Secondo appuntamento con la rubrica mensile atta a presentare i migliori anime degli ultimi anni secondo l'utenza di AnimeClick.it. Ogni notizia prenderà in esame un'annata dell'ultima decade a partire dal 2009 (per il 2010 invece è ancora troppo presto, è necessario far passare del tempo in modo da far accumulare un numero sufficiente di recensioni). A corredo della classifica dei primi 30 titoli verrà presentata una rassegna di recensioni di alcuni dei titoli della classifica, partendo dalle prime tre posizioni del podio e poi a scalare, cercando di evitare i grandi blockbuster che non hanno certo bisogno di pubblicità. In chiusura d'articolo verranno infine presentate brevemente le recensioni apparse in vetrina ad opera dello staff del sito.

Buona lettura!

1 Clannad - After Story* 9,297
2 Aria the Origination** 9,000
3 Toradora! 8,673
4 Xam'D: Lost Memories 8,562
5 Ponyo sulla scogliera 8,553
6 EF - a Tale of Melodies 8,545
7 Junjou Romantica 2 8,538
8 Natsume yuujinchou 8,500
9 Spice and Wolf 8,438
10 Detroit Metal City 8,400
11 Nodame Cantabile: Paris-Hen 8,375
12 Clannad - Another World, Tomoyo Chapter 8,333
13 Ga-Rei: Zero 8,273
14 Time of Eve 8,267
15 Inazuma Eleven 8,250
16 Itazura na Kiss 8,241
17 Junjou Romantica 8,240
18 Kaiba 8,222
19 Special A 8,211
20 The Sky Crawlers 8,192
21 Library War 8,182
22 Chi's Sweet Home 8,111
23 Tsumiki no Ie - La Maison en Petits Cubes 8,100
24 Vampire Knight Guilty 8,056
25 xxxHOLiC: Kei 8,000
25 Zoku Sayonara Zetsubou Sensei 8,000
27 Tales of the Abyss 7,909
28 Transformers Animated 7,875
29 The Prince of Tennis - the Prince of Yakiniku 7,833
30 Soul Eater 7,829


* 2° posto assoluto
** 15° posto assoluto

>>Tutti gli anime del 2008<<


- LE VOSTRE RECENSIONI

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Come il precedente "Clannad", anche questo "After Story" può definirsi a mio parere atipico.
La storia parte infatti laddove era stata lasciata nella prima serie, inserendosi così nel filone "commedia scolastico-sentimentale", ma ben presto si trasforma, diventando prima racconto di formazione e poi storia di riscatto individuale (tema molto caro alla cultura estremo-orientale in generale, e nipponica in particolare).
Per le prime puntate la serie si presenta strutturalmente come la prima, divisa in "blocchi" di episodi dedicati ciascuno ad uno di quei personaggi che in Clannad avevano avuto poco spazio.
Dalla puntata 9, però, si assiste ad un drastico cambiamento nei toni, nei contenuti, e nel genere stesso della vicenda. Viene abbandonata quasi del tutto la commedia e l'attenzione si focalizza sui due protagonisti (Tomoya e Nagisa), mentre tutti gli altri personaggi perdono importanza. In particolare così come nella prima serie la protagonista assoluta era stata Nagisa con la sua maturazione psicologica, qui si nota l'evoluzione di Tomoya.
La narrazione si fa più intensa, e anche più poetica, raggiungendo il culmine alla fine del 15° episodio, quando il "racconto di formazione" incentrato su Tomoya lascia spazio alla sua "caduta" e al suo "riscatto".
Proprio perché emotivamente è molto più coinvolgente della prima serie (preparate i fazzoletti, è un consiglio), l'After Story si pone su un gradino più alto nonostante un leggerissimo calo tecnico, soprattutto nella regia un po' più statica e nella minor cura di certi dettagli grafici.
Il finale necessita di un commento separato: molto "rassicurante" per certi versi, ma a mio avviso forzato, e un po' scorretto nei confronti di chi ha seguito la serie e si è commosso, ha gioito e ha sofferto davvero coi protagonisti.
Nonostante ciò l'opera resta di ottimo livello.
Nella colonna sonora c'è poco da segnalare, dal momento che riprende in gran parte quella della prima serie. Tra le novità emerge la sigla iniziale, "Toki wo kizamu uta", che nel testo e nell'intenso tema del ritornello riassume il carattere nuovo di questo After Story, tant'è che lo stesso tema viene ripreso anche come BGM e sottofondo per le anticipazioni degli episodi successivi. Interessante anche la canzone che chiude l'episodio 22, "Chiisa na tenohira", che rielabora "Dango Daikazoku" della prima serie.
Consigliato a chi sa emozionarsi.


