logo AnimeClick.it


Tutte 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10


 2
Evangelion0189

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
"È la pace che stiamo cercando di proteggere? Che cosa significa la parola 'pace' per il nostro paese, per la nostra città? E per noi? L'impegno e la passione con cui il Giappone ha combattuto la guerra ci hanno portato alla sconfitta di Hiroshima, poi sono arrivati gli americani con le armi nucleari, la Guerra Fredda, la guerra di Hollywood a colpi di chewing-gum, mentre in molte parti del mondo si combatte ancora con i proiettili. Guerre civili, sofferenza, miseria, morte. Il nostro è un paese ricco, ma su cosa basa la nostra ricchezza? Sul sangue delle vittime cadute durante la guerra. Sono loro i pilastri della nostra pace. Noi oggi scegliamo l'indifferenza così come i nostri genitori scelsero la guerra. Il prezzo per la nostra pace e prosperità lo pagano paesi che si trovano a una debita distanza e di cui abbiamo imparato molto bene a ignorare le sofferenze."

In seguito alla cocente delusione riguardante la visione del primo film di Patlabor, c'è voluto del tempo affinché mi convincessi a guardare il secondo: temevo che anche questa pellicola fosse insipida come la precedente, e invece è stato bello scoprire che mi sbagliavo su tutta la linea, come dimostrano le citazioni di un discorso straordinariamente lucido e concreto con le quali ho deciso di suddividere la presente recensione. Distribuito nei cinema nipponici nel 1993, Patlabor 2 - Il film è il secondo lungometraggio che cavalca l'onda del successo del manga e della serie animata dedicati ai mecha Patlabor nati dalla progettazione congiunta delle menti del gruppo Headgear. Quest'ultimo comprende, tra gli altri, anche il regista del film in questione, ossia il grande Mamoru Oshii, all'epoca già autore del lungometraggio animato Tenshi no Tamago e di alcuni media relativi alla sua famosa Kerberos Saga. Se il primo film di Patlabor era principalmente incentrato sulla pericolosa possibilità che un virus informatico possa scatenare un vero e proprio putiferio nell'ambito dei corpi di polizia, Patlabor 2 è invece il massimo risultato raggiunto dall'animazione nipponica sul tema del terrorismo. Vediamo perché cominciando con qualche accenno alla trama.

Abbandonato dalle autorità durante una missione ONU in Cambogia, il militare membro delle Forze di difesa giapponesi, tale Yukihito Tsuge, riesce comunque a sopravvivere e decide di vendicarsi progettando per anni un attacco terroristico alla città di Tokyo. A seguito di un misterioso incidente che coinvolge uno dei ponti più trafficati della città, una squadra di agenti, comprendente una vecchia amica e fiamma di Tsuge, Shinobu Nagumo, è incaricata di scoprire il vero scopo del criminale al fine di prevenire la tragedia e arginare il più possibile i danni. Nello stesso tempo, però, qualcuno fa il doppio gioco e la città, effettivamente messa in ginocchio da un complotto politico e dai disordini successivi agli attacchi, si trova sull'orlo di una catastrofe dalla quale potrebbe non riprendersi mai più...

Sebbene a una prima lettura la sinossi appaia abbastanza semplice nei suoi caratteri essenziali, in realtà il film si presenta allo spettatore in tutta la sua complessità concettuale e formale, forte in primo luogo di personaggi intriganti (soprattutto la malinconica Nagumo e il viscido Arakawa) e, in secondo luogo, della granitica sceneggiatura curata da Itō Kazunori e densa di spunti di riflessione sulla guerra e sull'atteggiamento dei governi costretti ad affrontare una grave crisi. Dietro a questa prima produzione della Production I.G., che dunque sembrava già promettere benissimo, la sapiente mano di Oshii si palesa in ogni fotogramma, come conferma ulteriormente l'eccellente comparto tecnico che va a sommarsi al già ricco quadro illustrato finora: il character design realistico di Masami Yuki e Akemi Takada è coadiuvato da animazioni all'altezza della situazione. Inoltre, le scene di preparazione della città a eventuali nuovi attacchi terroristici lasciano davvero a bocca aperta in termini di realismo visivo. In un certo senso, la presenza dei mecha Patlabor passa in secondo piano e per un po' quasi ci si dimentica di trovarsi di fronte a un thriller fantascientifico: all'epoca della stesura del soggetto, la fine degli anni Novanta rappresentava un futuro imminente, eppure sembra di trovarsi di fronte a un poliziesco d'ambientazione post-11 Settembre. Per finire, le musiche di Kenji Kawai, l'acclamato compositore che di lì a due anni avrebbe reso immortale la colonna sonora di Ghost in the Shell, conferiscono all'atmosfera del film un'aria decadente perfettamente in linea con il tema trattato.

