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kirk

Episodi visti: 4/4 --- Voto 6,5
Era il 1974 quando Leiji Matsumoto inventa la sua serie che preferivo di più quando ero bambino, e la prima delle sue serie di successo, “La corazzata spaziale Yamato”; tre anni dopo (nel 1977) escono dalle sue mani “Capitan Harlock” e “Galaxy Express 999”, l’anno successivo è l’anno di “Queen Emeraldas”, il 1980 appartiene al manga de “La regina dei mille anni”.
Diciamolo subito, le altre serie da me citate sono presto arrivate in TV: io ricordo benissimo di averle viste tutte e quattro sulle reti italiane, mentre “Queen Emeraldas” fu forse considerata una storia meno interessante, probabilmente eclissata dalla storia di “Capitan Harlock” - in fondo sono tutte e due pirati spaziali... Finalmente, nel 1998, ci si decide a proporre anche quest’opera come anime, e si svilupparono quattro OAV di mezz’ora ciascuno.

Il primo è bruttino, ma incontriamo i principali personaggi della serie, Emeraldas e Hiroshi Umino, un ragazzino coraggioso e sognatore, che probabilmente è il vero protagonista di questi OAV, in quanto senza di lui la storia non andrebbe avanti. Man mano la storia migliora, ma io devo ammettere di non conoscere tutto l’universo di Matsumoto, e quindi non so per cosa combattono i droidi (sono collegati con gli uomini-robot di “Galaxy Express 999”?), i quali qui sembra vogliano solo uccidere... come i pirati cattivi incontrati nei primi due episodi: pensavo che l’epoca dei cattivi senza carattere ma solo sete di sangue fosse finita da un pezzo! In una serie di circa due ore non chiedo di sprecare troppo tempo in spiegazioni, ma due minuti!
Finite le lamentele, devo dire che le animazioni mi sono piaciute, tranne magari quando è entrata in scena la nave spaziale di Emeraldas: tra l’altro una nave in grado di distruggere da sola intere flotte nemiche... anche questa mi sembra una scelta narrativa azzardata, ma, facendomi storcere il naso, ci può stare.
Belle le sigle.

Per quanto riguarda la visione di questa serie, ho trovato i primi due episodi credo nella versione doppiata di Dynamic (o Dynit), mentre il tre e il quattro sottotitolati: probabilmente il lavoro su questi due lo ha fatto un amatore, ma il sito dove li ho guardati è legale.


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AkiraSakura

Episodi visti: 4/4 --- Voto 5
Spesso capita che anche i migliori gruppi rock vadano in secca creativa e, per poter campare di mestiere, incomincino a sfornare una serie di album tutti uguali, pieni di canzoni scadenti e ben lontane dalle gloriose hit che li portarono al successo. Questi brani di solito sono un riciclaggio degli arrangiamenti e delle sonorità vincenti che hanno fatto la storia, negli anni d'oro della musica.
La stessa cosa succede con Leiji Matsumoto, che quando realizzò "Queen Emeraldas", aveva già giocato tutte le sue carte migliori. Il suo periodo di massima ispirazione copre, infatti, gli anni dal '74 all' '82, in cui videro luce la prima serie di "Capitan Harlock", "Galaxy Express 999", "Star Blazers" e "Queen Millennia".

"Queen Emeraldas" propone quindi una versione abbastanza scadente, e troppo condensata, dei soliti "quattro accordi" che portarono il regista al successo: la piratessa misteriosa, palese clone di Harlock, il ragazzino dagli occhietti vispi, povero e sfigato, gemello del Tetsuro di "Galaxy Express 999" e del Tori Amamori di "Queen Millennia", l'immancabile regina cattiva, brutta copia dell'affascinante regina Raflesia di "Capitan Harlock" e della malvagia Andromeda Prometium di "Galaxy Express 999".

Le quattro opere magne di Matsumoto presentavano dei profondi dialoghi ed un ineguagliabile romanticismo velato di mistero, fattori completamente assenti in "Queen Emeraldas", che si rivela una sorta di monotona brutta copia di "Capitan Harlock". Qualche combattimento all'arma bianca quà e là e un po' di pessima CG non contribuiscono di certo a coprire la totale assenza di contenuti di quest'opera.

Il comparto tecnico è mediocre, la caratterizzazione dei personaggi inesistente: i soliti cattivi tout court, la solita protagonista invincibile e il solito ragazzotto stereotipato. Questa cosa mi ha fatto molto intristire, in quanto il punto di forza dei capolavori di Matsumoto era proprio lo spessore dei personaggi.
Con molta tristezza non posso fare meno di bocciare questa serie di OAV firmata da un Leiji Matsumoto ormai a corto di idee ed inventiva.