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Terza e ultima serie dedicata ad Akari-chan e le altre Undine di neo Venezia sul pianeta Aqua.
Le ritroviamo tutte come le abbiamo lasciate: Akari e le sue amiche alle prese con gli allenamenti per potere diventare Undine, guidate e consigliate dalle loro senpai, le tre Fate dell'Acqua. Le ritroviamo con gli amici di sempre: il Salamander Akatsuki e suo fratello, il postino, il Presidente Aria e tutti gli altri gatti protettori del pianeta Aqua che seguono e vegliano da lontano sulle nostre eroine. E le ritroviamo a neo Venezia, la città magica che ha incantato Akari sin dalla prima volta che la ragazza vi ha messo piede e che ha affascinato anche noi lettori e spettatori.

Anche in questa serie proseguono le avventure quotidiane di tutti i personaggi; continuiamo a conoscere un po' di loro, dei loro sogni, delle loro speranze, del loro modo di essere e impariamo ad apprezzare ancora qualcosa in più di neo Venezia grazie alla grande sensibilità e dolcezza di Akari-chan e delle sue compagne.
Anche stavolta i disegni sono tenui, dolci ma luminosi, e le musiche non si smentiscono: la voce dolce e gentile di Yui Makino accompagna le ragazze durante quest'ultima avventura.
Nonostante quindi questa serie sia da vedere anche solo per le garanzie lasciateci dalle altre due, devo dire che questi episodi mi sono piaciuti anche di più dei precedenti. Siamo ormai agli sgoccioli della storia; le nostre amiche hanno imparato tutto quello che dovevano su neo Venezia, sono maturate e cresciute; è arrivata l'ora di prendersi le responsabilità e di diventare loro stesse Undine. Ma crescere porta a tanti cambiamenti, veloci, incredibili, ed è umano e normale avere paura.

Benché Aria sia una serie intrisa di sentimenti, è in quest'ultimo arco che maggiormente si avvertono la paura e la tensione, non soltanto da parte delle tre ragazze, ma anche delle loro senpai, anche loro alle prese con un cambiamento - e non solo per quanto riguarda le loro kohai. Sentimenti talmente palpabili, descritti con tale delicatezza, che spesso mi sono trovata anch'io con le lacrime agli occhi e gli stessi sentimenti nel cuore.
Il finale è magico, bellissimo, dolcissimo, perfetto suggello finale a una storia che ha regalato tanti sentimenti e tanta poesia.
Da vedere e rivedere, sicuramente.


