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esseci

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Appena ho scoperto "Blame!", anime classificato come fantascienza, azione, avventura, distopia, cyberpunk, ecc., mi sono fiondato immediatamente sulla sua visione non essendo minimamente a conoscenza che il film animato dovrebbe essere la trasposizione del manga di culto "Blame!" di Tsutomu Nihei, pubblicato nel lontano 1997 da Kodansha e serializzato in 10 volumi.

Scusandomi preliminarmente per la imperdonabile ignoranza e la mancata lettura di un classico della fantascienza, mi sono documentato e ho scoperto che dopo la conclusione del manga e l'apprezzamento da parte del pubblico e della critica, nel 2003 è stata prodotta una ONA (Original Net Anime) divisa in 7 episodi di circa 5 minuti ciascuno, intitolata “BLAME! Ver.0.11 Salvaged Disc by Cibo“ e che nel 2014 lo studio Polygon Pictures ha prodotto la serie "Knights of Sidonia" e solo con l'iniziativa di Netflix si è giunti alla produzione nel 2017 del film "BLAME!".

Il primo elemento di stranezza che mi è balzato all'occhio è quello che ci abbiano messo oltre 20 anni per una trasposizione di un manga che ha comunque raccolto parecchi consensi (ma anche qualche critica)...
Non avendo ancora letto il manga e astenendomi dal solito esercizio di confronto tra fumetto e animazione, provo a scrivere qualche impressione sul film animato che mi è piaciuto ma che mi ha lasciato un po' di amaro in bocca soprattutto per la scelta di fare un film e non una serie animata di una decina di episodi o, almeno, un paio di sequel, giusto per dare un senso compiuto ad una trama che inizialmente può sembrare complessa ma che dopo qualche decina di minuti chiarisce un po' il leit motiv del film.
La sensazione che mi è rimasta del film è quella di aver visualizzato un frame di una storyboard più ampia e complessa in cui si potevano approfondire meglio i temi anche filosofici dei motivi/cause per cui si è giunti a narrare gli eventi rappresentati nel film e anche il possibile scenario futuro in cui gli umani avrebbero potuto riprendere in mano il proprio destino nei confronti delle macchine, o soccombere definitivamente...

Temo che sia necessario introdurre un minimo di spoiler...

Il film fa trovare lo spettatore immerso in una realtà cupa e opprimente, composta da edifici immensi e realizzati senza logiche costruttive: non ci sono in apparenza strade e spazi a cielo aperto, ma solo costruzioni infinite sviluppate in verticale e orizzontale che tolgono ogni prospettiva e senso o riferimento spaziale.
In questo contesto "angosciante" si vede uno sparuto gruppetto di umani dotati di una particolare armatura che consente loro di restare invisibili e non rilevabili, sono in perlustrazione alla ricerca di cibo da ottenere in una zona pericolosa infestata da "sentinelle" e "safeguard", rispettivamente torrette di controllo e robot zoomorfi nonché spietati killer di esseri umani, cui si aggiungono nel proseguo della trama altri robot antropomorfi ben più potenti e pericolosi per gli umani.

