonimo, a mio avviso, il design dei mecha, che sanno di già visto e non presentano nessun elemento originale.

Per concludere, "Knight’s & Magic" è un anime modesto e senza nessun punto di forza: allo stesso tempo, dopo le atrocità perpetrate ne "L'attacco dei giganti", "Goblin Slayer" e "Overlord", mi ha rasserenato la visione di un prodotto così nella media, piatto e senza nessuna concessione nemmeno al bieco fanservice. Niente mutande, seni al vento o situazioni imbarazzanti, solo mecha e mostri, e i buoni vincono sempre, per non parlare della speranza che, se mai anche noi finiremo un giorno in un mondo fantasy, tutte quelle "competenze" da otaku per cui ora ci considerano dei perdigiorno ci serviranno per diventare il più potente mago e il più forte cavaliere del regno. Ogni tanto ci vuole anche questo...

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Questa serie è un'assoluta perla nascosta. La quantità e l'esecuzione delle scene comiche di questo anime mi hanno davvero sorpreso. La premessa di per sé è abbastanza ridicola: un certo zio fa il suo ritorno da un mondo parallelo fantasy, dandoci inizialmente l'illusione che vedremo il suo duro processo di riadattamento alla vita "reale", visti anche gli anni di coma in cui il suo corpo si è ritrovato intrappolato mentre il suo "spirito" era nell'altro mondo... e invece, passeremo gran parte del tempo assistendo a avventure avventurose tipo "come sfondare su YouTube", oppure ci ritroveremo in profonde discussioni del genere "101 cose che non sapevi sul franchise SEGA". Il tutto condito da svariati intermezzi in cui ci vengono mostrati scorci di avvenimenti dal mondo parallelo.

Ho adorato i personaggi; il protagonista (così come il suo nipote) è esilarante e praticamente tutte le "route" (chiamiamole così) hanno tratti interessanti che le distinguono l'una dall'altra. Al di là degli stereotipi che incarnano e parodizzano, esse nascondono molto di più. Si passa dall'eroina valorosa, alla donzella in pericolo, all'amica di infanzia, fino alla più classica delle tsundere. E praticamente tutte, chi più chi meno, hanno personalità distorte che risultano spesso in scene esilaranti quando messe a confronto con il nostro protagonista "faccia da orco".

Il ritmo della storia è piuttosto creativo e rischioso: solitamente l'episodio inizia nel mondo "reale" per poi essere catapultati in uno (o più) flashback dello zio, il che porta a spezzettare il ritmo della storia e rischia di creare frustrazione nello spettatore... ma la natura comica di questa serie permette, a mio parere, digressioni senza disturbarne la scorrevolezza.
Sottolineo ancora una volta la comicità: in molte scene ho proprio riso di gusto, cosa che finora (contando circa 400 titoli visti) mi è capitata solo una manciata di volte con gli anime.

Audio e video: le musiche non mi hanno colpito particolarmente. Il doppiaggio è buono in generale, con la doppiatrice di Mabel sugli scudi: sprizza personalità (e strambezza) da tutti i pori; ho adorato la sua performance. Interessante lo stile grafico dell'OP, divertente la scelta di farla in gran parte nello "stile 16bit" e, penso, anche intelligente per risparmiare budget. Caruccio il design dei personaggi; in particolare, i volti delle ragazze hanno tratti delicati e dettagliati, il che entra perfettamente in contrasto con la faccia del protagonista, il cui design sembra uscito da una fusione fra l'horror e anime "acculturati". Le animazioni, nel 95% dei casi, non sono da fuochi d'artificio, ma alcune scene risaltano per una qualità piuttosto importante.
Poco da ridire, soprattutto perché lo spirito di questa serie, secondo me, non richiede necessariamente animazioni emozionanti. Bastano una trama vagamente interessante, dei personaggi con personalità (perdonate il gioco di parole) e una buona chimica fra di essi per creare una buona commedia. E, a mio parere, ce l'hanno fatta.

Insomma: promosso a pieni voti. Consigliato, poi dipende dal vostro senso dell'umorismo, suggerisco la classica "regola" dei 3 episodi per capire se fa per voi.