Parkour e brutalità sono diventati marchi di fabbrica della serie di Techland che, dopo il secondo capitolo di cui questo gioco sarebbe dovuto essere un DLC, ha scelto di virare parzialmente e recuperare gran parte dell'esperienza del capostipite. Dying Light: The Beast ha infatti ripreso le basi della serie aggiungendo una nuova ed interessante meccanica bestiale. Questo standalone si fa apprezzare soprattutto per un gameplay raffinato e una durata ben calibrata, andando a soffrire in particolare una trama debole e di una certa ripetitività negli schemi di gioco.
 
Dying Light the beast la recensione.jpg

La storia vede il ritorno di Kyle Crane, prigioniero e cavia da laboratorio del Barone, che nei suoi laboratori di Castor Woods ha provato a generare armi biologiche di ogni tipo, chiamate Chimere, sfruttando anche le peculiarità del protagonista. Una volta libero, il nostro alter ego si ritrova in un’ambientazione più contenuta rispetto ai precedenti capitoli, più rurale, ricca di villaggi abbandonati e boschi. I palazzi lasciano il posto a rocce ed alberi, mentre le vie cittadine diventano secondarie, rispetto a paludi, fiumi, boschi. Parliamoci chiaro: la trama non è il pezzo forte del gioco. Il racconto di vendetta nei confronti del villain è lineare e piuttosto scontato, con personaggi di contorno più riusciti dei protagonisti e una storia che abbiamo visto già decine di volte, potendone prevedere lo sviluppo senza doverci impegnare troppo. Gli esperimenti subiti danno però luogo alla più grande novità del capitolo e quindi alla miglior innovazione della serie: la bestia!
 
Kyle Crane in tutta la sua bellezza.jpg

Crane ha dentro di sé un nuovo potere, che imparerà via via a controllare e che gli permette di passare da preda a predatore, sovvertendo le regole tradizionali del gioco e dando nuova linfa al gameplay. Al riempimento di una specifica barra della rabbia, sarà possibile scatenare poteri devastanti e rigenerare la salute. Questo meccanismo, insieme al crafting migliorato e all’utilizzo più frequente delle armi da fuoco (che tornano finalmente), aggiunge varietà agli scontri, mantenendo alto il ritmo senza sconvolgere l’esperienza consolidata, che anzi ripristina un parkour finalmente libero dal peso di inutili sistemi di stamina. Il movimento acrobatico rimane molto buono e, seppur con qualche imprecisione, soddisfacente quanto basta a renderlo preferibile rispetto agli spostamenti nei veicoli, volutamente disponibili con poca benzina ed una resistenza limitata, utili più che altro come collante tra le sezioni in movimento più lunghe e noiose.
 
I volatili restano le creature più temibili del gioco.jpg

Le missioni secondarie sono quasi tutte ben pensate, offrendo un contesto narrativo per spingerci a fare esperienza e ad esplorare a fondo l'ambientazione che, seppur meno vasta, è ben sfruttata e visivamente apprezzabile, con un’ottima realizzazione tecnica che limita i bug a sporadici intoppi senza compromettere l’immersione. La modalità notturna mantiene il suo livello di tensione, con i temibili Volatili pronti a braccare e mettere in difficoltà il giocatore. Tuttavia, il focus meno marcato sul ciclo giorno/notte e la minore presenza di eventi dinamici rispetto al passato riducono la profondità dell’esplorazione fine a sé stessa; anche perché il materiale da crafting non manca mai e le zone oscure, quelle in cui trovare le risorse più preziose, sono piuttosto semplici da ripulire di giorno, senza offrire nessun bonus la notte (se non il 200% di esperienza). La campagna principale dura circa venti ore, ma l’aggiunta dei contenuti opzionali può estendere l’esperienza notevolmente. È presente la classica modalità cooperativa online fino a quattro giocatori, che rende più gestibile anche l’azione più frenetica e impegnativa, o offre semplicemente una variazione sul tema.
 
Torna il pericolo notturno.jpg

Anche dal punto di vista visivo Techland ha fatto i compiti a casa. I segni dei colpi sui non morti sono evidenti e cumulativi, nel caso si colpisca sempre lo stesso punto. La varietà dei nemici è molto buona, il loro dettaglio elevato, la quantità di splatter pure. La modalità bestia regalerà poi delle kill visivamente ancora più brutali, quasi in stile doomguy, che restituiranno moltissima soddisfazione. Il feedback delle armi, melee e da fuoco, è veramente curato, dando indietro una sensazione molto fisica durante gli scontri. I difetti non mancano: il sistema di combattimento contro umani può risultare frustrante a causa dell’IA imprevedibile; c'è come dicevamo una lieve imprecisione di fondo nel parkour, con il personaggio che tende a rimanere bloccato nell'animazione di salto/caduta per qualche secondo o a non agganciarsi a sporgenze evidenti; la stessa imprecisione la ritroviamo nelle interazioni con il mondo: a volte subentra un po' di confusione su cosa far fare al personaggio con il tasto azione o con quello arrampicata, a causa del sovrapporsi degli stessi tasti. In generale la struttura delle missioni tende a seguire un pattern ripetitivo, senza spunti veramente innovativi, rimanendo interessante quasi solo per il gameplay divertente, più che per quanto raccontato. Inoltre, la serie continua a non risolvere il conflitto tra la sua anima da survival e quella da arcade action, generando momenti di incoerenza nel tono e nelle meccaniche.
 
Le chimere sono mostri temibili.jpg

Conclusioni
Dying Light: The Beast è un episodio solido e rifinito, forse il migliore della saga in termini di gameplay e stabilità tecnica, che però pecca in originalità e profondità narrativa. È consigliato soprattutto ai fan della serie che cercano un’esperienza intensa e ben calibrata, divertente, ma senza aspettarsi novità rivoluzionarie. Una location diversa e molto curata fa da contorno ad una storia di vendetta scontata, ma sufficiente a darci la giusta motivazione per picchiare, sparare, investire e soprattutto scappare dall'orda di non morti. Il ritorno delle armi da fuoco, l'ottimo feedback del combattimento corpo a corpo, l'adrenalina delle fughe notturne ed anche la gradita coop online, offrono svariate ore di divertimento spensierato e con la giusta tensione, per un survival horror che è anche disposto a lasciare ampio respiro, mentre si ammira il panorama montanaro nella "tranquillità" di un mondo post apocalittico.


Se vi interessa giocare a Dying Light: The Beast, vi ricordiamo che potete trovarlo come sempre in forte sconto su Instant Gaming.