"Tuttavia mi sembra che il confine tra una guerra giusta e una pace ingiusta sia labile; se una guerra giusta è una menzogna, si può forse dire che una pace ingiusta non lo sia? Ci dicono che c'è la 'pace', ma basta guardarsi intorno per accorgersi che non possiamo credere a quello che ci viene detto. Alla fine tutte le guerre terminano con una cosiddetta pace, e ogni cosiddetta pace contiene i semi di un'altra guerra. È solo una questione tempo: basta aspettare che la dura realtà della guerra spazzi via l'illusione che l'assenza di guerra equivalga alla pace. E allora le chiedo di nuovo: che cosa cerchiamo di proteggere?"

L'edizione italiana di Patlabor 2 è stata prima distribuita in VHS dalla Manga Video e poi in DVD dalla DeAgostini quasi dieci anni fa. Inutile dire che entrambe le versioni sono oggi in pratica irreperibili, se non nel mercato dell'usato, pertanto non mi dispiacerebbe affatto se la Yamato Video o la Dynit ripubblicassero il film in DVD e Blu-ray. Dal canto suo l'adattamento nostrano, affidato ai bravi doppiatori della scuola milanese (tra i tanti, mi vengono in mente Raffaele Fallica e Claudio Moneta), ricalca quello inglese, con la conseguente alterazione di alcuni dialoghi rispetto all'originale. Nulla di particolarmente traumatico, per fortuna. Si percepisce che il film sia solo una finestra su un mondo più vasto, quello creato dal gruppo Headgear, e costituito da diversi prodotti animati. Chissà, magari in futuro riuscirò a recuperare gli OAV e la serie originale di Patlabor, contribuendo a completare il quadro d'insieme, ma per il momento mi ritengo soddisfatto così: Patlabor 2 è un ottimo film, un lungometraggio profondo e piuttosto impegnativo che richiede una concentrazione non indifferente da parte dello spettatore. Se però siete alla ricerca di una storia che non sia mero intrattenimento e che con i suoi temi e il suo realismo sappia lasciarvi qualcosa dentro, allora dategli senz'altro una possibilità. Otto e mezzo senza tentennamenti.

"Chiunque ormai è portato a sentirsi Dio: chiuso nell'immenso universo della propria mente, onnipresente, onnisciente, tuttavia impotente al di fuori dei confini della sua testa. Gli uomini cercheranno di fare anche quello che Dio non può. A meno che... a meno che non li fermiamo. Dobbiamo assolutamente fermarli. È nostro dovere."


 3
Texhnolyze

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Un'opera immensa uscita dalla mente di Mamoru Oshii, sì, questo è "Patlabor 2: The Movie".
Spesso i fan del brand si sentono presi in giro o addirittura "disconoscono" questo film, perché è totalmente diverso dall'opera originale, sia anime che manga. Infatti il vero protagonista è Goto e non più Izumi o Shinoara. Quando dicono che il vero "Patlabor" non è questo hanno ragione, ma il vero "Patlabor" non è un capolavoro, mentre "Patlabor 2" lo è!
Quindi Oshii, abbandonando ogni mood e stilema tipico di "Patlabor" fino a quel momento, tira fuori un film importantissimo per la sua poetica. Questo rappresenta una delle basi evolutive della poetica di Oshii successive a "Lamù-Beatiful Dreamer", il suo primo capolavoro. Non a caso "The Sky Crawlers" rappresenta la somma di due opere oshiiane, "Patlabor 2" e "Ghost in the Shell", dove troviamo una finta guerra con annesse speculazioni sul reale e virtuale/digitale (in pratica televisiva, un teatro). Se in "Ghost in the Shell" si parla della dicotomia reale-virtuale, qui in "Patlabor 2" Oshii affronta la sottile differenza tra finta pace e finta guerra: sono la stessa cosa, perché entrambe porteranno all'eterno ciclo guerra-finta pace/finta guerra-guerra in cui l'essere umano sembra inscritto. "La guerra è una conseguenza di una finta pace, ma un pace basata sull'inganno contiene già i semi di un'altra guerra che scoppierà non appena questi saranno fioriti."

