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Kotaro

Episodi visti: 24/24 --- Voto 7,5
Hanabi Ayase, dodici anni. Una bambina delle elementari come tante: ingenua, gentile, insicura e ancora inesperta per quanto riguarda molte cose della vita. Di recente si è trovata un fidanzatino, il bel Yuto Takao, serio, posato e gentile idolo della classe, e insieme a lui sta cominciando a intraprendere un viaggio tutto nuovo...
Yui Aoi, dodici anni. La migliore amica di Hanabi, più seria e responsabile, di recente sta cominciando a credere che dai continui bisticci col rude compagno di classe Kazuma Hiyama possa nascere qualcosa di più...

“12-sai: Chiisana Mune no Tokimeki” (“12 anni: Piccolo batticuore”) è una serie animata in ventiquattro episodi, andata in onda in due scaglioni tra la primavera e l’autunno del 2016. Il manga da cui è tratta, firmato da Nao Maita e pubblicato sulle pagine di “Ciao” della Shogakukan, gode di un buon successo in patria, e ai dodicenni più famosi del Giappone sono stati dedicati videogiochi, romanzi (sia con storie nuove sia con la riduzione di tutti gli episodi televisivi), OVA e vari oggetti di merchandising, principalmente raffiguranti la riuscitissima mascotte Usapanda (un buffo incrocio tra un coniglio e un panda, come da nome).
“12-sai” porta avanti la tradizione di quell’ormai consolidato sottogenere dello shoujo manga che unisce alle classiche storie d’amore scolastiche anche una buona dose di pedagogia e una raffigurazione abbastanza ben curata delle problematiche delle adolescenti. E’ un genere che ha visto, in passato, esponenti come “Mizuiro Jidai” (“L’età color acquamarina”, noto in Italia come “Temi d’amore tra i banchi di scuola”) di Yuu Yabuuchi o “Kirakira 100%” (“Scintillio al 100%”) di Megumi Mizusawa, e che, tutto sommato, funziona sempre, al limite aggiungendo qualche cellulare e smartphone in più alle storie, dato che l’adolescenza, e i suoi problemi, purtroppo o per fortuna, non cambiano mai.

La storia si divide alternando di puntata in puntata il punto di vista e le situazioni delle due ragazzine e delle due coppie, che, formandosi quasi subito, si trovano a dover affrontare il consueto campionario di insicurezze, equivoci, problemi, impedimenti e rivali. L’alternanza delle due protagoniste è l’elemento più originale di una vicenda che va benissimo per il suo pubblico di riferimento, ma che, per uno spettatore più grande, può risultare banale o poco interessante. Il problema è, innanzitutto, lo stesso che affligge tutte le serie di questo tipo: questo elemento pedagogico è tanto interessante quanto frustrante per chi l’adolescenza l’ha già passata, dato che si risolve nel solito ingigantire qualsiasi minimo problema o essere vittima del conflitto tra ciò che si vorrebbe e ciò che si può fare, tra l’adulto che vorremmo diventare e il bambino che ancora siamo. Ma, ben lo sappiamo, l’adolescenza è e sempre sarà così, prendere o lasciare, lo spettatore che si approccia a “12-sai” sa benissimo cosa lo aspetterà, e questo arriva, puntuale e inevitabile.
Questi problemi si avvertono maggiormente negli episodi che hanno Hanabi come protagonista, in quanto è un personaggio dal carattere particolarmente infantile, ingenuo e remissivo, che cade facilmente dal pero, casca in tutte le trappole ordite dai suoi rivali e si fa mille problemi per ogni cosa, spesso e volentieri perché si sente inadeguata al cospetto del suo fidanzatino e non riesce ad esprimergli chiaramente cosa vuole e cosa sente. Non le si può dare torto, povera Hanabi, dato che inspiegabilmente è stata scelta per essere la compagna di un principe a cui manca praticamente solo il cavallo bianco: sempre gentile e accondiscendente, molto più maturo della sua età, c’è sempre per lei, le risolve facilmente tutti i problemi e le perdona tutti gli sbagli.
Più interessanti gli episodi incentrati su Yui, dato che Hiyama è un personaggio più umano e imperfetto rispetto a Takao, ed è più piacevole seguire la vicenda di un ragazzino che cresce man mano insieme alla sua fidanzatina piuttosto che uno che aspetta la crescita della sua partner dall’alto del suo piedistallo d’oro.

