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dawnraptor

Episodi visti: 20/20 --- Voto 9
Serial televisivo sudcoreano, trasmesso in patria all’inizio del 2015, ha vinto ai Seoul International Drama Awards ed è valso a Ji Sung il Grand Prize (Daesang) ai BC Drama Awards. La parte del protagonista era stata precedentemente offerta a Lee Seung-Gi ("Gu family Book" e "My Girlfriend Is a Gumiho"), che aveva declinato per precedenti impegni. Fortunatamente, a mio personalissimo parere, senza nulla togliere al collega.

Si tratta di una commedia romantica e psicologica in 20 episodi da un’ora, per la regia di Kim Jin Man e Kim Dae Jin, che assume a tratti i toni della farsa, ma che presenta anche molti risvolti tristi e tragici. La sceneggiatura è di Jin Soo-Wan, già autrice di "The Moon Embracing The Sun". E’ doveroso ribadire il fatto che si tratti di una commedia, che quindi non vada presa troppo sul serio, e vista nell’ottica dell’intrattenimento.

Cha Do-Hyun non ricorda il trauma subito da bambino, quando a causa di un incendio suo padre entrò in coma. I suoi traumi infantili gli hanno causato un disturbo dissociativo dell'identità: nel suo corpo sono addirittura in sette! Gli unici a saperlo sono il suo segretario e lo psichiatra che lo curava negli USA. Passati vent’anni, il ventottenne Do-Hyun viene richiamato in Corea da sua nonna affinché inizi a lavorare nell'azienda di famiglia, ma le sue personalità secondarie, che a tratti affiorano, rischierebbero di farlo scoprire e i parenti serpenti non aspettano altro per gettarsi come squali sulla società. Do-Hyun assume Oh Ri-jin, psichiatra al primo anno di internato e allieva del suo dottore, perché lo curi in segreto e impedisca almeno temporaneamente alle sue personalità alternative di manifestarsi. Più facile a dirsi che a farsi e, oltretutto, Shin Se-Gi, l’alternativo principale, è una personalità molto assertiva e affascinante. Ma anche Oh Ri-jin (nomen omen) ha un passato che non ricorda e che potrebbe intrecciarsi a quello di Do-Hyun… Intanto il fratello di lei, Oh Ri-On, scrittore in incognito con lo pseudonimo di Omega, sembra interessarsi un po’ troppo ai segreti della famiglia di Do-Hyun e pare avere un attaccamento poco fraterno verso la sorella. Nel corso della storia verranno svelati molti misteri, non ultime diverse identità nascoste.

Hwang Jung Eum è un’ottima Oh Ri-Jin, la dottoressa che cerca di aiutare Do-Hyun. Alle prese con le personalità alternative dell’uomo, ognuna problematica a suo modo, avrà il suo bel da fare, barcamenandosi e navigando a vista. Anche perché, trattandosi di un drama romantico, inevitabilmente la protagonista si innamorerà… di chi? Del “proprietario” del corpo o dell’affascinante cattivo ragazzo, il duro e dolente Shin Se-Gi?

Ciò che rende quest’opera così affascinante e coinvolgente è anche la caratterizzazione che è stata fatta di alcune delle personalità alternative di Do-Hyun. Se Ahn Yo-Na, una ragazzina estroversa e senza vergogna che si piglia una cotta per Oh Ri-On, mette il protagonista in situazioni ridicolmente insostenibili, il suo gemello Ahn Yo-Seob, con le sue tendenze suicide, rischia veramente di porre fine ai giochi. Ferry Park, un quarantenne amante della pesca, con la sua passione per le bombe è decisamente un tipo pericoloso, anche se a volte questa sua abilità viene molto comoda. Ma è Shin Se-Gi, un ventottenne irritabile e violento, a suscitare la più grande commozione. Questa personalità è la più forte, fu creata per sopportare il dolore di Do-Hyun al posto suo ed è quella che ricorda il suo triste passato, ma è anche quella che si dichiara innamorata di Ri-Jin, e che chiede più volte di non essere soppressa. Shin Se-Gi non vuole scomparire, vorrebbe anzi prendere il sopravvento ed è terribilmente geloso di Do-Hyun, tanto da minacciare rappresaglie contro il titolare effettivo del corpo se oserà toccare la sua donna! Dev’essere la prima volta in cui il secondo violino maschile, colui che genera il triangolo amoroso, è lo stesso protagonista…

Tutto questo può sembrare molto confuso, ma le diverse personalità sono talmente ben delineate che non si fatica a capire in quale universo ci troviamo, in qualsiasi momento. Per esempio Ahn Yo-Na, la ragazzina pazzoide, viene mostrata con una specie di gonna e una giacca rosa, che sono in realtà la percezione che la personalità ha di sé, ma quando affiora i cambiamenti nelle espressioni, nella voce e nei movimenti sono tali che si capisce immediatamente chi ci sia al timone, anche quando corre per la strada vestita da uomo, coi suoi manierismi particolari. L’affiorare di Shin Se-Gi viene annunciato da un peculiare cambiamento nello sguardo e nell’espressione e da un tatuaggio rosso sul collo, che in realtà non esiste, e così via. Le posture, il modo di muoversi, le espressioni, le voci sono indizi più forti del vestiario e trucco particolare di ognuno, in realtà. Shin Se-Gi predilige kajal, capelli con gellina e abiti alla moda, ma anche quando finge di essere Do-Hyun, vestito come lui, si capisce comunque che in quel momento chi comanda non è il padrone nominale del corpo.

