Dance Dance Danseur
"E coloro che furono visti danzare furono giudicati folli da coloro che non potevano sentire la musica".
Inizio citando un classico aforisma attribuito a F. Nietzsche che per puro caso è coerente con il tema della serie in recensione per riassumere l'impressione sostanziale che mi ha suscitato la visione di "Dance dance danseur", serie anime di 11 episodi prodotta dallo Studio Mappa e trasmessa nella stagione primaverile del 2022.
La serie traspone abbastanza fedelmente i primi 51 capitoli del ponderoso manga del 2015 di George Asakura, che al momento della recensione è ancora in corso e ha raggiunto i 200 capitoli.
Se dal punto di vista tecnico/realizzativo/visivo non nutrivo grossi dubbi circa la qualità dell'opera, atteso che è stata prodotta da uno studio che si è contraddistinto per opere di grande impatto visivo e anche emotivo, ero curioso di capire come sarebbe stato affrontato un tema che ad oggi non mi era ancora capitato di affrontare nell’animazione giapponese che ho visto: il balletto classico.
Nel passato recente ho visto "Welcome to the ballroom" (avente ad oggetto il ballo da sala) e "Yuri on ice" (pattinaggio su ghiaccio), e sto seguendo "Wandance" (serie della stagione autunnale 2025 a tema ballo moderno), senza contare che dal punto di vista della musica classica le serie e i film dedicati sono talmente tanti che citandone solo quelli che ho visto, farei un torto a tutti quelli esclusi. Documentandomi un po', scopro che solo nel 2002 era stata trasmessa una serie "Princess Tutu" che ha come leit motiv il balletto. Tuttavia, la trama non è dedicata al ballet tout court ma la danza classica è utilizzata in modo metaforico nell'ambito di una storia dai connotati fantasy/fiabeschi in cui la protagonista, trasformandosi in una ballerina, cura con la sua danza le persone che soffrono.
"Dance dance danseur" invece e a prima vista potrebbe essere confuso con il classico anime spokon: il protagonista Junpei è un adolescente delle scuole medie che fin da bambino è rimasto letteralmente folgorato dalla danza classica dopo aver assistito a un balletto ma che è costretto a reprimere la sua passione per un insieme di circostanze familiari (la morte del padre, le aspettative di crescita e carriera da adulto), convenzioni sociali (la danza classica è ritenuta poco virile e anche poco o per nulla coerente con la cultura giapponese). Il sacro fuoco resta sopito fino a quando una compagna di scuola Miyako vedendolo saltare con grazia e capacità a scuola capisce che Junpei conosce dei rudimenti dei passi di danza e lo convince a seguirlo alla scuola di danza classica della madre Chizuru Godai dove inizierà un percorso di crescita non solo nell'acquisizione delle tecniche di base della danza ma anche di maturazione e crescita personale.
Nella trama si aggiungono i classici elementi della parte romance e del passato tormentato e doloroso dell'altro protagonista della serie, Luou, cugino di Miyako, che a differenza di Junpei è un ragazzino dotato di grandissima tecnica e capacità nella danza classica, frutto di anni di allenamenti e sacrifici per raggiungere le capacità e la grazia che riesce a dimostrare durante le lezioni che frequenta anche Junpei. Proprio Luou riesce a riaccendere in Junpei la passione sopita per la danza e tra i due nasce un rapporto complesso connotato da un mix di rivalità, ammirazione, amicizia e tensione amorosa per Miyako che intrecciandosi rendono le loro interazioni dinamiche il cuore della serie.
Il trait d'union della serie è rappresentato dal balletto "Il lago dei cigni" di Tchaikovsky, che in modo metaforico rappresenta in un certo senso il significato della serie.
"Dance dance danseur", riesce pur con dei limiti di eccessiva melodrammaticità e forzatura a offrire degli spunti di riflessione non banali sul significato di esprimersi liberamente attraverso il perseguimento delle proprie passioni ed aspirazioni, sul peso delle aspettative sociali e familiari, e sul conflitto tra libertà e disciplina.
