Shuji Utsumi, attuale presidente di Sega Corporation, nonché CEO di Sega of America e Sega Europe, è un veterano dell’industria, con una carriera lunga trent’anni che lo ha visto artefice del business plan della prima PlayStation, responsabile dei titoli di lancio del Dreamcast, e co-autore dell’accordo tra Disney e Square Enix per Kingdom Hearts. Ha inoltre co-fondato Q-Entertainment con Tetsuya Mizuguchi, da cui sono nati titoli cult come Lumines e Meteos; stiamo quindi parlando di una figura di assoluto spicco nell'industria, che ha di recente rilasciato un'intervista a The Game Business, nella quale tocca diversi temi interessanti, che possiamo condensare in sei punti.

1. Gli studi giapponesi di Sega ora pensano globale
«Quando sono rientrato in Sega, gli studi nipponici erano troppo concentrati sul mercato interno» spiega Utsumi. «Eppure Sega è amatissima anche in Occidente. Così abbiamo cambiato rotta: tutti i videogiocatori del mondo sono il nostro pubblico.»
Da qui, una nuova filosofia produttiva: versioni giapponesi e internazionali rilasciate in contemporanea, supporto multi-piattaforma sin dal day one (incluso PC), marketing globale pensato fin dalla fase iniziale di sviluppo. Un cambio di mentalità che ha già portato ottimi frutti, come dimostrano i successi recenti di Persona e Like a Dragon.
2. Sega come un’etichetta musicale
Com’è possibile definire l’identità di una casa che spazia da Sonic a Football Manager, da Total War a Persona?
«Vedo Sega come un gruppo di etichette musicali. Ogni team ha una sua cultura, stile artistico, atteggiamento. Ma in comune c’è l’attenzione alla qualità, alla creatività, all’audacia.» Secondo lui, Sega deve riscoprire quello “spirito rock and roll” che l’aveva resa iconica tra anni ’80 e 2000. «All’epoca osavamo. Vogliamo tornare a essere quel tipo di compagnia: sperimentale, coraggiosa, ma anche rispettosa della propria storia.»
3. La sfida più grande: il modello live-service
Il futuro di Sega passerà anche dai giochi come servizio. «I nostri giochi single-player stanno andando bene, ma vogliamo rafforzarci anche nel settore GAAS (games-as-a-service).»
A guidare questa evoluzione sarà Rovio, lo studio dietro Angry Birds, recentemente acquisito. «Hanno una grande esperienza nel mobile globale, e stiamo collaborando per creare un nuovo gioco mobile di Sonic, oltre a sfruttare altre IP storiche in chiave GAAS.»
4. Nostalgia sì, ma con moderazione
Sega sta lavorando alla rinascita di numerosi brand storici, tra cui Jet Set Radio, Shinobi, Crazy Taxi, Golden Axe e Streets of Rage. Ma Utsumi mette in guardia contro il rischio di farsi intrappolare dalla nostalgia.
«Parlo spesso con gli sviluppatori: il fattore nostalgia va bilanciato con innovazione e freschezza. Fortunatamente oggi tutto ciò che è in stile anni 2000 sta tornando di moda, ma serve anche qualcosa di nuovo per conquistare il pubblico odierno.» Non tutti i progetti saranno a basso rischio. «Sonic garantisce un ritorno sicuro, ma con altre IP vogliamo osare. Puntiamo anche sulla transmedialità, perché un titolo forte può generare ricavi a lungo termine.» E aggiunge: «Preferiamo colpire una nicchia in profondità, piuttosto che mirare a tutti in modo superficiale.»

5. Da Crash a Sonic: la svolta culturale di Hollywood
Oggi la saga cinematografica di Sonic ha superato il miliardo di dollari al botteghino, rilanciando anche le vendite dei giochi. Ma non è sempre stato così.
«All’inizio della mia carriera cercai di proporre un film su Crash Bandicoot agli studios. Mi guardavano come se stessi parlando di giocattoli. Nessuno prendeva sul serio i videogiochi.» Oggi è cambiato tutto. «I videogiochi sono cultura popolare. E il cinema finalmente lo sta capendo.»
6. Utsumi crede ancora nelle console
L’ex mente dietro PlayStation e Dreamcast non ha dubbi: il mondo ha ancora bisogno di console.
«Le console offrono un’esperienza distinta. Vuoi giocare rilassato su un grande schermo? È la scelta giusta. Altre volte preferisci il mobile o il PC per esperienze più rapide o più complesse. Ma le console conservano una loro dignità.» Utsumi riconosce che la concorrenza di PC e mobile è agguerrita, ma resta ottimista. «Ho lavorato anche nell’industria musicale e cinematografica, settori molto duri. I videogiochi invece stanno ancora crescendo. È una sfida, ma piena di opportunità.»
Fonte Consultata