Attenzione: questa parte contiene spoiler

Dalla trama che man mano evolve si apprende che l'umanità in un passato ormai lontano ha perso ogni forma di controllo delle macchine che ha creato: da quello che si intuisce man mano che si prosegue nella visione dell'anime sembra che i robot continuino, tramite enormi macchine definite "costruttori", a realizzare manufatti senza un progetto particolare, in ossequio a istruzioni e programmi impartiti chissà quanto tempo fa dagli uomini.
In questo habitat un po' gotico, dark, inquietante e opprimente, mutuato dalla miglior tradizione dei film e anime di fantascienza a cominciare da "Blade Runner" per passare a "Terminator" per poi giungere a "Matrix" (con cui condivide alcuni spunti sulla lotta uomo/macchina) si sviluppa la trama del film che documenta l'attività di una sparuta comunità di umani alla ricerca di un modo per sopravvivere alle spietate macchine e riuscire a trovare risorse alimentari che, in una realtà artefatta, completamente "meccanica" e costruita dall'intelligenza artificiale, ormai scarseggiano...
È proprio quest'ambientazione mostruosa e inanimata, senza luce, sole, vegetazione e animali unita alla necessità di sfuggire alle macchine killer che può ingenerare nello spettatore un senso di angoscia "esistenziale" simile a quella che ho provato nella visione di "Matrix" (nelle scene reali) o in "La guerra dei Mondi" di Spielberg in cui l'uomo non riusciva a trovare contromisure contro gli alieni e veniva brutalmente sopraffatto non avendo altra chance che vivere nascondendosi dalla vista e ricerca dei predatori per evitare l'estinzione...
Proprio nel combattimento iniziale tra umani e macchine, in cui la sorte delle persone sembra ormai segnata, compare il personaggio che è anche il protagonista del manga: Killy.
Una sorta di eroe suo malgrado, solitario, misterioso e poco comunicativo che riesce a sconfiggere gli automi e salvare gli umani che per riconoscenza lo portano nell'area sicura dove vivevano con il resto della comunità.
Da questo punto in poi il film cerca di distribuire "a rate" la spiegazione delle motivazioni in base alle quali l'umanità si è ritrovata sull'orlo dell'estinzione attraverso varie peripezie e molte scene di azione (anche cruente) in cui Killy diventa l'unica "arma" per difendersi dalle macchine, assieme al ritrovamento della scienzata Chibo che aiuterà gli umani a comprendere come siano riusciti a salvarsi fino a quel momento e dove avrebbero potuto migrare per ottenere nuove risorse alimentari e quindi sopravvivere. Resta un po' in secondo piano lo scopo dell'esistenza di Killy: in apparenza umano (ma in realtà non lo è) dichiara di essere alla ricerca di individui dotati di geni della rete terminale e in grado di connettersi alla rete delle macchine per bloccarle e renderle innocue, ponendo fine alla guerra tra macchina e umanità. Ha un'espressività e un modo di conferire che lo rende simile al Terminator del buon Arnold...

Con un epilogo comunque aperto, "Blame!" costituisce un buon esempio di anime sci-fi, cyberpunk con l'unico limite di non riuscire a sviluppare una storia nella sua interezza: come ho già scritto, sembra una sorta di fotogramma di una timeline molto più articolata che lascia nello spettatore appassionato del genere una sensazione di "incompletezza o incompiutezza" del film. Resta invece del film sicuramente la sensazione di angoscia che prova l'essere umano ad essere vittima e preda di ciò che essa stessa ha creato e che le è "sfuggita di mano". Tuttavia, mancano riferimenti più completi sull'origine di tutto il world-building, di Killy (automa che sembra essere dotato di una programmazione che è finalizzata alla tutela dell'umanità - un po' come in Terminator 2) e manca un finale che possa rappresentare un messaggio di speranza o condanna dell'umanità, e non quello adottato che si sostanzia in una specie di "nulla è mutato"...
Sul character development, i protagonisti del film, escludendo Killy che umano non è -e viene reso molto bene come una macchina silenziosa e dedita alla missione- sono piuttosto piatti e semplici, sopraffatti dalla necessità di sopravvivere e dalle belle sequenze di azione con inseguimenti e fughe mozzafiato anche in soggettiva che rendono bene la dinamica dei combattimenti.

Un elemento che invece resta un po' in secondo piano e che mi è sembrato un po' "spiazzante", ma non molto originale è quello rappresentato dallo scopo missione delle macchine contro l'umanità. In alcune scene di lotta contro una implacabile safeguard evoluta, questa cita alcuni articoli di disposizioni di legge in base alle quali qualsiasi minaccia di accesso alla loro rete di comunicazione deve essere eliminata per garantire la prosecuzione della loro missione. E gli umani sono tra questi anche e indipendentemente dalle azioni che pongono in essere...

Il film, più che mostrare un mondo delle macchine evoluto e senziente ossia dotato di una propria coscienza e consapevolezza di sé mostra dei meri esecutori di disposizioni che sono applicate letteralmente, senza la possibilità di obiezione di coscienza (ad eccezione di Killy...), passando un messaggio che più o meno mi è apparso così: il mondo delle macchine non è contro l'umanità in sé ma si limita ad eseguire pedissequamente ordini più o meno travisati o applicati erroneamente che la stessa umanità creatrice delle macchine ha stabilito e impostato, probabilmente sbagliano o omettendo gli opportuni accorgimenti (forse le tre leggi della robotica di Asimov?)...

