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Atom

Volumi letti: 27/36 --- Voto 8
Quando nel 2010 la Jpop fece il grande annuncio, circa l'imminente pubblicazione di "Cyborg 009", stentai a crederci. Poter finalmente leggere le imprese dei nove eroi dai gialli foulard svolazzanti e dalle fiammanti tutine rosse sembrava ormai impossibile per i lettori italiani.

Il manga narra le avventure di nove persone, di età e nazionalità diverse, che vengono rapite da un'organizzazione terroristica, i Black Ghost, per farne dei cyborg da utilizzare in guerra.
L'esperimento servirà per creare una nuova generazione di soldati, capaci di combattere nello spazio. Il fine ultimo dell'organizzazione e dei suoi finanziatori, industrie belliche e banche, è infatti quello di far scoppiare nuove guerre per trarne profitto.
I cyborg, una volta fuggiti dai loro creatori, con l'aiuto del Dott. Gilmore, dovranno continuare a scappare dall'organizzazione, che continuerà a braccarli in ogni angolo del pianeta.

Leggendo "Cyborg 009" si ha la prova tangibile di quanto profondamente Shotaro Ishinomori sia stato plasmato dagli anni trascorsi come assistente di Osamu Tezuka. Il maestro, e mai termine fu più appropriato, non ha influenzato solamente la mano dell'allievo, ma soprattutto il suo animo.
Pur mantenendo la propria visione, Ishinomori ha grandissimi punti di contatto con quella tezukiana e a volte si rimane increduli di fronte alla sovrapposizione di idee/illustrazioni che si viene a creare tra i due autori.
Egli tra l'altro non manca di omaggiare il suo mentore in più di un'occasione. Ad esempio il leone bianco di nome Simba che appare nel primo volume, oppure lo stesso 002 che vola proprio come Atom. Chissà quante volte Ishinomori avrà disegnato il piccolo robot!

"Cyborg 009", oltre ad essere eccezionale da un punto di vista di mero intrattenimento, lo è ancor più se si considerano tutte le tematiche toccate ed approfondite dal suo autore. L'integrazione razziale e i diritti civili, il duplice volto della scienza, l'abominio della guerra e l'assurdo istinto di autodistruzione degli esseri umani, la salvaguardia della natura, la dipendenza del mondo civilizzato dal petrolio, la droga e gli enormi interessi che si celano dietro, la corruzione dei politici fino ad arrivare a digressioni puramente filosofiche su l'amore e l'odio o su cosa sia e da dove provenga l'uomo, chi sia dio e che tipo di rapporto abbia con gli esseri umani.
Gli stessi Black Ghost non sono altro che la personificazione del male, dell'odio che alberga nell'animo umano. E la triste realtà, che ci svela Ishinomori, è che si tratta di un nemico contro il quale ognuno ha il dovere di battersi, ma che non potrà mai essere battuto, almeno finché esisterà l'uomo stesso.

Inoltre, nell'opera aleggia costante il difficile rapporto che i nove guerrieri devono affrontare con la parte meccanica di se stessi. Per quanto essi si sentano in tutto e per tutto esseri umani, la loro condizione ibrida, in quanto cyborg, rende i loro animi costantemente inquieti. La profondità di questi concetti viene evidenziata grazie a un'ottima caratterizzazione ed introspezione dei personaggi, ognuno con il proprio carattere ed il proprio bagaglio culturale e di esperienze fatte. Dalla materna François, al risoluto Albert, passando per il mite Joe e lo stravagante Great Britain. L'unico che, a mio avviso, non viene sufficientemente approfondito è l'indiano Geronimo, a cui l'autore, inspiegabilmente, lascia davvero poco spazio.

