Recensione
DAN DA DAN
8.5/10
Recensione di il_ragazzo_nel_chill
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Trama
"DanDaDan" si apre come un cocktail esplosivo: due ragazzi, Momo Ayase e Ken “Okarun” Takakura, credenze opposte su fantasmi e alieni, scommesse ad alto rischio, e poi – come succede – il mondo va in pezzi. L’ambientazione è subito folle, illogica, esagerata, ma funziona proprio per questo: non appena parte, lo spettatore viene trascinato in un universo dove le regole tradizionali non si applicano, e questo crea un senso di sorpresa che raramente si affievolisce.
Ciò che colpisce è come la serie riesca a mescolare horror, soprannaturale, fantascienza, commedia e momenti da “shōnen sentimentale” senza che nessuno di questi toni prevalga troppo. I pericoli sono concreti, le minacce reali (alieni che rapiscono, spiriti inquietanti) ma l’atmosfera surreale permette di rendere accettabile anche il grottesco. Una pecca da segnalare: il finale della stagione 1 è interrotto da un cliffhanger che lascia molti spettatori insoddisfatti, perché la storia non chiude alcuni archi narrativi principali.
Sviluppo
Il ritmo è serratissimo, come dicevo: "DanDaDan" non perde tempo. Le minacce compaiono quasi già mentre pensi “ma che succede adesso?”, e la storia alterna situazioni assurde a momenti più meditativi con grande fluidità. Gli episodi più riusciti sono quelli dove la commedia folle viene usata anche per rilanciare tensione o per far emergere il lato umano dei protagonisti – insicurezze, paure, desideri. Non tutto è perfetto: alcuni archi o momenti sembrano un po’ sacrificati (per tempo o per spazio), e qualche episodio mina un po’ l’equilibrio introducendo troppe idee o troppe svolte insieme.
Personaggi
I personaggi sono, in buona parte, il cuore pulsante dell’anime. Tutti “fuori di testa”, sì, ma con caratterizzazioni ben definite: le ossessioni di Okarun, la fermezza (ma anche le fragilità) di Momo, le figure di contorno (la nonna medium, Jiji, “turbo-nonna”) offrono contrasti forti che danno vita a interazioni memorabili. La relazione tra Momo e Okarun, benché non sia il centro romantico canonico, funziona perché cresce gradualmente, con momenti di conflitto, empatia, sorpresa reciproca. Non esagerata, non patinata, ma concreta dentro l’assurdo. Qualche critica: certi personaggi secondari appaiono velocemente, con poco spazio per respirare. Alcune sfumature emozionali del manga rischiano di andare perdute nell’adattamento animato.
Animazione
Questo è uno dei punti più alti. Studio Science SARU mostra ancora una volta (come in "Keep Your Hands Off Eizouken!" o "Devilman Crybaby") un’animazione che non si limita al “bel movimento”, ma sperimenta, distorce, spinge. Le scene d’azione sono esplosive, le trasformazioni visive sono impressionanti, i dettagli statici sono ben curati. Colori, inquadrature, luci: tutto è usato per enfatizzare l’assurdo, il soprannaturale, il comico. Soprattutto nelle sequenze che trasformano il reale in bizzarro. Qualche limite: in certi episodi l’animazione sembra perdere un po’ dell’energia iniziale; alcune scene “di transizione” o dialoghi hanno movimenti meno curati, o colori meno incisivi. Ci sono filtri o scelte visive che per alcuni spettatori risultano distrazioni piuttosto che aggiunte.
Sonoro
La colonna sonora (composta da Kensuke Ushio) è azzeccata: riesce a muoversi tra atmosfere opposte con naturalezza, dal tenebroso all’elettronico, dall’angoscia al divertente. Le scelte musicali aiutano a trasportare lo spettatore nella strana miscela di generi.
L’opening è diventata virale, incisiva, orecchiabile (“Otonoke” dei Creepy Nuts) si adatta perfettamente all’energia folle dell’anime. Doppiaggio italiano: riuscito, fedele allo spirito originale, con toni sboccati quando serve. Alcuni preferiscono la versione giapponese proprio per il ritmo comico/culturale che si perde un po’ nella traduzione. Effetti sonori e design audio: anche qui punti forti. Momenti di horror o tensione sono ben supportati da sound-design curato; anche il silenzio o gli stacchi nelle musiche vengono usati bene.