Il balletto de "Il lago dei cigni" è stato liberamente interpretato per immedesimare Junpei nell'interpretazione del principe Sigfried, Miyako di Odette/Odile e Luou del mago Rothbart, rappresentando in modo anche in modo un po' forzato la loro natura reale, l'elaborazione dei loro tormenti e il loro superamento anche al caro prezzo di compiere una scelta dolorosa e catartica. In altre parole la "genialata" o, per scrivere meglio, il pregio di chi ha scritto la storia di "Dance dance danseur" risiede proprio nell'essere riuscito a creare questo parallelismo tra l'interpretazione dell'opera da parte dei ballerini e le loro questioni irrisolte personali in un contesto in cui Junpei e Luou devono affrontare un percorso contro i pregiudizi familiari (seguire le c.d. "orme di un genitore"), sociali (la "mascolinità tossica") e di regole (come la rigida disciplina nella danza) per riuscire ad essere "se stessi", mentre per Miyako la questione è uscire dalla sua eterna indecisione tra essere Odette o Odile e compiere una scelta tra Sigfried-Junpei e Rothbart-Luou.
A livello strettamente personale, Junpei e Luou seguono un percorso che simboleggia il contrasto tra la libertà individuale e la rigidità delle convenzioni sociali e delle regole, dove chi osa pensare ed essere "diverso" viene visto con sospetto. Se coloro che "non possono sentire la musica" dei "diversi" sono quelli che sono legati alla tradizione, alla conformità e che non riescono ad apprezzare o comprendere prospettive diverse dalla propria, Junpei e Luou sembrano voler esprimere proprio l'idea che l'autenticità e il coraggio di pensare in modo indipendente possa diventare anche una metafora potente per cambiare la visione di se stessi e quella che gli altri hanno di loro. Un percorso di comprensione che, ovviamente, parte prima da se stessi per poi essere trasmesso agli altri.
La danza classica diventa per loro una metafora di identità in cui Junpei incarna l’istinto e la spontaneità, mentre Luou rappresenta la tecnica e la disciplina. La loro apparente contrapposizione è un po' la rappresentazione dello yin e yang per la quale la danza, è proprio una dualità tra libertà e regola, tra emozione e forma per portare la danza ad una rappresentazione dell’anima di chi la interpreta.
In questo senso lo Studio Mappa ha svolto un lavoro egregio a livello tecnico e le sequenze di danza non sono mai un mero esercizio tecnico ma vengono rappresentate come una serie di esplosioni di emozioni con animazioni fluide e dettagliate, che rendono molto realistici i movimenti complessi del balletto, alternandoli a visioni quasi magiche, fantastiche e oniriche, dove fuochi d’artificio e stelle esplodono attorno ai ballerini mentre trascendono nella loro passione e godimento nel danzare.
Tenendo conto che il manga è andato molto oltre nella narrazione, il finale potrebbe disorientare lo spettatore per le scelte dei protagonisti: il parallelismo con l'opera de "Il lago dei cigni" e la esibizione dei tre protagonisti sulla spiaggia davanti alla nonna di Luou e Miyako a mio avviso potrebbe rappresentare ancora una volta la chiave di lettura metaforica di una conclusione che privilegia la maturazione interiore: i ragazzi protagonisti, col sacrificio finale di quello che avevano costruito fino a quel punto, compiono un passo significativo verso la liberazione dalle loro questioni irrisolte per procedere e avanzare verso ciò che ritengono importante, compiendo una scelta dolorosa e non facile perché rinunciano a qualcosa di altrettanto significativo. E la danza diventa solo un mezzo, un percorso di liberazione più che una meta definitiva.
Inizio citando un classico aforisma attribuito a F. Nietzsche che per puro caso è coerente con il tema della serie in recensione per riassumere l'impressione sostanziale che mi ha suscitato la visione di "Dance dance danseur", serie anime di 11 episodi prodotta dallo Studio Mappa e trasmessa nella stagione primaverile del 2022.
La serie traspone abbastanza fedelmente i primi 51 capitoli del ponderoso manga del 2015 di George Asakura, che al momento della recensione è ancora in corso e ha raggiunto i 200 capitoli.