Un dato che non può essere sottovalutato è l'ambientazione storica in cui si svolgono le vicende narrate, che praticamente coincide con quella in cui venivano ideate dall'autore; in piena guerra fredda.
Tutto prende il via da lì, dalla pericolosa tensione che in quegli anni c'era tra due paesi. Era solo questione di tempo e quell'attrito si sarebbe trasformato nuovamente in qualcosa di mostruoso.
Anche la terribile guerra in Vietnam, che mieteva vittime in quegli anni, viene messa sul banco degli imputati. Tra l'altro l'autore non manca di punzecchiare gli Stati Uniti per la loro politica di occupazione militare.
Ciò che risulta evidente è che il manga, visti gli argomenti trattati e le modalità con cui vengono approfonditi, spesso perde la sua connotazione di shonen, diventando a tutti gli effetti un seinen.
Va detto però che, a causa dell'arco temporale in cui è stato concepito, l'approccio con il quale Ishinomori gestisce gli avvenimenti cambia sensibilmente da un episodio all'altro. Questo è certamente uno dei difetti maggiori di quest'opera imponente, che riesce nella prima metà a mantenere una struttura compatta ed omogenea, ma che poi perde via via la propria connotazione originaria.
Bisogna anche considerare il fatto che, nel caso di manga ad episodi, che si protraggono per così tanto tempo, una certa discrepanza tra le varie pubblicazioni è fisiologica.
Purtroppo però, accade che alcuni episodi siano decisamente trascurabili, oppure che altri siano troppo prolissi. Diciamo che in questa altalena si tocca l'eccellenza, ma anche la sufficienza. Ma mai la mediocrità.
A partire dalla "Saga degli dei", la narrazione inizia ad apparire troppo frammentaria e tutti i propositi che l'autore si era prefisso prima di iniziare questo "capitolo" conclusivo, vengono disattesi, perdendo di fluidità ed interconnessione tra i vari episodi; senza un nemico tangibile contro cui combattere, la trama si fa stanca e poco convincente.
I nove supermagnifici si trovano a gestire emergenze tra le più disparate, che permettono all'autore di spaziare attraverso una miriade di tematiche, ma certamente non riescono a dare la giusta enfasi alla conclusione dell'opera. Bisogna ammettere che Ishinomori getta la spugna davanti all'imponente disegno della "Saga degli dei", che egli stesso aveva ideato, trovandosi in grossa difficoltà nel donare un finale ad un'opera che da tempo aveva perso il suo excursus narrativo.

Se Tezuka ha rivoluzionato il concetto stesso di manga, donando a tale forma espressiva una dignità mai conosciuta prima, Ishinomori ha contribuito ad espanderne gli orizzonti, traghettandolo verso l'era moderna.
E' ovvio che tra i due è indiscutibile la rilevanza del primo, ma è altrettanto evidente, a mio parere, che Tezuka, nel portare avanti la sua rivoluzione, non sia mai riuscito a scrollarsi di dosso ciò che egli stesso aveva creato. Il risultato è che, leggendo i suoi manga, si ha sempre la percezione di qualcosa che è ormai troppo lontano dalla concezione moderna di fumetto.
Ishinomori, al contrario, ha avuto il grandissimo pregio di raccogliere tutto ciò che di mirabile aveva intuito Tezuka, migliorandolo ed ammodernandolo. Sicuramente questa diversa visione è in parte dovuta ai dieci anni in meno che aveva nei confronti del suo mentore, che lo hanno probabilmente aiutato a proiettarsi verso il futuro.

Uno degli aspetti più evidenti è come egli sia riuscito ad ampliare e migliorare il concetto di "resa cinematografica" del fumetto. Se in molte scene illustrate da Tezuka si ha la sensazione di guardare lo storyboard di un film, leggendo questo manga, gran parte delle sequenze d'azione ne sembrano la sua vera rappresentazione su carta. Difatti, moltissime tecniche vengono mutuate direttamente dal grande schermo, rendendo la lettura più coinvolgente e donando all'azione molta più dinamicità e vigore. E' un qualcosa al quale i manga odierni ci hanno abituato, ma vedere tutto ciò in un fumetto degli anni sessanta fa un certo effetto, anche in considerazione del fatto che Ishinomori lo fa con grande maestria.

