"Lupin III" non è soltanto uno dei franchise più iconici dell’animazione giapponese: in Italia, è un fenomeno culturale che attraversa generazioni. Ma perché proprio in Italia questa saga ha trovato terreno tanto fertile?
Se lo è chiesto Comic Natalie, sito web giapponese specializzato in notizie, recensioni e approfondimenti sul mondo del manga, dell'anime e della cultura pop giapponese. Ne è derivato un articolo con tanto di interviste che qui vi riassumiamo

Nel 1979, quando "Lupin III" debuttava sulla televisione italiana con la prima serie, pochi potevano immaginare che quel ladro gentiluomo, ispirato al francese Arsène Lupin e reinventato dal mangaka Monkey Punch, sarebbe diventato uno dei personaggi più amati nel Paese. Da allora, Lupin è passato di generazione in generazione, consolidandosi come figura simbolica del ponte tra due culture – quella giapponese e quella italiana.
Secondo Akiko Tahara, rappresentante europea di TMS Entertainment (la casa di produzione della serie), l’umorismo leggero e lo stile visivo sgargiante di Lupin sono tratti perfettamente compatibili con il gusto italiano. “Il pubblico italiano ha sempre apprezzato l’ironia sottile, le situazioni rocambolesche ma mai eccessivamente drammatiche. Lupin, con i suoi abiti eleganti, le sigarette e i cocktail, viene percepito come un personaggio affascinante e ‘glamour’”, afferma Tahara. La sua relazione complicata e romantica con Fujiko Mine – spesso ingannevole ma irresistibile – ha contribuito a renderlo un’icona anche per il pubblico femminile.
Masao Nomura, esperto di cultura italiana e conduttore radiofonico giapponese, nato a Torino e di madre italiana, suggerisce che la chiave dell’amore italiano per Lupin vada ricercata anche nelle similarità tra i due Paesi. “L’Italia è una penisola isolata in parte come il Giappone, e condivide una certa sensibilità ‘insulare’. Anche il rapporto ambivalente con l’inglese e l’ammirazione per Francia e Inghilterra sono elementi comuni. Insomma, c’è un’identità culturale condivisa, anche se spesso sottovalutata.”
Nomura sottolinea come l’espansione di Lupin a livello globale, a partire dalla seconda serie in giacca rossa, abbia trasformato l’anime in un “viaggio settimanale” verso nuove mete – un po’ come accadeva nei film di James Bond. Un format perfetto per gli italiani, amanti del viaggio, della bellezza e dell’azione dal sapore internazionale.

Un altro fattore che ha stimolato l’interesse italiano per Lupin III è stato il misterioso Goemon Ishikawa, samurai silenzioso che maneggia la leggendaria Zantetsuken. Per il pubblico italiano degli anni ’80, non familiare con la figura storica di Ishikawa Goemon, quel personaggio in abiti tradizionali giapponesi rappresentava l’esotismo allo stato puro. “L’immagine di Goemon che taglia un edificio in due nella sigla di Parte 2 è rimasta impressa nella mente di molti fan italiani per decenni”, racconta Tahara.
Nomura individua anche una sorprendente parentela tra Lupin III e il cinema popolare italiano degli anni ’60 e ’70. Film con protagonisti ladri, donne fatali e commissari, pieni di humor e intrigo, erano all’ordine del giorno. “Il film italiano I sette uomini d’oro (1965) ha una colonna sonora sofisticata e una trama molto simile a quelle di Lupin. Non è un caso che in Giappone questo film sia stato riscoperto durante il boom dello ‘Shibuya-kei’ (genere musicale nato dalla commistione tra musica elettronica e pop) negli anni 2000.”
La musica di Yuji Ohno, storica firma delle colonne sonore della serie, ha contribuito enormemente al successo europeo del franchise. Le sue sonorità jazz con accenti europei hanno incontrato perfettamente il gusto musicale italiano.
E poi c’è la Fiat 500: simbolo della vita quotidiana in Italia negli anni ’80, è diventata in Lupin un veicolo di fuga per ladri, pistoleri e samurai. “Vedere personaggi così eccentrici su una macchina tanto familiare fu uno shock culturale divertentissimo per il pubblico italiano”, ride Nomura.
Il legame tra Lupin e l’Italia è stato ufficialmente sancito con la produzione di Lupin III Parte 4, ambientata proprio nella Penisola, con una protagonista italiana – Rebecca Rossellini. Questa serie fu trasmessa in anteprima su Italia 1 nel 2015 con il titolo Lupin III - L'avventura italiana, a conferma dell’enorme popolarità del personaggio.
Ma l’amore per Lupin non si ferma alla nostalgia. Anche i più recenti lavori del regista Takeshi Koike, come La lapide di Jigen Daisuke e Ishikawa Goemon getto di sangue, sono stati trasmessi sulle reti italiane. E la passione continua a ispirare anche nuovi artisti. Nomura cita il film italiano Lo chiamavano Jeeg Robot (2015) come esempio di come l’anime giapponese abbia influenzato una nuova generazione di registi italiani.
Fonte: Comic Natalie
Il nostro chiamiamolo per quello che è: grave complesso d'inferiorità ed incapacità di far pace con la propria storia
La vera amicizia, la fiducia, il rispetto, e l aiuto reciproco anche se si è avversari....
PS. La cosa più strana è proprio questo interesse verso l'Italia.
Vero, Lupin III ha un po' copiato quel genere di vecchi film Italiani dove c'è il tizio di turno che vive un avventura e c'è la fa, dopo mille peripezie, è di solito è pure un fuorilegge.