9.0/10
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Toradora nasce come light novel dalla penna di Yuyuko Takemiya e si trasforma in anime nel 2008, sviluppandosi in 25 episodi. La trama parte come un normalissimo Shoujo Harem. Lui, Takasu Ryūji, è un ragazzo che vive con la madre di in modesta abitazione e che ha un serio complesso per il suo aspetto. La faccia di Ryūji non è brutta ma porta la tipica espressione da delinquente, secondo gli stereotipi giapponesi. Al contrario è una persona timida, gentile e ossessionato dalla pulizia di casa. Lei, Aisaka Taiga, piccola, ribelle, compressa in un metro e pochi centimetri ma molto aggressiva da qui l’assonanza taiga-tiger (in inglese). Due complessi che si fan forza l’un l’altro sembra il richiamo a Lovely Complex ma non lasciatevi ingannare dalle apparenze. La trama è ben più fitta, molto curata e soprattutto esula dal solito Harem a cui si è abituati. Se nei primi episodi sembra la solita piatta storia, “amici che non lo sanno ma sono già innamorati” proseguendo con la trama i colpi di scena si susseguono uno dopo l’altro, senza dar tregua e tenendo lo spettatore incollato al video, soprattutto nelle ultime puntate, davvero ben studiate! Insomma non la solita scialba commediola ma una storia che parla di sentimenti verosimili. Ryūji non è un imbecille frenato che non riesce a parlare alle donne. La sua timidezza è qualcosa di reale, superabile, i suoi sentimenti sono tratteggiati in modo sincero. Anche gli altri personaggi sono molto “umani” e tutti ben caratterizzati. Minori Kushieda, la ragazza per la quale Ryūji ha un’infatuazione all’inizio dell’anime ha un carattere forte, determinato, esuberante, che sopprime i suoi sentimenti e le sue vere aspirazioni. Yūsaku Kitamura è forse il personaggio meglio riuscito e incarna perfettamente quello che è il classico studente determinato giapponese. Ami Kawashima è una comparsa/protagonista, una idol bambina gettata nel mondo degli adulti che cerca di comportarsi di conseguenza, apparendo goffa e spesso superficiale, a sottolineare che ogni età ha le sue forme e dimensioni. Quindi, in sostanza, tutti personaggi riuscitissimi dal punto di vista psicologico e comportamentale. Nessun genio infallibile, nessun simpatico mascalzone che riesce sempre a cavarsela, tutti adolescenti normali, con problemi da adolescenti e non da adulti.
Il disegno è atipico. Ottimo il character design di certi personaggi (soprattutto Ryūji), ben realizzati gli sfondi e i dettagli carichi di particolari. Di sicuro impatto le sigle di apertura e chiusura, sia per la musica davvero particolare, sia per il disegno semplice ma efficace.
Insomma un anime pregevole, che si discosta dai soliti Harem triti e ritriti pur mantenendo una trama prettamente sentimentale. Non mancano anche le situazioni comiche ma mai eccessive. Nove.


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Bounen no Xamdou è una meraviglia totalmente inaspettata. Devo dire che ne sono rimasto affascinato sin dal primo episodio e non mi ha deluso, ma anzi maggiormente entusiasmato, per tutta la sua durata, suscitando fino alla fine sempre un altissimo livello d'interesse e di emozione.
Francamente non credo che a un anime d'avventura si possa chiedere più di ciò che Bounen no Xamdou offre, ovvero una storia originale ricamata sempre sull’incessante antitesi tra bene e male, luce e oscurità, oltre che su un interessante contrasto tra tecnologia e metafisica, e fantascienza e fantasy.
Bounen no Xamdou un’avventura che avvicina e allontana continuamente i suoi molti protagonisti, un folto gruppo di personaggi a cui non potrete non affezionarvi; inoltre disegni, animazione, colonna sonora e voci (bravissimi gli interpreti giapponesi) sono, a mio parere, stupefacenti.
A unire il tutto c'è l’elemento centrale e costantemente presente di questa storia, ovvero l’amore. Amore presente in tante delle sue forme: amore tra marito e moglie, amore tra adolescenti, amore fraterno, amore tra genitori e figli, amore verso il prossimo, verso il proprio popolo e verso l’umanità intera.
Questo è Bounen no Xamdou, non perdetelo!


