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Winry.R

Episodi visti: 22/22 --- Voto 8
Le protagoniste di quest'anime sono Michiko e Hana, soprannominata dalla prima Hatchin, da cui il titolo della serie. Michiko è una donna bella, decisa e un po' "tamarra", rinchiusa in un carcere di massima sicurezza per una serie infinita di piccoli crimini. Hatchin è sua figlia di nove anni (all'oscuro dell'identità dei genitori), affidata alle cure di una famiglia adottiva tutt'altro che benevola.

Le vite delle due si intrecciano quando Michiko, dopo svariati tentativi, fugge di prigione per raggiungere sua figlia e poi con lei trovare Hiroshi, l'uomo che ama e padre della bambina. Le due iniziano un viaggio per il Paese tra litigi, incontri/scontri e fughe rocambolesche tra bassifondi e ambienti malavitosi dell’America Latina.

Le due protagoniste sono ben caratterizzate (psicologicamente e graficamente) e il burrascoso legame che si crea tra le due è molto realistico. Sin da subito viene ben inquadrata la personalità di entrambe, a cui si aggiungono tutta una serie di sfumature durante la visione degli episodi.

Michiko è come un felino selvatico, è libera, irriverente e ha un carattere forte, ma allo stesso tempo a modo suo è dolce e ha un inguaribile lato romantico. Hatchin ha vissuto l’intera infanzia con una famiglia che fa invidia a quella di Cenerentola, che la tiene con sé solo per i sussidi statali. Dopo la fuga con Michiko si trova ad assaporare una libertà che credeva preclusa e può finalmente agire secondo il suo sentire, senza doversi frenare per paura delle conseguenze. Nonostante gli screzi e i tafferugli entrambe iniziano a trovare nell’altra un luogo a cui appartenere. Il rapporto che costruiscono passo dopo passo è molto profondo e va oltre il legame di madre e figlia.

Nella ricerca di Hiroshi, che sa camuffare benissimo le sue tracce, le due affronteranno avventure di ogni tipo e, pur dando l’impressione di andare talvolta fuori strada, la ricerca dell’uomo è il faro del loro viaggio. Ci sono molti cambi di ritmo durante la narrazione, rendendo la storia godibile e mai scontata. Si passa dagli inseguimenti a sirene spianate e dalle sparatorie con la mafia a momenti di tranquilla quotidianità e flashback che permettono di approfondire personaggi principali e secondari. Quest'ultimi non fanno solo da cornice, ma contribuiscono attivamente alla costruzione dell'intreccio della storia.

Il finale è molto bello, ed è perfetto considerando il percorso di crescita fatto dalle due protagoniste. L’ho apprezzato molto, ed è la degna conclusione di una serie tutta al femminile, rocambolesca, vivace, con quel pizzico di malinconia nostalgica che tiene tutto insieme. Una bella rivelazione!


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alex di gemini

Episodi visti: 22/22 --- Voto 6
Ambientato in un non meglio specificato Paese sudamericano, probabilmente in Brasile, è la storia di Hatchin, una bambina orfana allevata da Padre Pedro, sacerdote protestante, e dalla sua famiglia. A dispetto della tonaca, comunque, tutti trattano male la povera bambina e se ne servono come una colf gratuita che fornisce pure un contributo statale. Ma la situazione cambia radicalmente quando entra in scena la sensuale e scollacciata Michiko Malandro, delinquente super ricercata a livello nazionale che, senza troppi complimenti, rapisce la bambina. Essa, infatti, è la figlia del suo ex Hiroshi Moreno e intende servirsene per ritrovarlo. A dispetto del motivo egoistico, le due finiranno col legarsi l'una all'altra e a vivere molte avventure, spesso autoconclusive, fino all'impressionante e controverso finale. Valutare questa storia non è facile, perché si presta a molte chiavi di lettura. Può essere vista come un'opera on the road ma in versione sudamericana, con povertà dilagante e bidonville descritte senza sconti. O come un tentativo di rendere omaggio a "Lupin III" con avventure varie, moto strampalate, e una poliziotta, Zenigata in gonnella, che sarà la nemica-amica di Michiko. O come un tentativo di rendere omaggio, dopo molti anni, a "Cowboy Bebop": su questa interpretazione si è già detto molto, e non vi è nulla da aggiungere. Ma la lettura che preferisco è quella di vederlo come un meisaku moderno. L'incipit è sempre il solito, quello della bambina orfana e maltrattata, ma lo svolgimento è decisamente nuovo e rivoluzionario. Hatchin, infatti, non è certo una santerellina, perché ha un pessimo carattere e molti altri difetti e, alla faccia di ogni meisaku che si rispetti, prova avversione verso Padre Pedro e famiglia, tanto da giungere, prima di scappare, a prendere a pugni l'odiatissima sorellastra. E proprio in questa gestione conforme, e allo stesso tempo originale, del meisaku trova spazio il finale, da molti contestato ma, a mio avviso, perfettamente coerente. Un meisaku che si porta a un livello superiore rispetto a quello dei suoi predecessori, un livello in cui, più che le avventure del protagonista, sono le descrizioni della società e dell'epoca a contare, allo stesso modo in cui, per esempio, "Lovely Sarah" vede l'epoca vittoriana come protagonista. E qui non ci si fa problemi a descrivere lo squallore ma anche la voglia di vivere sudamericana. La grafica è indubbiamente ottima, sigle e colonne sonore sono valide e la regia è curatissima. Un'opera variegata e complessa, affascinante proprio per le molte chiavi interpretative ma dal gradimento finale molto soggettivo.

Voto: 6

P.S. Ci sta che Padre Pedro sia protestante, data la gran diffusione del protestantesimo in Brasile in questi ultimi decenni, ma perché la storia deve essere piena di personaggi con un nome giapponese?


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Hatake Rufy

Episodi visti: 22/22 --- Voto 7
Ecco un anime diverso dal solito, non ambientato in Giappone ma in uno Stato molto simile al Brasile, quindi nel Sud America.

La trama è molto semplice e poco accurata, ma quella semplicità, mischiata con ambientazioni e azione, rende il tutto molto interessante. La storia parla di Hana, una ragazzina rimasta orfana che viene sfruttata in stile Cenerentola da una famiglia di chiesa. Il sogno della ragazzina è uscire da quell'inferno e tornare a vivere, e grazie a Michiko, donna affascinante evasa di galera, riesce a scappare dai suoi genitori adottivi; Michiko promette subito ad Hatchin, soprannome datogli da lei stessa, che l'avrebbe portata da suo padre Iroshi, scomparso da tempo, nonché ex fidanzato di Michiko.