E così si perdono molte delle riflessioni "filosofiche" tanto care al genere di fantascienza cyberpunk che dagli anni '80 mi hanno fatto appassionare al genere, soprattutto sul rapporto tra creatore e creato con i facili parallelismi su alcuni aspetti che riguardano la sfera "religiosa" dell'umanità... In "Blame!", purtroppo, l'azione resta del tutto preponderante sulle questioni relative all'ontologia dell'umanità e passa il messaggio pessimistico e apocalittico che l'uomo, nella sua qualità di creatore di entità macchine, non è in grado di impostarle e governarle in modo da non nuocergli, una sorta di creatore incapace...

Fine parte contenente spoiler

Di contro, di "Blame!" resta in positivo il possente impatto scenografico, che presenta una buona amalgama tra sequenze 2D e quelle in CGI, che farà da sfondo all'intero racconto grazie anche alla bella animazione e design, capace di dar vita ad azioni molto coinvolgenti, realistiche, con sparatorie e altre armi tecnologiche che conferiscono al comparto visivo una piacevolezza non indifferente.
Una sorta di viaggio visionario in cui giganteschi edifici, stretti cunicoli, ambienti tetri e dark conferiscono e suscitano un senso di claustrofobia e oppressione senza eguali.

Un ambiente distopico, un futuro gramo e invivibile in cui Killy, pur nella sua natura ambigua e misteriosa, sembra trovarsi a suo agio come eroe cupo e gotico nel suo ruolo di simil Neo di Matrix: una sorta di "messia" per salvare quello che resta dell'umanità dalla estinzione che essa stessa ha causato.


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npepataecozz

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Solita premessa fondamentale: non ho letto il manga e questa recensione vuole solo esprimere le impressioni di chi, attraverso questo film, si è avvicinato per la prima volta al capolavoro di Tsumotu Nihei. Prima di cominciare questa recensione ho ritenuto opportuno informarmi un po’ sulle origini di questo “Blame!”, ma ritengo che questa non sia una buona ragione per lanciarsi in improvvisati parallelismi (cosa che odio fare anche quando il manga l’ho letto, anche se, talvolta, lo faccio lo stesso); quindi lascerò tutti i confronti del caso a chi conosce bene l’opera originaria.

In un futuro più o meno lontano la società umana sarà dominata dalla presenza di macchine dotate di intelligenza artificiale, capaci di sostituire l’uomo nelle attività più difficili o faticose. Ma, come vuole la tradizione, le macchine finiranno per rivoltarsi contro il loro creatore e porteranno il genere umano ad un passo dall’estinzione. Rispetto ad altre opere dello stesso tipo, però, la trama si fonderà su basi differenti e su un tipo di minaccia che appare dannatamente realistica: in questo caso, infatti, non abbiamo una ribellione nata dal tentativo di emancipazione di macchine ormai diventate più intelligenti dell’uomo, ma una sorta di “cattivo funzionamento” dovuto alla stupidità intrinseca alle macchine stesse, che proseguono nel loro lavoro senza avere la capacità di riconoscere gli errori dovuti ad un cambiamento della situazione di partenza. L’origine del problema, infatti, è un virus (non informatico) che colpirà l’uomo cancellando il suo “gene terminale della rete”, ossia quel gene che permetteva all’uomo di entrare nella rete e dirigere il lavoro delle macchine. Prima del diffondersi dell’epidemia l’assenza di questo gene veniva associata alla presenza di ospiti indesiderati che il sistema eliminava con l’ausilio delle “safeguards” (in sostanza dei robot killer); se ne deriva che con la cancellazione di questo gene tutti i componenti del genere umano venivano riconosciuti come elementi da eliminare.
“Blame!” comincia quando sono passati ormai molti anni da questa specie di apocalisse. Gli uomini sono organizzati in piccole comunità che hanno come unico obiettivo quello di procurarsi le risorse necessarie per sopravvivere senza restare vittime delle “safeguards”; apparentemente non ci sono contatti fra le varie comunità ma ognuna ignora l’esistenza delle altre. In particolare, l’anime racconta le vicende di una di queste comunità che, improvvisamente, entra in contatto con il misterioso Killy, un semiumano alla ricerca di qualcuno ancora in possesso del gene terminale della rete, al fine di usarlo per collegarsi in rete e fermare le macchine.