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Ho iniziato a vedere questo anime puramente per caso, avendo trovato l'opening dello stesso molto intrigante, sia per via della canzone sia per la grafica. Non sapevo nulla né della precedente EF - A Tale of Memories, né di che genere di storia trattasse e devo ammettere che EF è stata una bella sorpresa.
Non mi aspettavo che una semplice storia d'amore, invece ho trovato un anime ben più complesso e maturo. La trama è senz'altro incentrata sull'amore, ma molti altri sono gli argomenti affrontati: la voglia di vivere, il coraggio di andare avanti, la solitudine e la paura della morte.
Nei dodici episodi si alternano e si intrecciano due storie, i cui protagonisti sono collegati indirettamente attraverso il tempo. Le due trame si intrecciano in modo intrigante, lasciando lo spettatore a volte col fiato sospeso per una brusca interruzione che porta a chiedersi poi come andrà a finire. Mi aspettavo una serie per adolescenti in vena di dolcezze, mi sono trovata davanti una storia matura e non facile da affrontare, con momenti drammatici o introspettivi, da affrontare con grande attenzione e che culmina con un finale agrodolce per entrambe le storie parallele.

Non sono in genere un'amante degli anime che si svolgono in modo lento, ma EF non mi ha mai annoiato nonostante le vicende per lo più scorrano molto a rilento.
Questi dodici episodi sono legati alla precedente serie, ma possono essere guardati anche in maniera a sé stante, poiché i riferimenti sono comunque spiegati allo spettatore.
Il design è gradevole e le animazioni buone. Anche il sonoro è azzeccato e come ho già detto la sigla iniziale merita almeno un ascolto approfondito. Il doppiaggio giapponese è anch'esso molto buono.
In definitiva, consiglio la serie a chi vuole godersi una storia d'amore non banale o infantile e con una buona dose di drammaticità. A chi invece preferisce storielle non troppo impegnative da leggere, consiglio di scegliere qualche altro anime.
Il mio voto finale è 8 dunque, perché ho davvero gradito molto tutto l'insieme.


6.0/10
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Credo che le recensioni che quest'anime subirà nel tempo saranno fortemente influenzate dal fatto che chi scrive abbia o meno letto il manga da cui ha origine. Anzi leggendo le recensioni già presenti devo constatare che è già così. Questa serie di 12 episodi, infatti, può essere considerata alla stregua di un 45 giri lanciato sul mercato dal cantante di turno nella speranza di vendere più copie del suo album; allo stesso modo il fine di questo Ga-Rei: Zero è solo quello di pubblicizzare il manga.
Come si può valutare un lavoro del genere? Allo stesso modo, appunto, in cui si può valutare un 45 giri: prendendolo esclusivamente per quello che è, indipendentemente dal ruolo che svolge all'interno dell'album; e non fare viceversa, ossia giudicare il pezzo dopo aver ascoltato tutto l'album. E a questo 45 giri manca senz'altro la parte più importante: il ritornello.

La storia delle due sorelle "di fatto" Yomi e Kagura non dispiace affatto, anzi, nonostante venga raccontato in modo abbastanza confuso, specie per la presenza inutile dei due primi episodi, raggiunge livelli molto alti in termini di drammaticità e coinvolgimento emotivo. Il finale è un po' scontato, ma riesce comunque a lasciare fino alla fine il giusto livello di suspance su ciò che deciderà di fare Kagura.
Il dramma, per chi non ha letto il manga come me, è che nulla viene detto su troppi aspetti fondamentali della trama che vengono lasciati in sospeso in attesa o di un seguito, che spero vivamente ci sia, o della suddetta corsa all'edicola. Niente viene detto: sull'origine delle pietre, sul perché il mondo è invaso dai demoni, sul perché il "bimbo farfalla" vuole distruggere il mondo ecc. ecc.

Chi non ha letto il manga non può dunque ritenersi soddisfatto. La storia fra Yomi e Kagura, a quanto leggo, è la più bella di tutta la trama ed effettivamente risulta appassionante e commovente. Ma ciò a mio avviso non basta.
Una nota di merito va invece alla colonna sonora: in particolare il tema delle due sigle risultano essere decisamente orecchiabili.
In definitiva, mi limito ad assegnargli la sufficienza, anche se è un peccato date le buone premesse. Quando gli autori pubblicheranno l'album intero magari sarà possibile dargli il voto che realmente merita.