La trama non ha un grande sviluppo, si concentra unicamente sul viaggio e sulla relazione che nasce tra le due protagoniste, però entrano in scena personaggi importanti che saranno decisivi negli episodi finali.
Il punto forte dell'anime è l'ambientazione. Ambientato nel Sud America, precisamente in uno Stato simile al Brasile, l'anime riesce a rendere coerente e reale la vita dura di quel mondo, fatta di bambini che crescono per la strada, rubando, uccidendo e morendo di fame; le favelas sono quasi identiche, con il classico boss di quartiere che ottiene quello che vuole facendo girare armi, droghe e soldi, senza risparmiare nessuno.

I disegni sono anch'essi molto accurati, la fisionomia dei personaggi è discreta, le animazioni accettabili anche se qualche errore di distrazione, probabilmente, c'è stato (ad esempio nel riempire i secondi piani); le sigle mi sono piaciute, azzeccate sempre nel contesto, e mi complimento anche con il doppiaggio in italiano, che raramente approvo.

In conclusione, "Mitchiko e Hatchin" è un anime diverso dal solito, che non delude le aspettative e che mi sento tranquillamente di consigliare a tutti, soprattutto se volete cambiare genere e non vedere sempre le stesse cose.

hallymay

Episodi visti: 22/22 --- Voto 9
Spesso mi diverto a stroncare anime e manga che la vulgata spaccia per capolavori mentre invece sono solo la moda del momento, nell'attesa che il tempo faccia il suo dovere e releghi queste sole clamorose al loro vero posto, il dimenticatoio. Stavolta invece mi prendo la responsabilità di riscoprire un anime ingiustamente sottovalutato, ma che invece io trovo un piccolo capolavoro.
"Michiko e Hatchin" è una serie di 22 episodi del 2008, prodotta dalla Manglobe, che parla delle avventure di Hatchiko, una bambina orfana sfruttata a mai dire dalla famiglia adottiva. Il suo sogno è fuggire da quella prigione senza sbarre e un giorno, nella maniera più rocambolesca possibile, questo diventerà realtà. Infatti verrà rapita dalla galeotta evasa dal carcere Michiko Malandro. Dopo che Michiko avrà scoperto che la piccola è la figlia del suo ex compagno Hiroshi Moreno, partiranno alla sua ricerca per tutto il paese.

Vedendo quest'anime non si può fare a meno di ritornare con la memoria a un illustrissimo predecessore, "Cowboy Bebop". Gli elementi in comune sono moltissimi: un'elevatissima cura dei dettagli visivi, un taglio estremamente cinematografico dell'opera e la presenza di citazioni a impreziosire il tutto - come non notare che uno dei protagonisti, Satoshi Batista, somiglia moltissimo al gangter di City of God, Zè Pequeno?. Troviamo personaggi cinici e controversi, e una colonna sonora splendida, di Shinichiro Watanabe, che, se in Cowboy Bebop era il regista, qui è il produttore della colonna sonora realizzata dall'artista brasiliano Kassin.
Tuttavia c'è una differenza sostanziale tra i due anime, ed è secondo me il motivo per cui "Michiko e Hatchin" non ha avuto tutto l'enorme seguito dell'anime del 1998. "Cowboy Bebop" è una serie ironica venata di tristezza; "Michiko e Hatchin" invece è una serie triste venata di ironia. D'altronde come potrebbe essere altrimenti? Per quanto il racconto sia picaresco e gustosamente sempre sopra le righe, l'ambiente in cui si muovono i personaggi e le loro vicende sono decisamente drammatici. Michiko è cresciuta in un orfanotrofio dove la direttrice vendeva i bambini per mettere su un po' di soldi. Per lei la strada della delinquenza non è stata una scelta, era proprio l'unico mestiere possibile da intraprendere uscita dall'istituto. Hatchin invece è la figlia adottiva di un pastore evangelista che l'ha presa con sé solo per intascare il sussidio statale e risparmiare i soldi della colf. Attorno a loro si muovono criminali da strapazzo, gang di bambini, prostitute, improvvisati guaritori, veggenti da quattro soldi e per quanto l'aura attorno a questi caratteri non sia mai di vittimismo o denuncia, ma sia esagerata e miticizzante, rimane sempre l'amaro in bocca quando li si vede muovere in scena. Senza poi contare lo sfondo in cui si dipana la trama.

Il luogo dove è ambientato "Michiko e Hatchin" è un non precisato paese dell'America Latina, ma dove tutto riconduce a credere di essere in Brasile. Essendo però la serie prima di tutto una cronaca di poveri diavoli, certo non vedremo bellezze in topless, carnevali o favolose spiagge. Spesso e volentieri vedremo le nostre eroine ospiti in squallidi hotel, perse fra i vicoli di sporche favelas, bloccate in qualche villaggio polveroso dell'altopiano. Insomma, non si poteva introdurre simili argomenti e ambientazioni senza un uso sapiente del ritmo di narrazione, che certo non poteva essere quello sincopato di "Cowboy Bebop". Qui tutto è molto più lento e dilatato, e, anche se non mancano i momenti di azione matta e disperata, sono decisamente di più i momenti riflessivi e malinconici, cosa che lo rende molto meno fruibile. Anzi, a dire la verità, è proprio questo l'unico difetto dell'anime, ovvero che certe volte tira troppo la corda alla narrazione e diventa inutilmente lento. Si ha l'impressione che certi episodi siano stati messi solo come puro riempitivo e che alcuni di quegli stessi filler abbiano ben poco da offrire allo spettatore in termini di sviluppo della trama o d'intrattenimento in sé.

