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CippyWolf

Episodi visti: 3/3 --- Voto 10
“Memories” è un film composto da tre storie slegate fra loro, per genere, toni e direzione artistica, frutto dell’operato delle menti e delle mani di alcuni tra i professionisti del settore più conosciuti degli anni ‘90.
Mi perdoneranno, ma trovo inutile citare i nomi dello staff, perché quel che importa è l’arte che si produce dall’estro di tali professionisti e non i loro nominativi.

Riassumendo in breve la trama dei tre episodi che compongo questo film, il primo di essi avrà un’ambientazione spaziale e sarà al limite tra l’onirico e il surreale, però prestando particolare dovizia nel presentare minuziosamente, sia teoricamente che specialmente visivamente, tutte le strumentazioni altamente avanzate, fattore che creerà un contrasto non da poco, specialmente nella mente dello spettatore, che viene spronato e esortato a non credere all’incredibile, forte di una base scientifica.
Figuratamente, si nasconde nella nicchia nichilista, che ci viene rappresentata, una realtà disillusa, dell’effimero e non imperituro mondo che è la vita umana, tra amori e dolori, ricordi e speranze, tutto sommerso nell’immensità dello spazio profondo.

Per il secondo spezzone, al contrario ci ritroveremo in una realtà fin troppo contemporanea, in parte ridicolizzata, ma sicuramente una buona rappresentazione del mondo moderno, così attaccato ai propri doveri, da diventare ciechi, obnubilati da una smania di riuscire ad ogni costo, lasciando alle nostre spalle tutto e tutti, con un tremendo e stridente taglio comico, che lo fa sembrare un circo dei divertimenti, dove gli animali ammaestrati non siamo altro che noi stessi, e il tendone con i suoi clown non è altro che questa società permeata dai suoi burocrati, omini fantoccio, senza un briciolo di logica, che si scontrano con il benessere comune della comunità che dovrebbero invece proteggere.

Infine, l’ultima realtà presentataci sarà molto più delineata sul piano macro, cioè enfatizzandone gli aspetti politici e la gerarchia vigente, in tale mondo di fantasia, tra una realtà futuristica ma terribilmente indietro, per quanto concerne l’identità personale, il pensiero critico o semplicemente la possibilità di avere una concreta aspettativa di pensiero unico.

Da ognuno di essi, si diramano e moltiplicano gli aspetti e le riflessioni che ci si potrebbe fare, strettamente legati a doppio giro, ai titoli a loro collegati, cioè, in ordine di trasmissione, “Magnetic Rose”, “Stink Bomb” e “Cannon Fodder”, che fanno parte integrante, come una chiave di volta, di un criptico messaggio, per decifrare e svelare la morale insita in ognuno di questi racconti.
Tale ricerca di una spiegazione è un fattore non univoco e di potenza ben diversa, per ognuno degli spettatori che visioneranno tale opera, però quel che rimane è lo stato dell’arte, racchiusa in ogni elemento costituente questo film, che genererà un qualcosa di più.

Ovviamente, non essendo un esperto delle tecniche di fondo utilizzate in ogni singola scena, non posso effettuare una dissertazione chirurgica di quello che viene presentato su schermo, però, come spero, tantissimi altri appassionati potranno vedere e rimanere meravigliati dalla bravura e dote artistica di cui è pregno tale film animato, con tre stili ben diversi, per ogni storia, che permettono di coadiuvare e aumentare in potenza l’emozione e l’esperienza dello spettatore, a seconda del significato che ognuno di noi riuscirà a carpire e intercettare.
Gli autori riusciranno nel creare un’opera che farà aumentare esponenzialmente le aspettative e l’immersione, quasi reverenziale, per quanto mi riguarda, rispetto alla bravura e bellezza insediate dentro ogni singolo frame, di cui non posso che ammirare e rimanere piacevolmente scosso, elemento prettamente disgiunto dai vari messaggi di fondo che sottostanno alla trama, ma mera opinione rispetto alle animazioni in sé.

Tale baraonda emotiva sarà sospinta e accentuata grazie al comparto sonoro, che riuscirà a rivaleggiare e sgomitare per prendersi la scena con la parte grafica, riuscendo a fare quello che ci si aspetterebbe da una OST, cioè ammaliare, collegare, amalgamare perfettamente ciò che si sta guardando, con le emozioni e i sentimenti che si vuole far scaturire da esso, concedendosi anche di avere una propria identità artistica e non essere mero supplemento o orpello estetico, riuscendo a fare un lavoro magistrale, nel non perdersi e anzi esistere come parte dell’opera stessa e musica a sé stante.

In conclusione, posso dire che personalmente ho voluto dare una valutazione massima a tale opera d’arte, ritrovando in ogni suo elemento un livello artistico altissimo, ma specialmente perché è riuscita a farmi provare emozioni, forti e reali, per quello che rappresentava e voleva esprimere, e non solo questo, arrivando a diventare un qualcosa di più della mera somma delle sue parti, non essendo solo una bella trama, con delle ottime animazioni e una buona musica, ma un veicolo di sentimenti, che vengono trasportati e sostenuti dalle memorie e esperienze di vita, di ognuno di noi.


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bob71

Episodi visti: 3/3 --- Voto 9
Il 23 dicembre 1995 la storica major Shochiku distribuisce nelle sale giapponesi “Memories” (“Memorîzu”), antologia sci-fi che propone alcuni tra i nomi più in vista dell’animazione dell’epoca. In Giappone quella dei cosiddetti omnibus cinematografici era già una consuetudine, vissuta dai vari autori come un ideale terreno di sperimentazione e di confronto (un esempio ne è “Manie-Manie: I racconti del labirinto”, 1989). In principio “Memories” viene pensato come un OVA da affidare completamente a Katsuhiro Otomo, autore dei tre diversi racconti manga a cui il film si ispira, ma dopo un'interruzione si decide di trasformare il progetto in un omnibus, richiamando Otomo in veste di supervisore generale e produttore esecutivo, oltre che di sceneggiatore e regista dell'episodio “Cannon Fodder”. Gli altri due compagni di viaggio sono Koji Morimoto (“Robot Carniva”l, “Macross Plus”, “Animatrix”) che dirige “Magnetic Rose”, e Tensai Okamura (“Wolf's Rain”, “Ao no Exorcist”, “The Seven Deadly Sins”) alle prese con “Stink Bomb”.

“Magnetic Rose”

Nel primo episodio, “Magnetic Rose” (in originale “Kanojo no Omoide”, lett. “I suoi pensieri”), le memorie del titolo si rivelano un soverchiante ingranaggio che trascina i personaggi in un nostalgico passato disancorandoli dalla vita reale. Koji Morimoto, alla regia, imbastisce un elegante psico-thriller di ambientazione fantascientifica con riferimenti più o meno espliciti all’immaginario cinematografico da “Alien” a “Dark Star” passando per “Solaris” e “2001: Odissea nello spazio”. La trama ci catapulta ai confini dello spazio a bordo della Corona, una nave cargo a caccia di detriti galattici. Attirati da un segnale di S.O.S., i cosmonauti si imbattono in un misterioso cimitero di astronavi in orbita attorno a una gigantesca struttura a forma di rosa. Decidono quindi di mandare in avanscoperta due membri dell’equipaggio (Heintz e Miguel) che iniziano l’esplorazione di un mondo fantastico e opulento dagli arredi barocchi, ma è tutto finto: gli ambienti sono il frutto di proiezioni olografiche e gli oggetti si sgretolano al tocco. Si tratta della dimensione fittizia creata dalla mente di una donna (Eva Friedel), un tempo fascinosa diva dell’opera lirica, che come una sirena incantatrice sulle note della “Madama Butterfly” attira a sé e nel suo passato glorioso chiunque entri nel suo spazio, trasformandolo in un “attore” della propria esistenza virtuale. Se da un lato la protagonista ricorda molto il personaggio letterario di Lady Havisham di dickensiana memoria, dall’altro ci sono echi che rimandano alla figura di Maria Callas, leggendaria voce soprano. Come nel celebre “Viale del Tramonto” anche in questo caso la memoria degli antichi fasti ricostruisce un’identità illusoria che avrà delle conseguenze nefaste sulla psiche dei due malcapitati esploratori spaziali.

