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Episodi visti: 24/64 --- Voto 5
“RWBY Chibi” è una web serie d’animazione statunitense in grafica 3D, andata in onda tra maggio e ottobre 2016 all’interno della “Rooster Teeth Summer of Animation”. E’ lo spin-off della più celebre “RWBY”, oramai fenomeno animato sbarcato e acclamato persino in Giappone, con tanto di doppiaggio professionale.
La serie è composta da ventiquattro episodi della durata di quattro minuti circa, ciascuno costituito a sua volta da due o più sketch comici, che vedono come protagonista il cast primario dell’opera originale, in versione rigorosamente super-deformed, impegnato in comuni attività quotidiane, dallo studio agli allenamenti, dalle uscite con gli amici ai momenti di svago.

Indeciso se puntare su una commedia effervescente e quasi demenziale o su un concept di <i>cuteness</i> generale, il prodotto in questione manifesta la propria incapacità di raggiungere risultati soddisfacenti in entrambi i dipartimenti. Da un lato, abbiamo gag piuttosto carine e creative, alternate ad alcune leggermente più graffianti e ad altre che strizzano l’occhio a un pubblico un po’ più maturo, ma che sono tendenzialmente sovrastate da pessimi tempi comici e da battute spesso scontate, vecchie e poco incisive: la camera indugia troppo a lungo su espressioni facciali fiacche o troppo spazio è dedicato a scene che, alla lunga, creano più disagio e imbarazzo che ilarità. Dall’altro, nonostante la collaborazione con l’artista giapponese Hajime Nakamura, in arte Mojojoj, attivo su Twitter proprio nel campo delle rivisitazioni dolci e quasi ‘moeggianti’ dei personaggi dell’universo di “RWBY”, i disegni in 3D usati si rivelano incompatibili con la volontà di creare figure ‘pucciose’ e adorabili, soprattutto in virtù di proporzioni degli arti non eccelse e di una dose eccessiva di dettagli, a riprova che, per realizzare dei chibi di buon livello non bastano teste enormi e corpi piccini.
La serie, inoltre, si lascia sfuggire la ghiotta occasione di mostrare un maggior approfondimento psicologico dei personaggi o quantomeno delle relazioni che questi instaurano reciprocamente, di cui l’opera originale è tristemente carente. Invece, si preferisce forzare i toni concentrandosi nuovamente su un unico tratto tipico di ogni individuo o, addirittura, sull'infrangere alcuni punti saldi della storia, come se “RWBY Chibi” avesse luogo in un mondo alternativo, in cui si è persa definitivamente ogni parvenza di canonicità.

Il comparto grafico è nel complesso discreto: i modelli tridimensionali sono molto puliti, consistenti e colorati, nonostante il sistema di illuminazione ne accentui a volte le forme in maniera troppo netta; le ambientazioni, quasi tutte già viste negli episodi canonici (quindi prettamente scolastiche) sono estremamente semplici e luminose. Le animazioni sono piuttosto essenziali, ma accettabili, anche se alcuni movimenti continuano ad essere alquanto goffi e innaturali.
La colonna sonora ripropone alcuni dei brani più celebri della serie, insieme ad alcuni pezzi inediti, riarrangiati in melodie più infantili e parodistiche. Si nota l’assenza di opening e il ricorso a un’ending diversa per ogni puntata. Il doppiaggio, come in “RWBY”, è altalenante e gode di interpretazioni convincenti, altre più insicure e altre ancora che si dimostrano più a proprio agio con una commedia dalle sonorità squillanti che a un prodotto tradizionale.

Sebbene siano simpatici gli omaggi ai fan, sotto forma di diversi sketch ispirati alle strisce fumettistiche amatoriali e alle fanart, e una certa autoironia nel ripercorrere e prendere in giro alcuni eventi e caratteristiche della serie principale, è innegabile che il difetto principale di “RWBY Chibi” siano, paradossalmente, il suo non essere spesso divertente (anche a causa di gag riciclate) e la sua mancanza di audacia e originalità: cerca costantemente la via più facile per la risata, confidando eccessivamente in un pubblico fin troppo affezionato ai vari personaggi e al mondo di Remnant, e ignora spudoratamente le opportunità fornite dalla lacunosa introspezione e dai buchi di trama, preferendo puntare su stereotipi e rapporti anche problematici.
L’opera in questione si rivela rapidamente come una sorta di riempitivo, un ingenuo intrattenimento utile a distrarre i seguaci delle avventure di Ruby, Weiss, Blake, Yang e compagni in attesa del Volume 4, nonché un ritorno ad atmosfere più divertenti e rilassate dopo il brusco cambio di tono della terza stagione. Solo per gli appassionati.