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selene90

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
Nel 1972, Hayao Miyazaki, insieme a Yutaka Fujioka, l’allora presidente dello studio Tokyo Movie Shinsha, realizzò alcuni schizzi della famosissima storia “Pippi Calzelunghe”, e partì per la Svezia, nella speranza di acquistare i diritti della Lingren, autrice del libro. Purtroppo non riuscì nell’intento, e Miyazaki rassegnato si dedicò ad altre opere (“Lupin”) col collega Takahata. Però fu proprio nello stesso periodo che partì la cosiddetta “panda mania”, iniziata quando il governo Cinese regalò al Giappone due esemplari di panda.
Questa premessa serve a presentare quello che è “Panda! Go, Panda!”, film diretto da Takahata, coi disegni di Miyazaki. Perché sì, se i panda protagonisti ricordano quello che sarà il design del famosissimo Totoro, la bambina protagonista è un evidentissimo richiamo a “Pippi Calzelunghe”. Sembra che in qualche modo Miyazaki sia riuscito, se non a coronare il proprio sogno, perlomeno a ricamarci sopra.
“Panda! Go, Panda!” è principalmente una storia per bambini, e infatti l’atmosfera che si respira guardandolo è quella di una gaiezza spensierata.

La trama segue le gesta della piccola Kimiko, una bambina che vive con la nonna. Quando quest’ultima deve partire, lascia Kimiko da sola, raccomandandole di scriverle ogni giorno una lettera. La bambina, però, troverà due esemplari di panda, che deciderà di tenere con sé, per fingere di giocare all’allegra famiglia, tutti e tre insieme.
Pedagogicamente parlando, questo film è un insieme di comportamenti assurdi: una nonna che lascia una bambina così piccola a casa da sola? La bambina che deve scrivere lettere ogni giorno? Fa entrare dei panda in casa? Casa che peraltro non viene mai chiusa a chiave...

Insomma, se siete tra chi si lamenta dei nuovi cartoni animati “diseducativi” trasmessi in TV, e siete nostalgici della vecchia animazione, tenetevi presente questa premessa.
Tuttavia, se lo si guarda solo come uno sceneggiato per bambini, il film risulta carino, e più che altro utile per poter conoscere bene l’ascesa dei due grandi autori che ci sono dietro.


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Robocop XIII

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Panda Kopanda (letteralmente "Panda, piccolo panda"), conosciuto all'estero come Panda! Go Panda! è un cortometraggio per bambini del 1972 che vede alla regia Isao Takahata e "a tutto il resto" Hayao Miyazaki. Nonostante lo staff, quest'opera (e quella che la segue) non fa parte della filmografia Ghibli (che inizia dal 1986) ufficiale. Questo corto ha un sequel del 1973 chiamato Panda! Go, Panda!: Rainy Day Circus, prodotto dallo stesso staff e distribuito in Italia dalla Dynit insieme al corto precedente in un unico DVD.

Questo corto è l'anello mancante tra il film su Pippi Calzelunghe del 1971 e il film Il mio vicino Totoro del 1988. Sì lo so: non esiste nessun film su Pippi. Tuttavia Hayao aveva già realizzato dei disegni preparatori e lui e Yutaka Fujioka si erano addirittura recati in Svezia per convincere la scrittrice Lindgren, ma questa negò l'assenso finale e si tenne i diritti per se, lasciando ad Hayao un pugno di mosche e dei bozzetti che evidentemente ha riciclato. Di Pippi questo corto si trascina l'inconfondibile capigliatura della bambina. Inoltre la protagonista di questo corto - esattamente come Pippi - vive da sola in casa, è indipendente e non ha paura dei ladri. Di Totoro invece anticipa il design dei Totoro stessi, come dimostrano le inconfondibili grandi bocche dei panda e il loro aspetto rotondeggiante. Qualcuno denota anche delle somiglianze tra Kimiko e Mei di Totoro. Oppure ancora Kimiko si prende cura di Pandy come Satsuki di Totoro si prendeva cura di Mei. Infine, anche Kimiko vive in una casa sperduta in mezzo alla vegetazione (anche se in questo caso si tratta di un bosco di bamboo). Comunque sia, è stato lo stesso Miyazaki a dire che Panda Kopanda è stato il suo primo anime fatto appositamente per un pubblico di bambini e che ha prodotto Totoro per ricreare un film simile. Panda Kopanda venne alla luce quando il Giappone fu colpito dalla "panda-mania", quando nel settembre del 1972 (per via della "diplomazia dei panda") due panda giganti vennero donati dalla Cina al Giappone.

La trama, essendo una commedia per bambini, è molto semplice. Kimiko, la protagonista, si ritrova a vivere da sola quando scopre nel suo giardino una famiglia di panda, Papà Panda e il figlio Pandy, attratti dal bosco di bamboo che circonda la casa della piccola. Da quel momento vivranno assieme fino a quando il custode dello zoo non scoprirà dove sono finiti i panda scappati qualche giorno prima e...

Panda Kopanda è un ceffone alla pedagogia e piscia sopra tutti i mille discorsi fatti su Peppa Pig. Una famiglia di maiali che si rotola nel fango vi lascia esterrefatti? Ascoltate cosa succedeva nel '72.
Iniziamo con una situazione da servizi sociali. Il corto inizia con la nonna della protagonista che, dovendo partire per un viaggio improvviso, decide di lasciare la nipotina di 7 anni a casa da sola. Ma non prima di essersi assicurata che la nipotina le scrivesse ogni giorno, evidentemente ignorando che questa richiesta sarebbe stata la sua condanna a morte.
Kimiko decide di iniziare la sua vita indipendente regalando verticali qua e la. Un gesto innocente e fanciullesco che se solo non fosse per il fatto che veste la gonna non comporterebbe mostrare le mutande a mezzo paese. La bambina torna quindi a casa (che non chiude mai a chiave) e trova delle impronte: intuisce che potrebbe essere un ladro e... ne è felice! S'io fossi nonno di una bambina così, non la lascerei sola manco nella stanza affianco. Ma poi si scopre che sono solamente dei pericolosi panda. Dei panda truffatori. Papà Panda, feticista del bamboo, pur di vivere in quella casa riesce a convincere la bambina di essere il suo nuovo padre. Kimiko decide quindi di diventare madre di Pandy. Quindi del suo acquisito neo-fratello. Pedagogicamente parlando, quanto può essere d'aiuto tutto ciò a un bambino per apprendere il concetto di albero genealogico? Dal momento che Papà Panda è diventato suo padre, Kimiko gli impone di comportarsi da tale, con tanto di sigaro in bocca (vizio che poi il panda manterrà). Kimiko fa fumare un animale: considerate ancora due maiali che si sporcano "l'antitesi della pedagogia"?
Per concludere questa prima giornata di convivenza, Kimiko decide di scrivere alla nonna. "Cara Nonna, da oggi ho un nuovo padre e un figlio", il miglior modo di infartare una vecchia a distanza.


Scherzi a parte (ma neanche tanto), l'anime è piacevole. Le animazioni sono sopra la media, considerando l'anno di uscita e il target. Le ambientazioni sembrano modellini in scala, la città in cui si muove la protagonista è specchio di un'epoca passata, in cui tutti gli abitanti si conoscono tra di loro e tutto sembra essere fuori dal tempo. L'atmosfera è calma e rilassata. Il finale è simpatico nella sua assurdità (anche concettuale). Il film è consigliato agli amanti dello Studio Ghibli, a chi vuole scoprire il "proto-Totoro" e a chi vuole scoprire un Hayao e un Isao agli esordi.