Nel cast di questo medio metraggio di quaranta minuti, prodotto dallo Studio 4°C, compare una squadra di fidi scudieri di Otomo: oltre al già citato Koji Morimoto, che aveva già collaborato con Otomo in “Akira” e “Roujin Z”, l'animazione è di Toshiyuki Inoue, mentre alla sceneggiatura spicca la presenza di un Satoshi Kon alle sue prime esperienze animate. Quest’ultimo non solo dimostra una totale consapevolezza del mezzo cinematografico, ma ci dà un saggio di quella che sarà la cifra stilistica delle sue produzioni a venire che lo consacreranno fra i più visionari cantori del sogno, della mente, e della memoria. L’assunto del film consiste nell’impossibilità di definire cosa sia la realtà: in una continua osmosi tra diversi piani narrativi, lo spettatore viene spinto in un turbine di visioni sul confine tra fantasia e mondo reale, fino a perderne ogni definizione certa. La messinscena dell’identità dei protagonisti viene costruita su un'elaborata grammatica filmica fatta di flashback, immagini surreali, effetti illusionistici e tecniche di montaggio che depistano di continuo la coerenza narrativa, il tutto immerso in un’atmosfera cupa, sospesa e squarciata da lampi di horror. A completare questo spaesante affresco futuristico ci pensa la colonna sonora di Yoko Kanno (“Cowboy Bebop”, “Macross Plus”, “Sakamichi no Apollon”) in stato di grazia, che dona un ulteriore tocco di classe alla pellicola con le sue contaminazioni sonore. Avvalendosi del coro e dell’orchestra filarmonica della città di Praga, la compositrice inanella una serie di tracce molto ispirate fra le quali meritano una menzione: “Chorale”, che unisce inopinatamente il misticismo dei canti gregoriani alla sensualità del sax tenore; “Sickness”, che strizza l’occhio alla musica contemporanea con le sue ardite dissonanze; lo struggente e allucinato “Emily”; e infine “Cosmos”, con la sua elettronica claustrofobica miscelata all’opera lirica, nella fattispecie la celeberrima aria della “Madama Buttefly” (“Un bel dì vedremo”), il cui ascolto non sarà più lo stesso dopo questa visione.

“Stink Bomb”

Tensai Okamura dirige il secondo episodio, prodotto da Madhouse e intitolato “Stink Bomb” (“Saishu Heiki”, lett. “L'arma puzzolente”), commedia ricca di azione iperbolica che crea uno stacco netto rispetto alla suspense di “Magnetic” Rose e, sebbene non raggiunga la complessità narrativa di quest’ultimo, quantomeno ne eguaglia l’eccellenza a livello di disegni e animazioni. Nonostante sia la più convenzionale delle tre storie, a volte liquidata ingiustamente come banale, in realtà rivela una corrosiva vena satirica e aggiunge un po’ di sano umorismo (nero) alla visione complessiva. In questo film di quaranta minuti seguiamo le tragicomiche avventure di Nobuo Tanaka, goffo tecnico di laboratorio che, nell’intento di assumere delle capsule per il suo fastidioso raffreddore, ingerisce accidentalmente una potente arma biologica e finisce per generare una nube tossica nauseabonda che semina morte e panico nella prefettura di Yamanashi. Sarà necessario ricorrere alle forze armate per fermare la bomba umana diretta a Tokyo.

Il racconto, ispirato in parte alla reale vicenda di Gloria Ramirez (passata alla storia come “la donna tossica”), ci regala scene di humour irresistibile, pur nella drammaticità dell'ecatombe. Più che una critica all'uso della ricerca scientifica asservita a scopi bellici, è una sferzante satira antimilitarista sulla falsariga de “Il Dottor Stranamore”. Gli spunti più comici nascono infatti dall'assoluta inettitudine delle forze congiunte di autodifesa giapponesi/americane a fronte di un totale dispiegamento di uomini e mezzi. Il motore dell’azione rimane la disarmante ingenuità di Nobuo, personaggio fantozziano che fa il verso allo stereotipo abusato in molti anime del giovane patetico che viene improvvisamente coinvolto in una serie di eventi più grandi di lui, mentre gli altri personaggi sono volutamente monodimensionali e caricaturali (dal duro dirigente aziendale al subdolo comandante militare). Una menzione a parte va alla cura dello scenario, riprodotto con un realismo maniacalmente fedele che si esalta nella riproduzione di navi, aerei, carri armati da fare la gioia degli otaku dei mezzi militari. Il ritmo travolgente delle scene d’azione è sostenuto dalla frizzante colonna sonora di stampo jazz/funk firmata da Jun Miyaki, anche in questo caso particolarmente ispirata. Fra le varie tracce spiccano: il trascinante tema principale “Nobuo’s Groove”; l'intrigante tango di “Some Day Our Prince Will Come”; e “Battle Dance”, una delirante fusion che mescola fraseggi e improvvisazioni all’insegna del free jazz. Nel cast del film compare Otomo come sceneggiatore e character designer, mentre la supervisione generale è affidata all'enfant terrible Yoshiaki Kawajiri (“Wicked City”, “Ninja Scroll”, “Vampire hunter D - Bloodlust”), infine Hirotsugu Kawasaki (“Spriggan”) alla direzione delle animazioni.

“Cannon Fodder”

Il film conclusivo, “Cannon Fodder” (“Taihō no Machi”, lett. “La città dei cannoni”) prodotto dallo Studio 4°C, è quasi un assolo di Katsuhiro Otomo che scrive, dirige e disegna con uno stile insolito, vagamente ispirato a certo cinema di animazione di scuola europea, attraverso una tecnica che fa un uso innovativo della CG. L’episodio dimostra una raffinatezza e una ricerca visiva che lo pongono a buona ragione a coronamento della trilogia: si tratta di un tentativo di girare un'unica sequenza (senza tagli) in cui le immagini seguono un flusso continuo (interrotto solo in pochissimi fotogrammi chiave) dalla prima all’ultima scena, con un character design che abbandona le linee realistiche dei due film precedenti per abbracciare uno stile deformato in chiave espressionista.

Una famiglia proletaria vive la sua grigia quotidianità in una realtà che da un lato ricorda la distopia di “1984”, dall’altro evoca “Tempi moderni” con la pantomima dei personaggi e il sottotesto sull’alienazione dell’uomo contemporaneo. L’autore opta per una narrazione minimale in cui non accade nulla di rilevante (non c’è una vera e propria trama) con dei personaggi anonimi (ma non insignificanti), riuscendo a creare un mondo incredibilmente dettagliato e coerente con le sue regole interne (da notare l'invenzione di un alfabeto fatto di caratteri pseudo cirillici). Nella città/fortezza di acciaio e vapore (che esteticamente anticipa le atmosfere di “Steamboy”) l'aria è mefitica e vige un regime autoritario parodia del comunismo di stampo sovietico. Qui si vive in perenne stato di guerra, ma non vediamo mai il nemico e non sapremo mai se esiste veramente. Gli operai-soldato, ridotti a zombi lobotomizzati, si limitano ripetere meccanicamente gli stessi gesti all’infinito, come caricare gli enormi cannoni per poi sparare a caso verso un mondo esterno fatto di sterminate distese desertiche. In uno dei pochi dialoghi significativi del film il ragazzo chiede candidamente a suo padre “Contro chi stiamo combattendo?”, ottenendo come risposta un evasivo “Capirai quando sarai grande!”. Anche quest’ultimo mediometraggio di quaranta minuti ci offre una colonna sonora articolata che aggiunge atmosfera alle immagini animate. A dominare è la tastiera elettronica, che a tratti ricorda certe sonorità progressive anni '70, capace di mimare una molteplicità di effetti che vanno dalla semplice pianola di “Evening Falls”, alla maestosità dell’organo di “A Boy’s Dream”, ai suoni sintetici dell'ipnotica “Morning in The City”, fino alla marcetta militare infantile di “A Boy and a Portrait”.

A distanza di venticinque anni “Memories” conserva ancora tutto il suo fascino. Prova d’autore originale e innovativa, pur nella sua eterogeneità di temi e di stili, rimane uno dei più riusciti omnibus animati degli anni Novanta. Nonostante il flop al box office giapponese (da allora per molti anni non si sono più prodotti omnibus), il film ha avuto una distribuzione internazionale (in Italia il film è stato doppiato e distribuito da Sony/Tristar Pictures) che nel tempo gli ha conferito lo status di piccolo cult assolutamente da riscoprire. Consigliato non solo ai nostalgici del periodo storico e agli appassionati di tecniche di animazione (di cui il film è un vero e proprio compendio) ma anche a tutti coloro che cercano un mix di storie bizzarre, insolite e coinvolgenti.


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Hatake Rufy

Episodi visti: 3/3 --- Voto 6,5
"Memories" è uno dei capolavori dell'animazione giapponese nato da "Katsuhiro Otomo" che ha conquistato molti, peccato però che io non sia tra questi, visto che non mi ha impressionato in modo tale da valutarlo un capolavoro, ma semplicemente mi è piaciuto e mi ha intrattenuto comodamente.
Il film presenta tre episodi, ognuno diverso dall'altro sia nel genere che nella sceneggiatura, questo perché ci hanno lavorato da tre registi diversi.

Il primo episodio si intitola "Magnetic Rose": dalla regia di "Koji Morimoto" e dalla sceneggiatura di "Satoshi Kon" esce fuori un episodio davvero magnifico e di fantascienza, sicuramente il più bello dei tre, dove vediamo protagonisti due astronauti che vanno in soccorso dopo aver captato un segnale SOS, trovandosi all'interno di un delirio dove regnano i ricordi di una donna vissuta quasi un secolo prima.
L'episodio si sviluppa quindi in un futuro prossimo; questi due astronauti combatteranno psicologicamente i ricordi della donna, offrendoci anche un po' di azione e qualche spicchio di un'ambientazione cupa; mi piace come hanno caratterizzato i personaggi, rendendoli molto caratteristici e apprezzabili in così poco tempo disponibile. Il comparto visivo è ottimo, con perfette animazioni; non da meno la colonna sonora, che contribuisce a rendere l'ambientazione molto credibile, a dir poco fantastica.