Fortunatamente, a movimentare un po’ le cose ci si mette una nutrita schiera di personaggi secondari abbastanza riusciti. C’è Marin Ogura, amica a cui le due ragazzine si rivolgono quando cercano qualcuno a cui chiedere consiglio sulle loro questioni di cuore. Marin è una vera e propria esperta di tutto ciò che riguarda il mondo degli adolescenti, poiché ha ascoltato i racconti di vita e le massime di una fantomatica sorella maggiore che noi non vedremo mai e che aleggerà su tutta la vicenda come un personaggio mitologico.
C’è Ayumu Tsutsumi, il classico bullo dal cuore tenero che si frappone fra Takao e Hanabi perché innamorato di quest’ultima (ma che avrà, poi, di così speciale?) sin da quando era bambino, anche se non riesce a dimostrare questo amore se non maltrattandola e prendendola in giro.
C’è Cocoa Hamana, ultima rappresentante di una lunga stirpe di rivali snob e meschine dalla risata facile, un personaggio che si odia e si ama allo stesso tempo: capace di bassezze e cattiverie da far impallidire i peggiori signori del male degli shounen manga, è anche l’elemento che movimenta maggiormente la storia, e godremo tantissimo nel vederla ricevere sempre pan per focaccia.
E poi ci sono loro, i personaggi migliori di tutta la serie: un trio di ragazzi sfigati che si intromette in ogni scena romantica tra Takao e Hanabi per raccogliere e registrare le perle che escono dalla bocca del principe: ogni tanto i loro interventi inopportuni saranno d’impedimento ai personaggi, ma vedere qualcuno che finalmente prende per i fondelli Takao e la sua inattaccabile aria da principe azzurro è impagabile.

L’essere sempre in bilico tra realtà e racconto, indugiando molto su aspetti reali dell’adolescenza, ma facendoli vivere a personaggi che fanno le elementari e che hanno pensieri e comportamenti abbastanza irreali, è il maggior problema di una serie che risulta comunque molto carina, decisamente adatta al suo target di riferimento e tutto sommato simpatica da seguire anche per chi ha qualche annetto in più, che si rivedrà in molti aspetti qui rappresentati. “12-sai” è una serie che punta tutto sull’emotività, esattamente come l’adolescenza che mette in scena, e alla fine della fiera i personaggi diventano un po’ come delle proiezioni di noi spettatori, adolescenti di oggi o di ieri, che ci approcceremo alla visione degli episodi con una rosa di emozioni estremamente mutevole. Finiremo per gridare ad Hanabi, attraverso lo schermo, che deve darsi una svegliata, quando si farà l’ennesimo problema inutile o cascherà per l’ennesima volta nei piani di Cocoa; ci palpiterà il cuore mentre la tenera relazione tra Yui e Hiyama andrà avanti; vorremmo dare ceffoni a Cocoa e togliere il piedistallo d’oro da sotto ai piedi di Takao, facendo fare al principe un bel volo con la faccia a terra, ma allo stesso tempo troveremo certe scene con Hanabi e Takao di una dolcezza infinita e ci faranno emozionare, inspiegabilmente, tantissimo.

Probabilmente è una cosa che il suo giovanissimo pubblico di riferimento non riesce per forza di cose a cogliere, ma “12-sai” si porta dietro una piacevolissima aria di nostalgia da qualsiasi parte lo si guardi.
Sarà il piacere di poter avere di nuovo un anime shoujo di ampio respiro, tutto colorato, con occhioni enormi e luminosi e bocche a triangolo, dei personaggi tenerissimi che non stonerebbero in una serie di maghette e una storia romantica e ricca di intrallazzi, triangoli, ostacoli, baci rubati e via dicendo. Con “12-sai” sembra di esser piacevolmente tornati indietro di vent’anni (magari proprio ai tempi della propria scuola elementare) quando tra “Marmalade Boy”, “Kodomo no Omocha”, “Gokinjo Monogatari”, “Himechan no Ribbon”, “Miracle Girls”, “Mizuiro Jidai” e tanti altri, gli anime shoujo coloratissimi e romantici impazzavano sulle TV giapponesi e italiane. Questo genere di anime al giorno d’oggi è sempre più raro (eppure si potrebbero pescare tantissimi titoli da adattare dai cataloghi di “Ciao” o “Nakayoshi”), quindi una serie come “12-sai” rappresenta un piacevolissimo ritorno, e riusciamo a perdonarle i suoi momenti di tedio per la troppa ingenuità di Hanabi o il latte alle ginocchia per le sparate principesche di Takao, dato che vengono comunque controbilanciati da un’atmosfera nostalgica molto piacevole e da un buon uso di personaggi secondari che ravvivano in vari modi le situazioni.