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Nonostante i molti punti di contatto con "Mushishi", da cui forse trae ispirazione, Natsume Yuujinchou ha una propria originalità. Tale originalità non deve essere tanto ricercata né nel soggetto stesso dell’anime, né nelle situazioni che quotidianamente il giovane protagonista, Natsume, si ritrova a dover affrontare suo malgrado, bensì nell’atmosfera con cui l'opera riesce ad avvolgere lo spettatore.
Tutti gli elementi sono infatti minuziosamente studiati proprio allo scopo di comunicare pace e tranquillità. La voluta semplicità del disegno nel rappresentare gli spiriti incontrati da Natsume, mai veramente spaventosi, i colori pacati con cui viene ricreato un meraviglioso mondo ad acquerello, la dolcezza della colonna sonora e la delicatezza dei dialoghi sono tutti elementi scelti sapientemente per ammaliare lo spettatore e trascinarlo per pochi minuti in un’altra dimensione.
Ogni episodio ricorda una piccola fiaba che si potrebbe raccontare ai propri bambini prima di andare a letto; una melodia che riconcilia con il mondo, trasmette serenità ma, allo stesso tempo, invita a riflettere sulla vita e sulla diversità. Se amate la poesia, amerete anche Natsume Yuujinchou.


9.0/10
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Diciamocelo: siamo fin troppo abituati alle storielle moraliste sugli androidi. Si finisce sempre per cadere nei soliti cliché sentimentali, e in "tecno-bolle" farcite di filosofia spicciola a non finire.
Time of Eve parla di androidi. E di umani. Ma ne parla talmente bene, con una tale leggerezza priva di retorica, che mi sono dimenticato di aver visto e letto decine e decine di opere che trattano lo stesso tema.
<i>"Are you enjoying the Time of Eve?"</i> L’anime si apre con questa frase sul cellulare del protagonista, Rikuo. Da tempo il suo androide, Sammy, si comporta in modo strano, compiendo percorsi non stabiliti nella sua programmazione e agendo in modo indipendente. Rikuo e il suo amico, Masaki (il quale ha un rapporto particolare con gli androidi), decidono di investigare, seguendo i movimenti di Sammy, finché non giungono a un locale dall’aria sospetta: il Tempo di Eva.

<i>"In questo locale non si fa distinzione tra umani e robot".</i>
La trama, se di trama possiamo parlare, si svolge interamente all’interno del locale. Qui, Rikuo e Masaki avranno la possibilità di intrecciare rapporti con i clienti, approfondire la conoscenza degli androidi e osservare il mondo dal loro punto di vista. Dialoghi, domande, risposte, mezze risposte, cose non dette, e lasciate trapelare. Se cercate l’azione, lasciate perdere Time of Eve. La vicenda si snoda attraverso i dialoghi che Rikuo e Masaki intraprendono con i clienti. E la vera goduria dell’anime sta nell’osservare l’evoluzione dei protagonisti, in conflitto tra la campagna pubblicitaria anti-androidi del Comitato Etico e la propria, intima necessità di proiettare il proprio affetto verso un qualcuno, che dalla società viene considerato un qualcosa. Necessità non solo dei protagonisti, ma di tutto il genere umano.
Animazione ottima, regia sublime, colonna sonora stupenda, che accompagna le scene in una sorta di sospensione poetica. E, ciliegina sulla torta, essendo un ONA, è completamente gratuito.
Motivi per non vederlo?


10.0/10
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Ci sono anime che purtroppo passano inosservati. Un po' perché la produzione animata Giapponese è anche troppo vasta, e un po' per colpa di noi appassionati che non divulghiamo abbastanza le opere autoriali come questa. Kaiba è una creatura partorita dalla mente folle e geniale di Masaaki Yuasa (MindGames) composta da 12 episodi, tra fantascienza e psicologia.