"Stink Bomb" è il secondo episodio, in cui vedremo la regia affidata a "Tensai Okamura" e la sceneggiatura invece a "Katsuhiro Otomo", che crea una breve storia quasi tragica; perché quel "quasi"? Semplice, pur essendo una tragedia, ciò non viene intesa tale per via della comicità presente nell'episodio.
La trama quindi vede protagonista un chimico, impiegato in un'industria, che per errore inghiottisce un farmaco sperimentale, diventando così una vera e propria arma biologica. Dalla trama stessa si può ben capire quindi che siamo di fronte a una vera e propria tragedia, ma la scelta del regista di rendere il tutto più divertente è stata giusta e piacevole secondo i miei gusti. Il comparto visivo anche qui non delude e offre buoni disegni e animazioni, ma purtroppo qui la colonna sonora non si dimostra all'altezza della precedente, sembrando un po' monotona. Molto meglio l'episodio precedente.

Del terzo e ultimo episodio se ne occupa completamente "Katsuhiro Otomo", sia nella regia che nella sceneggiatura: la trama sarà concentrata in un periodo ignoto, dove praticamente non si fa altro che sparare e che vedrà protagonista un bambino. Vedremo questa breve storia attraverso il punto di vista del protagonista, che sarà testimone di questo mondo dove non fanno altro che sparare verso un nemico non menzionato; la scelta della sceneggiatura ci può stare, ma purtroppo non mi ha convinto del tutto, lasciandomi insoddisfatto di una breve storia che non mi ha trasmesso quasi nulla. La scelta grafica è discutibile, ma credo sia azzeccata a questo tipo di trama e genere, mentre il comparto sonoro è accettabile.

In conclusione, "Memories" non lo ritengo un capolavoro, ma posso dire con certezza che è un'opera da non sottovalutare, anche se si porta dietro più di dieci anni. Regia, sceneggiatura e doppiaggio sono molto apprezzabili. Lo consiglio.


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Kida_10

Episodi visti: 3/3 --- Voto 6
"Memories" è un lungometraggio prodotto nel 1995, suddiviso in tre episodi scritti da Katsuhiro Otomo, e affidati ad altrettanti registi di fama mondiale. Le tre storie sono completamente scollegate fra loro.

1) "Magnetic Rose"
Il primo episodio, diretto da Koji Morimoto, è sicuramente il più appassionante dei tre. La storia ha come protagonista un gruppo di netturbini molto particolari, che infatti si occupano di recuperare detriti spaziali sparsi nei più sperduti angoli della galassia. Un giorno, durante il rientro da una normalissima missione, ricevono una richiesta di soccorso che sembra però provenire da uno strano agglomerato di rifiuti. Spinti dalla curiosità, due dei protagonisti si immergono per indagare su questa anomalia, senza sapere a cosa andranno contro.
La trama è strutturata bene e si evolve in maniera semplice e ordinata, mantenendo un ottimo ritmo. La regia compie un lavoro egregio riuscendo a creare delle atmosfere opprimenti e inquietanti, e coinvolgendo lo spettatore. Tecnicamente è da elogiare il comparto sonoro che propone un susseguirsi di musiche malinconiche e di grande impatto.

Voto: 7,5

2) "Stink Bomb"
Il secondo episodio vede alla regia Tensai Okamura, e racconta la storia di un dipendente di un'azienda farmaceutica; il protagonista, spossato da una terribile influenza, assume una pillola trovata nell'ufficio del suo titolare, credendo si tratti di un normale antipiretico; sfortunatamente quest'ultima si rivela essere un esperimento, un prototipo di arma chimica elaborata su richiesta del governo. L'assunzione del farmaco creerà non pochi problemi al protagonista, alla sua azienda, e anche al mondo intero.
La trama è tutto sommato originale e si lascia seguire piacevolmente. Questo secondo mediometraggio non ripresenta tuttavia le meravigliose atmosfere che si respiravano nel primo, e si ripara dietro a una comicità di basso livello; si potrebbe quasi parlare di una sorta di commedia riuscita piuttosto male, e incredibilmente scontata. La tematica trattata è tuttavia interessante, l'autore si prefigge di enfatizzare la scarsa efficienza del governo e del sistema militare giapponese.

Voto: 5,5

3) "Cannon Fodder"
Per il terzo ed ultimo episodio la regia viene affidata a Katsuhiro Otomo. Ambientato in un futuro imprecisato, all'interno di una società impostata e predisposta alla guerra, seguiamo le vicende di un "normale" padre di famiglia viste attraverso gli occhi del figlio.
La trama in questo caso è pressoché inesistente e si riduce a una serie di sequenze che vedono un gruppo di operai impegnato a caricare dei grandi proiettili di cannone. Qui l'atmosfera ritorna ad essere opprimente e angosciante, enfatizzata anche da una grafica originale e apprezzabile. Lo sparare attraverso i cannoni è visto come un sogno da parte della nuova generazione, che quindi ritrova nella guerra la sua massima aspirazione.
La pecca principale di questo terzo episodio è però l'incredibile lentezza narrativa, dalla quale scaturisce una profonda sensazione di noia. La visione è piacevole, ma solo fino ad un certo punto.

Voto: 6

In conclusione, devo ammettere di essere rimasto deluso da quest'opera, soprattutto considerando le impressioni e le recensioni positive riscontrate un po' ovunque. Una visione interessante e profonda, ma che non è riuscita a convincermi come avrei sperato.


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giacgiac

Episodi visti: 3/3 --- Voto 8
Ambizione, avanguardia, modernità. Tre aggettivi che ben si addicono a un maestro del calibro di Katsuhiro Otomo, pioniere nel campo delle tecniche di animazione, regista ambizioso e mosso da un forte spirito di innovazione; emblema della concezione stessa dell'animazione da parte di costui è senz'altro Akira, opera che l'ha consacrato a grande regista, nonché da molti considerato capolavoro ineguagliabile. Ma si potrebbe usare un altro film, meno famoso ma non per questo di minor valore artistico e avanguardistico, come paradigma del concetto di anime per il maestro, e il titolo in questione è proprio Memories. Composto da tre mediometraggi, diretti ciascuno da un regista diverso, ma con la supervisione generale di Otomo stesso e la sceneggiatura di un emergente Satoshi Kon, il film tratta argomenti più o meno vari, orbitanti tutti attorno al genere fantascientifico, ma ciascuno con un taglio e un messaggio nettamente distinto dagli altri.

Magnetic Rose - Koji Morimoto
Basato sul racconto Kanojo no Omoide - I ricordi della Signora - di Otomo, il primo episodio di Memories ha per protagonisti dei netturbini spaziali che alle soglie del Ventiduesimo Secolo si occupano dello smaltimento e dell'eventuale recupero di relitti spaziali nei più sperduti angoli della galassia. Un'improvvisa e insolita richiesta di soccorso tramite segnale S.O.S. obbliga l'equipaggio a deviare dalla propria rotta, sulla via del ritorno alla base, e prestare soccorso agli ignoti dispersi; ciò che insospettisce i protagonisti è che il segnale provenga da una zona molto pericolosa dello spazio, caratterizzata da un forte campo elettromagnetico, e che il segnale in sé sia un'aria di Madama Butterfly. Giunti alla fonte del segnale, Heintz e Miguel, due dei quattro membri dell'equipaggio, scendono sull'imponente relitto per iniziare la ricerca dei sopravvissuti. Da questo punto in avanti inizia un gioco di illusioni e sogni ad occhi aperti - nel quale non è possibile non riconoscere l'influenza di Satoshi Kon - che porterà quasi alla pazzia i due astronauti, incapaci di distinguere la realtà dai ricordi di una misteriosa Signora, precedente proprietaria dell'astronave-dimora, e in ultimo luogo dai propri; Heintz in particolare dovrà rivivere più e più volte la morte della figlia sotto i propri occhi, consapevole che ciò che vede non è reale, ma allo stesso tempo incapace di liberarsi dal loop perché logorato dal senso di colpa e impotenza provato la prima volta di fronte alla triste scena.
La regia di Morimoto è sublime, dinamica, onirica, spesso tendente alla claustrofobia nel suo costringere i personaggi in spazi terribilmente ampi e al contempo così soffocanti; i protagonisti si trovano ad affrontare le proprie paure ed è spesso coi loro occhi che il regista decide di presentare la scena, garantendo un ottimo grado di realismo e di immedesimazione nel personaggio; il ricordo funge da via di scampo dalla realtà, unica consolazione, inconsistente e fittizia, per compensare l'istinto escapista dei personaggi e in più in generale, del genere umano. Le animazioni sono curate nei gesti e nella fisiognomica dei personaggi, i dialoghi sono profondi e realistici, accompagnati da una colonna sonora elegante e solenne tratta dalle grandi opere di musica classica, ennesimo mirabile lavoro della sempre brillante Yoko Kanno. In conclusione Magnetic Rose è un prodotto a dir poco ottimo, sotto ogni punto di vista, sicuramente l'episodio che più mi ha colpito.