"DanDaDan" si apre come un cocktail esplosivo: due ragazzi, Momo Ayase e Ken “Okarun” Takakura, credenze opposte su fantasmi e alieni, scommesse ad alto rischio, e poi – come succede – il mondo va in pezzi. L’ambientazione è subito folle, illogica, esagerata, ma funziona proprio per questo: non appena parte, lo spettatore viene trascinato in un universo dove le regole tradizionali non si applicano, e questo crea un senso di sorpresa che raramente si affievolisce.
Ciò che colpisce è come la serie riesca a mescolare horror, soprannaturale, fantascienza, commedia e momenti da “shōnen sentimentale” senza che nessuno di questi toni prevalga troppo. I pericoli sono concreti, le minacce reali (alieni che rapiscono, spiriti inquietanti) ma l’atmosfera surreale permette di rendere accettabile anche il grottesco. Una pecca da segnalare: il finale della stagione 1 è interrotto da un cliffhanger che lascia molti spettatori insoddisfatti, perché la storia non chiude alcuni archi narrativi principali.
Sviluppo
Il ritmo è serratissimo, come dicevo: "DanDaDan" non perde tempo. Le minacce compaiono quasi già mentre pensi “ma che succede adesso?”, e la storia alterna situazioni assurde a momenti più meditativi con grande fluidità. Gli episodi più riusciti sono quelli dove la commedia folle viene usata anche per rilanciare tensione o per far emergere il lato umano dei protagonisti – insicurezze, paure, desideri. Non tutto è perfetto: alcuni archi o momenti sembrano un po’ sacrificati (per tempo o per spazio), e qualche episodio mina un po’ l’equilibrio introducendo troppe idee o troppe svolte insieme.
Personaggi
I personaggi sono, in buona parte, il cuore pulsante dell’anime. Tutti “fuori di testa”, sì, ma con caratterizzazioni ben definite: le ossessioni di Okarun, la fermezza (ma anche le fragilità) di Momo, le figure di contorno (la nonna medium, Jiji, “turbo-nonna”) offrono contrasti forti che danno vita a interazioni memorabili. La relazione tra Momo e Okarun, benché non sia il centro romantico canonico, funziona perché cresce gradualmente, con momenti di conflitto, empatia, sorpresa reciproca. Non esagerata, non patinata, ma concreta dentro l’assurdo. Qualche critica: certi personaggi secondari appaiono velocemente, con poco spazio per respirare. Alcune sfumature emozionali del manga rischiano di andare perdute nell’adattamento animato.
Animazione
Questo è uno dei punti più alti. Studio Science SARU mostra ancora una volta (come in "Keep Your Hands Off Eizouken!" o "Devilman Crybaby") un’animazione che non si limita al “bel movimento”, ma sperimenta, distorce, spinge. Le scene d’azione sono esplosive, le trasformazioni visive sono impressionanti, i dettagli statici sono ben curati. Colori, inquadrature, luci: tutto è usato per enfatizzare l’assurdo, il soprannaturale, il comico. Soprattutto nelle sequenze che trasformano il reale in bizzarro. Qualche limite: in certi episodi l’animazione sembra perdere un po’ dell’energia iniziale; alcune scene “di transizione” o dialoghi hanno movimenti meno curati, o colori meno incisivi. Ci sono filtri o scelte visive che per alcuni spettatori risultano distrazioni piuttosto che aggiunte.
Sonoro
La colonna sonora (composta da Kensuke Ushio) è azzeccata: riesce a muoversi tra atmosfere opposte con naturalezza, dal tenebroso all’elettronico, dall’angoscia al divertente. Le scelte musicali aiutano a trasportare lo spettatore nella strana miscela di generi.
L’opening è diventata virale, incisiva, orecchiabile (“Otonoke” dei Creepy Nuts) si adatta perfettamente all’energia folle dell’anime. Doppiaggio italiano: riuscito, fedele allo spirito originale, con toni sboccati quando serve. Alcuni preferiscono la versione giapponese proprio per il ritmo comico/culturale che si perde un po’ nella traduzione. Effetti sonori e design audio: anche qui punti forti. Momenti di horror o tensione sono ben supportati da sound-design curato; anche il silenzio o gli stacchi nelle musiche vengono usati bene.
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