Nel mondo crudele rappresentato in Kaiba, le memorie delle persone possono essere estratte, inserite in chip e immesse in altri corpi, e quasi sempre, trattandosi solo dei ricchi che possono permettersi di usufruire di questa tecnologia e comprare nuovi ricordi, tutto va a discapito dei più poveri e deboli.

Quello che balza agli occhi sin dal primo sguardo sono i disegni, estremamente elementari ma elegantissimi, ed evidentemente ispirati a Tezuka; ma quello che mi ha colpito di più di quest'anime è l'infinita dolcezza con cui tratta tematiche molto forti e crude.
Yuasa illumina la sceneggiatura, con i primi 6 episodi descrive l'universo di Kaiba, mentre i secondi 6 sono introspettivi, analitici, e onirici.
Kaiba è stato molto apprezzato al Future Film Festival 2008; in attesa che qualche nostra casa distributrice ne compri i diritti - non ci spero troppo.


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The Sky Crawlers è probabilmente il miglior film di Mamoru Oshii, sicuramente il più equilibrato ed il più completo finora. "Sono arrivato ad un'età in cui non si è nè troppo giovani nè troppo vecchi per dirigere un film" dice presentando il suo ultimo capolavoro, ed in effetti è abbastanza evidente come con questo film il cinema di Oshii abbia definitivamente raggiunto la piena maturità espressiva. Di conseguenza, così come avevano già fatto altri suoi colleghi in precedenza, Oshii cerca di lasciare il segno, prova a trasmettere un messaggio forte alle nuove generazioni, cosa a dire il vero abbastanza insolita per lui, abituato a rivolgere la macchina da presa sempre verso sè stesso, ossessionato da un'instancabile ricerca introspettiva. Effettivamente per un ex sesantottino, cocciuto e ribelle, impegnato ai tempi dell'università nelle lotte studentesche contro il protettorato americano, deve essere abbastanza paradossale il confronto con l'attuale gioventù giapponese. Una generazione che si lascia tagliare fuori, chiudere in casa, abbindolata da un consumismo che ormai consuma sè stesso ed intrappolata nella ripetizione senza fine di un gioco inutile ed insignificante, di cui accetta passivamente le regole. Nessuno prova più a rompere il muro, tutti i partecipanti semplicemente si accontentano di una vita sospesa, condizionati da un'evoluzione che si è definitivamente arrestata. The Sky Crawlers è la fotografia di uno spirito che non riesce ad uscire dal guscio, ha smesso di espandersi e lascia che sia il Maestro a controllare la Zona, accettandolo come termine di paragone che definisce l'esistenza. Allo stesso tempo però è anche un segno, un cenno, la scelta di Cairn di lanciarsi oltre il punto di non ritorno, meglio una felicità amara piuttosto che una vita grigia e noiosa.
La sceneggiatura di Chihiro Itou scalpita tra le mani del regista, ma anche in questo Oshii dimostra il pieno controllo degli strumenti a propria disposizione, rifiuta la mera immedesimazione e si spinge oltre la visone del racconto, con quella struttura ciclica e brechtiana del film che ricomincia dopo i titoli di coda. Splendido il lavoro di Tetsuya Nishio, abilissimo nel far recitare i propri disegni attraverso un'attenzione continua per le espressioni del volto e per la gestualità dei personaggi. Eccezionale anche la direzione artistica di Kazuo Nagai e Takashi Watabe. Bellissimi i fondali 2D che ricordano le scenografie di un set hollywoodiano e bellissima anche la luce tarkovskijana, specialmente nelle scene in cui viene usata per portare i personaggi dal primo piano al dettaglio, accendendone il viso e bruciando con il nero i contorni dell'inquadratura. Come sempre accade nei film di Oshii, tutto ciò che non è Tarkovskij è Kubrick, per cui non mancano neanche i grandangoli impossibili e l'enfasi del rallenty, sebbene sia sempre molto ben dosato.
Le musiche di Kawai ormai non stupiscono neanche più e nonostante non riesca ad essere incisivo come in passato, entra perfettamente in sintonia con le immagini, prendendo per mano lo spettatore quando è il momento di ricostruire e (ri)vedere il vero film. Infine la Computer Graphics di Hiroyuki Hayashi: "Volevo qualcosa che potesse offrire al film un livello di realismo verosimilmente accettabile, senza però dare fondo a tutte le risorse del budget" spiega Oshii ed in effetti anche questa volta non si può certo dire che la I.G. abbia mancato il bersaglio. Le battaglie aeree sono perfette, le animazioni tengono conto di fattori che non sempre si possono dare per scontati in un anime ed ovviamente il livello di realismo raggiunto è molto più che accettabile. Gli effetti visivi sono molto più discreti rispetto a film precedenti come Innocence o Avalon e la fissazione di voler sempre impressionare rendendo ogni scena un quadro a sè stante è definitivamente svanita. L'intransigenza degli esordi si fa più pacata, ma di conseguenza anche più consapevole. The Sky Crawlers è il fascino più forte di un bacio appassionato, l'ossimoro di un cinema che sa essere luce fosca e cupa o la redenzione e la condanna che prendono forma dalla coincidenza degli opposti.


