Sull’isola di Kurken, vive Reisalin "Ryza" Stout, una vivace ragazza desiderosa di esplorare nuovi luoghi e vivere delle avventure. Con una piccola barca e accompagnata dai suoi due amici Lent Marslink e Tao Mongarten, si reca sulla terra ferma, dove incontra e fa amicizia con Klaudia Valentz, la figlia di un ricco mercante. Il gruppo viene però attaccato da un mostro, ma vengono salvati dall'alchimista Empel Vollmer e dalla sua guardia del corpo Lila Decyrus. Impressionati dalle abilità di Empel e Lila, Ryza, Tao e Lent convincono i due ad accettarli come apprendisti. Empel insegna a Ryza le basi dell'alchimia, Tao decide di specializzarsi nello studio archeologico e nella cartografia, mentre Lent inizia l'addestramento al combattimento con Lila. Dopo aver improvvisato una postazione di lavoro con un calderone improvvisato nella sua cameretta, Ryza prende la decisione di restaurare un cottage abbandonato nella foresta, allo scopo di trasformarlo nel suo atelier e come operativa sulla terraferma. Nel frattempo, anche Klaudia vorrebbe unirsi al gruppo nelle loro avventure, ma deve prima ottenere l'approvazione del severo padre.



Tramite i tanti giapponesi che affollano il mio feed sull’ex Twitter, che siano essi artisti o semplici appassionati, il 20 novembre ho scoperto essere la "giornata delle belle cosce" (いい太ももの日), e non può essere assolutamente un caso che proprio quel giorno Koei Tecmo abbia pubblicato su DLSite “Atelier Ryza ASMR – Riposo rilassante e promessa per il futuro”. Acquistandolo al prezzo di poco più di sette euro, possiamo ascoltare una Ryza, più adulta e sensuale del solito, parlarci del più e del meno per ottanta minuti, incluso il suo rapporto con Klaudia (visto che sembra rivolgersi a lei), da sempre oggetto di discussione e fantasie tra i fan. Questo audio drama (che facendo due calcoli ha incassato oltre 130,000 dollari), catapulta l’ascoltatore nei panni di Klaudia, conferendo alla coppia quella maturità in parte mancata nel terzo capitolo della trilogia, grazie anche ad un’eccezionale interpretazione di Yuri Noguchi. I giocatori, in particolare quelli giapponesi, si sono appassionati alle avventure di Reisalin seguendo il suo percorso di ragazza di campagna che, partendo dalla sua isola abitata da gente semplice e una madre rompipalle, viaggia e scopre il mondo, in maniera non troppo diversa da altre eroine della serie, ma allo stesso tempo nuovo, giacché spalmato su tre giochi che hanno potuto dare ampio spazio anche allo sviluppo dei suoi compagni.



Annunciato praticamente in concomitanza con l’uscita di Atelier Lulua, di fatto oscurandolo mediaticamente (e immeritatamente), il primo Atelier Ryza del 2019 si incastonó con una certa immediatezza nel panorama dei jrpg, forte di una percepibile voglia di Gust di affrontare l’avventura con un piglio più ampio e mainstream del gioco di ruolo giapponese, nei riferimenti estetici, senza andare ad intaccare troppo la formula della serie (cosa che in parte faranno i due sequel). Fin dalla sua presentazione, buona parte del fandom come anche della stampa ha puntato l’accento tanto su un aspetto grafico rinnovato (in realtà non poi così rinnovato, rispetto alla trilogia Mysterious), quanto sulla nuova protagonista, le cui forme, più generose del solito, hanno contribuito e non poco a creare un solco rispetto alle alchimiste, bamboline carine, snelle e fragiline (ma distruttive nelle loro creazioni), che l'hanno preceduta, così da renderla una perfetta pin-up da copertina.
Gli otaku giapponesi la chiamano Zettai ryouiki, “territorio assoluto”, riferendosi all'area di pelle scoperta tra i calzettoni alti e la gonna (con tanto di proporzione ritenuta ideale, che non andiamo ad approfondire), con la variante pantaloncini di cui Ryza è diventata icona, involontariamente o meno. Ma quando si parla di character design poche cose sono lasciate al caso, il nuovo look di Tifa nei remake di Final Fantasy VII, inizialmente criticato e stupidamente tacciato di essere censorio da chi non conosce queste sottigliezze da otaku di classe SR, sta lì a dimostrarlo.