1. Gli studi giapponesi di Sega ora pensano globale
«Quando sono rientrato in Sega, gli studi nipponici erano troppo concentrati sul mercato interno» spiega Utsumi. «Eppure Sega è amatissima anche in Occidente. Così abbiamo cambiato rotta: tutti i videogiocatori del mondo sono il nostro pubblico.»
Da qui, una nuova filosofia produttiva: versioni giapponesi e internazionali rilasciate in contemporanea, supporto multi-piattaforma sin dal day one (incluso PC), marketing globale pensato fin dalla fase iniziale di sviluppo. Un cambio di mentalità che ha già portato ottimi frutti, come dimostrano i successi recenti di Persona e Like a Dragon.
2. Sega come un’etichetta musicale
Com’è possibile definire l’identità di una casa che spazia da Sonic a Football Manager, da Total War a Persona?
«Vedo Sega come un gruppo di etichette musicali. Ogni team ha una sua cultura, stile artistico, atteggiamento. Ma in comune c’è l’attenzione alla qualità, alla creatività, all’audacia.» Secondo lui, Sega deve riscoprire quello “spirito rock and roll” che l’aveva resa iconica tra anni ’80 e 2000. «All’epoca osavamo. Vogliamo tornare a essere quel tipo di compagnia: sperimentale, coraggiosa, ma anche rispettosa della propria storia.»
3. La sfida più grande: il modello live-service
Il futuro di Sega passerà anche dai giochi come servizio. «I nostri giochi single-player stanno andando bene, ma vogliamo rafforzarci anche nel settore GAAS (games-as-a-service).»
A guidare questa evoluzione sarà Rovio, lo studio dietro Angry Birds, recentemente acquisito. «Hanno una grande esperienza nel mobile globale, e stiamo collaborando per creare un nuovo gioco mobile di Sonic, oltre a sfruttare altre IP storiche in chiave GAAS.»
4. Nostalgia sì, ma con moderazione
Sega sta lavorando alla rinascita di numerosi brand storici, tra cui Jet Set Radio, Shinobi, Crazy Taxi, Golden Axe e Streets of Rage. Ma Utsumi mette in guardia contro il rischio di farsi intrappolare dalla nostalgia.
«Parlo spesso con gli sviluppatori: il fattore nostalgia va bilanciato con innovazione e freschezza. Fortunatamente oggi tutto ciò che è in stile anni 2000 sta tornando di moda, ma serve anche qualcosa di nuovo per conquistare il pubblico odierno.» Non tutti i progetti saranno a basso rischio. «Sonic garantisce un ritorno sicuro, ma con altre IP vogliamo osare. Puntiamo anche sulla transmedialità, perché un titolo forte può generare ricavi a lungo termine.» E aggiunge: «Preferiamo colpire una nicchia in profondità, piuttosto che mirare a tutti in modo superficiale.»

5. Da Crash a Sonic: la svolta culturale di Hollywood
Oggi la saga cinematografica di Sonic ha superato il miliardo di dollari al botteghino, rilanciando anche le vendite dei giochi. Ma non è sempre stato così.
«All’inizio della mia carriera cercai di proporre un film su Crash Bandicoot agli studios. Mi guardavano come se stessi parlando di giocattoli. Nessuno prendeva sul serio i videogiochi.» Oggi è cambiato tutto. «I videogiochi sono cultura popolare. E il cinema finalmente lo sta capendo.»
6. Utsumi crede ancora nelle console
L’ex mente dietro PlayStation e Dreamcast non ha dubbi: il mondo ha ancora bisogno di console.
«Le console offrono un’esperienza distinta. Vuoi giocare rilassato su un grande schermo? È la scelta giusta. Altre volte preferisci il mobile o il PC per esperienze più rapide o più complesse. Ma le console conservano una loro dignità.» Utsumi riconosce che la concorrenza di PC e mobile è agguerrita, ma resta ottimista. «Ho lavorato anche nell’industria musicale e cinematografica, settori molto duri. I videogiochi invece stanno ancora crescendo. È una sfida, ma piena di opportunità.»
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