“12-sai” è dolcissimo, tenero e sdolcinato, a volte noioso e a volte coinvolgente in maniera del tutto inaspettata. Non si tratta di nulla di speciale, ma mi piace pensarlo come un segnale del fatto che, chissà, i palinsesti televisivi potrebbero anche tornare a riempirsi di anime per un pubblico femminile che non siano solo Pretty Cure, idol varie o divinità in erba, come succedeva negli anni ’90, a cui questo “12-sai” chiaramente si ispira in ogni suo aspetto grafico e narrativo.
La troppa ingenuità dei personaggi potrebbe paradossalmente allontanarlo dal giovane pubblico occidentale, ormai ben più smaliziato, ma è un anime che, nella sua semplicità, potrebbe riuscire a far breccia nel cuore dei nostalgici dello shoujo anni ’90, genere di cui “12-sai” rappresenta una sorta di figlio tardivo. Se vent’anni fa avevate dodici anni e sognavate romanticherie, “12-sai” è l’anime che fa per voi, pronto a darvi una piccola dose di tenerezza, semplicità ed emozione che alla vita di uno spettatore adulto male non fa.

Utente70577

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Utente70577

Episodi visti: 24/24 --- Voto 6,5
Lo shojo è sempre stato per me un genere di manga o anime sul quale ho difficoltà a esprimere un giudizio. Da un lato la maggior parte delle opere che sono di questo genere le boccerei senza se e senza ma, dall'altro lato mi rendo conto del fatto che tale bocciatura sarebbe dovuta alla mia quasi istintiva avversione per il genere, e ciò mi blocca, specie se poi tale giudizio prende forma in una recensione, uno strumento che serve a consigliare o sconsigliare una qualsiasi opera attraverso delle argomentazioni soddisfacenti. Sorpassando la legittima domanda "Quando un argomento è soddisfacente?", concludo questa breve parentesi scrivendo che, per togliermi dall'impiccio del giudizio, non guardo o leggo nessun tipo di shojo.
Premesso questo, io stesso sono il più sorpreso di tutti nel constatare che abbia guardato proprio uno degli anime più "mielosi" che abbia mai visto. L'aggettivo che ho utilizzato non è casuale. Infatti durante la maggior parte degli episodi, sarà per i disegni, per il fatto che più andava avanti e più mi risultava insopportabile la visione, sentivo proprio un senso sgradevole di dolcezza simile a quello che si ha quando si mastica miele cristallizzato. Lungi dal lodare qualcosa di quest'anime, ne consiglio la visione agli amanti del cosiddetto "puccioso", del "moe" e, soprattutto, degli shojo.
L'unica cosa per cui mi sento di complimentarmi è l'autrice, che attraverso la sua storia riesce a mostrare ciò che sono i giovani d'oggi, imitazioni pessime degli adulti, esseri inconsapevoli il cui unico desiderio è quello di essere travolti da emozioni forti, quasi rimanga loro poco da vivere. Ovviamente faccio questo complimento ben conscio del fatto che l'intento dell'autrice non era di certo questo.


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Scarlett7

Episodi visti: 24/24 --- Voto 7,5
"12-sai. Chicchana Mune no Tokimeki" è una serie prodotta dalla OLM che consta di ventiquattro episodi.
E' possibile dedurre, già dal titolo, di cosa possa trattare questa serie. Infatti la storia è incentrata sulle vicende di due ragazzine di dodici anni, Hanabi e Yui, che si troveranno alle prese con il loro primo amore e le prime relazioni durante il difficile passaggio dall'infanzia all'adolescenza.
La serie è abbastanza scorrevole, non annoia, e la visione pertanto è stata piacevole, anche se non nego che ci siano stati momenti in cui il "facepalm" o l' "omg, il diabete" era d'obbligo.