Forse però la serie televisiva lunga non era la giusta collocazione per un anime così maturo. Vedendolo pensavo spesso che con un numero minore di episodi a disposizione quest'anime sarebbe diventato praticamente perfetto, o meglio ancora, un film cinematografico avrebbe permesso alla trama di spiccare definitivamente il volo.
Per il resto "Michiko e Hatchin" è un signor anime che nonostante la facciata ironica e scanzonata mi ha teneramente commossa. Il rapporto filiale che si viene a creare tra le due protagoniste è una delle cose meglio scritte e autentiche che io abbia mai visto. Non ci sono melensaggini o facili ricorsi a tutti gli stereotipi narrativi del caso. Hatchin non è affatto la solita orfanella dei meisaku in odor di santità: è indisponente, dispettosa, testarda oltre ogni limite del buon senso. Michiko poi è il pessimo elemento per eccellenza. Veste in maniera a dir poco discinta, fuma e beve senza ritegno davanti alla bambina, è sboccata, non esita ad alzare le mani sulla sua piccola compagna di viaggio per tenerla a bada, se deve ottenere qualcosa sa bene che fa sempre prima a rubarla. Tuttavia Hatchin ha trovato in Michiko la madre che non ha mai avuto e Michiko ha trovato in Hatchin l'anima che in tanti anni di crimini non le era mai servita a nulla, finché il fortissimo rapporto che tra le due nascerà troverà il miglior compimento possibile nel meraviglioso e toccante finale.

Dal punto di vita tecnico "Michiko e Hatchin" non ha nulla da farsi rimproverare: sfondi reali maniacalmente trasposti su disegno, animazioni perfette, un character design particolarissimo e al tempo stesso evocativo e accattivante, nonché estremamente "cool". Menzione speciale va alle musiche, molto sofisticate e particolari.
Assolutamente da riscoprire.


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hymeko

Episodi visti: 4/22 --- Voto 4
Ecco un'altra serie droppata dopo poche puntate: Michiko & Hatchin. Non sapendone assolutamente nulla, l'ho guardata con mente sgombra da pregiudizi, che però sono nati praticamente subito. È bastata la sigla iniziale a farmi inarcare un sopracciglio, poche immagini sono state sufficienti per pensare: ok, quest'anime serve solo a mostrare le grazie della protagonista. Probabilmente è un giudizio un tantino duro, ma questa prima sensazione non se n'è più andata.

<b>Attenzione! Spoiler!</b>
Hana/Hatchin è un'orfanella maltratta dalla famiglia adottiva. A salvarla non arriva il principe azzurro, ma una bellona assurda, Michiko, che praticamente la rapisce sul suo mega scooter(!). Michiko è in qualche modo legata a Hatchin, come testimoniato dal tatuaggio che ha sul ventre, uguale a quello della bambina (e soprassediamo sul fatto che Hana l'abbia già da neonata). Seguono inseguimenti vari con prevedibili cambiamenti nel rapporto fra le due.
<b>Fine spoiler</b>

Il motivo per cui Michiko si dia tanto da fare per Hatchin - mocciosa il cui carattere non ispira la minima simpatia, né pietà né affetto - non l'ho capito, e sinceramente non mi ha incuriosita abbastanza da farmi reggere tutta la storia. Il problema (grosso) di questa serie è che, a parte la figura di Michiko, che pure ha i suoi difetti, il resto ha un sapore un po' stantio. Quante volte abbiamo già visto delle orfanelle maltrattate? E dei malviventi (che poi tanto cattivi non sono) inseguiti da poliziotti? Quanti inseguimenti spettacolari sempre a lieto fine ci sono stati? Quanti litigi e riappacificazioni ci siamo sorbiti finora? Si è cercato di mascherare tutto questo “già visto” mettendo gli elementi in una scenografia latineggiante, probabilmente il Brasile. Bell'idea, l'ambientazione mi è piaciuta davvero molto. Ma anche qui gli strafalcioni non sono mancati: ok che in Brasile c'è un'alta percentuale di immigrati giapponesi (circa 1,5 milioni di individui su 190 milioni di popolazione totale), ma è mai possibile che tutti i personaggi incontrati dalle protagoniste siano Giapponesi? A questo punto tanto valeva ambientare la trama a Okinawa, il sole, le palme e le spiagge ci sono anche lì.

Tirando le somme, qui di buono c'è lo sforzo fatto nel tentare d'inserire elementi già visti/abusati in un contesto innovativo, quasi a volerne mascherare la ripetitività. È un tentativo lodevole, lo riconosco, che però non è andato a buon fine, perché le pecche saltano immediatamente agli occhi. Sono perfettamente consapevole che sia difficile trovare idee nuove, però non può essere una giustificazione per una serie in cui ci sono davvero troppi “ma questo non ricorda quell'anime/manga?”.
Bel tentativo, ma fallito (purtroppo). Voto: 4.


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Rieper

Episodi visti: 22/22 --- Voto 8
Quest'anime, Michiko e Hatchin, è come una torta, all'inizio non se ne può fare a meno e se ne vorrebbe sempre di più, ma poi arrivati a metà già si sente l'irrefrenabile bisogno di fermarsi.
L'inizio di questa storia è coinvolgente, fa ben sperare in fin dei conti. Una bambina di nome Hatchin vive con i suoi genitori adottivi con tanto di sorellastra e fratellastro, ma la vita che svolge ricorda più quella di una schiava. Sfruttata e utilizzata principalmente come cameriera o sguattera, ma tenuta soprattutto perché così i genitori possono avvalersi dei finanziamenti per il mantenimento, svolge i lavori di cui dovrebbe normalmente occuparsi un adulto e tanto per rendere le cose più interessanti le vanno aggiunti le due pestifere creature che compongono il duo sorella/fratello, che seguono l'idea dell' "ogni momento è buono" per rompere l'anima alla nostra sorellina. Insomma la vita è un inferno per la povera Hatchin, ma all'improvviso tutto cambia quando una donna di nome Michiko, appena evasa oltretutto, fa irruzione (letteralmente) nella vita della ragazzina, dichiarando di esserne la madre. Per questo la porta via con sé a bordo di una bizzarra moto.

A grandi linee potremmo fermarci qui, poiché gli sviluppi si integreranno in ogni singolo episodio, lasciandoci delle "briciole" sul passato di Michiko e sul perché dell'improvvisa evasione. Soprattutto su quali siano le sue intenzioni, ora che è ricercata dalla polizia dell'intero paese. L'azione, così come i momenti riflessivi, si riscontreranno con regolarità in ogni episodio lasciando lo spettatore incollato allo schermo, almeno all'inizio.
Già, dico all'inizio perché con il passare delle puntate sembra che Michiko e Hatchin abbiano perso la bussola. Improvvisi flashback, nuovi personaggi improvvisamente usciti fuori da non si sa bene dove, per non parlare di alcune perdite di ritmo da metà serie in poi, lasciano l'iniziale fan sfegatato con il dubbio che l'anime si stia pericolosamente allontanando dall'obiettivo principale.