Per tutto il film si ha la sensazione che sta per succedere qualcosa, e la paura del rischio penetra la nostra mente come succedeva durante la Guerra Fredda oppure durante "la Guerra Mondiale nascosta" in Bosnia, a cui sicuramente Oshii fa riferimento.
Gli uccelli simboleggiano lo spettatore, ma anche i personaggi del film, perché è risaputo che quando sta per succedere qualcosa di pericoloso gli animali lo avvertono prima; ma gli uccelli non scappano via, sono sempre lì, anzi accompagnano l'elicottero e il dirigibile nel volo, e questo vuol significare che nemmeno loro sanno cosa sta per accadere, proprio come noi. Oshii sfrutterà questa unione uccello-elicottero anche in "Seraphim 266613336 Wings" assieme a Kon, lo stesso Satoshi Kon che è qui presente in uno dei suoi primi lavori in animazione come layout, un annetto dopo. Volevo arrivare a dire che l'autorialità di Oshii è qui riconoscibilissima, infatti lui usa tratti registici tipici del suo operato passato e futuro, come i lunghi silenzi e le inquadrature statiche, la classica inquadratura dall'alto nell'ascensore, l'uso di grandangoli e anche inquadrature grandangolari facciali, tipiche anche del già citato "The Sky Crawlers". Oshii dà nuovamente libero sfogo al suo estro, raggiungendo, o forse già l'aveva raggiunto con "Tenshi no Tamago", un virtuosismo registico elevatissimo. Chi non rimane pietrificato dalla scena in cui Arakawa e Goto discutono sulla finta pace con le voci fuori campo oppure la lunga scena fatta di silenzi che dà inizio a questa "guerra", mentre l'elicottero si specchia nei grattacieli? Per non parlare dell'uso della steady camera quando mostrano al PC il lotto 18. Una regia che sovrasta tutto il resto, lo maschera. Allo stesso modo si può parlare di Tsuge, il terrorista, dato che secondo Goto queste azioni sono il frutto "di un terrorismo mascherato da colpo di Stato". Il tutto si svolge in una situazione politica e militare fatta di finzione, dove i rappresentanti sono corrotti e le informazioni mediatiche creano sono confusione, portando la realtà in un abisso dove a quel punto sarebbe difficile uscirne, ma una delle persone illuminate di questo film, Shinobu - colei che viaggia nella realtà, non come gli uomini "che cercano di fare ciò che non può nemmeno Dio", presente nella mente di ogni umano, sfociando quindi nell'irrazionalità o irreale - si autoproclama fuori dalla corruzione nella conferenza con la seguente frase: "Il cancro ha raggiunto i vertici". Oshii rappresenta il terrorista, "colui che sta mettendo in scena una specie di recita, una rappresentazione in cui è produttore, sceneggiatore e protagonista"; protagonista, proprio così, nel senso che la sua regia oscura tutto il resto, e con questo non voglio dire che la brillante e complessa sceneggiatura di Ito non sia ottima, oppure il design e le musiche, ma Oshii sa bene che in un film ciò che conta è la regia. Però non importa quanto costi il primo piatto, in un ristorante pagherai anche il contorno e le bibite, per questo motivo parlerò in poche righe degli altri aspetti.

Kenji Kawaii non è un grande compositore, ma un grande "accompagnatore", le sue musiche sono adatte e funzionali in ogni momento al lavoro svolto da Oshii, ecco perché è diventato un fedele compagno di Mamoru...
Sul character design e animazioni c'è poco da dire, sono vicinissime al top dell'animazione tradizionale, che sarà raggiunto due anni dopo con "Ghost in the Shell". Esse donano quel realismo e dettaglio eccezionale utile all'opera.

<b>Attenzione: questa parte contiene spoiler</b>

Prima del finale si ritorna al discorso sulla finzione, quando il dirigibile che fa da esca, avente un gas finto, instilla ora la paura di un eventuale attacco, perché a quel punto ti chiedi se ci sia davvero qualcosa nell'altro dirigibile: è un chiaro riferimento alla paura della bomba, ma come diceva il Dr. Stranamore, "impara ad amarla!".
Il film si chiude con lo sventato attentato grazie alla sezione nove - ehm, seconda sezione - e la cattura di Tsuge per mano di Shinobu con tanto di ri-prova che lei è quella con i piedi per terra.
"La città vista da qui sembra uno scenario irreale, non trovi? No, non posso dimenticare che è abitata...", mentre lui alla fine si affida a Dio, quello vero (non mentale), lasciando la sua ultima speranza al destino. Ci sarebbe anche qualcosa da dire sui giovani entusiasti descritti da Goto come chiaro riferimento al post guerra, ma basta così. La scena finale con il dirigibile con su scritto "Ultima Ratio" non poteva essere più azzeccata.

<b>Fine parte contenente spoiler</b>

Il voto sarebbe 9.5, che arrotondo per eccesso.