Anche i disegni ricordano molto quelli di Tezuka sensei, ma, soprattutto andando avanti nella storia, si rivelano nettamente più moderni, sia per quanto riguarda la rappresentazione dei personaggi, sia per le loro movenze.
La pulizia, la precisione ed il senso estetico delle illustrazioni, alla fine, diventano esemplari.
Il modo in cui Ishinomori inquadra i retrorazzi di Jet, alias 002, oppure in cui mostra 009 in fase di "accelerazione" è lo stesso che oggi utilizzerebbe un regista di film di fantascienza o un esperto mangaka.
L'autore, soprattutto nella prima parte, fa largo uso di scenette comiche molto simili a quelle di Tezuka, ma contrariamente a quest'ultimo non lo fa mai in scene drammatiche, preservandone in tal modo il pathos. Tra l'altro, tali gag verranno man mano abbandonate per lasciar spazio ad un'ironia molto più "adulta".
Ishinomori è capace inoltre di trovate davvero geniali, alcune delle quali oserei definire poetiche.
Di esempi toccanti ce ne sarebbero davvero molti da descrivere, ma non è il caso di parlarne qui.

L'edizione curata da Jpop è, come sempre, strepitosa. Le copertine lucide sono davvero splendide, la carta utilizzata rende assai piacevole la lettura e la rilegatura è perfetta. Inoltre sono state inserite moltissime note esplicative a fine volume. Forse è un po' scomodo dover andare a cercarle, d'altra parte molti editori, per cercare di farle entrare nella pagina, le inseriscono nei punti più assurdi ed inaccessibili.
Purtroppo, come spesso accade nelle edizioni nostrane, mancano le pagine a colori, ma non so se il manga originale ne fosse provvisto.
Al termine di ogni volume, sono inoltre riportati i frontespizi usciti nelle edizioni dell'epoca e, nel dodicesimo, vengono riproposti un racconto, che a suo tempo anticipò l'uscita del romanzo, e moltissime postfazioni e riflessioni dell'autore.
Uniche note stonate sono i nove cofanetti, che ospitano i volumi e che non fanno assolutamente onore all'edizione in oggetto, e un quantitativo di refusi sopra la media.
Il prezzo che Jpop propone, come sempre, non è dei più accessibili, ma considerando la qualità dell'edizione ed il target di appassionati a cui è rivolta, direi che si può chiudere un occhio.

Votare questo manga non è stato affatto semplice, poiché è vero che presenta alcuni difetti non trascurabili, ma è altresì innegabile la sua enorme qualità.
Ishinomori, soprattutto, riesce ad affrontare un'infinità di argomenti di attualità e del passato, anche molto lontano, con competenza e grande spirito di osservazione. Ciò che ci ha lasciato è un tesoro, che ha un pregio ormai quasi dimenticato nell'universo shonen: fa riflettere!


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riko akasaka

Volumi letti: 27/36 --- Voto 8
Cyborg 009 non è un manga qualunque, è un'opera che suscita profonde emozioni, difficili da rendere a parole, consapevole dei miei troppi limiti nell'arte dello scrivere provo lo stesso a lasciare un'opinione su questa icona del fumetto.

I cyborg sono nove persone rapite e modificate dall'organizzazione dei Black Ghost per diventare invincibili macchine da guerra, decidono però di ribellarsi e scappano insieme al dottor Gilmore. La decisione di usare i loro poteri per proteggere l'umanità li rende i paladini della giustizia che tutti vorremmo. Questo prologo fa da cornice all'intera storia, la trama è infatti suddivisa in varie saghe slegate tra loro e non esiste un finale "assoluto", i cyborg sono nati così e rimarranno tali fino alla fine dei tempi, eternamente occupati a vigilare sulla pace del pianeta.
La storia non è affatto banale, i nemici sono i cosiddetti mercanti di morte che si arricchiscono grazie alle guerre e l'autore non ha paura di esprimere la sua opinione attraverso i suoi personaggi su conflitti come la guerra in Vietnam o quella arabo-israeliana, oppure sul colonialismo in Africa. Ishinomori non teme neanche di deridere l'assurda Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica che ha tenuto in scacco il mondo per davvero troppo tempo se ci pensiamo adesso.