Ovviamente sul lato prettamente grafico non c'è storia, l'anime ci regala delle splendide ambientazioni dal sapore sud-americano, i personaggi sono disegnati relativamente bene, nel senso che alcuni potrebbero non piacere visivamente e i momenti più concitati sono splendidamente realizzati. Personalmente ho apprezzato molto le scene in cui Michiko guida la sua particolarissima moto. E ad accompagnare cotanta bellezza visiva ritroviamo delle musiche dai temi sud-americani che si sposano alla perfezione con l'ambientazione, anche se non si hanno dettagli precisi sull'ubicazione geografica della stessa.

Michiko e Hatchin è senza ombra di dubbio un anime appassionante, curato e originale, che tuttavia si perde un po' da metà serie in poi, come già detto. Eppure, nonostante qualche piccola pecca nella narrazione, mi sento di consigliare senza dubbio quest'anime che, ne sono certo, risulterà una sorpresa per molti, positivamente. Il mio voto personale è un 8 pieno, né più né meno.


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Turboo Stefo

Episodi visti: 22/22 --- Voto 8
Dal visionario studio Manglobe, già fortunato produttore di Samurai Champloo ed Ergo Proxy, nasce nel 2008 Michiko e Hatchin che si rende subito protagonista per il suo veloce arrivo nel bel paese tramite Dynit che in meno di un anno presenta il prodotto doppiato in Italiano mostrando così un’incredibile velocità di produzione, mantenendo comunque un’eccellente qualità.

Dentro l’apparentemente perfetta famiglia di un “padre” la povera Hana deve tollerare ogni tipo di angheria, essendo adottata viene trattata come spazzatura da chiunque senza ritegno, sia dai due fratelli acquisiti che dai genitori, ma la situazione è destinata a cambiare ben presto. Un giorno si scatena letteralmente un inferno quando, in sella ad un improbabile scooter, arriva Michiko, una bella quanto aggressiva latitante fuggita da poco da un carcere di massima sicurezza. L’unico legame tra le due è una foto di Hana neonata che ha permesso a Michiko di sopravvivere pensando unicamente alla promessa di proteggere la figlia del suo amato Satoshi. Comincia così il viaggio della scoppiata coppia alla ricerca dell’uomo.
Inizialmente la storia sembra prendere prevalentemente la piega di commedia, non solo per le protagoniste e le loro reazioni, ma soprattutto per le situazioni atipiche in cui andranno a cacciarsi. Proseguendo ci si rende conto di quanto la faccenda sia più complicata del previsto, difatti entreranno in scena altri personaggi e mentre ci vengono mostrati tra i più duri aspetti delle favelas comincerà a prendere corpo una intricata vicenda che emerge dal passato.
Il problema principale della narrazione nasce dal fatto che spesso e volentieri gli episodi autoconlusivi si incentrino su vicende gradevoli ma fine a se stesse lasciando il filone principale da parte, uno stile preso da vari prodotti di successo quali Cowboy Bebop e Samurai Champloo, solo circa a metà serie comincia uno sviluppo sostenuto e continuo, fino alla conclusione che saprà stupire con vari colpi di scena nati principalmente da comportamenti inaspettati da parte dei personaggi, e la scena finale nata dopo la lunga sigla finale, perfetta per aumentare la spasmodica attesa e la drammaticità, rende giustizia al lavoro svolto lasciando un senso di appagamento anche allo spettatore.
Peccato per gli evidenti buchi che rimangono, non solo i passati e le relazioni tra le quattro figure principali vengono mostrati poco e superficialmente, ma molte cose rimangono inespresse e nascoste, primo su tutti è il misterioso Satoshi, la cui figura proseguendo nella storia diventa sempre più macchiata e sporca e non si saprà mai cosa passa per la mente dell’uomo.

La sigla d’apertura, movimentata, scanzonata e soprattutto dominata da colori vividi e luminosi, è una perfetta finestra sul mondo “carioca” nel quale si sta per entrare, le ambientazioni sudamericane sono ben ricostruite, sia nelle selvagge foreste, sostituite da strade deserte, ai paesi con quartieri diroccati e malfamati, creando così un’ottima atmosfera che raramente si riesce a trovare.
La regia ha uno stile movimentato ed energico che ben si riallaccia alle protagoniste e ai loro modi di fare, ma nelle rare puntate decisamente più pacate e romantiche, nonché tristi, riesce comunque a regalare inquadrature evocative.
Le animazioni sono morbide e fluide, un requisito fondamentale per le scene dove Michiko da sfogo alle sue ire. In qualche paio di episodi però si nota una qualità decisamente minore, con movimenti piuttosto rigidi e disegni che spesso e volentieri risultano fin troppo abbozzati.
Uno dei lati “visivi” più riusciti è indubbiamente il ricco armadio nel quale vengono conservati i “costumi di scena”, difatti si nota immediatamente la presenza di due fashion designer che regalano sempre nuovi vestiti ai personaggi, sottolineando la personalità degli stessi strizzando sempre un occhio alla moda.

Le musiche sono una garanzia grazie ai nomi presenti, il produttore musicale è Shinichiro Watanabe, regista di Cowboy Bebop e Samurai Champloo, che con accurate scelte crea un ricco panorama, sono ovviamente presenti musiche dai ritmi movimentati e festaoli che ricordano molto le classiche arie associate ai paesi latini, ma nei momenti più delicati certi stili sarebbero controproducenti, quindi si discosta dal filone principali con note di pianoforte che ben sottolineano l’atmosfera.
Il tutto è eseguito dal gruppo brasiliano dei Kassin, famosa per l’uso di strumenti tribali tipici.

L’edizione italiana proposta dalla Dynit in DVD singoli offre un doppiaggio curato e ben interpretato, con un cast veramente eccellente.