 2
God87

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Prodotto ingannevole, "Patlabor 2", bugiardo, perché lontanissimo, distante anni luce, per ritmo e atmosfere, dall'opera originale di Masami Yuki che vorrebbe celebrare. Ma anche capolavoro inattaccabile, il miglior Oshii di sempre, storica opera prima di Production I.G, che appena staccatasi da Tatsunoko entra nel firmamento e sconvolge l'industria d'animazione, e ultima di Headgear (che si scioglierà subito dopo). Un cupo, ostico thriller politico, dove la sinergia tra la regia di Oshii e le sceneggiature impeccabili di Ito trova risultato indimenticabile. Non un film per tutti però, che anzi, clamorosamente, potrebbe indispettire i veri fan di Patlabor perché eccessivo.

Eccessivo per il rigore registico, autoriale all'impossibile: maestria nel trasmettere profondità e stati d'animo dei personaggi con intensi primi piani, suggestiva fotografia e uso creativo delle luci, ma il film è lungo, molto, e la proverbiale lentezza insita nella regia di Oshii, unita all'estrema complessità della trama, rendono corposa come non mai la visione, anche pesante. La storia, lungi dall'essere lineare come sembra, è data da indagini che contemplano infinite macchinazioni politiche basate su politica interna, politica estera, complotti possibili e non possibili e doppiogiochisti, e non mancano neppure riflessioni filosofiche sul significato della guerra e della pace. La trama è intrigante, dai suggestivi momenti lirici (il facia a faccia tra Shinobu e Tsuge), con un credibile, perfetto reparto dialogico, ma ardua da capire, e più di qualcuno potrebbe non farcela anche per la regia lenta e asettica.

Prezzo da pagare per una sceneggiatura così seria e impegnata è, riallacciandosi in apertura, l'assoluta marginalità con cui sono trattati gli eroi della Seconda Sezione che tanto abbiamo imparato ad amare. Allo stato pratico, mostrati a inizio film per farci sapere che ne è stato di loro, poi spariscono dalle scene (protagonisti assoluti della vicenda sono capitano Goto e Shinobu) e riappaiono velocemente nello scontro finale, gli unici 10 minuti in cui vedremo in azione i Labor. L'ironia e l'umorismo sono azzerati, rimpiazzati dalla colonna sonora tesissima di Kawai e dalla serietà della trama, e zero approfondimento delle vite dei nostri beniamini: sapremo ben poco di come si trovano con il loro nuovo lavoro e di come sono proseguite alcune relazioni sentimentali. Peccato, perché "Patlabor 2" è il vero epilogo della saga, e non sarebbe spiaciuto vedere qualcosa di importante per l'occasione - qualche morte, un matrimonio, un grande colpo di scena... qualsiasi cosa.

In compenso, dire che le ambizioni di Ito trovano degna messa in scena vuol dire essere riduttivi: se "Patlabor 2" è entrato nella storia non è solo per la sceneggiatura impeccabile e la miglior regia di Oshii, ma anche per una realizzazione tecnica sopraffina a cura di Production I.G, che sforna il meglio del meglio di quello che si poteva realizzare nei primi anni '90. Alla distanza di soli due anni, Gundam 0083 trova un capolavoro di animazione tradizionale al suo livello: dall'opera Sunrise ritroviamo Hajime Katoki e Shoji Kawamori che replicano, insieme al veterano Izubuchi, un mecha design di realismo estremo, del livello che si vedono fili e giunture flettere e muoversi nelle scene in movimento e si avverte la sporcizia dei robot guardando le loro incrostature date dall'olio. Stupefacente spettacolo visivo, a cui dà voce una fluidità straordinaria delle animazioni, poca (primitiva) CG usata in modo eccelso e un un nuovo restyling del tratto della Takada che, ancor più che nel precedente lungometraggio, perde ogni residuo di deliziosa semplicità per trovare marcati, realistici tratti asiatici nei volti dei personaggi.

"Patlabor 2" è un film incredibile che non finisce neanche oggi di stupire per bellezza estetica e narrativa, ma rimane un rammarico, e non piccolo: che per molti, sedicenti animefan questo bellissimo lungometraggio sarà liquidato, con superficialità, come "la miglior incarnazione di Patlabor", "l'unica da guardare", e magari se ne sbatteranno che prima di questo c'erano una bella serie televisiva e una memorabile serie OVA che esprimevano per davvero il mondo ideato da Masami Yuki, quello di irresistibile slice of life che portava a sentire quasi di famiglia i personaggi della Seconda Sezione che, qui, è come se non esistessero. Poveretti, non sanno cosa si sono persi.