Tutto ciò, e molto altro, fa capo ad un unico, immenso protagonista: Ji Sung. E’ vero che alcune personalità, delle sette che affollano la sua mente, appaiono molto poco, ma sono comunque anch’esse caratterizzate, e gli improvvisi cambiamenti di registro sono gestiti con una fluidità impressionante e non solo, perché se si trattasse solo di questo, parleremmo di macchiette. Il drama ha due anime, una comica e una molto tragica ed è per merito di regia, sceneggiatura e Ji Sung, principalmente, ma anche di Hwang Jung Eum, se queste due anime riescono a coesistere senza scontrarsi e, anzi, riuscendo a potenziarsi a vicenda. Al contrario di altri titoli, in cui la maestria di Ji Sung rimane offuscata dagli eccessi della sceneggiatura, che si prende troppo sul serio e si perde in esagerazioni iperboliche, il fatto che questo titolo sia comico gli permette di brillare in tutta la sua bravura. Defendant e Doctor John sono esempi di drama in cui la stella di Ji Sung brilla di luce propria, ma che risultano parzialmente rovinati da una sceneggiatura “troppo”.

Ad ogni modo, non di solo Ji Sung e Hwang Jung Eum si nutre questo drama. Anche Park Seo Joon, che interpreta il fratello di Oh Ri-Jin, è senza dubbio un attore coi fiocchi. Tutte le sfumature dei diversi sentimenti che Oh Ri-On prova per la sorella sono chiaramente dipinti sul suo (bel) viso e il suo antagonismo nei confronti di Do-Hyun è chiaramente percepibile, anche senza troppe parole. E poi tutti gli attori secondari sono molto ben calati nelle rispettive parti, a partire dalla famiglia della protagonista, così calorosa e alla mano, passando per il leale segretario di Do-Hyun, la matriarca di lui nonna, gelida e sprezzante nei confronti di chiunque, e tutto, ma proprio tutto il cast, che ha lavorato ben al di sopra del minimo edittale e ha reso quest’opera il piccolo capolavoro che è.

Intendiamoci: non è un drama medico e sicuramente le peculiarità dei disordini della personalità non sono affrontate con taglio medico, anzi. Oh Ri-Jin spesso non si comporta da psichiatra, e sembra sfarfallare qua e là senza direzione. Come spesso accade nei drama, non è plausibile nemmeno che persone in coma da decenni si sveglino improvvisamente e si comportino come se avessero avuto l’influenza, ma sappiamo di essere in Dramaland e accettiamo la cosa come atto di fede. Quello che invece disturba un po’ è il tradimento di una persona, assolutamente inutile ai fini della trama, visto che le informazioni che rivela avrebbero potuto essere rese in note in altri modi. Occorre però ribadire, ancora una volta, che si tratta sostanzialmente di una commedia, per cui occorre prendere molte cose con un grano di sale.

Sul fronte della colonna sonora, le canzoni sono di altissimo livello, a partire da quella che si sente di più, l’energica Hallucination (o Auditory hallucination) di Jang Jae-in e NaShow, sia in versione cantata che strumentale. Splendida, ma forse un po’ troppo ripetuta, anche se la si ascolta sempre con estremo piacere. Ma ci sono anche la dolce Violet, cantata proprio da Ji Sung, la commovente Unspeakable Secret di Moon Myung Jin e la dolente Letting You Go di Park Seo Joon. Questi attori hallyu sono veramente talentuosi e molto spesso versati in più di una forma d’arte, veramente ammirevoli. Le musiche di background vantano diverse tracce molto interessanti, e sono state mirabilmente appaiate alle immagini sullo schermo, una vera delizia.

Ora, so perfettamente che non tutti ameranno questo titolo. E’ normale, accade sempre. Ci sarà chi non apprezzerà la voce della protagonista, che strilla parecchio. Col tempo, sono però giunta alla conclusione che, molto spesso, certe scelte artistiche siano dettate più dalla regia che da una volontà dell’attore di turno… Altri troveranno troppo audace e eccessiva la divisione in sette personalità, o il fatto che la loro gestione non avvenga in modo scientificamente credibile, o saranno disturbati da qualche flashback di troppo o da altre fonti di disturbo alla visione. Vorrei però invitarvi comunque a dare una possibilità a questo titolo, che ho riguardato una seconda volta, a distanza di pochi mesi, proprio per poterne scrivere questa recensione nella maniera migliore possibile. E, a una seconda visione, non l’ho trovato meno affascinante della prima volta. Sarei pronta a riguardarlo immediatamente.