Un’anime atipico che racconta una storia che arriva direttamente dal passato, il tutto mentre si è testimoni della nascita di un’amicizia intensa, ed è proprio su questo che l’intera opera punta, testimone ne è anche la conclusione, peccato per gli evidenti buchi lasciati in sospeso e per alcune fortunate coincidenze tirate per i capelli, che bisogna essere disposti ad accettare insieme ad alcune evidenti situazioni paradossali (quali tende che arrivano da una parte all’altra dell’arena o fiumi talmente profondi da conservare carcasse di navi mercantili).
La visione è comunque consigliata per la cura con cui è stato creato, senza dimenticare che nel bene o nel male la storia saprà regalare gradite sorprese.


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deathmetalsoul

Episodi visti: 22/22 --- Voto 7
Michiko to Hatchin, produzione Manglobe 2008, è uno degli anime più atipici degli ultimi anni. Anche se potrebbe essere classificato come un semplice anime d'azione ha uno stile anticonformista che può farlo distinguere dagli altri.
L'ingenuità della sua arte, la musica, e il modo in cui si presenta visivamente sono ciò che lo rendono attraente.
Fin dai primi secondi è facile percepire che lo stile generale della serie non lo ritroviamo facilmente altrove.

La trama, abbastanza semplice, narra delle vicende di Hatchin, una ragazzina orfana, e Michiko, un'affascinante e spregiudicata donna. Le due intraprenderanno un viaggio nelle calde e belle terre sudamericane per trovare un uomo. E queste due cose, protagonisti e ambientazioni, sono secondo me i punti forti della serie.
Per quanto riguarda le due protagoniste, ciò che ci colpisce oltre alla loro ottima caratterizzazione, è il fatto che possano stare insieme, due caratteri diametralmente opposti, la volgare ladra Michiko, e la sensibile e amante della giustizia Hatchin, il loro connubio crea una chimica, tramite una convivenza insperata, difficile da immaginare.
Le ambientazioni invece mostrano l'aspro, selvaggio e affascinante mondo latino-americano, mettendo in luce le particolarità di tutti i ceti della società, mostrandone pregi difetti e problemi che le affliggono.

Punti a sfavore possono essere il finale che mi ha deluso parecchio, l'approssimazione con il quale vengono trattate alcune cose, come ad esempio la presentazione sterile o assente di alcuni personaggi, e la mancanza di risposte ad alcune domande che sorgono durante la visione (ad esempio per chi ha visionato la serie, non viene mai spiegato perché le 2 protagoniste hanno lo stesso tatuaggio ecc).

Di contorno troviamo una sublime realizzazione tecnica, i disegni e gli sfondi curatissimi, animazioni e regia ottima e colonna sonora abbastanza bella.

Avrei potuto dare un voto in più, ma purtroppo solo metà degli episodi mi ha appassionato davvero, la prima decina e qualcuno prima del finale, per il resto gli altri episodi semifiller, non mi sono piaciuti moltissimo, se anche piacevoli. Ne consiglio la visione.

Reaper

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Reaper

Episodi visti: 22/22 --- Voto 7
Poteva essere un piccolo gioiello (specie per come inizia), ma poi ecco che comincia a perdere colpi. Puntata dopo puntata non si riesce a capire dove si voglia andare a parare, anche se all'inizio invece sembrava piuttosto chiaro l'obiettivo (non spoilero niente, tranquilli). Anche se l'ho guardato fino in fondo, dentro sento di essermi fermato alla dodicesima puntata, perché francamente non ne potevo più. Improvvisi flashback e episodi senza un filo conduttore con quelli rimanenti. Graficamente originale, in ogni sua forma, specie per quanto concerne l'ambientazione "Sud-Americana", cosi come pure le musiche. Mi spiace dal più profondo del cuore mettergli uno stentatissimo 7, ma decisamente poteva rendere meglio come sviluppo della trama, d'altronde è lì che il cuore dell'anime risiede. Peccato davvero.


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Franzelion

Episodi visti: 22/22 --- Voto 6
Michiko & Hatchin è certamente un anime particolare, che non mira alle grosse fette di pubblico, ma il problema sostanziale è: a chi mira veramente?
Quest'opera dello studio Manglobe, raccolta in 22 episodi, racconta le avventure di Michiko, donna dal carattere ribelle e violento, e Hatchin, una bambina che la inquadra come figlia del suo vecchio fidanzato Hiroshi, di cui ora se n'è persa ogni traccia, e ragion d'essere dell'anime sarà proprio quella di ritrovare questo fantomatico Hiroshi, di cui spesso Michiko e altri suoi conoscenti ne cantano le lodi, ma che viene spesso confuso con omonimi e falsi.
Parte dunque questo viaggio in sella alla moto di Michiko, e saranno molti i problemi e le disavventure che le due dovranno affrontare negli episodi quasi tutti autoconclusivi, ad eccezion di qualcuno che pian piano porta avanti la trama e i personaggi, un po' come Cowboy Bebop insomma.

Le varie situazioni che vengono affrontate non sono certo monotone, ma allo stesso tempo non godono neanche di chissà quale profondità o intreccio... diciamo che si lasciano raccontare senza mai regalare forti emozioni.
La caratterizzazione dei personaggi (principalmente le due protagoniste, ma anche alcuni personaggi secondari) è abbastanza buona, soprattutto nel caso della piccola Hatchin, la cui crescita è rappresentata nel migliore dei modi, rendendola a mio avviso il personaggio migliore dell'anime, al contrario di Michiko che così approfondita non è, e risulta già vista in altri personaggi di anime passati.

Grande merito di Michiko & Hatchin va nella caratterizzazione dell'ambientazione, sempre ispirata - anche grazie alle musiche - e rappresentata perfettamente, con atmosfere idonee e caratteristiche.
Tecnicamente è superlativo, con disegni (character design e sfondi) pulitissimi e dettagliati; le animazioni sono buone e la regia è ottima.
Il problema di quest'anime è in fondo che parte bene ma non sa dove andare a parare, con molti episodi che sembrano non avere né capo né coda, e che non invogliano in alcun modo a proseguire la visione, che in certi episodi risulta anche pesante. Diciamo che l'anime va avanti per inerzia.

Che dire, se avesse avuto una trama più avvincente o se fosse riuscito a coinvolgermi solo un pochino di più, gli avrei dato senza alcun dubbio almeno un 7, che non voglio regalargli però, perché nonostante la parte tecnica sia buona, in termini di intrattenimento ha ben poco da offrire, e gli episodi più che catturarti ti scivolano addosso, così come l'intero anime: come è iniziato, è finito, senza lasciarmi molto.
Nonostante l'anime in se non sia malvagio, non lo consiglierei a nessuno, a meno che non siate appassionati degli ambienti e delle atmosfere sudamericane.