10.0/10
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Lo so, lo so, do sempre voti alti! Ma cosa ci posso fare se gli anime che mi capitano per le mani sono fantastici? E' il caso di Toshokan Sensou, o Library Wars, che unisce temi serissimi a situazioni davvero spassose. Inizialmente è difficile prendere sul serio il fatto che possano esistere due comitati, egualmente sostenuti dallo Stato, che si danno battaglia con armi da guerra vere all'interno delle biblioteche comunali, ma una volta che ci si è fatta l'abitudine il divertimento prende il sopravvento e si comincia a ragionare come i protagonisti.
La storia è questa: nel Giappone di un prossimo futuro (assolutamente privo di elementi futuristici, sembra quasi in tutto e per tutto la società giapponese odierna) per evitare l'espandersi dell'influenza negativa di alcuni media sulla popolazione viene creato il Comitato per il Perfezionamento dei Media, un organo censorio con il potere di ritirare dal mercato ogni libro, film o opera d'arte ritenuto in qualche modo inadatto ad essere diffuso. Presto lo strapotere di questa organizzazione spinge le biblioteche a creare un corpo analogo, con il dovere di vigilare e contrastare l'operato del Perfezionamento. Gli scontri tra le due organizzazioni diventano sempre più violenti, fino a sfociare in vere e proprie battaglie all'interno di biblioteche trasformate in fortini. In questo scenario assurdo fa la sua comparsa una ragazza, Iku Kasahara, decisa ad entrare nel Corpo Librario del Kanto per seguire le orme dell'uomo che l'aveva salvata dal Perfezionamento, anni prima. Da quel momento Library Wars diviene un susseguirsi di gag divertenti, epiche battaglie e grandi ideali. Il tutto condito con disegni veramente piacevoli, belle animazioni e una storia d'amore interessante. I personaggi sono tutti assolutamente fantastici e nonostante 12 episodi possano sembrare pochi posso assicurare che sono totalmente appaganti, almeno dal mio punto di vista.
Faccio notare le ottime citazioni a Fahrenheit 451 di Ray Bradbury e al film Equilibrium. Grandioso! 10!


