Il concetto di "loot", o "bottino" per i pochi avvezzi agli inglesismi, è qualcosa che attira i giocatori dall'alba dei tempi, dai primissimi action-rpg dungeon crawler come DiabloTitan Quest o Sacred. L'idea di ricevere un nuovo scintillante pezzo di equipaggiamento semplicemente grazie al processo di eliminazione di qualche demone o belva è una forza trainante più che sufficiente per costruirci su un intero genere (o magari evolverlo, come ha fatto Capcom con la saga di Monster Hunter). Va però detto che l'esperienza va calibrata su tanti fattori, primo fra tutti il bilanciamento tra potenza del giocatore e livello di sfida.

Non basta dunque assemblare dei sistemi interessanti se la base manca, ed è purtroppo questo l'errore in cui è incappato Empyreal, titolo realizzato da Silent Games e pubblicato da Secret Mode lo scorso 8 maggio.
Noi ci siamo avventurati per diverse ore nei meandri del monolito che troneggia sulla copertina del titolo e oggi siamo pronti a raccontarvi la nostra esperienza (o meglio, quello che è andato storto) nella nostra recensione.
 
Il richiamo primitivo del loot non basta a trainare l'intera esperienza

Le prime crepe nell'esperienza di Empyreal iniziano a vedersi fin dai primi minuti di gioco, proprio a partire dalla trama: un esploratore rinviene una lettera di suo padre, che gli narra la presenza di un misterioso monolito al cui interno si celano incredibili segreti, il ragazzo decide dunque di partire per continuare ciò che il genitore non ha mai potuto terminare, senza sapere che si sarebbe trattata di una vera e propria spedizione suicida.
Per tirare fuori il gruppo dai guai entreremo in scena noi, un altrettanto anonimo esploratore (creato con un risicato editor) armato di tutto punto e pronto a rischiare la vita.
Già da qui purtroppo dobbiamo segnalarvi le prime criticità, il nostro protagonista è infatti talmente anonimo che le vicende dei vari membri dell'equipaggio non sono riusciti a coinvolgerci minimamente, tanto meno le diramazioni legate alle scelte multiple.
 
Quali segreti si celano nel misterioso monolito?

Passando alla parte centrale dell'esperienza, si arriva al fulcro: il gameplay. Il titolo adotta un mix di piani precostruiti e piazzamento casuale di risorse e nemici, spingendoci a esplorare ogni angolo della torre. E, quantomeno, dobbiamo dirlo, se siete amanti del mero looting compulsivo troverete di che gioire. Il problema principale risiede nel fatto che, a una seconda occhiata, ci troveremo a recuperare tantissimi oggetti da vendere e per potenziare il nostro equipaggiamento e davvero pochi pezzi nuovi per piano.
Ovviamente nell'esplorazione non ci si limita a fare gli "aspirapolveri" ma sarà necessario anche difendersi dalle minacce che incontreremo, con una scelta tra tre diverse tipologie di armi: Un giavellotto (basato su attacchi rapidi e schivate), un mazzafrusto con scudo (per un gameplay all'insegna di parry senza mai retrocedere) e un cannone in grado di fungere da mitragliatrice, fucile a pompa e lanciarazzi. Sulla carta sembrerebbe tutto molto bello... fino a quando non iniziano effettivamente i combattimenti, molti nemici hanno infatti pattern estremamente rapidi e fastidiosi mentre le nostre animazioni saranno goffe e legnose, specialmente quelle delle abilità attive, che ci lasceranno scoperti e, in maniera totalmente senza senso, senza il minimo frame di invincibilità, il che significa che un'abilità dall'animazione più lunga eseguita al momento sbagliato (spoiler: quasi sempre) risulterà in una morte istantanea.
Questi fattori combinati alla scelta di armi portano facilmente a selezionare l'opzione di combattimento a distanza che, considerata la possibilità di potenziare i danni dei proiettili semplicemente eseguendo una ricarica al momento giusto, la rendono spanne sopra gli altri.

Quando non saremo impegnati a fare i novelli Indiana Jones attraverso il monolito, ci dedicheremo al potenziamento del nostro arsenale al campo base. E almeno qui dobbiamo ammettere che è stato fatto un lavoro molto curato. Tramite i materiali di potenziamento rinvenuti nella torre potremo infatti modificare facilmente gli affissi del nostro intero equipaggiamento per renderlo il più funzionale possibile, anche se purtroppo non si parla mai di vera e proria "build" ma semplicemente di cose con statistiche potenti che messe insieme funzionano (non esiste infatti alcun sistema di level up, il nostro livello sarà legato a doppio filo alla media di quello dei pezzi da noi indossati).
 
Nel complesso, l'estetica scelta funziona

Visto l'andazzo generale, era abbastanza lecito aspettarsi qualche problema anche nel comparto tecnico, e possiamo dire che la parola che manca è sicuramente una: ottimizzazione. Nonostante infatti la grafica del titolo sia tutto tranne che avanzata (la si può tranquillamente paragonare ad un gioco dell'era Playstation 3) ha spinto l'hardware della configurazione testata non poco (e stiamo parlando di una 3080 turbo con 32gb di ram e un i7 a 12 core), costringendoci ad attivare le opzioni di DLSS e frame-gen per avere più stabilità; meglio invece non soffermarsi sulle performance del titolo su Steam Deck Oled, incapace di farlo girare anche solo a 30fps stabili.
Quantomeno è apprezzabile che sia stato completamente tradotto in italiano.

 
Non ci sentiamo di bocciare completamente il progetto Empyreal, in quanto il guizzo di alcune idee di gameplay è ben evidente e la struttura, sebbene scricchiolante, nel complesso funziona. Ciò che manca è purtroppo una generale rifinitura delle cose e, soprattutto, un'esperienza di loot che riesca effettivamente a dare soddisfazioni al giocatore, senza limitarsi semplicemente a "alzare il numerino". 
Recuperarlo in sconto almeno del 50% non è però un'idea malvagia, quantomeno per passare qualche ora dando un po' di "dopamina gratis" al proprio cervello (ma in fondo perché non dovreste pagare 10€ scarsi per rigiocare invece a Diablo II?).