Devo dire che questo film, guardato in tarda serata con le luci spente (così come si dovrebbe sempre fare per i titoli cyberpunk), m’è piaciuto davvero tanto. Paradossalmente, però, il suo fascino non è legato molto alle vicende della comunità di cui si racconta la storia, ma a tutto ciò che ruota attorno ad essa e che, spesso, nemmeno si vede ma si intuisce soltanto. In particolare, la città che continua a crescere indiscriminatamente solo perché le macchine continuano a seguire un ordine avuto in un lontano passato, è un qualcosa che lascia a bocca aperta lo spettatore, diviso tra angoscia e ammirazione.
Se questa era la prima portata di un lungo pranzo allora posso dire che mi ha messo un grandissimo appetito. Speriamo che il cuoco decida di condividere con noi anche le altre portate e che non ci faccia aspettare troppo: il film ci ha sussurrato tante cose di cui vorremmo sapere molto di più. La storia del villaggio è interessante ma credo sia marginale rispetto alla “vera” storia di “Blade!”.
Quindi, dopo aver fatto gli elogi per la splendida grafica, per la colonna sonora e, udite udite, per l’ottimo doppiaggio italiano, non posso che dare un giudizio molto positivo su questo film che consiglio vivamente a tutti gli appassionati di cyberpunk, specie a coloro che sono stufi di sentire che le macchine diventeranno più intelligenti di noi.


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oberon

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Nel 1997 un giovane Tsutomu Nihei diede vita a BLAME!, un manga assai inusuale che si distinse subito per le sue atmosfere angoscianti ed opprimenti, gli scenari visionari ed evocativi ideati da un autore formatosi in realtà come architetto, e cresciuto a pane e cyberpunk.
Vent'anni dopo arriva questo film animato ad opera di Polygon Pictures, proiettato nelle sale giapponesi e contemporaneamente disponibile in tutto il mondo su Netflix (che ha in catalogo anche la serie anime di Knights of Sidonia).

Possiamo specificare subito che BLAME! è un prodotto indirizzato ad un pubblico ampio, e non solo alla storica nicchia di appassionati del brand. Infatti è tranquillamente fruibile anche da chi non ha mai letto il manga da cui è tratto (pubblicato in Italia da Planet Manga) o altre opere ad esso più o meno collegate, come le passate trasposizioni animate o il prequel Noise.

Il lungometraggio prende il via con un gruppo di esploratori, i pescatori degli elettrosilos, che si avventura in maniera concitata tra meandri congestionati da cavi e tubature, pareti interminabili e piattaforme fatiscenti che si affacciano su abissi insondabili.
Grazie a tale introduzione, ci faremo quindi da subito un’idea del contesto in cui si svolge la storia, questa struttura sterminata sviluppatasi su migliaia di livelli simili a decadenti dungeon futuristici, e dove faranno la loro comparsa entità come i costruttori (creature titaniche che continuano a edificare ed espandere in maniera incontrollata “la città”) e soprattutto le safeguard, esseri artificiali che perseguono il solo fine di terminare qualsiasi forma di vita.
E proprio quando le cose si mettono male per il gruppo di esploratori, compare il deus ex machina, Killy, protagonista armato di pistola a raggi gravitazionali (una tecnologia potentissima e ormai perduta).

Killy è una figura misteriosa che cela molto del proprio passato. Di lui sappiamo solo che è alla ricerca di esseri umani ancora in possesso del gene terminale della rete. Infatti si narra che millenni fa, prima del “contagio”, tutti nascessero con questo gene. Allora la città apparteneva ancora alle persone, e i costruttori e le safeguard obbedivano ad esse. Perdendo però il gene, gli esseri umani cominciarono ad essere sterminati dalle safeguard perché recepiti come degli intrusi.
Sarebbe perciò possibile assumere nuovamente il controllo della città, e dei suoi meccanismi di difesa, se si rientrasse in possesso del gene terminale della rete.