Se dal punto di vista tecnico/realizzativo/visivo non nutrivo grossi dubbi circa la qualità dell'opera, atteso che è stata prodotta da uno studio che si è contraddistinto per opere di grande impatto visivo e anche emotivo, ero curioso di capire come sarebbe stato affrontato un tema che ad oggi non mi era ancora capitato di affrontare nell’animazione giapponese che ho visto: il balletto classico.
Nel passato recente ho visto "Welcome to the ballroom" (avente ad oggetto il ballo da sala) e "Yuri on ice" (pattinaggio su ghiaccio), e sto seguendo "Wandance" (serie della stagione autunnale 2025 a tema ballo moderno), senza contare che dal punto di vista della musica classica le serie e i film dedicati sono talmente tanti che citandone solo quelli che ho visto, farei un torto a tutti quelli esclusi. Documentandomi un po', scopro che solo nel 2002 era stata trasmessa una serie "Princess Tutu" che ha come leit motiv il balletto. Tuttavia, la trama non è dedicata al ballet tout court ma la danza classica è utilizzata in modo metaforico nell'ambito di una storia dai connotati fantasy/fiabeschi in cui la protagonista, trasformandosi in una ballerina, cura con la sua danza le persone che soffrono.
"Dance dance danseur" invece e a prima vista potrebbe essere confuso con il classico anime spokon: il protagonista Junpei è un adolescente delle scuole medie che fin da bambino è rimasto letteralmente folgorato dalla danza classica dopo aver assistito a un balletto ma che è costretto a reprimere la sua passione per un insieme di circostanze familiari (la morte del padre, le aspettative di crescita e carriera da adulto), convenzioni sociali (la danza classica è ritenuta poco virile e anche poco o per nulla coerente con la cultura giapponese). Il sacro fuoco resta sopito fino a quando una compagna di scuola Miyako vedendolo saltare con grazia e capacità a scuola capisce che Junpei conosce dei rudimenti dei passi di danza e lo convince a seguirlo alla scuola di danza classica della madre Chizuru Godai dove inizierà un percorso di crescita non solo nell'acquisizione delle tecniche di base della danza ma anche di maturazione e crescita personale.
Nella trama si aggiungono i classici elementi della parte romance e del passato tormentato e doloroso dell'altro protagonista della serie, Luou, cugino di Miyako, che a differenza di Junpei è un ragazzino dotato di grandissima tecnica e capacità nella danza classica, frutto di anni di allenamenti e sacrifici per raggiungere le capacità e la grazia che riesce a dimostrare durante le lezioni che frequenta anche Junpei. Proprio Luou riesce a riaccendere in Junpei la passione sopita per la danza e tra i due nasce un rapporto complesso connotato da un mix di rivalità, ammirazione, amicizia e tensione amorosa per Miyako che intrecciandosi rendono le loro interazioni dinamiche il cuore della serie.
Il trait d'union della serie è rappresentato dal balletto "Il lago dei cigni" di Tchaikovsky, che in modo metaforico rappresenta in un certo senso il significato della serie.
"Dance dance danseur", riesce pur con dei limiti di eccessiva melodrammaticità e forzatura a offrire degli spunti di riflessione non banali sul significato di esprimersi liberamente attraverso il perseguimento delle proprie passioni ed aspirazioni, sul peso delle aspettative sociali e familiari, e sul conflitto tra libertà e disciplina.
Il balletto de "Il lago dei cigni" è stato liberamente interpretato per immedesimare Junpei nell'interpretazione del principe Sigfried, Miyako di Odette/Odile e Luou del mago Rothbart, rappresentando in modo anche in modo un po' forzato la loro natura reale, l'elaborazione dei loro tormenti e il loro superamento anche al caro prezzo di compiere una scelta dolorosa e catartica. In altre parole la "genialata" o, per scrivere meglio, il pregio di chi ha scritto la storia di "Dance dance danseur" risiede proprio nell'essere riuscito a creare questo parallelismo tra l'interpretazione dell'opera da parte dei ballerini e le loro questioni irrisolte personali in un contesto in cui Junpei e Luou devono affrontare un percorso contro i pregiudizi familiari (seguire le c.d. "orme di un genitore"), sociali (la "mascolinità tossica") e di regole (come la rigida disciplina nella danza) per riuscire ad essere "se stessi", mentre per Miyako la questione è uscire dalla sua eterna indecisione tra essere Odette o Odile e compiere una scelta tra Sigfried-Junpei e Rothbart-Luou.