Il vero valore di quest'opera però, non si misura nell'apprezzabile scelta di trattare l'attualità, ma nella caratterizzazione dei personaggi, i nove cyborg rappresentano un gruppo di amici che non vorremmo lasciare mai. Inizio dal protagonista, lo 009 del titolo: Joe Shimamura è un orfano giapponese, è sempre stato un reietto perché di sangue misto e viene rapito dai Black Ghost proprio la notte in cui evade dal riformatorio. Joe è un eroe tragico, dotato di una grande sensibilità, ma anche di una profonda tristezza esistenziale, sembra non riuscire mai a colmare il senso di solitudine derivante dalla mancanza della figura materna. E' un personaggio che soffre e tanto, ma senza scivolare nel patetico o nel depresso, è il cyborg più forte, quello che più si avvicina alla figura di leader, ma le sue debolezze lo accompagnano per tutta la storia e lo rendono così umano e credibile da far supporre che Joe possa esistere realmente da qualche parte e non solo nel nostro cuore.
Françoise Arnoul, 003, è una ragazza francese e rappresenta l'unico cyborg di sesso femminile. E' il personaggio che più di tutti vorrebbe tornare ad una vita pacifica e tranquilla. Innamorata di Joe (come darle torto!) e consapevole che agli occhi del protagonista la sua immagine si confonde spesso con quella della madre perduta, riesce comunque a rimanergli accanto, desiderosa di lenire il dolore e la solitudine dell'amato compagno.
Il tedesco Albert Heinrich, 004, soprannominato "Dio della Morte" perché il suo corpo è un insieme di armi, è il personaggio più inflessibile del gruppo. Disgustato dal suo stesso corpo e reso particolarmente diffidente e insensibile dalla perdita dell'amata fidanzata Hilda, morta tra le sue braccia, si dimostra il cyborg più onesto e schietto, sempre sull'orlo della polemica coi compagni per questo suo modo di fare decisamente rude. Heinrich mi ricorda un po' un duro da film western, uno che se si ritrova tra i piedi una donna innamorata ne è più contrariato che lusingato, anche perché 004 pensa sempre che ci sia l'imbroglio e quindi maltratta più donne nel corso della storia, ma nonostante tutti i suoi difetti da misantropo si dimostra un personaggio affascinante perché non nasconde mai quel che pensa ed è coerente con se stesso fino in fondo.
L'attore di teatro inglese Great Britain e il cuoco cinese Zhang Zhang Hu (o Chang Chang Ku), rispettivamente 007 e 006, sono il duo comico del gruppo. Il primo è il cyborg camaleonte, si può trasformare in qualunque cosa voglia, mentre il secondo è il cyborg talpa e può bruciare tutto con il suo fiato. Tolto un accenno sul passato di 007 che era un attore fallito perché alcolizzato, non si sa molto dei dolorosi trascorsi di questi due personaggi, allo stato attuale sembrano divertirsi in ogni situazione e essere cyborg non sembra loro pesare.
L'africano Pyunma, 008, lotta per l'indipendenza del popolo nero dai bianchi colonizzatori, le sue avventure hanno spesso un carattere politico, sembra quasi che l'autore lo abbia reso portavoce delle sofferenze e ingiustizie patite dal popolo africano.
Il neonato russo Ivan Whisky, 001, reso esp da un intervento al cervello praticato dal padre "scienziato pazzo" sa entrare nel cuore delle persone. Nonostante gli straordinari poteri Ivan dimostra i difetti tipici dei bambini: è interessante vedergli leggere l'animo degli altri cyborg e metterli in imbarazzo rendendo pubblici i loro pensieri perché come ogni bambino non capisce il rispetto della privacy altrui. Inoltre per raggiungere i suoi scopi non si fa scrupolo di usare gli altri e di ignorarne i sentimenti, tipico egoismo infantile.
Gli americani Jet Link e Geronimo, rispettivamente 002 e 005, sono i due cyborg meno approfonditi, raramente hanno parti importanti all'interno della storia, sono parte del gruppo, ma individualmente non dicono nulla.