Il film rimaneggia la trama originale, pur senza stravolgerla o perderne la sostanza. Sadayuki Murai riadatta grosso modo i primi venti capitoli del manga (su 65) snellendo innanzitutto di molto la prima parentesi della storia originale, dove facevamo la conoscenza di un taciturno Killy che errava in solitaria in questo vasto mondo decadente, imbattendosi occasionalmente nelle mostruosità che lo infestano e negli ultimi insediamenti "umani" scampati agli eccidi delle safeguard.
Questo ritengo sia in parte un bene, perché riproporre pedissequamente i silenti e prolissi viaggi di Killy in un film, sarebbe risultato probabilmente ammorbante.

La sceneggiatura del film fonde poi assieme (in maniera molto efficace) due eventi che avvenivano in momenti narrativi distinti: anticipa l’incontro coi pescatori degli elettrosilos che originariamente aveva luogo molto più avanti, e lo rende complementare al ritrovamento del personaggio di Cibo (posticipato rispetto alla storia narrata nel manga).

Quello dei pescatori è un gruppo di sopravvissuti stanziati in un insediamento che stenta a sopravvivere per la carenza di cibo e risorse. E avventurarsi fuori dal perimetro sicuro è sempre pericoloso a causa delle letali e infide safeguard, che pare riescano persino ad assumere sembianze umane.
Cibo è invece una scienziata (quel che ne resta) che fu in grado di simulare e ricreare un surrogato del gene terminale della rete. Ma le cose finirono male prima che la sua squadra riuscisse a trovare un terminale di collegamento per entrare nella Netsfera, dove sarebbe stato possibile riportare la situazione alla normalità.

Riguardo "la confezione", c’è da ammettere che il film è davvero una goduria per gli occhi e la regia di Hiroyuki Seshita (che già conosciamo per l'anime di AJIN: Demi-Human) è ispirata e in linea con l’opera originale. Si gioca molto ovviamente con le scenografie, gli scorci mozzafiato, i piani prospettici e focali (ad esempio inquadrando un groviglio di cavi e tubi fuori fuoco in primissimo piano, e i personaggi che si muovono sullo sfondo).
Ottima la direzione artistica di Hiroshi Takiguchi: personalmente avrei dato per scontato il largo utilizzo di una tavolozza desaturata, e invece ben si ricorre a contrasti coloristici e percettivi, in quanto generalmente la palette è orientata più sui colori freddi (soprattutto nella prima parte del film), e si viene a creare così un forte e appariscente antagonismo timbrico con i rossi e gli arancioni magmatici delle esplosioni negli scontri. Mentre, ad esempio, le luci virano su un caldo ed accogliente ocra negli interni del villaggio dei pescatori.
La grafica è sontuosa; 2D e CG ben si integrano fra loro con un’impeccabile coerenza stilistica, gli effetti speciali non mancano ed anche i personaggi solitamente non sembrano troppo dei “pupazzetti semoventi", nonostante comunque non si attestino sullo stesso livello di eccellenza grafica dei fondali entro i quali si muovono.
In genere la natura inorganica, fredda e desolata del mondo di BLAME! è stata molto ben resa, quindi.

Venendo al sonoro, le musiche ben accompagnano i cambi di ritmo ed atmosfera. Anche il doppiaggio in italiano è meritevole e le voci molto calzanti coi personaggi. Questo non è un elemento da trascurare perché, contrariamente a quanto avveniva nel manga di Nihei che è in gran parte “muto”, qui si dialoga molto.

Ci sono però alcune note dolenti. Infatti è inevitabile constatare come il film di Blame! perda del tutto le componenti horror, splatter e, in parte, anche quella angosciante dell’opera originale, a favore di un'impostazione tendenzialmente action. Inoltre vi è una scarsissima varietà di nemici, in quanto il bestiario è stato estremamente semplificato: non vi è pressoché traccia delle mostruose aberrazioni in cui si imbatte Killy nel manga; compare praticamente un solo tipo di safeguard, più Sanakan come “boss finale”.
Sbiadisce anche quel senso di solitaria odissea attraverso i pericolosi e tetri livelli del mondo di BLAME!, in quanto il tutto viene essenzialmente circoscritto all'avamposto di sopravvissuti e al tema della lotta per la sopravvivenza.
Qui però si nota un’altra peculiarità del film, che non è necessariamente da considerare un difetto; e cioè il carattere corale che acquista quest’avventura, grazie alla presenza del gruppo di pescatori degli elettrosilos sui quali viene investito molto anche in termini di caratterizzazione. Essi infatti non sono qui solo delle anonime comparse, ma diventano veri e propri co-protagonisti.