A livello strettamente personale, Junpei e Luou seguono un percorso che simboleggia il contrasto tra la libertà individuale e la rigidità delle convenzioni sociali e delle regole, dove chi osa pensare ed essere "diverso" viene visto con sospetto. Se coloro che "non possono sentire la musica" dei "diversi" sono quelli che sono legati alla tradizione, alla conformità e che non riescono ad apprezzare o comprendere prospettive diverse dalla propria, Junpei e Luou sembrano voler esprimere proprio l'idea che l'autenticità e il coraggio di pensare in modo indipendente possa diventare anche una metafora potente per cambiare la visione di se stessi e quella che gli altri hanno di loro. Un percorso di comprensione che, ovviamente, parte prima da se stessi per poi essere trasmesso agli altri.
La danza classica diventa per loro una metafora di identità in cui Junpei incarna l’istinto e la spontaneità, mentre Luou rappresenta la tecnica e la disciplina. La loro apparente contrapposizione è un po' la rappresentazione dello yin e yang per la quale la danza, è proprio una dualità tra libertà e regola, tra emozione e forma per portare la danza ad una rappresentazione dell’anima di chi la interpreta.
In questo senso lo Studio Mappa ha svolto un lavoro egregio a livello tecnico e le sequenze di danza non sono mai un mero esercizio tecnico ma vengono rappresentate come una serie di esplosioni di emozioni con animazioni fluide e dettagliate, che rendono molto realistici i movimenti complessi del balletto, alternandoli a visioni quasi magiche, fantastiche e oniriche, dove fuochi d’artificio e stelle esplodono attorno ai ballerini mentre trascendono nella loro passione e godimento nel danzare.
Tenendo conto che il manga è andato molto oltre nella narrazione, il finale potrebbe disorientare lo spettatore per le scelte dei protagonisti: il parallelismo con l'opera de "Il lago dei cigni" e la esibizione dei tre protagonisti sulla spiaggia davanti alla nonna di Luou e Miyako a mio avviso potrebbe rappresentare ancora una volta la chiave di lettura metaforica di una conclusione che privilegia la maturazione interiore: i ragazzi protagonisti, col sacrificio finale di quello che avevano costruito fino a quel punto, compiono un passo significativo verso la liberazione dalle loro questioni irrisolte per procedere e avanzare verso ciò che ritengono importante, compiendo una scelta dolorosa e non facile perché rinunciano a qualcosa di altrettanto significativo. E la danza diventa solo un mezzo, un percorso di liberazione più che una meta definitiva.
Onestamente? Non dico che non avrei dato un centesimo a questa serie (già il fatto che è stato lo studio MAPPA ad occuparsene è motivo di certezze in più), ma mi ha sorpresa, soprattutto perché è riuscita a farmi riconsiderare la danza classica che prima reputavo bella, ma incapace di emozionarmi. La verità è che avevo visto davvero ben poco della danza, quindi più che il fatto che è stato l'anime a farmela rivalutare, direi piuttosto che la serie mi ha dato spinta per andare ad informarmi meglio sull'argomento, riscoprendolo e constatando che, in realtà, è molto più di quanto avessi mai immaginato!
Ho deciso di dare a "Dance Dance Danseur" una votazione così alta non tanto per la storia (che comunque è stata molto piacevole), ma soprattutto per le emozioni che mi ha regalato e per avermi fatto scoprire il magico mondo della danza classica! Un mondo maggiormente legato alla sfera femminile (se dovessimo pensare ad una persona che fa balletto, l'immagine che piomba in testa quasi a tutti per prima è quella di una ballerina in tutù e non di un ballerino, no?), ma che qui vede come protagonista un ragazzino, Junpei, il quale percepisce (e sa che la stragrande maggioranza delle persone percepisce) la danza come poco virile e la cosa lo porta, alla morte del padre, a cercare di essere più mascolino, proprio per coprire il vuoto lasciato dal genitore, e quindi ad abbandonare l’idea di diventare un ballerino.