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Ceska6

Episodi visti: 22/22 --- Voto 7
Beh, diciamo che questo anime non mi è piaciuto fin da subito. Quando ho visto che nell'"Anime Night" di MTV subentrava questo anime, non sono stata per niente contenta. Tuttavia, il primo episodio della serie, ha cominciato ad incuriosirmi e alla fine, ogni martedì sera, mi ritrovavo alle dieci di sera a guardarlo.
Il tema non è dei più lindi e puliti, poiché vediamo subito Mitchiko che evade dal carcere, ma si scopre che è per una buona causa. La tematica centrale, comunque, tratta della vita nelle favelas del Sud America e, a volte, le vicende che vivono le due protagoniste, sono molto esplicative su ciò che realmente accade in quelle zone.
L'animazione, a mio parere, non è delle più splendide, però si guarda abbastanza volentieri, e soprattutto le sigle d'inizio e fine mi sono piaciute molto. Veramente splendide.
Do sette a questo anime, poiché mi ha appassionato e, in sostanza, mi è piaciuto. Però secondo me ci sono delle cose che andrebbero rifatte, come la fine, perché è un pochino inconcludente.

Utente1336

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Utente1336

Episodi visti: 22/22 --- Voto 7
Michiko e Hatchin (ミ チ コ と ハ ッ チ ン, Michiko to Hacchin) è un'anime andato in onda su Mtv nello spazio denominato “Anime Night”. E' edito in Italia da Dynit. Quest'anime, dopo Death Note, e quello che mi è piaciuto di più e, a seguire, il pessimo Nabari. I disegni sono davvero ben fatti, la colonna sonora la trovo splendida, adattissima alle scene che accompagnano, i personaggi, pur non essendo niente di speciale, sono ottimamente caratterizzati. La trama invece è il punto debole dell'anime. Non è molto originale ma allo stesso tempo buona e avvincente, anche se le puntate in cui essa si sviluppa sono poche. Anche il doppiaggio italiano è ottimo, con voci adattissime ai personaggi, prima su tutti Valentina Mari su Hatchin. I personaggi e la loro caratterizzazione sono i punti forti dell'anime. Partono da stereotipi (la ragazza dura dal cuore tenero, la bambina orfana maltrattata dai genitori adottivi) ma si sviluppano in maniera incredibile. Anche il rapporto tra le due si farà sempre più forte durante il corso della serie.
Trama: Hana Morenos è una bambina rimasta orfana che viene maltrattata e utilizzata dai genitori come servetta di casa. Anche il rapporto con i fratellastri non è dei migliori. Stanca della sua situazione gli piacerebbe fuggire da quella famiglia... E il suo desiderio si avvera! Michiko Malandro, ladra fuggita dalla prigione e ricercata dalla polizia, va direttamente a casa di Hana per rapirla e insieme cercheranno il padre di Hana, ribattezzata Hatchin da Michiko.
Pagella:
Disegni: 8 I disegni sono fatti benissimo, molto curati in ogni dettaglio.
Colonna sonora: 8 Bellissime le musiche, molto bella la Opening strumentale e carina l'Ending.
Personaggi: 7 Ottimamente caratterizzati pur partendo da stereotipi
Trama: 6 Non molto originale la trama ma risulta avvincente anche negli episodi in cui non progredisce molto. Purtroppo le puntate in cui essa va avanti sono poche.
In conclusione davvero un bell'anime che consiglio a tutti.


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Micerino

Episodi visti: 22/22 --- Voto 9
Vi è mai capitato di guardare un anime convinti che non vi sarebbe piaciuto? A me è capitato con questo. Ho faticato parecchio prima di inserire le lettore il primo DVD... ne avevo visto alcuni tratti in televisione, e non mi era piaciuto...

Poi, invece, le cose si guardano, e capita che già dal terzo episodio ti inizi a chiedere quanto fosse sbagliato il tuo preconcetto... Michiko ed Hatchin è un anime che va visto tutto, dall'inizio alla fine, per avere risposte, per assaporare le ampie volute d'emozione e per godere di una storia non solo molto bella, ma anche disegnata n maniera egregia.

Iniziamo dalla sigla, un piccolo capolavoro d'arte... non per nulla la prima volta che l'ho vista ho pensato immediatamente a Cowboy BepBop, ma Watanabe lascia il segno, e si vede! Dicevo, bellissima la sigla d'apertura, con colori puri che si mescolano e si trasformano man mano che appaiono i ritratti dell'una o dell'altra protagonista.

Poi l'anime vero e proprio. Disegnato molto bene, con volti ben caratterizzati ed accentuati negli uomini, e delicati, eterei, nelle donne. Ma i contrasti in M&H non si fermano a questi. Tutto l'anime verte su contrasti, lotte, attriti tra persone, situazioni, coscienze diverse. Chiunque può trovare il personaggio nel quale immedesimarsi, e questo rende l'anime ancora più coinvolgente e bello. Anche i colori, appunto, marcano queste linee di contrasto. Persone chiare, persone di colore più scuro, persone di colore. Tutto per caratterizzare ancora di più i personaggi, per renderli ben identificabili e di facile assimilazione. Non lascia, da questo punto di vista, grande spazio a colpi di scena, e, nonostante il finale strappi una lacrima, si riesce comunque ad immaginare (o sperare) che arrivi ciò che ci si aspetta. Ecco, M&H non delude neppure da questo punto di vista.
La trama e la storia le lascio scoprire, non anticipo nulla, ma trovo comunque originale il contesto in cui vengono messi questi personaggi, sia per come si incontrano, per quali motivazioni lo fanno... direi che il tutto è davvero un condimento con i presupposti non delusi dell'intera serie.
Altro da aggiungere? Forse si, ovvero che la regia è stata impeccabile, senza cali di tensione o forzature noiose, anzi, con i giusti ritmi che vanno un po' rallentando negli episodi finali esattamente come dovrebbe essere... l'inizio è fatto per shoccare ed inchiodare allo schermo, il finale è un lavoro di sottile ricamo che cerca e vuole strappare via le emozioni.