Stink Bomb - Tensai Okamura
Il secondo mediometraggio di Memories cambia totalmente ambientazione, spostandosi nella Tokyo contemporanea e prendendo in esame le disavventure di un impiegato di una ditta farmaceutica, Nobuo Tanaka, il quale, tormentato dal raffreddore, viene incitato dai colleghi ad assumere un farmaco sperimentale antipiretico presente nell'ufficio del suo capo. I problemi sorgono quando l'impiegato, dopo aver dormito in azienda, tramortito dal farmaco assunto, scopre che tutti i dipendenti, suoi colleghi, sono svenuti e che egli è l'unico cosciente; infine viene a sapere dai vertici della sezione di Scienze applicate del governo che la pillola da lui ingerita è un prototipo di arma chimica e che deve essere consegnata loro immediatamente, prima dell'arrivo della polizia, per evitare una fuga di informazioni, nonché uno scandalo politico. Ma questi non sanno che è stato proprio Nobuo a ingerire il farmaco e a tramortire l'intera azienda, per cui al fine di proteggere il segreto gli ordinano di recarsi proprio alla sede centrale di Tokyo, facendo sì che il povero Nobuo tramortisca tutte le persone che incontra sulla sua strada verso il quartier generale.
Episodio sarcastico, ma non eccessivamente pungente, Stink Bomb si prefigge di satirizzare la scarsa efficienza e poca accortezza dei vertici del governo, del sistema militare e più in generale della civiltà giapponese contemporanea, mostrando la situazione tanto assurda, quanto tragicomica, in cui l'impiegato medio, per obbedire ciecamente ad un ordine imposto dall'alto, abbandona logica e buonsenso e mette a repentaglio la vita propria e di mezza Tokyo pur di portare a termine il proprio incarico. Sottotono rispetto agli altri due, tecnicamente ben realizzato, buono a livello di messaggio, ma decisamente carente quanto a grado di intrattenimento; oltre alle suddette gag e scenette che fanno il verso alla commedia dell'assurdo di metà Novecento, gli sviluppi della trama non sono pervenuti, per cui a lungo andare la noia prende il sopravvento. Insomma, discreto, ma sicuramente mal sfruttato.

Cannon Fodder - Katsuhiro Otomo
Ultimo, ma non ultimo, l'episodio curato sia a livello di soggetto, sia di regia, dal maestro Otomo, che senza smentirsi propone il cortometraggio più particolare tra i tre. Un futuro distopico, un regime militare, una città completamente dedita all'arte bellica; questo lo sfondo per Cannon Fodder, cronaca di una giornata lavorativa di una famiglia qualunque. Il padre è meccanico presso l'edificio del grande cannone, un arma balistica che spara pochi colpi l'ora ma che rappresenta l'orgoglio dell'intera città. Nonostante siano i lavoratori a caricare i proiettili e spezzarsi la schiena perché il funzionamento dell'arma sia sempre corretto, è il gran dittatore, basso e grassoccio, a premere il pulsante e sparare, rituale rigorosamente preceduto da una camminata in pompa magna verso la postazione di comando; la scena, che viene ripetuta più volte, suscita più ilarità che fiero orgoglio patriottico, inscenando una satira - più pungente di Stink Bomb - che ridicolizza il regime e squarcia il velo mitico che lo circonda.
La fantomatica guerra diventa mero strumento di controllo delle masse, un po' come in 1984; il regime accudisce e educa gli individui sin dalla più tenera età, tanto che il figlio del protagonista pare essere più attaccato all'effige tanto splendida, quanto falsa e ipocrita, di un dittatore alto, robusto e fiero, in posa vittoriosa, piuttosto che ai propri familiari. Menzogna e strumentalismo, ignoranza e vanagloria, questi i falsi valori di cui il regime si fa latore, e Otomo li inquadra tutti in maniera efficacie.
Dal punto di vista tecnico, il cortometraggio spicca per un lungo e particolare piano sequenza, scelta particolare, ma che perfettamente si presta alla storia narrata e dall'inizio alla fine dell'episodio offre una panoramica a trecentosessanta gradi della vita della città. Nel complesso un buon prodotto, senz'altro ispirato, ma che lascia un retrogusto di incompiutezza, come se il messaggio potesse essere impresso o enfatizzato in maniera più efficacie.

Parlando di Memories, siamo di fronte a un lavoro nel complesso buono, ma in quanto raccolta, inevitabilmente eterogeneo - a maggior ragione che il regista, sebbene sotto l'attenta supervisione di Otomo, vari assieme agli episodi. Posso solo aggiungere, come molti hanno già fatto, che senza Stink Bomb un voto in più probabilmente lo avrebbe meritato, ma non voglio spendere ulteriori parole in rimpianti e lamentele che potrebbero fuorviare il lettore dal mio effettivo giudizio. Memories permette di mirare un giovane Satoshi Kon, agli albori e già così incisivo, una formidabile Yoko Kanno, capace di adattare le proprie musiche a ogni atmosfera e spaziando fra i generi più vari, infine un sempre piacevole Otomo, abilissimo narratore e regista visionario, un passo avanti ai più. Per chiunque ami anche uno solo di questi tre personaggi, la visione dell'opera non sarà senza dubbio uno spreco di tempo.


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Evangelion0189

Episodi visti: 3/3 --- Voto 7
Tra gli anni Ottanta e Novanta, l'animazione giapponese ha esplorato nuovi orizzonti narrativi racchiudendo storie non necessariamente legate tra loro nei cosiddetti "film omnibus". Dopo il primo esempio meno riuscito di Manie-Manie - I racconti del labirinto nel 1983, il suddetto formato raggiunge la sua massima espressione con il lungometraggio in tre parti intitolato Memories, distribuito nel 1995 e frutto del lavoro congiunto di alcuni dei più grandi e promettenti autori di quel periodo: prendendo come spunto di partenza l'omonimo manga di Katsuhiro Ōtomo, alla regia e alla sceneggiatura degli episodi si alternano Satoshi Kon, Tensai Okamura, Kōji Morimoto e Ōtomo stesso, regalandoci tre perle diversissime tra loro, ma tutte ancorate in un certo senso al fantastico e al fantascientifico. Parliamone nelle loro linee essenziali.

Magnetic Rose
In mezzo a un mucchio di rifiuti spaziali, un gruppo di astronauti si imbatte in una singolare struttura a forma di rosa: incuriositi e attratti da essa come se fosse una calamita (da cui il titolo "rosa magnetica"), i tre decidono di indagare sul misterioso oggetto, ma loro malgrado entreranno in un mondo onirico affascinante e terribile insieme... Il primo episodio è l'unico che prende a piene mani ispirazione da uno dei racconti di Ōtomo. E non si limita ad ampliare qua e là sequenze e dialoghi, ma migliora di gran lunga quanto letto nella controparte cartacea, complici l'ottima sceneggiatura di Kon, che di lì a poco si sarebbe fatto un nome come regista di Perfect Blue, e le musiche straordinariamente evocative e memorabili di Yoko Kanno. Da sottolineare la presenza di uno splendido estratto dalla Madama Butterfly di Giacomo Puccini, in particolare la famosa aria "Un bel dì vedremo". Voto finale: otto.

Stink Bomb
Il secondo episodio vede alla regia Tensai Okamura (principalmente noto come animatore e, in tempi più recenti, anche come regista di Wolf's Rain e Darker Than Black), mentre il soggetto è del maestro Ōtomo. Un impiegato di un'azienda farmaceutica assume per errore un potente esperimento chimico, restandone però miracolosamente immune. Il problema è che tutti quelli che gli stanno vicino nell'arco di pochi metri muoiono asfissiati. Così, per questa "arma biologica umana" ambulante, ha inizio una fuga per la sopravvivenza in direzione di Tokyo, giacché il governo e l'esercito giapponesi gli sganciano contro ogni tipo di arma possibile. La storia di per sé è originale e gradevole, ma è un po' snervante e frustrante assistere a un povero idiota che uccide senza volerlo centinaia di persone. Simpatico ma prevedibile il colpo di scena finale. Verdetto: sette.

Cannon Fodder
L'ultimo episodio è anche il più singolare dei tre: Ōtomo dirige e scrive una sorta di storia "non-storia" in cui siamo spettatori, in presa diretta per mezzo di un lungo piano sequenza di hitchcockiana memoria, della giornata-tipo di una famigliola di operai in un modo distopico dominato da un'interminabile guerra senza nome. I personaggi, disegnati con uno stile sporco che mi ricorda quello di alcuni fumetti occidentali degli ultimi anni (le opere di Gipi, in particolare), si muovono in una città fortezza dalla quale non svettano palazzi e chiese, bensì ogni genere immaginabile di cannone. Non a caso, infatti, il fulcro del corto è, costituito dal dettagliato caricamento di un proiettile nel cannone più grande della città e dal conseguente sparo colossale. I volti dei lavoratori, maschere di rassegnazione, e il loro inesorabile avanzamento in un lavoro estraniante, in un mondo che per noi è già di per sé scioccante nella sua strana "normalità", sono filtrati dalla prospettiva del bambino protagonista, il quale, d'altro canto, a scuola impara matematica e ingegneria: un giorno anche lui è destinato a entrare nella macchina incessante della guerra. In definitiva, i ventidue minuti di Cannon Fodder restano impressi per il fascino che trasmettono con l'ausilio di espedienti visivi e narrativi davvero atipici, ma proprio per questo potrebbero fare storcere il naso allo spettatore più occasionale. Voto finale: sette e mezzo abbondante.