Tuttavia, sarebbe invero ingeneroso e anche poco corretto ridurre il successo del personaggio al suo aspetto estetico. Non è infatti difficile rispecchiarsi in un carattere come quello di Ryza che sa essere gentile, ma anche deciso, testardo e per nulla passivo quando ha a che fare con le calunnie (quelle nei confronti di Empel, alchimista suo mentore venuto da fuori) e l’immobilismo di una comunità isolana inevitabilmente chiusa nelle sue convenzioni. L’impressione è che nel raccontare la storia di una ragazza isolana che si confronta con la scoperta del mondo, andando di pari passo con la sua crescita interiore e professionale, lo studio di sviluppo abbia tratto insegnamento anche dall’esperienza maturata con Blue Reflection, gioiellino del 2017 che dava ampio spazio all’introspezione dei personaggi. In Atelier Ryza possiamo prendere quale esempio la parabola di un personaggio come Bos Brunnen, che da odioso vicino di casa un po’ snob del gruppetto di Ryza, finisce per diventare, superate incomprensioni e diffidenze, uno dei suoi più preziosi alleati.



L’altro elemento cardine della trilogia Secret è l’estate. Dopo le atmosfere autunnali della trilogia Dusk, e quella che possiamo definire primaverili della trilogia Mysterious, tutte e tre le avventure di Ryza si collocano nella stagione estiva; i raggi del sole che attraversano i rami degli alberi, gli incessanti canti di cicale e i mari cristallini ci accompagneranno per buona parte delle nostre escursioni. Siano esse vicine o lontane da casa da un punto di vista geografico, poco importa, purché al di fuori dalle mura domestiche (l'Atelier nel bosco come Secret Hideout in cui rifugiarsi e trovare se stessi) conferendo nel suo insieme quel mood vacanziero, di viaggio fuori porta, da godere, come nel videogioco cult Boku no Natsuyasumi (2000) o in un anime romantico, nei suoi momenti, senza fretta e senza che lo sguardo sia necessariamente indirizzato verso una meta ben definita. E se l’estate di Ever Darkness & the Secret Hideout appare come il primo viaggio con i propri coetanei, senza i genitori, con spensierato sguardo rivolto all’orizzonte, l’estate di Alchemist of the End & the Secret Key ha il sapore del viaggio post-maturità, che invece guarda indietro con l’incombere di adii e separazioni, divenendo un’immersione nel passato, tra flashback e sequenze non prive di nostalgia e melanconia.


 
Secret Trilogy Deluxe Pack


Senza ripassare al setaccio tutte le meccaniche della trilogia e le novità apportate nei due sequel, (basti pensare che ogni capitolo presenta un sistema di combattimento molto diverso, che dal turn-based abbastanza classico del primo finisce per diventare un ibrido maggiormente improntato all’azione e alle combo), è sufficiente sapere che Atelier Ryza risulta particolarmente indicato ai nuovi arrivati di questa saga, dato che è la trilogia che più di tutte ha ammorbidito alcune peculiarità degli Atelier precedenti, dalla componente gestionale degli incarichi primari/secondari passando per un sistema di sintesi molto più semplice ed intuitivo. Personalmente, ritengo il primo Ryza, pur nella sua portata ridotta, il migliore della trilogia, un po’ per la sua accogliente atmosfera bucolica, ma anche come ritmo ed equilibrio tra le varie fasi di gioco. È inoltre quello che giova maggiormente delle migliorie tecniche e di quality of life di questa riedizione, essendo quello più datato. Ryza 2 porta la protagonista nella capitale Ashra-am Baird, il mondo si fa più grande, le ambientazioni sono più belle e l’esplorazione si amplia, con Ryza che per la prima volta nuota e si arrampica, introducendo la serie ad un concetto di verticalità dello spazio, oltre ad aggiungere nuovi effetti atmosferici. Atelier Ryza 2 è anche quello con la colonna sonora migliore. Di contro, questa vicenda della campagnola che arriva in città e deve adattarsi lascia presto il posto all’avventura, perdendo un po’ il focus sui personaggi e il loro percorso formativo, e l’interessante sistema di sintesi di Ryza 1, che si basava sullo sbloccare ricette tramite i “percorsi” nel processo di creazione, viene sostituito da un più banale albero delle abilità esterno al calderone, appiatendone in buona parte la stratificazione. Atelier Ryza 3, pur avendo i suoi momenti e un bel finale, come scrissi a suo tempo è stato a mio avviso il più deludente. La maggiore libertà dell’esplorazione e l’ampiezza delle mappe non trovano equivalente valorizzazione nella varietà di altri aspetti del gioco, a partire da un bestiario di mostri terribilmente limitato, un difetto in realtà ricorrente nella serie ma che qui emerge in maniera più evidente, oltre ad essere, generalmente, un capitolo conclusivo po’ troppo autoreferenziale per non lasciare qualche rammarico di troppo.