In un certo senso, dunque, il pregiudizio vede un uomo che danza automaticamente più femminile, ma non per questo, secondo Junpei, meno bravo e bello da vedere rispetto ad una ballerina. È qui che entra in gioco Luou, un ballerino dal passato a dir poco difficile, che con la sua eccezionale bravura riesce a diventare il rivale (in danza e in amore) perfetto per Junpei, nonostante egli all'inizio sia attratto dalla danza nella sua sfera emozionale, più che in quella teorica. Quest'ultima sta davvero stretta al nostro protagonista, il quale vede tutte le regole come un freno alla sua voglia di danzare liberamente. Solo più tardi capirà che anche la teoria è una parte essenziale della danza e conoscerla rende la stessa esperienza di ballo ancor più emozionante.
Ma la danza non esisterebbe se ad accompagnarla non ci fosse anche la musica. Sono pochi secondi, ma quando Junpei danza col sottofondo di “Rosie” dei The Roosters nel secondo episodio mi sono venuti i brividi, poiché è stato un ballo improvvisato, dettato dalle emozioni e per questo incredibilmente bello, anche perché quello che ci viene fatto ascoltare non è un pezzo classico che riconduciamo alla danza.
È una scena che non rimanda così tanto dalla danza classica, quanto più ad una danza delle emozioni, quella che chiunque di noi è in grado di fare. Chi, quando è felice, non ha voglia di ballare? Mentre è in camera da solo, ad esempio.
Ma la musica che più di tutte ci accompagna in questi episodi è quella de “Il lago dei cigni”, il capolavoro di Tchaikovsky, le cui note permeano nel racconto e si legano alle vicende dei personaggi, primi fra tutti il triangolo Junpei-Miyako-Luou. Le scene in cui possiamo udire i pezzi del magistrale compositore russo sono le migliori, sia dal punto di vista visivo(-uditivo, ovviamente) che di trama.
Sì, come si è potuto notare, questa recensione è stata estremamente soggettiva e si è concentrata di più sugli aspetti emotivi che non tecnici dell’opera, ma è proprio questo il bello, poiché riuscire a seguire degli episodi e far caso più alle emozioni che ti danno e non al fatto che “Oh, in questa scena le animazioni non scorrono proprio fluide” o “Il character design non è dei migliori” o ancora “Ci sono fin troppi buchi di trama qui” significa che la serie è quella giusta ed è da vedere. Ovviamente non intendo sminuire tutti questi altri aspetti, che comunque in "Dance Dance Danseur" sono ad un livello medio-alto, quindi anche chi è sicuro di detestare la danza classica e cerca solo un’opera fatta bene sarà soddisfatto.
Se dovessi cercare dei problemi nell'opera, direi al massimo che la trama stessa presenta delle forzature e a volte fatica a dare spiegazioni laddove ce ne sarebbe bisogno (soprattutto verso la fine), ma forse è qualcosa che potrebbe risolversi conoscendo il continuo della storia (al momento non ancora animato e che io ancora non ho letto).
In conclusione: è da vedere? Sì, e lo consiglio davvero a tutti, anche a chi non ama la danza, poiché forse potreste scoprire che, in realtà, non è così male!
Ho deciso di dare a "Dance Dance Danseur" una votazione così alta non tanto per la storia (che comunque è stata molto piacevole), ma soprattutto per le emozioni che mi ha regalato e per avermi fatto scoprire il magico mondo della danza classica! Un mondo maggiormente legato alla sfera femminile (se dovessimo pensare ad una persona che fa balletto, l'immagine che piomba in testa quasi a tutti per prima è quella di una ballerina in tutù e non di un ballerino, no?), ma che qui vede come protagonista un ragazzino, Junpei, il quale percepisce (e sa che la stragrande maggioranza delle persone percepisce) la danza come poco virile e la cosa lo porta, alla morte del padre, a cercare di essere più mascolino, proprio per coprire il vuoto lasciato dal genitore, e quindi ad abbandonare l’idea di diventare un ballerino.