La pecca della serie, se così la vogliamo chiamare, sta nella presenza di alcuni personaggi davvero assurdi che risultano essere poco realistici. Mi riferisco alla coppia principale composta da Hanabi e Takao, talmente noiosi e ridicoli da rendere ridicolo persino il loro primo bacio.
Hanabi è una ragazzina piagnucolona che vive nel suo mondo fatto di unicorni, elfi, fatine, arcobaleni e coniglietti panda! E' infantile, molto, ma molto infantile, non capisce mai niente, sempre lì a chiedere "Perché?" o "Cosa ho fatto?", e a cascarci ogni volta che Cocoa, la cattivona di turno, ovviamente innamorata del suo lui, le dice qualcosa, restando lì a frignare imbambolata come non mai. Tesoro, hai dodici anni, non cinque.

Ma arriviamo al vero tasto dolente della serie e della coppia principale: Takao.
Takao non è un dodicenne normale, ma è un settantenne nel corpo di un dodicenne che ha sempre la stessa espressione, sempre quel sorriso semi-falso stampato sulle labbra mentre spara una di quelle citazioni che manco nei Baci Perugina trovi. Non riesce a cambiare molto espressione nemmeno quando è geloso e, se lo è, la cosa dura massimo tre millisecondi e poi puff, perdita della memoria a breve e lungo termine, e torna il sorriso da ebete. Il personaggio sarebbe stato perfetto, se avesse avuto diciassette anni o anche venti, invece lui è più maturo persino del fratello di Hanabi che va al college.
Inoltre, l'unica cosa che è riuscita a scombussolare un po' la coppia è stata la presenza di Tsutsumi, rivale in amore di Takao, personaggio capace di rendere gli episodi a lui dedicati molto interessanti e di smuovere l'impassibile Takao dal suo sonno fiabesco. Purtroppo la cosa dura solo tre puntate, perciò, con questa prospettiva, è facile immaginare quanto sia noiosa questa coppia, soprattutto se messa a confronto con l'altra bellissima coppia a cui la serie lascia davvero poco spazio.

La coppia Yui/Kazuma rispecchia perfettamente la coppia di dodicenni alle prese col primo amore, e tutto ciò che ne consegue. Kazuma, un ragazzino molto timido, non riesce ad ammettere i propri sentimenti dinanzi ad altri per eccessivo imbarazzo e per paura di essere preso in giro dai compagni, mentre Yui, anch'essa molto timida, vuole comunque essere sicura dei sentimenti del suo amato. Li ho trovati dolcissimi, tenerissimi, adorabili... insomma, il top!
La serie fornisce anche a loro un rivale in amore, Inaba, che si appiccica a Yui come una piattola e la corteggia in ogni modo. Anche se ho adorato tutte le puntate o scene dedicate a Yui e Kazuma, ho trovato la puntata in cui Yui frigna tutto il tempo al luna park con Inaba un po' noiosa, ma a loro si può perdonare tutto!

Altro personaggio che mi lascia un po' perplessa è quello di Marin, che sa davvero un sacco di cose e funge da consigliera delle ragazze, spiegando loro cosa fare, quasi come un manuale per principianti, dicendo loro che la sorella maggiore fa/dice/pensa/sa/ecc. Lì sorge spontanea la domanda: "Ma quante cose sa sua sorella? E tu come fai a saperle a tua volta?" Mah!
Ad eccezione di Cocoa che sembra avere un ruolo interessante, ma non molto approfondito durante la serie, i restanti personaggi fungono da contorno, comparendo sporadicamente in caso di citazioni o totalmente a random.
La serie non ha un vero e proprio finale, come è giusto che sia, se no il finale definitivo vedrebbe le due coppiette insieme anche a settant'anni e tutti felici e contenti, ergo ne facciamo a meno.