Concludendo, sconsiglio di avvicinarsi a questo film aspettandosi una trasposizione fedele dell’opera di Nihei. Non lo è, e tutto sommato non era neanche necessario che lo fosse.
Il film di BLAME! ha molti dei pregi del manga originale, e addirittura li esalta e migliora sotto alcuni aspetti, non solo spettacolarizzandoli. Certo, nel contempo ne sacrifica qualcosa allo scopo di confezionare un prodotto che non risulti criptico, complesso o troppo articolato. Ne scaturisce quindi qualcosa di più semplice, immediato e potenzialmente fruibile da un pubblico mainstream.
Se questo sia un difetto, lo lascio giudicare allo spettatore. Anche perché il manga di BLAME! è già di suo un'opera che la si ama o la si odia, vista la sua estrema particolarità e assenza di compromessi. Questo film invece adotta un approccio del tutto differente.
Personalmente ritengo però che il risultato di questa operazione sia lodabile e, anzi, rilancio sperando che spiani la strada ad un paio di sequel. Infatti di materiale ce ne sarebbe per una trilogia almeno.


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Toshi92

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
"Blame!" è il manga più famoso del maestro Nihei, uscito alla fine degli anni '90. Diciamo che si colloca storicamente come epilogo di quel filone fantascientifico cyberpunk iniziato alla fine degli anni '80 con "Akira", "Alita", "Ghost in the Shell". Perché dico epilogo? Avete presente le tematiche principali del cyberpunk? L'espansione tecnologica che diventa sempre più opprimente per la società, la comparsa di intelligenze artificiali così perfette e simili all'uomo da mettere in dubbio il significato stesso della vita e dell'essere umano? Bene, nel manga di "Blame!" tutte queste tematiche vengono portate alle estreme conseguenze. Perché l'ambientazione di "Blame!" è un mondo ormai completamente coperto da quella che viene chiamata una mega-struttura, un'enorme città che ha inglobato la terra, composta da migliaia di livelli che si estendono in tutte le direzioni e in continua espansione grazie ai costruttori, macchine che continuano a costruire ormai senza obbedire ai comandi dell'uomo. E questo sconfinato mondo metallico è popolato da intelligenze artificiali di tutti i tipi, creature di silicio, costruttori, safeguard. Gli esseri umani diventano sempre più una razza in via di estinzione, i pochi villaggi rimasti sono costretti continuamente a scappare dalla minaccia delle safeguard, intelligenze artificiali un tempo costruite per proteggere l'uomo, a cui ora danno la caccia per epurare la società dagli scarti. Il protagonista della storia è Killy, un essere per metà umano che vaga da migliaia di anni in questo mondo desolato in cerca di umani in possesso del gene terminale di rete, un gene che permetterebbe agli uomini di riprendere il controllo sulle macchine.

Nonostante il grande successo che ebbe il manga, non si riuscì a creare una trasposizione animata valida per via anche della difficoltà della resa su schermo delle bellissime tavole di Nihei. Ma, finalmente, dopo quasi vent'anni, dopo il successo dell'anime tratto da un altro manga di Nihei ("Knights of Sidonia") la Polygon Pictures ha deciso di mettere mano all'universo di "Blame!" e dedicargli un film.