In conclusione, grazie a storie variegate e a un comparto tecnico eccezionale, Memories spicca su altri prodotti dello stesso periodo in termini di grafica, animazioni e musiche, e riesce egregiamente a intrattenere lo spettatore con la giusta dose di sviluppi narrativi seri da una parte e più leggeri dall'altra (questi ultimi soprattutto in Stink Bomb). Sebbene non sia una pietra miliare della storia del cinema, Memories resta comunque uno dei rappresentanti più importanti dell'animazione giapponese degli ultimi venti anni e merita almeno una visione. Il voto complessivo è un bel 'discreto'.


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Texhnolyze

Episodi visti: 3/3 --- Voto 8
<b>Attenzione: la recensione contiene spoiler</b>

"Memories" è un sontuoso e ambizioso progetto di Katsuhiro Otomo, che supervisiona il film che si costituisce di tre episodi. Otomo non è un regista normale che si accontenta di fare un semplice film e basta, a lui piace essere ricordato per la sua "diversità", nel senso che deve sperimentare nuove tecniche stilistiche ed essere sempre all'avanguardia per quanto riguarda la componente tecnica e grafica.
Passiamo ai tre mediometraggi.

"Magnetic Rose": è il primo mediometraggio del film che parla di una troupe di astronauti che recuperano macerie nello spazio. Sono dunque i cosiddetti spazzini dello spazio che ci ricordano il tanto amato "PlanetEs". Dopo aver ricevuto un S.O.S., due membri dell'equipaggio iniziano questa missione di recupero all'interno della nave fantasma o meglio questa rosa magnetica, perché l'astronave ha proprio la forma di una rosa. Una volta all'interno l'atmosfera cambia man mano, diventando sempre più tesa e allucinogena, virtuale e ipnotica. Ebbene, sembrerebbe a tutti gli effetti un thriller psicologico nello spazio, infatti i protagonisti iniziano a vedere fantasmi, che poi sono ologrammi, che scendono dal soffitto e scompaiono negli spazi bui delle fittissime e dettagliate stanze, che iniziano il processo di destabilizzazione della mente degli allora solari protagonisti. Specialmente Miguel ha una voglia matta di godersi la vita, tra la continua ricerca di una donna e il buon cibo, anche in un momento non opportuno come quello in cui si trovano.
La padrona di casa sembra essere una cantante lirica che ha già deciso quale sarà il suo nuovo compagno. Se in una fotografia-ologramma prima si vedeva l'immagine serena tra lei e il marito, adesso questa foto si tramuta mostrandoci l'immagine di Miguel al posto dell'ormai morto marito. Ciò sta a significare il forte volere da parte di Eva di far rivivere materialmente, perché in pratica il marito continuava a vivere attraverso i ricordi proiettati di Eva, il suo amato Carlo. Dunque il titolo del film trova già un significato, memorie, o ricordi, quelli conservati da una Eva che vuole a tutti i costi ricordarsi e ricordare, e grazie alla tecnologia futuristica ci riesce tramite un modo particolare. I ricordi vengono gestiti da un computer e proiettati sotto forma di ologrammi per vivere in eterno. In realtà la vita in questo modo assume un significato diverso, in quanto così facendo Eva non continua a vivere, ma rivive il suo passato. Mi chiedo se, nonostante tutto, fosse veramente così ancorata al suo passato oppure aveva paura della morte come fine di tutto, ma non riuscendo ad andare avanti non puoi definirti un essere in vita; allo stesso modo l'altro protagonista si sottomette al passato lasciando che i disastrosi ricordi di una figlia morta lo seppelliscano una volta per tutte nel gelido spazio nel momento più caotico del film, quando si mescolano i ricordi degli astronauti con quelli di Eva, dove questa volta sono i propri pensieri e incubi a palesarsi come ologrammi. Miguel ormai si è fuso con i ricordi di Carlo, mentre l'altro, Heintz, è rinsavito e lo cerca. In tutto ciò a destabilizzarsi non è solo la mente, ma anche il campo magnetico che tinge di un rosso ancora più vivo la rosa tramite il sangue degli spazzini.
In questo episodio vi troviamo una Yoko Kanno ai massimi livelli: si susseguono musiche liriche e classiche di forte impatto per la struttura dell'episodio, che si sono rivelate essere la scelta giusta, visto che l'ambientazione sembra un palcoscenico futuristico in cui si recita "Madama Butterfly", con chiari riferimenti a "Solaris" e "2001 - Odissea nello spazio".
Il regista, Koji Morimoto, si gioca ottime carte all'inizio con inquadrature particolari, sfruttando svariati angoli per poi passare a un fluido movimento di camera durante il raggiungimento della rosa magnetica. Dopo si stabilizza su buoni livelli senza particolari tocchi di classe. L'episodio è sceneggiato da Satoshi Kon, che svolge anche qui un ottimo lavoro. Graficamente eccelso come gli altri due episodi. Voto: 8.5.

"Stink Bomb": è il secondo episodio. La linea che separa il primo dal secondo è vistosissima e ancora più evidente quella tra il secondo ed il terzo. Il mood serio, angosciante, malinconico non c'è più. Adesso l'aria che si respira è più leggera, almeno fino a quando il nostro spensierato protagonista non ingoia una pillola presa contro il raffreddore. Errore più grande non poteva commetterlo, poiché quella pillola faceva parte di un progetto segreto del Governo Giapponese che doveva essere usato come difesa, e invece si è scoperto che al momento reca danni catastrofici. Il protagonista si porta dietro una nube puzzolente che uccide anche gente con la maschera, se entra nel raggio d'azione, e il Paese va in subbuglio, mentre il protagonista non ha la minima idea di essere un'arma biologica vivente e si mette con impegno a svolgere la missione affidatagli dal presidente della ricerca per lo sviluppo. Dunque si viene a creare una situazione buffa, ma allo stesso modo terrificante. Si presenta così un episodio sulla scia del "Dottor Stranamore", una satira non sulla guerra, ma sui militari, umiliandoli al massimo.
Quindi le tematiche proposte saranno proprio queste, ossia l'idiozia dei militari e del sistema militare nel creare un oggetto per difenderci quando in fin dei conti ci danneggia, ma arricchisce il governo. Infatti siamo di fronte a un sistema militare, anche se è quello americano ad essere spietato, senza scrupoli, che non si ferma nemmeno in situazioni gravi a pensare di analizzare il soggetto ancora prima di aver sventato il pericolo. Comunque saranno proprio queste caratteristiche politico-militari che dovranno essere ricordate dai posteri, una volta risolto tutto per cercare di non ripetersi.
In quanto a regia questo film soffre se paragonato agli altri due, totalmente negli standard.
Per quanto riguarda le musiche, anche qui quella di usare il jazz è stata una saggia scelta, perché creano una forte armonia con il mood veloce e allegro dell'episodio. Comunque rimane una visione godibilissima, anche se ci si aspettava qualcosa di più, visto che Otomo è lo sceneggiatore. Voto: 7.5.

"Cannon Fodder": l'ultimo episodio, l'ultima scena, l'ultima sequenza è un altro mediometraggio diretto da Katsuhiro Otomo con l'ausilio della tecnica del piano-sequenza, ecco perché parlo dell'ultima scena. Ed è anche questo ciò che fa vantare l'appellativo di sperimentale all'opera in questione, almeno da un punto di vista registico, perché il terzo episodio è sperimentale anche graficamente. Infatti si può parlare di un Otomo innovatore per quanto riguarda l'animazione giapponese almeno, poiché il piano-sequenza era già utilizzato più di mezzo secolo prima nei film live, ma considerando la durata di questo episodio è chiaramente il più lungo piano-sequenza che si ricordi prima della produzione di "Arca Russa", lungometraggio interamente eseguito con questa tecnica, escludendo ovviamente "Nodo alla Gola" di Hitchcock per gli svariati raccordi presenti. Magari è più facile in animazione? Beh, è solo questione di budget, considerando l'uscita di Matrix solo quattro anni più tardi, in cui era davvero possibile fare di tutto, ma anche prima se è per questo. Quindi, ciò che è riuscito a fare Otomo non è cosa da poco e così è possibile assistere a scene fluidissime e di un certo virtuosismo come lo sparo del mega cannone rosso.
Il rosso è sicuramente il colore predominante e quello delle armi, che rappresenta uno dei punti a favore della tesi sull'anticomunismo di fondo presente nel film. Nell'allegorica e distopica città la popolazione affronta il nemico comune in una guerra che non ha mai fine con un nemico che non si è mai visto. Se la società ci ricorda "Metropolis", il tema della guerra e come è stato esposto è un chiaro riferimento a "Orizzonti di Gloria" di Kubrick, di cui, ormai si è capito, Otomo è un grande fan. Così impotente di fronte all'ostinato voto di guerra da parte della città di reminiscenze steampunk solo il bambino chiede: "Contro chi stiamo combattendo?" Tuttavia la domanda risulta inutile, in quanto nemmeno il padre si ricorda della fazione opposta e viene spontaneo chiederti se esiste veramente un nemico su cui sparare continuamente con i giganteschi cannoni rossi oppure è la paura del ricordo della guerra che spinge i cittadini a continuare una guerra conclusasi ormai secoli fa. Fino a quando il bambino speranzoso di diventare un comandante militare, piuttosto che un semplice operaio come il padre, influenzato soprattutto dai media ("Sparate, sparate sempre, sparate per la patria") e anche dalla scuola, dove gli insegnano formule fisiche sulla gittata per educarli a bravi militari, si mette nel letto dove dalla sua finestra è possibile scorgere un enorme bagliore che sembra rappresentare l'attacco nemico nelle vicinanze. Quindi tutta la politica comunista infrange anche i sogni di un innocente bambino, non riuscendo a proteggerlo dall'attacco.
A farlo risultare ancora più straniante sono le musiche, che pur non essendo belle come le altre due tracce, riescono nel loro intento. Voto: 9.