Il chara design non brilla in particolari fotogrammi, ma il disegno è abbastanza pulito e particolareggiato con toni abbastanza accesi.
Dal punto di vista sonoro, le opening ed ending, seppur adatte per la serie, non sono riuscite ad entrare nella mia top list per opening ed ending.
Ho deciso quindi di premiare la serie dando come voto 7.5.


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selene90

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
Erano mesi che aspettavo di guardarlo, ma, credendo di trovarmi davanti all’ennesimo anime shojo con situazioni all’inverosimile e personaggi costruiti con lo stampino, ho sempre rimandato. Un peccato. Visto che “12-Sai. Chicchana Mune no Tokimeki” è una piccola chicca che si distingue dalla massa. Non mi sento di elogiarlo al massimo, perché presenta anche lui le sue pecche, ma andiamo con ordine.

La trama segue le vicende di un gruppo di dodicenni, all’ultimo anno delle elementari, e della suddivisione - molto marcata - tra maschi e femmine. I primi odiano le seconde, e viceversa. Nessuno sembra capirsi. Tra i personaggi ne spiccano quattro, che saranno i nostri protagonisti, due bambine e due bambini, inizialmente disinteressati all’altro sesso, che a poco a poco impareranno a fare i conti coi primi sentimenti.
Il passaggio dall’età dell’infanzia a quella dell’adolescenza, con tutto ciò che esso comporta, non è mai stato un tema facile; perché, per quanto se ne abusi, non tutti riescono a gestire particolarmente bene entrambe le parti in causa, descrivendo in maniera esaustiva come dovrebbe sentirsi un ragazzino a quell’età, specie se messo a confronto coi primi problemi col sesso opposto.
“12-Sai.”, nei primi episodi, ci riesce perfettamente. Pone lo spettatore di fronte ai più classici e più banali problemi, che chiunque di noi ha affrontato: il primo bacio, la prima cotta, la differenza tra amicizia e amore, finanche temi più delicati, come il menarca, affrontato attraverso gag divertenti, ma anche tremendamente realistiche. Il modo in cui maschi e femmine si vengono incontro, a volte con pregiudizi insensati, altre volte col desiderio di comprendersi, è delicato.

Tuttavia l’anime presenta due pecche che non sono affatto trascurabili.
La prima sono i personaggi. Eccetto Ayase che appare ingenua e che tratta le persone e le situazioni in maniera più semplicistica, gli altri personaggi sono incredibilmente maturi per la loro età, in particolare il fidanzato di Ayase, che spara perle di saggezza a raffica, manco fosse il messia sceso in terra. Un po’ di realismo sarebbe stato sicuramente più adatto. Anche perché, da un inizio che evidenzia la difficoltà e la vergogna di avvicinarsi l’un l’altro, trovo inadatto passare a mostrare personaggi che calpestano l’opinione altrui, in favore dell’amore... trovatemi un pre-adolescente cui non importi di essere ostracizzato dai compagni, pur di stare con la ragazzina di turno, che protegge a costo della vita!
Oltre a questo poco realismo, c’è da dire che, dopo due o tre episodi fatti molto bene, si cade nel triste mondo dei cliché da shojo scolastico. Nonostante l’età di cui si parli è diversa da quella del vasto mondo presentato da questo target, le situazioni sono identiche: il rivale che mette i bastoni fra le ruote, i fidanzati che rischiano di lasciarsi per piccoli malintesi, ma che grazie alla forza del loro incredibile amore trovano la soluzione a tutto, fino ad arrivare ad episodi strutturati sulle classiche situazioni già viste: gita al mare, gita al luna park, festival scolastico…
Nonostante molte di queste scene le abbia apprezzate personalmente, c’è da dire che c’è un triste calo, o meglio dire una sorta di continuo passaggio tra alti e bassi.

Malgrado questi dettagli, trovo che l’anime adempia pienamente ai suoi obiettivi e che riesca a comunicare quanto si era proposto all’inizio. Due stagioni che si godono pienamente.
A livello di trama e situazioni ricorda vagamente “Kodomo no Omocha”, e anche i disegni sono vagamente simili; oltretutto, rispetto all’OAV che avevo visto, ho notato un certo miglioramento della grafica.
Consigliato.