Durante il Lucca Comics & Games 2025, grazie a Star Comics, abbiamo avuto la possibilità di partecipare a due incontri con Kei Urana e Hideyoshi Andou, autori di Gachiakuta, pubblicato da Star Comics la cui serie animata è attualmente in corso su Crunchyroll.
Il primo appuntamento è stato la conferenza stampa moderata da Cristian Posocco, mentre il secondo è stato uno showcase condotto da Riccardo Corbò, che ha permesso al pubblico di scoprire il dietro le quinte della serie e il mondo creativo dei due artisti.
 

Per entrambi era la prima volta a Lucca, e l’esperienza li ha lasciati sorpresi e affascinati. «È incredibile vedere una città trasformarsi completamente per un evento», raccontano. Anche il nostro cibo e l’architettura li hanno colpiti profondamente.
«L’Italia è molto diversa dal Giappone, ma potrei immaginare alcuni elementi architettonici italiani all’interno di Gachiakuta», ha detto Andou. Urana, invece, si è trovata in difficoltà davanti alla varietà gastronomica: «Formaggio, pasta, pane… non saprei scegliere cosa preferisco!»

Si parla ovviamente della loro opera. A Urana è stato chiesto se avesse fin da subito concepito Gachiakuta nella sua forma attuale. «L’idea è nata dal desiderio di pubblicare una serie. Ho cominciato da sola, volevo creare qualcosa che mi divertisse. Il tema che ho scelto era ciò che avrei voluto fare. Poi mi interessava vedere come la storia si sarebbe evoluta, come avrebbe potuto essere apprezzata dai lettori.» L’autrice infatti ammette di procedere spesso senza molte certezze, lasciando che la storia cresca insieme ai personaggi. È un processo che riflette perfettamente l’anima di Gachiakuta, ambientato in un mondo caotico e in continua trasformazione.

Riguardo il processo di lavorazione, raccontano: «Noi lavoriamo in digitale» e Urana aggiunge dei dettagli sugli strumenti che usa: «Quando disegno su carta uso matite, pennini di bambù e persino spugnette per il trucco per creare sfumature.» Entrambi si lasciano influenzare molto dalla musica durante il processo creativo. Urana ascolta colonne sonore dello Studio Ghibli, brani da Splatoon e Bring Me the Horizon; Andou cita Slipknot, e ascolta molto i Linkin Park.
Riguardo lo stile grafico, la maestra ama da sempre disegnare vestiti e accessori. «Creo prima la forma del personaggio e poi mi provo ad associarlo a diversi vestiti. Amo la moda e mi diverto a cambiare i loro abitiAndou conferma l’ammirazione per il suo stile: «Apprezzo molto le sue scelte di design, i suoi personaggi hanno uno stile unico. Io sono come Zanka, studio tutto dei personaggi nei minimi dettagli, mentre Urana è come Jabber: assorbe tutto e poi lo fa esplodere.» Urana dichiara che il suo personaggio preferito da disegnare è August, mentre per Andou è Semiou.
 
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La collaborazione tra Urana e Andou nasce dall’incontro tra due mondi diversi, uniti da una passione comune per la street art. «Abbiamo pensato che sarebbe stato bello inserire dei graffiti in un manga, anche perché non era mai stato fatto un lavoro di questo tipo», spiega Urana. Andou racconta come è nata la sua fascinazione per i graffiti: «Mi ha colpito il retro di una giacca di una band che amavo. Da lì ho iniziato ad appassionarmi alla street art.» Quando gli viene fatto notare che i graffiti sono un’arte temporanea, ma che nel manga diventano permanenti, Andou riflette: «Non ci ho mai riflettuto. Anche il fumetto può essere sia digitale che analogico, quindi in fondo è sia permanente che temporaneo. - poi aggiunge-  La vera difficoltà è realizzare graffiti in bianco e nero.»

Un tema chiave di Gachiakuta è il valore affettivo degli oggetti e la sensei lo commenta: «Do molta importanza alle cose e tendo a non buttarle via», racconta. «Quando ero più giovane, un conoscente mi regalò un portachiavi; ci tenevo molto. Il valore di un oggetto è legato al ricordo di chi te lo ha donato e al momento stesso del dono.» Ed è sempre un ricordo di un oggetto della sua infanzia è nata l’idea alla base del manga: «Alle elementari mi si ruppe la mia penna preferita e provai una profonda tristezza. In quel momento ho pensato che il mio protagonista dovesse essere qualcuno che tiene agli oggetti.» In Gachiakuta, i poteri dei personaggi derivano dagli oggetti. «A volte parto dal personaggio, altre dal potere o dall’arma. Dipende.», spiega Urana. E aggiunge: «Quando ero piccola mia nonna aveva una gruccia con cui giocavo. Da lì è nata l’idea di dare un’anima agli oggetti e trasformarli in armi.»

Parlando del combattimento tra Riyo e Noerde, Urana dichiara di aver voluto due ragazze che se le dessero di santa ragione, in modo spettacolare. Rivela poi di non essere sempre stata appassionata di azione: «All’inizio leggevo solo shojo e da lì è nata la mia passione per il manga, poi mi sono avvicinata agli shonen e mi sono innamorata delle scene d’azione.» Il discorso vira sul protagonista, Rudo e sulla sua rabbia. «Rudo non è diverso dagli altri eroi, semplicemente cresce. All’inizio è furioso verso il mondo, ma col tempo impara e matura.» Urana ha poi scherzato, dicendo che in alcuni momenti Rudo le ricorda proprio Andou. Urana è stata allieva di Atsushi Ōhkubo, autore di Soul Eater e Fire Force, e cita tra le sue ispirazioni Sui Ishida, autore di Tokyo Ghoul, James Harren, artista statunitense, e Kim Jung Gi, artista sudcoreano, rivelando un'interesse internazionale per l'arte che tanto ama. Andou, invece, menziona James Zurek, artista e musicista americano, e Rockin’Jelly Bean, artista giapponese. Entrambe figure iconiche della scena artistica underground.
 

Un momento divertente, anche per gli autori, è arrivato quando qualcuno ha fatto notare che “Rudo” nel dialetto di alcune province italiane significa “spazzatura”. «Non lo sapevo!» ha riso Urana. «Ma non posso rivelare il vero motivo per cui si chiama così
Gli autori hanno confermato di non essersi ispirati a luoghi reali per l’ambientazione. E concludendo, quando gli viene chiesto che consiglio darebbe a chi vuole creare un mondo immersivo, Andou risponde con modestia: «Non saprei cosa dire. Non ci ho mai pensato davvero. So solo che senza la maestra Urana non sarei riuscito a costruire questo mondo.» Urana, invece, offre un messaggio diretto agli aspiranti autori italiani di manga, ovvero trovare qualcosa che gli piace disegnare e poi cercare come renderlo interessante e divertente. Parlando del suo maestro, Ōhkubo, conclude: «Mi ha insegnato a divertirmi. Alternavamo il lavoro ai videogiochi, e ho capito che il divertimento è parte del processo creativo.»