Questi nove cyborg con le loro diverse personalità che litigano e si scontrano fino a trovare un equilibrio per far fronte al nemico comune rappresentano un microcosmo ed un esempio da seguire, non dimentichiamo che oltre alla differenza di vedute devono superare gli ostacoli di usi e costumi diversi e i vari pregiudizi che separano i paesi. Cyborg 009 insegna che non bisogna temere il diverso, ma conoscerlo per poterne essere arricchiti.
Se dovessi dare un voto a quest'opera col cuore sarebbe 10, ma suppongo che sia più onesto parlare con obiettività dei difetti che persino una fan come me ha notato: come già accennato prima, le saghe sono slegate tra loro perché spesso non c'è coerenza tra quel che succede su una saga e quella successiva, in certi momenti c'è una narrazione confusa e onirica, nel senso che non si capisce se un fatto è avvenuto o meno. Le spiegazioni storiche o mitologiche sono interessanti, ma appesantiscono notevolmente la lettura e ai più potrebbe risultare noiosa. I disegni risentono del tempo in cui è stata pubblicata l'opera, bisogna un po' abituarcisi, specie nei primi numeri in cui i personaggi hanno degli occhi a dir poco spaventosi, soprattutto quelli del dottor Gilmore.
Se i difetti non vi spaventano provate questo manga malinconico, la cui profondità la maggior parte degli shonen attuali si sogna.


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Raharu

Volumi letti: 27/36 --- Voto 7
Premessa: il voto finale costituisce una media tra le due componenti della serie.
Per la precisione, essi sono 9 e 6. Arrotondo a 7 per i motivi che spiegherò più avanti.

Cominciamo dalla trama: Cyborg 009 è un'opera leggendaria giapponese che ha letteralmente fatto la storia. Per quanto ormai appartenente alla "storia antica", è assolutamente normale trovarne citazioni o riferimenti o gadget ancora in giro. Ciò dovrebbe bastare a far capire il livello di questo prodotto e la sua importanza.
La serie parte da una premessa semplice ma geniale: un bel dì, 9 persone vengono rapite dai più disparati angoli del mondo, e convertite in cyborg dalla malvagissima associazione Black Ghost. Costoro vogliono come sempre controllare il mondo, ma i cyborg, complice la ribellione del Dottor Gilmore, riescono a sfuggire e diventare gli eterni nemici dei Black Ghost.

Come spunto è chiaro che i risvolti possibili siano pressoché infiniti. La storia è organizzata in micro saghe e capitoli a sé stanti. Se all'inizio è favorita la processione per saghe (circa 1 volume per volta), più ci si avvicina alla fine più il manga si perde nelle nebbie, convertendosi ad episodi né carne né pesce, eternamente basati su rovelli esistenziali o incontri con gente tormentatissima. Questi o saranno al proprio canto del cigno, o moriranno orribilmente per cause imputabili al solo destino, mentre i protagonisti riflettono filosoficamente su qualcosa.
Come è possibile verificare dalle date a fondo volume dei volumi su cui è stato pubblicato ogni capitolo, si può notare che dopo un inizio col turbo (le saghe sui Bloack Ghost) la pubblicazione è andata via via scemando in favore di qualche capolino di tanto in tanto.
Ciò che riesce a tenere il lettore su questo manga non sono tanto le storie (che sono ormai, mi duole dirlo, troppo datate), bensì il carisma e lo stile dei personaggi. È impossibile non restare incollati al Numero 9, o a Francoise, o al mitico Great Britain. Anche le tute hanno un ottimo design, e il tratto di IshiNoMori è comunque piacevole, essendo del tutto singolare.