Iniziamo subito da un presupposto: nel manga di "Blame!" il protagonista assoluto è Killy, l'essere per metà umano di cui vi ho parlato nell'introduzione, un tipo cupo e solitario che non parla quasi mai, infatti nel fumetto ci sono pochissimi dialoghi. Lo stesso Nihei disse che "Blame!" essenzialmente era la storia di un uomo e il suo viaggio solitario quindi non c'era bisogno di molti dialoghi. Nel film si è deciso di fare un cambio di prospettiva: la storia è incentrata su un villaggio di umani che cerca di sopravvivere all'interno della mega-struttura all'attacco delle safeguard. Protagonista della storia è Zuru, una piccola ragazza del villaggio. E Killy, sebbene rimane il personaggio chiave, ci viene un po' presentato come l'eroe solitario e misterioso chiamato a salvare il villaggio. Infatti, nella scena iniziale del film vediamo la ragazza che ci racconta un po' la storia e poi la vediamo in una battuta di caccia per cercare del cibo, e qui farà il suo incontro con Killy. Questa scelta secondo me è dovuta a due fattori: da un lato, hanno dato alla storia un personaggio con cui lo spettatore può immedesimarsi, la giovane ragazza Zuru, che come noi si affaccia timidamente per la prima volta nel mondo di "Blame!" e nei suoi pericoli. Nel manga, Nihei aveva fatto una scelta diversa, quella di non dare nessun punto fermo al lettore, di farlo immergere in un mondo completamente spaesato. E capite che questa scelta in un film lo avrebbe reso meno digeribile ad un ampio pubblico. Due fattori dicevo, il secondo è che in questo modo possono raccontare una storia piuttosto lineare: villaggio in pericolo, l'arrivo di uno sconosciuto chiamato a risolvere la situazione. Detta così non vi ricorda molto la trama di un film western? O anche le storie di samurai, per rimanere in Giappone. Questa scelta indubbiamente premia, da un lato, perché la storia ha un buon ritmo e uno scontro con il nemico finale davvero ben fatto. Da un altro lato rende la storia un po' prevedibile e a tratti noiosa, soprattutto perché non ha personaggi davvero carismatici e poi perché ci sono troppi momenti di spiegoni.

Ma adesso passiamo alla questione più importante. Uno dei punti forti del manga erano sicuramente le ambientazioni, enormi strutture metalliche complesse, senza una logica, che giganteggiavano sui personaggi e davano al lettore un forte senso di oppressione e solitudine. Come è stato reso questo nel film? Qui vorrei fare un grandissimo applauso agli animatori, perché la resa grafica della mega-struttura è eccezionale: lunghi corridoi che portano ad edifici immensi realizzati benissimo e molto fedeli al manga. Sicuramente i fan di vecchia data apprezzeranno, ma anche tutti gli amanti della fantascienza. Unica pecca è il loro utilizzo, perché, nel fumetto, Killy si muoveva continuamente tra spazi angusti, corridoi strettissimi, enormi palazzi per poi cadere in ampi spazi vuoti, tutto questo mentre combatteva le varie creature metalliche che infestavano quei posti. I combattimenti nel film invece sono piuttosto statici, o meglio, non sfruttano al massimo l'ambiente circostante. Sebbene gli ambienti nel film sono ben curati, sono solo un paio, il villaggio degli uomini, il laboratorio e qualche corridoio in mezzo. La storia del film si concentra su una piccola parte del manga e rinuncia a mostrarci parecchi luoghi evocativi presenti in esso. Insomma, potrei definire questo film un assaggio di quello che ha da offrire il vasto universo narrativo e visivo di "Blame!".

Ultima nota: i personaggi. Anche qui sono rimasto abbastanza soddisfatto. Hanno lasciato a Killy la sua aurea misteriosa, il suo fascino da personaggio cupo e silenzioso. Dirà quattro battute in tutto il film, il suo carattere e la sua volontà li dimostrerà solo con i fatti. Anche Cibo rimane parecchio fedele al personaggio del fumetto, una brillante scienziata in grado di adattarsi a tutte le situazioni che sembra l'unica in grado di capire Killy. Ottima anche la riuscita grafica del nemico principale Sanakan, anche se qui il suo ruolo è un po' marginale. Note di demerito forse per i membri del villaggio, tutti un po' piatti e anonimi, a partire anche dalla protagonista Zuru. E, altra piccola nota di demerito, nel manga ci sono una gran varietà di esseri che incontra Killy, mentre nel film ci fanno vedere solo safeguard tutte uguali e umani, e ci fanno a malapena intravedere un costruttore e un'autorità.

Per concludere,quindi, il mio giudizio è abbastanza positivo. Come ho detto sopra, questo film è un po' un assaggio di quello che potrebbe offrire il manga di "Blame!". Spero vivamente che facciano dei sequel, che questo film fosse solo una prova per farci capire che sono in grado di ricreare l'universo visivo di Nihei e che nei prossimi film ce ne mostreranno tutto il potenziale. Ma queste per adesso sono solo speranze personali.