Bello, davvero bello. Assolutamente da consigliare, ma assolutamente per persone adulte (la violenza pura è comunque tanta).


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SagaSosu17

Episodi visti: 22/22 --- Voto 7
Gli do 7, ma all'inizio gli avrei voluto dare anche 9. La mia decisione è semplice: N-O-I-O-S-O. Le prime puntate erano bellissime, coinvolgevano veramente tanto, ma dopo è incominciato a diventare banale e sopratutto noioso, con storie poco innovative e con pochissimi e dico pochissimi spicchi di novità. Però infine rimane un titolo buono anche se vi annoierete un po, vedrete che michiko e hatchin sotto sotto una storia c'è l'ha. Musiche sublimi, animazioni magnifiche, longevità e storia un po noiose ma condite da un po d'azione.


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jane_lane

Episodi visti: 22/22 --- Voto 8
Arrivata sui nostri schermi appena pochi mesi dopo la trasmissione in patria, Michiko & Hatchin si è rivelata la sorpresa dell’Anime Night 2008/2009, anche se, diciamolo pure, non è che ci fosse una gran concorrenza: il pessimo Nabari, il deludente atto terzo di Full Metal Panic e infine Death Note, serie molto appassionante la prima volta che si guarda, ma che già alla seconda visione perde gran parte del suo fascino.
Sin dai primissimi minuti questo anime colpisce in positivo, dimostrando di voler proporre allo spettatore qualcosa di nuovo e originale, a partire dall’ambientazione: un Sud America “alternativo” i cui abitanti hanno nomi tipicamente nipponici e cognomi latini!
Protagoniste della vicenda sono due fanciulle niente affatto indifese: la bella e tosta Michiko Malandro, criminale evasa dal carcere dopo 12 anni di prigionia, e la piccola Hana (ribattezzata in seguito Hatchin), orfana di 10 anni che conduce un’esistenza in perfetto stile Cenerentola dato che la sua famiglia adottiva, dichiaratamente interessata solo all’assegno di mantenimento della bambina, la tratta come una schiava. Le due non hanno nulla in comune e non si sono mai viste, ma tutto cambia quando Michiko piomba in casa di Hatchin (in moto!) con l’intento di rapirla. Il motivo? Semplice, la bambina è molto probabilmente figlia di Hiroshi Morenos, grande e indimenticato amore di Michiko, in teoria morto da 11 anni. Suvvia, come è possibile che uno morto da 11 anni abbia una figlia che ne ha 10 scarsi? Appunto, forse Hiroshi non è davvero defunto, e forse Hatchin ha qualche idea su dove trovarlo. E anche se così non fosse, usare la bambina come pretesto per riavvicinarsi al vecchio amante non è una cattiva idea, giusto?
Le due partono dunque in cerca di Hiroshi e l’anime racconta proprio le varie tappe del loro viaggio, durante il quale non mancheranno gli imprevisti e le incomprensioni.
So cosa state pensando: ho detto che la serie è originale, ma voi non vedete nulla di così innovativo in questa storia. E avete ragione: la trama di base non è che una tipica avventura on the road in cui le protagoniste visitano luoghi e incontrano persone.
Il punto è che M&H non punta tanto sulla trama, quanto piuttosto sulla caratterizzazione dei personaggi: il viaggio è solo un pretesto per poter vedere le due confrontarsi tra loro o con pittoreschi comprimari che le coinvolgeranno nelle situazioni più disparate, dalle più grottesche fino a quelle più ciniche e amare, un po’ come succedeva in Cowboy Bebop, con la differenza che qui ogni puntata riesce a legarsi almeno in minima parte alla storia principale.
E per quanto riguarda le psicologie, la serie fa un lavoro egregio. I caratteri delle protagoniste partono sì da stereotipi - la dura dal cuore tenero e la ragazzina più riflessiva e matura degli adulti -, ma vengono sviluppati benissimo: la loro evoluzione è credibile, le reazioni realistiche, e se questo non vi sembra un motivo per gridare al miracolo pensate a tutte le volte in cui avete visto un personaggio di un anime che, per motivi di sceneggiatura o pessima caratterizzazione, si comporta in modo contrario ad ogni logica umana o addirittura incoerentemente rispetto a quella che dovrebbe essere la sua personalità.
Anche i vari personaggi secondari strappano applausi: nonostante il poco tempo a disposizione (a parte 3-4 ricorrenti, ciascuno di loro termina il suo ruolo nel giro di un episodio), si riesce a definire almeno in parte la storia e la personalità di ognuno e tutti, chi più chi meno, riescono ad offrire qualcosa. Alcuni a dire il vero avrebbero meritato più spazio, anche perché certe faccende rimangono in sospeso (lasciatemi citare almeno i due killer dell’episodio 14, uno spasso!), ma d'altronde Michiko & Hatchin sono in viaggio braccate da bande criminali e dalla polizia, e noi stiamo seguendo loro due…
Parlando del lato tecnico, non posso che spendere parole di lode: l’animazione è complessivamente molto buona, e così pure i disegni (tranne nell’episodio 19, inguardabili), i fondali e la colonna sonora. Ottimo anche il doppiaggio italiano.
Fino all’episodio 21 il mio voto era un 9, ma ho cambiato idea per via del finale: mi ha lasciato a bocca aperta, ma non in senso positivo! L’ho trovato davvero deludente, ma non per via del personaggio di Hiroshi - era chiaro già da un po’ che fosse Michiko ad idealizzarlo -, parlo di ciò che accade nell’intero episodio: una conclusione non solo molto banale e sottotono rispetto a quanto visto in precedenza, ma per di più raggiunta in modo frettoloso e anche un po’ forzato, con tanto di riciclaggio di uno degli espedienti più abusati e prevedibili che ci siano (scambio di pistole). Per la serie: deve finire così e deve farlo in 20 minuti.
Forse sono stata fin troppo severa, dopotutto si tratta di un solo episodio su 22, ma per me è stato veramente un pessimo modo di chiudere.
Comunque, finale a parte, Michiko & Hatchin è stata una delle migliori serie che siano state trasmesse negli ultimi anni nel nostro paese e, nel caso non l’abbiate seguita in TV, non posso che consigliarvi caldamente di recuperarla.