È ora il momento dei voti, come già avevo annunciato.
Sinceramente, do un 9 secco a quest'opera per l'idea. Non è certo da tutti poter tirar fuori qualcosa di semplice ma intrigante, che abbia molti sbocchi ma non sia la solita trita e ritrita solfa. I nove sono cyborg ma non robottoni, sono supereroi ma non degli imbecilli tutto muscoli, i Black Ghost sono cattivi ma non sono dei semplici nemici che vogliono solo avere la Terra ma senza realmente sapere perché. Sono queste caratteristiche a dare pregio all'opera, e va detto anche che l'originale impaginazione calza a pennello (divisione a maglie della pagina, ripetuta senza variazioni).
Sfortunatamente, complici anche i continui trasferimenti della serie in giro per le testate giapponesi di manga, l'originale intreccio con i Black Ghost viene perso per strada a un terzo della serie, e nel resto del tempo l'autore si inventa saghe più o meno sensate, completamente scollegate o campate in aria. Lasciamo poi perdere il finale. Vi basti sapere (non spoilero) che si è davanti al vero antenato di Neon Genesis Evangelion. Fate un po' voi.
È per i sopracitati motivi che do invece un 6 a questa seconda parte della serie. Non è ammissibile che una storia ben consolidata e chiara venga fatta deragliare perché all'autore piaceva di tanto in tanto di raccontare del più e del meno. Gli spin-off esistono per questo. Impantanare una serie ben avviata, stravolgendola ed infittendola (volumi interi!) di elucubrazioni o situazioni extra-lacrime con coltellata al cuore, è poco meno che un crimine. Specie per i lettori che attendono fedelmente di veder rifare capolino una trama, che invece si dimostra essere totalmente allo sbando.

Do quindi 7 finale per indicare che la serie è più tendente alla mediocrità nel suo complesso che non ad un rispettabile 7 e mezzo. Ad essere precisi avrei dovuto tenermi più basso, ma non si può in alcun modo ignorare il livello della prima parte della storia.
Peccato. Amo con tutto me stesso i 9 supermagnifici, ma non riesco a farmi andare giù il modo in cui la serie si sia spiaggiata.
Peccato.


 2
Magik

Volumi letti: 27/36 --- Voto 7
Cyborg 009 è un'opera del grande maestro, ormai defunto, Shotaro Ishinomori, che risale ormai al lontano 1963; il manga è stato un vero successo in tutto il mondo ed è stato un precursore dei tempi, infatti nonostante sia un manga molto datato, per i contenuti e per la storia che racconta è un'opera molto attuale.

La storia racconta di un'organizzazione di criminali. i Black Ghost, che per conquistare il mondo costringe un gruppo di scienziati a fare esperimenti su nove persone per creare dei cyborg potentissimi da usare come armi. I nove cyborg però non ci stanno a diventare delle armi di distruzione e si uniranno per sconfiggere i Black Gost e proteggere la Terra.
Il neonato Ivan con poteri esp, l'americano Jet che riesce a volare, la francese Françoise con vista e udito potenziati, il tedesco Albert che lancia missili dalle dita, l'indiano Geronimo con la superforza, il cinese Chang che sputa fuoco, l'inglese Bretagna che può mutare la sua forma, l'africano Pyunma che riesce a respirare sott'acqua, e il giapponese Joe, il più forte e veloce di tutti, sono i nove cyborg che formano un gruppo molto eterogeneo ma compatto, ognuno con poteri diversi e proveniente da un parte diversa del pianeta, ognuno ha una propria storia passata che l'autore non manca di raccontarci.

La storia è divisa in numerose saghe, la principale è sicuramente quella dei Black Ghost, non tutti i personaggi naturalmente hanno lo stesso peso all'interno della storia, protagonista assoluto è sicuramente Joe che è sempre in primo piano, mentre tutti gli altri con gradi diversi sono un po' in secondo piano, non mancano però storia in cui tutti i personaggi vivono avventure solitarie in cui sono protagonisti.
Tutti i personaggi sono ben caratterizzati, l'autore ci mostra nove persone che nonostante siano state trasformate in macchine hanno comunque tutte un cuore tormentato, sono persone che rimpiangono la loro vita passata e che non potranno mai ritornare ad essere dei semplici esseri umani e vivere una vita normale.
I disegni sono molto carini e dinamici, una parola va spesa sui nasi dei diversi personaggi, l'autore si diverte a disegnare nasi di ogni forma e dimensione così da farne un tratto distintivo delle sue opere.

Purtroppo quest'opera presenta anche qualche difetto, il primo fra tutti è che si parla troppo, i dialoghi sono troppo prolissi e lunghi, tanto da diventare noiosi in diversi punti e così si perde facilmente il filo del discorso.
Un altro difetto è che c'è troppa carne al fuoco, l'autore ci parla di tecnologia, di viaggi dimensionali e nel tempo, di alieni, di mitologia, di guerra. di realtà alternative e chi più ne ha più ne metta, questo crea un po' di confusione.