Film spesso sottovaluto o finito nel dimenticato, purtroppo.
Dovendo fare a questo punto una media tra i tre episodi, gli devo assegnare un abbondante 8; peccato, perché senza il secondo era un 9. Guardatelo, guardatelo ancora, guardatelo per gli anime!


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MaetelLove

Episodi visti: 3/3 --- Voto 9
Due validissimi autori capitanati da un genio compongono un'opera unica e surrale, ma quanto mai drammatica e ricca di verità. Parte tutto da un'idea di Otomo e si realizza pian piano, con l'aiuto di Okamura e Morimoto, questo piccolo gioiello.

Tre episodi tutti diversi tra di loro ma accomunati da un profondo pessimismo universale, che colma nello stesso genere umano. Questo lo possiamo notare nel primo episodio con astronauti un po' ingenui in un'atmosfera alla Lynch completamente inquietante; nel secondo episodio è l'impiegato del laboratorio, creato appositamente così scemo per inquadrare in maniera negativa il giapponese medio che agisce senza chiedersi il perché, quasi fosse un macchina, e finisce per rovinare la vita agli altri; nel terzo episodio questo concetto di "automa sociale" è esplicato all'ennesima potenza. Una città, una roccaforte militare che combatte contro un nemico che nemmeno esiste, e che forma le nuove leve indottrinandole fin dal principio (Corea del Nord?).

Un grande affresco di una società dentro e fuori l'uomo decadente e senza speranza. Bellissimo. Do 9 e non 10 per il primo episodio, col quale a livello di contenuti si poteva fare qualcosa in più, a tratti perdendosi nel misterico senza un senso vero e proprio.


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Pan Daemonium

Episodi visti: 3/3 --- Voto 9
Al contrario di altri, io non sono riuscito a trovare alcun collegamento fra le tre opere che compongono "Memories". Avevo elementarmente ritenuto che fosse proprio il filone della memoria e del ricordo a formare il terrapieno di ogni episodio, ma, a quanto pare, è unicamente "Magnetic rose" a destreggiarsi in questo tema.

Il suddetto è il primo capitolo, di ambientazione fantascientifica (un po' simile a Planetes, visto il mestiere dei protagonisti), tratta di raccoglitori di detriti della fine del XXI secolo i quali si vengono a trovare in una misteriosa struttura del secolo passato in cui si raccolgono le memorie di una - oramai ex - diva dell'opera. L'episodio è coinvolgente, mescola un'ambientazione horrorifica ad una storia drammatica, con espressive musiche di Youko Kanno miste alla nota aria "Un bel dì vedremo" dalla "Madama Butterfly" di Puccini.

Il secondo capitolo modifica l'intonazione, dacché ci ritroviamo in una spassosa vicenda che vede un farmacista testare un farmaco in via di sperimentazione che lo trasforma in un erogatore deambulante di cattivo odore. Sebbene le gag siano ovviamente molto presenti ed anche funzionali, la trama è piuttosto scarna, tanto che bene o male poco si comprende chi ci sia dietro l'ordine di produzione di un simile ordigno chimico, quali siano le intenzioni e cosa c'entrino gli Stati Uniti d'America. Finale che non ho compreso.

Il terzo capitolo, con la firma di Otomo, è la chicca sperimentale del gruppo. Sebbene duri di meno è graficamente differente e sostanzialmente critico a livello tematico. Presenta una società belligerante, perennemente in guerra con non si sa chi (potrebbe benissimo non esistere un reale nemico, così come in 1984), tanto addentrata in questa mentalità da avere un'intera economia bellica, un'intero apparato scolastico bellico e quantaltro, sempre bellico. I bambini imparano a calibrare i propri cannoni tramite le leggi fisiche ed ovviamente sognano di divenire militari, i genitori producono proiettili, cannoni oppure entrano a far parte dell'equipe che prepara il processo di apertura del fuoco. Ci si sveglia la mattina, si assiste alla propaganda in TV, si esce, si guardano i manifestini propagandistici, si va a scuola/lavoro, si fa/studia la guerra, si torna a casa, si dorme sognando la guerra. Una società fittizia, distopica ed utopica, ma strutturata ed illustrata in modo sapiente.


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Micerino

Episodi visti: 3/3 --- Voto 9
Tre episodi, tre stili nel disegnare e raccontare una storia. Tre diverse visioni di un futuro futuribile, un presente possibile, un immaginario e funambolico mondo di guerra. Memories. Ricordi.

Il primo episodio si aggrappa all'anima, ambientato in uno spazio profondo dove quattro astronauti addetti al recupero di rifiuti spaziali rispondono a un SOS. Il cimitero di navi che trovano dove sono diretti non li spaventa, lasciandoli proseguire nella loro ricerca... di cosa? Dei ricordi, di quelle memorie che si sono depositate in questo posto sperduto nello spazio. Sarà la loro una scoperta dei loro ricordi, di ciò che hanno lasciato, il tutto in un crescendo di azioni e fotogrammi, il tutto immerso in questo spazio infinito e silenzioso che emerge anche negli spazi più angusti di quella strana stazione che ha inviato l'SOS. Il finale è quasi "kubrickiano", da "2001: Odissea nello Spazio": una perla, un capolavoro che lascia senza parole. Meraviglioso.

Imparagonabile è il secondo episodio, assurdo e canzonatorio, dove un povero impiegato si trova a essere inconsapevole causa di un disastro incredibile: preoccupante analisi di un disastro solo immaginario ma possibile, dove l'inefficienza dei dirigenti di una ditta farmaceutica, i segreti tenuti tali, l'intervento dell'esercito, tutto trama per fermare una forza naturale (anzi, artificiale) distruttiva oltre ogni immaginazione. Il tutto per consegnare un plico di "memorie" a chi quei documenti li avrebbe sfruttati a crisi cessata.

Il terzo episodio è un altro capolavoro di possibilità umane: un futuro in cui il mondo è in perenne guerra, dove i bambini studiano come sparare con il cannone, ma soprattutto come meglio colpire il nemico. Città iper-armate, mobili, subiscono danni e perdite. Eppure non si vedono, si spara eseguendo ordini, e si producono altri proiettili per sparare ancora: a chi, non si sa; perché, non si sa. Si è in guerra, si spara per proteggere una patria senza terra, un mondo senza piante, dove il piccolo protagonista è un membro integrato e integrante della società. Si spara dalle 9 alle 17, poi si stacca, si torna a casa, dalla famiglia sicura grazie al fuoco amico. E nella memoria solo i colpi di cannone.

"Memories" è davvero un film interessante e ben fatto, non tutto degno di quello che è, e resta il mio pezzo preferito, il primo episodio, ma è decisamente gradevole, sicuramente degno d'essere visto e vissuto fino in fondo.