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Anime composto da brevissimi episodi (circa 3 minuti ciascuno, di cui 30 secondi di sigla) e destinato ad un pubblico di bambini piccoli, ha per protagonista Chi, gattina di pochi mesi che, dopo aver perso di vista madre e fratelli, viene trovata e adottata da una famiglia giapponese. Ogni puntata ci racconta la sua vita quotidiana, mostrandocela, a seconda dei casi, alle prese con i più svariati problemi “da gatto” (dal capire come aprire le finestre alla paura del temporale) piuttosto che intenta a relazionarsi con gli umani di casa o con altri animali.
Vista la “trama” e il target a cui si riferisce, non credo sia nemmeno il caso di specificare che si tratta di una serie estremamente leggera e disimpegnata, basata su gag e situazioni molto semplici, tuttavia è talmente simpatica e ben fatta da poter essere facilmente apprezzata da qualunque tipo di pubblico.
Anzi, di più! Credo che in realtà questo anime sia una specie di cyber-droga: vi basterà guardare una manciata di episodi perché si risvegli in voi un lato voglioso di cose tenere e pucciose che nemmeno pensavate di avere, che vi costringerà a fiondarvi davanti al monitor in cerca di una nuova puntata non appena avrete un po’ di tempo libero a disposizione. Personalmente, non ho potuto fare a meno di spararmi tutti i 104 episodi (più buona parte della nuova stagione) in poche settimane.
Un altro motivo che potrebbe spingervi alla visione è il fatto che, come me, amiate molto i gatti. Chi ha realizzato la serie conosce davvero bene questi animali, e se ne possedete uno dovreste dare un’occhiata a Chi’s Sweet Home solo per potervi gustare una carrellata di tipici comportamenti felini, dai più strambi a quelli più sfacciatamente paraculi!
Non posso assolutamente dare più di 8 per rispetto ai veri capolavori dell’animazione, ma senza dubbio, nel suo piccolo, questa serie riesce a raggiungere tutti gli scopi per cui è stata creata, e forse anche qualcosa di più.
La consiglio non solo ai gattofili e agli amanti delle cose kawaii, ma anche a chiunque voglia distrarsi piacevolmente dopo la visione di titoli più impegnativi. Ah già, consigliata anche ai bambini!


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Pregevolissima poesia, un delicato brindisi alla memoria come alcova della vita. Un anziano uomo che serenamente fa un bilancio dei suoi ricordi, inesorabilmente passati come inondati da una marea ruminante, ma che stenta a sprofondare. Seppur non si vede, mattone su mattone edifichiamo un inno all'esistenza, che nell'innalzarsi rimane costruita sulle fondamenta dell'esperienza.
E' questa la stupenda metafora visiva e sonora che ci viene proposta, una città sempre piu' sommersa, e' un personaggio canuto che non puo' perdere le sue radici cosi' profondamente ancorate alle immagini del suo passato. Ed oggetti, che racchiudono un'infinità di ricordi ai quali non possiamo rinunciare e ai quali ci appelliamo, la pipa precipita ma non se ne riesce a fare a meno.
Ci si immerge cosi' nell'agrodolce, ripercorrendo a ritroso i momenti significati che, nel bene o nel male, sono i Nostri mattoni, attimi apparentemente marginali eppure personali...
Ed e' cosi' che, rimembrando l'appartenenza stessa ad una donna, ad una famiglia, ad un terra, il vecchio rugoso lascia tintinnare il calice ormai vacante.

Tecnicamente ottimo, perfetta scelta musicale con la giusta cadenza ritmica che definisce il nuotare verso il fondo. Colori da pastello a cera, tratto quasi infantile eppur bellissimo, forte il senso di luce al tramonto; pieno possesso dell'insieme, dal dettaglio alla palettata grossolana, con grande capacità di non appiattire in volume e fluidità.

Capolavoro.


- LE NOSTRE RECENSIONI

Clannad e Clannad After Story: recensione (Horus)

Xam'd: Lost Memories: recensione (Limbes)

Miyazaki e Ponyo a Venezia, resoconto e recensione (Tacchan)

Spice and Wolf: Recensione prima e seconda serie (Slanzard)

The Sky Crawlers di Mamoru Oshii: Recensione (Tacchan)

Toshokan senso: Le Guerre Bibliotecarie - Recensione (Yupa)

Code Geass - Lelouch of the Rebellion R2: Recensione (Tacchan)

Letter Bee - Light and Blue Night Fantasy: Recensione (Slanzard)

Dragonball: Yo! The Return of Son Goku and Friends!! Recensione (Slanzard)

Tengen Toppa Gurren Lagann - The Movie: Recensione (Becar)

One Piece: Romance Dawn Story: Recensione (Slanzard)