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selene90

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
"Non devo piangere, sono grande": una frase che, durante la visione di questo film, mi sono ripetuta più e più volte, nella mente, con scarso successo. Il film "il piccolo principe" tratto dal capolavoro di Antoine de Saint Exupery, è -come il libro, prima di lui-una di quelle piccole perle che, bene o male, tocca tutti, grandi e piccoli.
Inizio col dire che l'idea di rappresentare uno dei libri più letti al mondo è stata piuttosto originale: vista, infatti, l'evidente difficoltà di farne una trasposizione cinematografica (che sarebbe, oltretutto, risultata troppo breve), il regista ha scelto di costruire intorno alla storia originale una cornice che riesce perfettamente nell'intendo di valorizzare la morale dell'opera. Il pretesto per raccontare le vicende è, infatti, offerto da una strana amicizia: quella che lega una bambina a un vecchio aviatore. La piccola è colei che, più di tutti, ci rappresenta il divario tra lo spettacolare, colorato e vario mondo dell'infanzia e quello grigio, triste e monotono dell'età adulta.
Il film inizia col trasferimento della bambina e di sua madre in una nuova città, tutta uguale, con case tutte uguali e vicini coi volti tutti uguali. Lo scopo è quello di far studiare la bambina, ogni ora, ogni giorno, ogni settimana e ogni mese per permetterle di entrare nella scuola più prestigiosa e diventare così "efficiente" nel mondo del lavoro. Questo ci è già chiaro dal colloquio che la bambina sostiene nella suddetta scuola e dalla tabella che la madre le prepara e che dovrebbe rappresentare "il suo stile di vita". Tutti, in questa nuova città, sono efficienti, tutti sono parte di un ingranaggio, eccetto lui… il vecchio ed eccentrico vicino che costituisce l'ingranaggio rotto.
Inizialmente l'approccio del vecchio aviatore non va a buon fine, ma col tempo la bambina viene catapultata nel mondo del "piccolo principe", il libro scritto dal suo strambo vicino e che racconta dell'incontro tra lui e un piccolissimo principe nato su un asteroide.
Per la bambina, tenuta sotto stretta ed assidua sorveglianza dalla madre, il "piccolo principe" diventa una sorta di viaggio fatto in segreto tra le lenzuola, che le ricorda che il suo "stile di vita" non può essere deciso da una tabella, ma dalle sue scelte. Ed è proprio attraverso la storia della volpe, della rosa, del re e del vanesio, che la nostra protagonista riesce a cogliere la responsabilità dell'amicizia, l'amore e l'inutilità del solo accumulamento di ricchezze.
I personaggi che ci vengono presentati dalla storia del principe hanno tutti una controparte nel mondo reale e non sono che stereotipi delle persone adulte e vuote che vediamo anche noi ogni giorno: chi si vede troppo "grande" e pensa che l'età gli conferisca il diritto di ergersi a superiore sugli altri; chi crede, invece, che sia la ricchezza e l'efficienza a conferire un titolo; chi, come il padre assente della bambina, vive ogni giorno come un altro, dimenticandosi della propria infanzia e della propria immaginazione.
La coppia rappresentata dapprima dal vecchio e dalla bambina e, in seguito, dalla bambina e dal piccolo principe, è quella che riesce a spezzare questo triste divario. E ci ricorda che le stelle possono essere viste soltanto alzando gli occhi al cielo e non puntandoli sempre in terra; che la felicità la si conquista con la pazienza e con l'impegno; che l'amicizia e la creatività possono esserci sempre, basta "non dimenticare".
Interessante anche come ci vengono rappresentati i genitori della bambina: pur non vedendolo mai, intuiamo perfettamente com'è il padre. Dai regali che le invia ogni anno, capiamo che ha perduto e dimenticato la propria immaginazione, e si è trasformato in un'anima vuota e grigia. La madre, che stava per subire lo stesso destino, viene invece salvata dalla figlia e dal principe che, con la loro storia, le ricordano la bellezza degli anni passati.
Ogni dettaglio del film ci ricorda l'esuberanza dell'infanzia. La bambina sorride quando vede la tenda colorata del vecchio e piange quando trova il nuovo regalo (grigio) del padre; ha paura di fronte a qualcosa di nuovo, ma non teme di provarlo. È una sorta di "isola che non c'è" quella che ci vuole presentare l'autore con la frase finale "io diventerò grande, ma non sarò mai come voi".
Sicuramente sia i personaggi, che il doppiaggio, che la storia ci regalano tanti piccoli momenti indimenticabili, pieni di significati nascosti o palesi. Un film che, spesso, viene associato ai più piccoli, erroneamente, ma che invece dovrebbe essere un regalo che i bambini stessi fanno agli adulti.