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M3talD3v!lG3ar

Episodi visti: 22/22 --- Voto 8
E' arrivato qui da noi in semi-contemporanea col Giappone, ha mostrato sin dal primo episodio di rivelarsi come un prodotto fresco, originale, e ha mantenuto il suo fascino fino alla fine: Michiko & Hatchin mi ha davvero sorpreso.
Diretto egregiamente, emozionante, fantasioso, spensierato, maturo, gradevolissimo da vedere e da ascoltare... insomma una anime di pregevole fattura che non può essere sottovalutato. Se per alcuni è stato difficile digerire uno scenario un po' troppo particolare e un inizio lento, a me è capitato il contrario: sono rimasto subito ammaliato dalla caratterizzazione dell'ambientazione, che ricorda in qualche modo il Brasile, dai disegni e la resa grafica complessiva, una meraviglia per gli occhi, dalle musiche perfette, dalla particolarità dei personaggi, a partire dalla piccola Hatchin, dalla sceneggiatura di altissimo livello.
Michiko & Hatchin sono più di due protagoniste di un anime: la loro naturalezza caratteriale, il loro carisma, e soprattutto il legame che le unisce, ne fanno figure a cui affezionarsi in pochissimo tempo.
Michiko è un'affascinante donna fuggita da una prigione di massima sicurezza, Hatchin una bambina rimasta orfana che cerca disperatamente di scappare dai suoi genitori adottivi... sarà proprio Michiko ad esaudire il desiderio della piccola biondina, ma non sarà che soltanto l'inizio di una grande avventura, che le porterà in un mare di guai, le porterà a incontrare gente nuova, sempre più stramba, e sempre più pericolosa, le porterà a separarsi e riunirsi più di una volta durante il viaggio, un viaggio quasi impossibile, alla ricerca di un uomo, l'uomo chiamato Hiroshi che altri non è che il papà della piccola Hatchin, e la vecchia fiamma della nostra evasa. Ma ciò che più rimarrà in primo piano sarà il curatissimo e bellissimo evolversi del rapporto tra le due protagoniste, un rapporto fatto di amicizia, di stretta sorellanza, che sfocia più di una volta in una sorta di affettuosità tra madre e figlia, regalando momenti di tenerezza e di umanità mai viste prima, alla pari di momenti scherzosi e fuori dal comune, ovvio!
Di questa serie non sono riuscito a trovare frangenti noiosi, ogni episodio è godibilissimo e sempre ricco di avvenimenti, i colpi di scena sono parecchi e le vicende sono gestite da una grandissima sceneggiatura, colme di inseguimenti e sparatorie nei momenti più frenetici, ma anche di istanti evocatici e riflessivi nei momenti di tranquillità, che vanno a rafforzare l'originalità e lo sperimentalismo raggiunto dall'opera.
Tutto questo connubio costituisce Michiko & Hatchin, un anime che "o lo si ama o lo si odia", ma che, opinioni personali a parte, non è assolutamente da perdere.
Se volete vivere un'avventura nuova e sorprendente, colma d'azione e non solo, questo titolo è proprio ciò fa per voi!

roberto ledda

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roberto ledda

Episodi visti: 17/22 --- Voto 10
La prima volta che sono entrato nel mondo di Michiko e Hatchin ho conosciuto questo mondo sin dall'inizio. Inoltre ho avuto la fortuna di conoscere la famosa MICHIKO MALANDRO! E poi l'ho ascoltata nella PlayStation Portatile per la prima volta al mondo, come ho fatto con Hana Morenos, la figlia di Hiroshi Morenos!!!!!! E poi, ogni volta che sento una musica rock a tutto volume ho copiato la frase di Michiko Malandro che ha urlato agli altri di fermare la musica due volte: E LA SO A MEMORIA! "E quelle che tette sono?! NON BALLANO PER NIENTE! Guarda guarda qui, tette rifatte dei miei stivali!" - UN MITO! Spero che queste frasi rimangano per sempre nella mia vita!


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FeLu9396

Episodi visti: 5/22 --- Voto 8
Carino.
Buona grafica, disegni curati, ottima animazione, proprio un buon lavoro.
Opening e Ending orecchiabili...
Anche la trama ha un senso: la storia parla di una sexy-carcerata, Michiko, che evade di prigione per mettersi alla ricerca del suo amore, Hiroshi: l'unico indizio che ha per ritrovarlo è sua figlia Hana, detta Hatchin, nove anni... il mistero più grande? Tutti credono che Hiroshi sia morto ben undici anni prima!
Da qui iniziano le avventure di Michiko e Hatchin, tra personaggi malavitosi, bande rivali, ragazzi di strada e città esotiche riusciranno le due a ritrovare Hiroshi?
Purtroppo non posso dire molto di più di così, sono solo al quinto episodio...
Molto ben delineati i caratteri dei personaggi: concordo con chi l'ha detto prima di me, finalmente una bambina che si comporta da bambina! In effetti Hatchin è una bambina come se ne possono incontrare anche solo uscendo per strada, non è una delle solite eroine supercoraggiose e superdeterminate...
Anche il carattere di Michiko è molto ben delineato, anche se classico: è la solita "dura" che però, sotto sotto, ha il cuore tenero.
Concludo con dare a quest'anime il voto di 8: speriamo solo che continui bene!

travellerKino

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travellerKino

Episodi visti: 10/22 --- Voto 8
Dopo una rocambolesca evasione da un carcere di massima sicurezza Michiko si mette alla ricerca del suo ex Hiroshi Morenos, creduto morto da molti anni.La sua unica traccia è la figlia di Hiroshi, una bambina con un tatuaggio sulla pancia di nome Hana Morenos, nata probabilmente durante il periodo di detenzione di Michiko.
Con un pizzico di fortuna e qualche sparatoria le due improbabili Thelma&Louise partono alla ricerca di Hiroshi a bordo di una moto a forma di coccodrillo, spesso e volentieri dovranno fare i conti con la spietata legge della strada ma riusciranno a trovare un po' di redenzione persino nello squallido degrado delle favelas che attraverseranno durante il viaggio.
Atmosfere pulp alla El Mariachi e ritmo latino rendono gli episodi tutto sommato abbastanza godibili, fatica a liberarsi di qualche pesante eredità(l'episodio della chiromante ad esempio ricalca fedelmente gli schemi di Cowboy Bebop) creando un po di confusione nell'evolversi della trama, alla fine comunque riesce a trovare la propria strada all'insegna del make it funky.