hallymay

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Prendere un'opera mainstream e ricavarne fuori qualcosa di completamente diverso e inaspettato: Mamoru Oshii non è nuovo a questo giochetto. Ci aveva già provato con Lamù - Beautiful Dreamer, un film che prende una delle serie più demenziali di sempre e la trasforma in un cervellotico viaggio onirico, con buona pace della sua autrice Rumiko Takahashi e dei suoi fan, i quali non hanno mai amato quella fin troppo libera interpretazione del manga.
Lo stesso è accaduto con questo film di Patlabor. Con Patlabor 2 infatti Oshii prende uno dei brand più famosi degli anime e lo rivolta come un calzino, consegnandoci però questa volta non un'opera controversa, ma il suo primo autentico capolavoro.

La storia del film parte dalla vicenda di Yukihito Tsuge, ex poliziotto pilota di labor (i robot che nell'ipotetico futuro di Patlabor affiancano gli uomini in ogni tipo di attività, lecite e illecite), impegnato nelle forze di pace per conto dell'ONU in un non specificato teatro di guerra nel Sud Est asiatico. Abbandonato al suo destino durante un'imboscata della guerriglia, si dà alla macchia e decide di vendicarsi. Ordisce un gigantesco complotto che porterà esercito e polizia giapponesi sull'orlo dello scontro armato, deciso a mettere la società giapponese di fronte alla realtà della guerra civile. A sbrogliare la matassa ci penseranno gli uomini della squadra Patlabor.
Perché dico che in questo film l'intera serie di Patlabor è stata rivoltata come un calzino? Perché per sostenere una trama di questo spessore non si poteva certo mantenere l'atmosfera scanzonata e giocosa che avevano la serie tv o gli OAV. Con questo film infatti Mamoru Oshii esprime per la prima volta tutti i canoni estetici e narrativi che da qui in poi saranno presenti in tutte le sue opere: lunghi silenzi, dialoghi complessi, tempi dilatati, trame difficili e cariche di denuncia politica che fanno da sfondo a una dettagliatissima introspezione dei personaggi.

Quindi niente siparietti comici, niente faccette caricaturali, niente scene di azione forsennata: addirittura il cast si trova stravolto in questo film. I tanti membri della celebre sezione robotizzata praticamente non si vedono e i protagonisti storici, come Noa Izumi o Asuma Shinoara, vengono relegati a piccole apparizioni. Tutta l'attenzione è concentrata sui due capitani, Goto e Shinobu. Quest'ultima, che è sempre stato un personaggio quasi secondario, in Patlabor 2 è praticamente la protagonista assoluta. Oshii infatti la rende l'archetipo di tutti i successivi protagonisti dei suoi film: seria, taciturna e tormentata. Tutto questo perché la poliziotta è legata non solo professionalmente, ma anche personalmente a questo caso, e nella sua lotta contro il tempo per evitare la catastrofe dovrà mettere a dura prova ciò che amava e ciò in cui credeva. Il film infatti è una dichiarata denuncia contro la finta pace di paesi sviluppati come il Giappone, che basano il loro benessere sullo sfruttamento bieco di tante altre nazioni le cui contraddizioni diventano così forti da sfociare in guerre fratricide. Guerre che impazzano nell'indifferenza e nell'incapacità degli organi internazionali. Essendo un film del 1993 è chiaro il riferimento agli eventi del periodo: chi non ricorda i caschi blu dell'ONU inermi a Sarajevo? Anzi, certi eventi arriva addirittura a prevederli: la vicenda di Yukihito Tsuge non ricorda quella dei caschi blu in Rwanda nel 1994?

Dal punto di vista tecnico Patlabor 2 è strabiliante: anche se ormai ha quasi venti anni sul groppone, è ancora un immenso piacere per gli occhi vedere la qualità immensa delle animazioni, la cura maniacale dei dettagli di sfondo e il character design iperrealistico. Senza contare poi la bellezza delle musiche. Mamoru Oshii ha sempre detto che metà del successo dei suoi film è dovuto alle colonne sonore del suo compositore di fiducia, Kenji Kawaii. D'altronde in film così introspettivi e serrati l'atmosfera è tutto. La musica di sottofondo fa quasi le veci dei dialoghi, e in questo Patlabor 2 è quasi il caso di scuola.
Insomma, Patlabor 2 è un film praticamente perfetto che ha dato finalmente la giusta ribalta a Oshii prima della consacrazione definitiva avvenuta con Ghost in the Shell, personalmente l'unico anime che trovo migliore di questo nella filmografia del regista giapponese.
Da vedere, da consigliare, da amare: bellissimo.