Peng e i due anatroccoli

Giovane maschio di oca migratoria, insopportabile nella sua spocchia, nel suo egoismo e nella mancanza di comprensione, si trova all'improvviso appiedato e separato dallo stormo.
Lo "stratagemma" adottato dagli sceneggiatori per tenere lontani i predatori è quello di farlo migrare a piedi, in compagnia di due anatroccoli orfani. I predatori sarebbero fuori combattimento, certo, perché morirebbero dal ridere.

Sarebbe stato bello veder sviluppare questa incongruenza per una gag, purtroppo il film si prende fin troppo sul serio nelle sue strizzatine d'occhio al pubblico dei giovanissimi. Alcune gag sono realizzate in modo tale che non si capiscano, oppure non sono divertenti.
Situazioni fondamentali (il mostro, il primo volo) non sono animate né spiegate, solo suggerite.
I colori nell'ombra sono troppo scuri e non si capisce bene cosa succede, anche per la predilezione del regista per gli inseguimenti.
Il gatto selvatico con sdoppiamento di personalità (!) prende come un affronto che Peng gli sia sfuggito, ne segue le tracce per vendicarsi, ma, incontrando le galline, non le mangia. Durante il viaggio, anche questo schizofrenico nemico dovrà sostentarsi... di cosa vive?

I personaggi sono indistruttibili al limite del ridicolo. Le canzoni sono invadenti e incomprensibili, perché si confondono con dialoghi e suoni.

"Peng e i due anatroccoli" contiene tante di quelle citazioni che passa quasi per essere originale. È un film da bambini, ma, se volete bene ai vostri figli, per favore non fateglielo vedere! Piuttosto recuperate "Il meraviglioso viaggio del piccolo Nils": vale dieci volte Peng.