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M3talD3v!lG3ar

Episodi visti: 3/3 --- Voto 9
1995: a quanto pare è un'annata particolarmente ispirata per i grandi nomi dell'animazione.
Con "Memories", abbiamo la fortuna di apprezzare la creatività di ben tre di cotali nomi, uniti per l'occasione.
Questi hanno semplicemente dato vita a tre perle di geniale sperimentalismo pervaso di virtuosismi artistici indimenticabili, ognuno racchiuso nel corpus narrativo dell'altro.
Il primo dei tre episodi, o meglio cortometraggi, che compongono questa "trilogia", tratta di una missione di salvataggio nello spazio siderale.
Si tratta della più drammatica delle tre storie, ma anche della più poetica ed emozionante, grazie alla carica enfatica degli eventi e all'atmosfera degna delle migliori science fiction, che fomenta anche un certo grado di inquietudine nello spettatore. Esso è diretto da Koji Morimoto, in passato collaboratore di Otomo (supervisore generale di questa produzione), qui di Satoshi Kon.
Il secondo cortometraggio vanta la direzione di Tensai Okamura (autore di "Wolf's Rain"): tratta di un'arma battereologica dalle potenzialità disastrose, che cade nelle mani di un inconsapevole impiegato.
Rispetto all'opera precedente, la tensione cala di molto: i toni quasi teatrali di "Magnetic Rose" vengono ora smorzati e rimpiazzati da una dose di satirica comicità, che tuttavia sottointende una certa voglia di far riflettere il pubblico sull'insensatezza di alcune situazioni. Si chiama "Stink Bomb" il secondo membro del trio; codesto viene completato da quella che è probabilmente la punta di diamante dello spettacolo: si tratta di "Cannon Fodder", diretto dallo stesso Katsuhiro Otomo. Egli ci mostra la routine quotidiana di una città che si dedica unicamente al bombardamento di un nemico invisibile. La società in essa instaurata è così spietatamente gerarchizzata e macchinosa, che non si sente più il bisogno di preoccuparsi di scoprire se un vero nemico esista o meno: l'obbedienza al potere assicura la sopravvivenza, rappresenta il futuro di giovani reclute-lavoratori, a loro volta pronte a tutto per venire a capo del summenzionato potere, che alla fin fine, si limita alla futile pressione di un bottone...quel famoso bottone che avvierà gli enormi cannoni a sparare...a quel nemico del tutto inesistente.
L'autore riempie il suo gioiello di provocazioni e di riferimenti storici, con una maestria degna della sua fama. Bisogna soffermarsi su quest'ultimo capitolo ed esprimere tanta ammirazione anche per ciò che riguarda l'impatto visivo: la sperimentazione raggiunta dallo stile grafico è fenomenale, ma interpretarla a parole risulterebbe vano; quello che posso sottolineare è che l'intero cortometraggio (di circa 30 minuti, il più breve) è realizzato con la tecnica del piano sequenza (un unico segmento narrativo manovrato lungo un'unica inquadratura), e, che dire, si tratta di qualcosa di più unico che raro (soprattutto in quel periodo).
Ma d'altronde siamo di fronte ad un grandissimo lavoro tecnico in tutti e tre i casi, e ovviamente non vanno tralasciate le musiche, affascinanti, adattate perfettamente ad ognuna delle eterogenee situazioni.
Le storie sono originalmente collegate in questa maniera: il primo episodio si inserisce nel secondo come semplice programma televisivo, mentre il secondo come sogno di un bambino, personaggio del terzo.
Essi sembrano apparentemente slegati tra loro, ma è evidente che cercano di sviluppare, in conclusione, il medesimo tema: l'insensatezza della creatura umana, che si manifesta, sempre e comunque, a prescindere dalla varietà degli eventi.
Imperdibile, consigliato a tutti i cultori dell'animazione e non solo.


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daniel

Episodi visti: 1/3 --- Voto 7
Mix di storie by Katsuhiro Otomo.

Quest'opera, formata da tre cortometraggi, hanno come unico collegamento il fatto che siano storie concepite dallo stesso Otomo. L'unica storia presa però dal manga è soltanto la prima ("Magnetic Rose"), mentre le altre due sono state create appositamente per questo collage. A mio parere, la storia più carina si è rivelata essere la prima, ma anche le altre due storie non sono male, anzi: la terza storia è interessante come ambientazione ed elementi, la più sperimentale delle tre. La seconda è quella che mi è piaciuta di meno, comunque risulta carina anche se nulla di particolarmente eccezionale; una Black comedy, insomma.
Dal punto di vista tecnico, tanto i disegni quanto le animazioni differiscono da storia a storia: sicuramente non siamo ai livelli tecnici di Akira, Steamboy o Metropolis, ma sono comunque sopra la media. Tra gli elementi migliori che ho riscontrato in quest'opera abbiamo sicuramente le musiche: mi riferisco in particolare alle melodie appartenenti alla prima storia, che ho trovato s molto evocative ( tra queste c'è l'opera lirica "Madame Butterfly" ), ma anche gli effetti sonori si comportano abbastanza bene. Data la diversità dei generi trattati, consiglierei la visione solo a coloro che amano queste raccolte di storie brevi, come nel caso di Manie Manie, Robot Carnival o Animatrix. Gli altri invece se lo facciano imprestare da qualcuno, poi decidano loro.

Voto totale: 6.8

HaL9000

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HaL9000

Episodi visti: 1/3 --- Voto 9
Le tre storie di cui si compone il dvd sono molto diverse tra di loro, sia per quanto riguarda l'aspetto grafico, che per l'ambientazione. Sostanzialmente i primi due episodi si rifanno il I alla fantascienza, ed il II ad un genere più leggero e divertente (sebbene le situazioni non siano proprio idilliache) ambientato nel presente; ma è il III episodio quello che mi ha colpito di più. Il disegno è maggiormente sperimentale, ma sembra un po' rifarsi ai vecchi stili grafici (anni 60-70, tanto per intenderci). Inoltre la storia mi pare più originale: un intera città (disegnata in stile un po' retrò) in cui l'unico scopo dei suoi abitanti (grandi e piccoli) è quello di servire mostruose artiglierie che sparano contro un nemico che non viene mai né citato né mostrato (e forse non esiste proprio); le vite dei cittadini, così, fin dall'infanzia sono preparate a questo scopo, e niente altro. L'episodio riesce a mettere ben in luce il grado di alienazione dei singoli, anche se attraverso gli occhi di un bambino.

Zooropa

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Zooropa

Episodi visti: 1/3 --- Voto 8
Un vero saggio di bravura questo Memories. Otomo fa da "padrino" ad una produzione che può sembrare manieristica... ed in effetti lo è!
I 3 episodi sono diversi tra di loro su tutti gli aspetti tranne che su quello qualitativo che è davvero alto. Drammatico e cupo il primo, folle e scanzonato il secondo (mi ha ricordato vagamente le atmosfere del Dr.Stranamore di Kubrik), onirico e spettacolare il terzo. Prendete memories per quello che è: una collezione di 3 episodi di animazione d'autore. Vedrete che vi piacerà.

Lorenzo

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Lorenzo

Episodi visti: 3/3 --- Voto 8
Film d’animazione in tre episodi molto diversi tra loro, scritti dal maestro Katsuhiro Otomo (quello di "Akira", per intenderci), ma diretti da tre registi diversi, accomunati dal disegno semplicemente superlativo e dallo straordinario realismo delle animazioni, nonchè (soprattutto nel primo episodio) dalle splendide musiche. Nel primo, "Magnetic Rose", ambientato verso la fine del secolo, due membri dell’equipaggio di una astronave-spazzino addetta al recupero rottami nello spazio, richiamata da un SOS, finiscono in una specie di mini-sistema artificiale formatosi dai frammenti vaganti della nave di una famosa artista lirica che ha memorizzato i propri ricordi in un computer, restituendoli all’esterno sotto forma di una strana “pseudo-realtà” che sembra un misto di allucinazioni e realtà virtuale. Il secondo, "Stink Bomb" quello senz’altro più divertente, ha per protagonista un impiegato di una multinazionale farmaceutica che inghiottisce per sbaglio un preparato chimico segreto e si trasforma in una micidiale bomba mefitica scatenando disastri e panico a Tokio e dintorni con conseguente dispiegamento dell’esercito. Il terzo, "Cannon Fodder", il più breve e diverso nella grafica dagli altri due, ha tutta l’aria di essere una sperimentazione dell’autore. In una immaginaria e opprimente città-arsenale soggiogata da una disumanizzante dittatura militarista gli abitanti sono ridotti ad automi adibiti alla produzione di armi in fabbrica, mentre gli innumerevoli cannoni eternamente puntati contro il cielo sparano periodicamente contro un invisibile nemico. Il brano si limita, per così dire, a descrivere la giornata tipo di un bambino, figlio di uno dei tanti alienati operai-schiavi. Particolarmente raffinato il primo episodio (nonostante qualche parolaccia via via, usanza relativamente recente introdotta negli anime di nuova generazione), grazie specialmente alle note della Madame Butterfly e ai fastosi interni dell’astronave abbandonata alla deriva nello spazio; comicità e più azione nel secondo, e piuttosto cupo e inquietante e con molto assurdo il terzo, che pare rifarsi a Orwell o altri grandi romanzieri fantascientifico-apocalittici. Peccato per il finale un po’ debole degli altri due, soprattutto il primo, forse volutamente irrisolto. Un bella prova di animazione, comunque per palati più adulti, non molto adatta agli amanti dei cartoons di azione e scontri fra robots.

kayyam

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kayyam

Episodi visti: 3/3 --- Voto 8
Graficamente ineccepibile e opprimente il terzo, ironico e surreale il secondo, avventuroso e intrigante il primo. Prodotti assolutamente eterogenei che è preferibile vedere in separata sede. Una nota di demerito alla sceneggiatura di "Magnetic Rose" - ebbene sì! - perché la novella di Otomo è assai più evocativa, coinvolgente e compatta nell'angoscioso finale, mentre Kon la complica inutilmente con le proprie sovracostruzioni psicologiche-allucinatorie. Tutto sommato il voto più alto lo darei al secondo episodio perché risolleva l'atmosfera molto cupa, nonostante rimanga cinico e catastrofico come e più degli altri. Ma almeno, sulla fine del mondo, ci fa un bel peto ^__^

Antonio.

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Antonio.