Se è per questo non mi pare che l'Inghilterra ci piaccia molto.
Vedasi anche Diabolik.
Ma non concordo assolutamente questa cosa
"Masao Nomura, esperto di cultura italiana e conduttore radiofonico giapponese, nato a Torino e di madre italiana, suggerisce che la chiave dell’amore italiano per Lupin vada ricercata anche nelle similarità tra i due Paesi. “L’Italia è una penisola isolata in parte come il Giappone, e condivide una certa sensibilità ‘insulare’. Anche il rapporto ambivalente con l’inglese e l’ammirazione per Francia e Inghilterra sono elementi comuni. Insomma, c’è un’identità culturale condivisa, anche se spesso sottovalutata.”
Assolutamente no signor Nomura.
La nostra cultura in parte anche la tua essendo Nomura italo-giapponese si basa sul continuo scambio tra culture diverse di una vastità molto ampia che abbraccia tre continenti Europa-Africa-Asia grazie al Medioriente.
Basta pensare alla cucina siciliana con vari dolci influenzati dalla gastronomia araba...
Nel mio Comune costruirono una torre per difendersi dalle invasioni dei saraceni.
Il parallelismo Italia-Giappone su quello che dice Nomura non sta in piedi.
Ovviamente scherzo, volevo dire la cazzata della giornata, sono entrambe due grandi opere.
Lupin l'ho sempre trovato carino ma ha sempre avuto i suoi alti e bassi, l'ho rivalutato molto dalla quarta stagione, dove le storie hanno cominciato a prendere più senso e della continuità. L'intervista è parecchio interessante e condivido quel che è stato detto.
realta per molti, specialmente eletti..
concordo....poi l'ammirazione per francia e inghilterra ahahahah
Ai francesi invidio l'amore viscerale per la lettura... Come i giapponesi la cultura riveste un ruolo importante nella società... Invece da noi in Italia ampie fette della popolazione non legge e addirittura considerano la lettura uno spreco di tempo ☹️.
Non potrò mai dimenticare i film di Lupin la domenica pomeriggio spesso attorno alle 14:00.
Amo Lupin ma devo ammettere che alcune repliche mi diedero fastidio! Tipo quando facevano One Piece saga di Skypiea alternato con Lupin...
Tralasciando il fatto che lo sfottò goliardico nei confronti della Francia esiste in tutto il mondo e non è una prerogativa dolo italiana - complesso d'inferiorità? Perché? Riguardo cosa?
Poi ovviamente vengono tutta un'altra serie di fattori che riguardano l'estremamente pregevole fattura di molte delle opere di Lupin, ma in prima battuta per me c'è il fattore cool.
A parte scherzi la mia parte preferita di Lupin sin da piccolo era quando spiegavano come erano riusciti a rubare o intrufolarsi senza farsi scoprire, poi le maschere e le trovate assurde su dove veniva nascosto il tesoro di turno, sempre nei luoghi più assurdi, aggiungi dei personaggi carismatici e hai la ricetta segreta per avere divertimento senza tempo e senza fine.
Non posso parlare per l'Italia tutta ma credo si possa riassumere il successo dell'opera nel suo fondere e integrare bene il noto e l'esotico, con un mix fra nostalgia e novità.
Univa il sempreverde mito del trickster che viola le regole per il gusto di farlo, ad un'estetica moderna, vicina al sentire comune pop dei tempi in cui usciva.
La fusione fra passato e moderno era dichiarata esplicitamente dal nome genealogico del protagonista, ma anche da comprimari come Goemon, che di fatto è un samurai trapiantato nel presente, un vero e proprio anacronismo vivente.
Lo stesso Lupin di fatto è un aggiornamento del superuomo di massa.
Già il "nonno" letterario aveva quel suo appeal da antieroe sfacciato, a volte anche violento, e proprio per questo seducente. Il nipote eredita queste caratteristiche aggiungendovi un tocco da secondo dopoguerra: azioni che si articolano in un mondo più tecnologico, donne fatali dal sex appeal più esplicito, e un generale disincanto giocoso (anche se venato da sano nichilismo).
In effetti Monkey Punch trasse ispirazione anche dalla saga cinematografica di 007, il che contribuiva al tono action più moderno.
Tutto questo poteva funzionare bene nell'Italia che viveva l'onda lunga degli anni di piombo e stava già entrando nel reflusso.
Grazie per averlo specificato, davvero, stavo per scriverlo io.
L'Italia sarà pure una penisola ma non è mai stata isolata, anzi, la nostra è una delle culture più aperte e contaminate al mondo, ed è anche questo il motivo per cui è così ricca e variegata. Siamo stati praticamente il centro del mondo in diversi periodi storici, abbiamo "esportato" la nostra cultura quando abbiamo ricoperto il ruolo di dominatori e abbiamo importato quelle altrui quando siamo stati conquistati.
Inoltre, a differenza dei Giapponesi, non ci siamo mai isolati culturalmente e col tempo abbiamo sviluppato anche una discreta esterofilia che ci ha permesso di conoscere ciò che di bello proviene dall'estero.
L'esempio della Sicilia è perfetto perché riassume ottimamente il discorso. Storicamente contesa da tutti i popoli del mediterraneo, è divenuta un crocevia invidiabile di culture e costumi diversi.
Ad ogni modo, sono siciliano anch'io e pure nella mia città vi sono le torri di cui parli. Potremmo essere vicini o addirittura compaesani senza nemmeno saperlo. Di che parti sei? Ovviamente non sentirti obbligato, sei liberissimo di non rispondere.
A presto ^^
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