Empel e Lila, accantonati nell’originale Ryza 2, si aggiungono all’edizione DX come personaggi giocabili, ma il loro impatto sulla storia rimane sostanzialmente invariato. Diverso il discorso per Kilo, l’eroina dell’Underworld è stata particolarmente apprezzata per questo non solo è resa giocabile in Ryza 1, ma viene anche valorizzata dal punto di vista narrativo con un episodio che la vede protagonista insieme a Bos. Romy e Agatha si uniscono al party a circa metà avventura, con poca logica e senza impatto nella trama principale, ma anche per loro è disponibile una “After Story” che le vedono coinvolte insieme ad una Ryza nei panni dell’insegnante, collocabile tra il primo e il secondo capitolo dalla durata di circa un’ora. Ryza 2 aggiunge invece un episodio con Impel e Lila, mentre Ryza 3 ne dedica uno a Clifford e Serri. Come da prassi per le edizioni DX degli Atelier, sono inclusi tutti i costumi, le mappe e gli episodi extra precedentemente venduti come DLC, mentre tra le novità si segnala la Custom Battle Mode (stranamente selezionabile dal letto di Ryza, me ne sono accorto dopo 25 ore di gioco), con la quale è possibile personalizzarsi le battaglie, scegliendo il mostro e il livello desiderato. In Ryza 2 Fi (l’esserino che vola) ti segue nella mappa, estendendo il range di ricerca e curandoti dopo una battaglia.



Nel complesso, le aggiunte e i miglioramenti tecnici giustificano l’esistenza queste nuove versioni DX, specie per quanto riguarda Ryza 1, e specie se si passa da PS4 a PS5 o da Switch a PS5/PC (da Switch a Switch magari ha meno senso), anche se l’assenza di upgrade dalle vecchie versioni, puranche a pagamento (come fatto recentemente da Sega con gli Yakuza), rimane un nervo scoperto che può far storcere il naso da parte di chi ha supportato la cosciotta in passato. Per loro, i Ryza DX si limitano ad elargire qualche oggetto bonus qualora il sistema trovi i vecchi salvataggi, un po’ poco considerando quanto poco volentieri i prezzi Koei Tecmo tendano a scendere nel corso degli anni. Anche la finestra di lancio non appare tra le più accomodanti, essendo la trilogia uscita nello stesso anno di due nuovi Atelier, l'ambizioso Yumia e il sorprendente Resleriana, ripercorrere tre giochi del passato a pochi mesi di distanza potrebbe non essere stata tra le priorità anche per i più aficionados delle alchimiste. A parte questo, che è un non problema (se non sul sottoscritto che al quarto Atelier in un anno ha iniziato a vedere le visioni del processo di sintesi mentre fa il caffè al mattino), dato che si possono benissimo acquistare e giocare in un altro momento, Reisalin non sembra temere confronti con le sue kohai ed è qui per rimanere, più in forma motivata che mai.
Giochi testati su PS5, disponibile anche per PS4, Switch, Switch 2 e PC.
Ultime recensioni della serie: Sophie 2, Ryza 3, Marie, Yumia, Resleriana.

Se la storia si muove attorno a un canovaccio abbastanza prevedibile, tra amicizie che si fortificano e nuove scoperte, Gust ne sfrutta la lineare semplicità per mostrare la volontà di emancipazione della “ragazza comune”, come si ripete sempre Ryza, dal proprio luogo d’origine, da questa isola sonnacchiosa dove tutto appare immoto, immobile, come la più lunga delle vacanze estive, per poi farvi ritorno con un senso di nostalgia. Le DX degli Atelier fanno quello che hanno sempre fatto fin dai tempi di Rorona, infiocchettano tutto come un cesto natalizio, ma con i bikini precedentemente a pagamento al posto del salame, con in più qualche gradito episodio extra, anche se si segnala un certo trattamento di favore nei confronti del primo capitolo del 2019.