Episodi visti: 3/3 --- Voto 7
Posto la stessa recensione che troverete nel mio sito personale:
Memories si compone di tre episodi autoconclusivi, scritti da Katsuhiro Otomo (Akira, Steamboy), e affidati ad altri registi scelti da Otomo stesso. Questa produzione si colloca sulla stessa via sperimentale di 'Manie-Manie, I Racconti del Labirinto' del 1983, altri 3 episodi surreali del famosissimo mangaka e regista. Se in Manie-Manie il lavoro era affidato ai celebri Rintaro (Metropolis) e Yoshiaki Kawajiri (Ninja Scroll, The Animatrix: Program), in Memories hanno lavorato nomi oggi non meno importanti, come vedremo. Assistiamo, quindi, a 3 nuovi episodi in stile 'Ai Confini della Realtà' (la mitica serie TV `The Twilight Zone´), dove i protagonisti di turno vivevano avventure ed esperienze bizzarre, spesso inspiegabili, appunto ai confini della realtà.

Il primo episodio, `Magnetic Rose´, è sicuramente l'episodio più importante, ma viene presentato per primo. La regia è affidata a Koji Morimoto (The Animatrix: Beyond, Robot Carnival) e sceneggiato da Satoshi Kon (Tokyo Godfathers, Paranoia Agent, Perfect Blue). Sembra un incrocio tra il film `Solaris´ del regista russo Andrej Tarkovsky, ispirato al romanzo fantascientifico dello scrittore polacco Stanislaw Lem, dove il protagonista si ritrova su una stazione spaziale a confrontarsi con la materializzazione della moglie defunta, che prende forma dai suoi ricordi, e `A rose for Emily´ (Una rosa per Emily, edito in Italia da Adelphi), un breve racconto del grande scrittore americano William Faulkner (Premio Pulitzer e Nobel per la letteratura), da cui trae più volte ispirazione...
L´equipaggio del Corona si occupa di raccogliere rifiuti spaziali. Mentre il quartetto di spazzini cosmici torna da una missione, capta un S.O.S piuttosto strano: la musica di Madama Butterfly sul canale delle emergenze. I ragazzi non sono per nulla entusiasti di dover correre in soccorso di qualcuno, ma si vedono costretti per via del codice di navigazione marittimo: "Se non interveniamo non ci faranno più salire su una nave!". Per di più, la richiesta d'aiuto arriva da una regione dello spazio molto pericolosa detta il 'Sargasso', caratterizzata da anomalie del campo magnetico.
All'origine dell'S.O.S. un immenso asteroide, apparentemente una piccola galassia di detriti aggregati fra loro e orbitanti attorno al nucleo più denso. Dinnanzi a quel tetro spettacolo stagliato contro l´immensità dello spazio, il silenzio è rotto solo dalla Madama Butterfly che si diffonde ovunque.
All´interno della struttura, Heintz e Miguel, i due dell'equipaggio inviati a controllare, si ritrovano inaspettatamente in un immenso e sfarzoso palazzo arredato in stile settecentesco. Il segnale dell'SOS sembra provenire dalla camera di una donna, una certa Eva Friedel, cantante lirica di origini aristocratiche, vincitrice di numerosi riconoscimenti durante la sua carriera. Rovistando nelle varie stanze e tra gli oggetti della donna, e con l'aiuto di Aoshima, il loro navigatore, che svolge delle ricerche in rete, i due ricostruiscono la storia d'amore della cantante con un certo Carlo Rambaldi, un noto tenore vissuto, come lei, nel secolo passato. Ma nulla è ciò che sembra...
Animazione molto buona, ma non certo ai livelli di Akira, né tanto meno di Steamboy. Grande cura è riposta nella resa dell'atmosfera spaziale e della mancanza di gravità, oltre che in tutta una serie di dettagli meccanici e tecnologici. Il character design, gradevole, ricorda a tratti quello del già citato `Perfect Blue´ di Kon. La regia dosa sapientemente pause e azione, senza mai annoiare, e le musiche liriche tratte dalla Madama Butterfly che sottolineano gran parte della durata delle scene sono di grande effetto. Le musiche sono di Yoko Kanno (Wolf's Rain, Stand Alone Complex, Cowboy Bebop).

Il secondo episodio, `Stink Bomb´ (Bomba Chimica) è altamente ironico e, come tale, da non prendere troppo sul serio. A tratti, sembra di vedere una parodia di `Akira´, con un esercito di militari apparentemente incompetenti e ridicoli alle prese con un´inarrestabile minaccia.
Un dipendente di un istituto farmaceutico soffre di un brutto raffreddore. Dopo aver inutilmente provato praticamente ogni tipo di farmaco utile, finisce col testare una nuova pillola che alcuni suoi colleghi, in buona fede, gli dicono essere un nuovo tipo di antipiretico. Ma il farmaco era in realtà un'arma biologica che l'istituto stava realizzando per conto dell'esercito giapponese. Interagendo con i medicinali precedentemente assunti dall'impiegato, le pillole lo rendono una bomba chimica vagante. Dopo essersi appisolato in sala relax, al suo risveglio si sente benissimo, ma come in un film dell'orrore scopre che tutti eccetto lui, nel centro ricerche, sono apparentemente svenuti o addirittura morti. La causa sembra essere uno strano odore che l'impianto di aerazione ha diffuso all'interno dei locali. Dopo aver dato l´allarme, il povero malcapitato viene richiamato a Tokyo dai suoi capi, con la missione di consegnare tutti i documenti riguardanti il nuovo 'farmaco' alla sede centrale dell´istituto, e con l´imperativo di sparire prima che i soccorsi intervengano. Tuttavia, mentre si sposta verso la città, lungo il suo percorso si verifica un´interminabile scia di inquietanti incidenti...
Tecnicamente, anche questo episodio è ben realizzato, in particolar modo tutte le sequenze che vedono in azione i militari e i congegni meccanici. Il character design è funzionale alla storia raccontata, le animazioni abbastanza buone. Da sottolineare la musica scanzonata che introduce con un certo ritmo l'episodio e i momenti più beffardi.

`Cannon Fodder´ (Carne da Cannone) è il terzo episodio. Rispetto agli altri due è molto più breve, dura circa mezz'ora, e apparentemente sembra abbastanza insulso. Sicuramente è anche il più sperimentale e viene usato come banco di prova di alcuni degli elementi portanti di Steamboy, soprattutto dei meccanismi a vapore, anche se con un design ancora molto grezzo, e la stessa tecnica rappresentativa del fumo e del vapore. Il character design è caricaturale, rozzo e grottesco, richiama parzialmente il gusto di certi manifesti propagandistici d´epoca bellica, mentre i disegni per l´animazione sono perennemente abbozzati. C'è una sequenza in stile naif, poi, con una parata di armi da guerra e cannoni, che mi ha ricordato i martelli marcianti del famosissimo video `The Wall´ dei `Pink Floyd´. Certamente, non si può proprio affermare che brilli per l'animazione, più che altro sembra che Otomo lo usi come foglio sperimentale.
L'intero episodio è incentrato sulla giornata tipica di un bambino che si sveglia, fa colazione, va a scuola, torna, fa i compiti e va a letto. La cosa strana è che nella città dove vive tutti gli abitanti sono impiegati in una fabbrica-società che si occupa di tutti gli aspetti inerenti allo sparare con dei cannoni a vapore, dalla costruzione del proiettile, al caricamento del cannone, al fuoco verso un nemico invisibile, che forse nemmeno esiste, e neppure risponde al fuoco. Tutta una società ottusa e militarista, protesa nello sforzo di combattere questo nemico misterioso. Nello speciale contenuto nel DVD, "Memories of Memories", Otomo dice di non porsi obiettivi con questo filmino, ma di voler solo che gli spettatori si divertano ed escano dal cinema 'ballando' sulle note del brano disco dance che ha voluto per i titoli di coda... se volessimo cercare qualche significato più profondo, potremmo dire che Otomo vuole sottolineare la propensione dell'uomo all´unità e alla collaborazione solo in presenza di uno scopo comune e superiore da inseguire, come proteggere la propria patria, o le proprie case, da un nemico o una minaccia incombente, seppure questa fosse vaga da individuare o addirittura inesistente, come sembra in questo caso. Tuttavia, questo nemico fantasma rappresenta la sopravvivenza dell'intera economia di questa surreale collettività e, quindi, potrebbe essere anche un´invenzione del suo governo per tenere in vita questo strambo sistema sociale. E il bambino potrebbe rappresentare la beata ignoranza che rende possibile che tutto il sistema non crolli su se stesso.

Ryo

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Ryo

Episodi visti: 3/3 --- Voto 9
E' un film diviso in 3 episodi, con 3 trame distinte. Il primo è di fanta-thriller, una navetta spaziale che si occupa di recupero relitti riceve un sms da una strana nave che risulterà abbandonata. Il secondo è esilarante, un semplice impiegato per sbaglio inghiotte delle pillole che non sono medicinale, ma gli fanno emettere uno strano gas. Il terzo è molto particolare, parla di una guerra in corso, ma non si sa bene chi siano i contendenti e tutti gli abitanti sono occupati per il funzionamento dei cannoni di attacco. La grafica e le musiche sono eccezionali. Diretto da 3 resgisti diversi, il primo è tratto da una breve storia dell'omonimo manga di Otomo.