In un certo senso, dunque, il pregiudizio vede un uomo che danza automaticamente più femminile, ma non per questo, secondo Junpei, meno bravo e bello da vedere rispetto ad una ballerina. È qui che entra in gioco Luou, un ballerino dal passato a dir poco difficile, che con la sua eccezionale bravura riesce a diventare il rivale (in danza e in amore) perfetto per Junpei, nonostante egli all'inizio sia attratto dalla danza nella sua sfera emozionale, più che in quella teorica. Quest'ultima sta davvero stretta al nostro protagonista, il quale vede tutte le regole come un freno alla sua voglia di danzare liberamente. Solo più tardi capirà che anche la teoria è una parte essenziale della danza e conoscerla rende la stessa esperienza di ballo ancor più emozionante.
Ma la danza non esisterebbe se ad accompagnarla non ci fosse anche la musica. Sono pochi secondi, ma quando Junpei danza col sottofondo di “Rosie” dei The Roosters nel secondo episodio mi sono venuti i brividi, poiché è stato un ballo improvvisato, dettato dalle emozioni e per questo incredibilmente bello, anche perché quello che ci viene fatto ascoltare non è un pezzo classico che riconduciamo alla danza.
È una scena che non rimanda così tanto dalla danza classica, quanto più ad una danza delle emozioni, quella che chiunque di noi è in grado di fare. Chi, quando è felice, non ha voglia di ballare? Mentre è in camera da solo, ad esempio.
Ma la musica che più di tutte ci accompagna in questi episodi è quella de “Il lago dei cigni”, il capolavoro di Tchaikovsky, le cui note permeano nel racconto e si legano alle vicende dei personaggi, primi fra tutti il triangolo Junpei-Miyako-Luou. Le scene in cui possiamo udire i pezzi del magistrale compositore russo sono le migliori, sia dal punto di vista visivo(-uditivo, ovviamente) che di trama.
Sì, come si è potuto notare, questa recensione è stata estremamente soggettiva e si è concentrata di più sugli aspetti emotivi che non tecnici dell’opera, ma è proprio questo il bello, poiché riuscire a seguire degli episodi e far caso più alle emozioni che ti danno e non al fatto che “Oh, in questa scena le animazioni non scorrono proprio fluide” o “Il character design non è dei migliori” o ancora “Ci sono fin troppi buchi di trama qui” significa che la serie è quella giusta ed è da vedere. Ovviamente non intendo sminuire tutti questi altri aspetti, che comunque in "Dance Dance Danseur" sono ad un livello medio-alto, quindi anche chi è sicuro di detestare la danza classica e cerca solo un’opera fatta bene sarà soddisfatto.
Se dovessi cercare dei problemi nell'opera, direi al massimo che la trama stessa presenta delle forzature e a volte fatica a dare spiegazioni laddove ce ne sarebbe bisogno (soprattutto verso la fine), ma forse è qualcosa che potrebbe risolversi conoscendo il continuo della storia (al momento non ancora animato e che io ancora non ho letto).
In conclusione: è da vedere? Sì, e lo consiglio davvero a tutti, anche a chi non ama la danza, poiché forse potreste scoprire che, in realtà, non è così male!
Quest'anime parte da una premessa molta carina e la trama si sviluppa in modo assai lineare lineare sino alla decima puntata, è una classica serie leggera e godibile.
Sul finale arrivano i problemi: la storia viene forzata verso una certa direzione, in qualche modo inaspettata, e non si danno troppe spiegazioni su questa variazione. La conclusione lascia un po' la sensazione di aver ancora lasciato molto in sospeso. Nel complesso, comunque, "Dance Dance Danseur" persino considerando il finale incerto, è una serie che consiglierei di vedere, anche se senza troppe aspettative.
Da non trascurare, e lo considero come punto a favore, che sebbene non lo sia, più di uno scenario lascerebbe spazio all'immaginazione per un BL.
Sul finale arrivano i problemi: la storia viene forzata verso una certa direzione, in qualche modo inaspettata, e non si danno troppe spiegazioni su questa variazione. La conclusione lascia un po' la sensazione di aver ancora lasciato molto in sospeso. Nel complesso, comunque, "Dance Dance Danseur" persino considerando il finale incerto, è una serie che consiglierei di vedere, anche se senza troppe aspettative.
Da non trascurare, e lo considero come punto a favore, che sebbene non lo sia, più di uno scenario lascerebbe spazio all'immaginazione per un BL.