L'edizione del manga è curata dalla J-pop, che ha pubblicato l'opera in 27 volumetti singoli o in 9 piccoli cofanetti da tre volumi, complimenti alla J-pop per il buon lavoro fatto.
Il voto che do a quest'opera è un bel 7 perché Shotaro Ishinomori con questo manga anticipa molti problemi della società moderna, tra cui lo sfruttamento della terra da parte dell'uomo, la guerra tra popoli diversi per interessi economici oppure uso della tecnologia e dalla scienza per fini non nobili.
Un'opera che fa riflettere.


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GIGIO

Volumi letti: 9/36 --- Voto 6
Ammiro molto di questo manga l'idea iniziale, specialmente se si pensa a quando è stata concepita ossia quasi 50 anni fa. Per questa originalità meriterebbe di per se l'autore un bel 10 e infatti il tributo a lui datogli nel corso della storia è più che meritato. Resta il fatto però che leggerlo mi è pesato notevolmente, mi sono a tratti annoiato e per questo ho dovuto interromperlo.
I personaggi sono stravaganti anche divertenti, ma le loro espressioni e il loro carattere l'ho trovato a causa dei tratti un po' infantile. Diciamo che la storia se fosse stata più breve e più coincisa l'avrei apprezzata di più.

Ammiro il sacrificio di JPOP che ha permesso ai cultori dell'autore e della serie di potersi leggere tutte le storie, e di Cyborg 009 non è stato fatto un "the best of" come ad esempio è successo con Astroboy della Planet Manga.
Una tiratina di orecchie però alla casa editrice va fatta: fu annunciato su Anteprima con un altro tipo di edizione, con dei box colorati che avrebbero dovuto far apparire la scritta Cyborg 009 e invece alla fine resta al lettore un box di carta di certo non indistruttibile senza colori. Detto questo però con 7,50 l'edizione è bella, il box alla fine è gratuito, carta e sovracoperta sono degni del pezzo di storia che descrivono. Solo sufficienza.

Utente6677

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Utente6677

Volumi letti: 7/36 --- Voto 8
Il manga ci mette un po' ad ingranare, anche se i disegni sono interessanti (molto lontani - ovviamente - dallo stile attuale) e le storie comunque moto adulte, anche per quei tempi.
Mi ha infastidita un po' la conclusione del 5° volumetto, stile "catastrofico", però la storia si fa decisamente interessante e ben raccontata subito a partire dal 6°. Ho comprato Cyborg 009 sull'onda della nostalgia dell'anime che vedevo da piccola e devo dire che non ne sono rimasta affatto delusa.
L'edizione è in perfetto standard J-Pop, ossia di qualità: bella sovracopertina, buona carta, rilegatura che lascia molta flessibilità al volume. In più, per i golosi come la sottoscritta, senza nessun sovrapprezzo (a differenza di qualche altra casa editrice... vedi Astroboy, giusto per non fare nomi), il box che raccoglie 3 volumi a botta, molto robusto ed elegante con le scritte in vernice dorata.
In conclusione, manga consigliato ai nostalgici e a chi cerca shonen di combattimenti ma che abbiano anche una caratterizzazione psicologica credibile dei personaggi. Voto finale: 8.

dark schneider

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dark schneider

Volumi letti: 3/36 --- Voto 8
Per conquistare il pianeta, la spietata organizzazione Black Ghost rapisce nove persone al fine di trasformarle in cyborg, uomini modificati da impiegare a scopi bellici. Ognuno proviene da un paese differente, ognuno ha le proprie caratteristiche. I nove cyborg però decideranno di ribellarsi al loro destino, combattendo la stessa organizzazione Black Ghost al fine di evitare un nuovo conflitto planetario.
Cyborg 009 è un manga del famoso mangaka Shotaro Ishinomori. L'edizione della J-pop è come sempre ottima, anche se è da segnalare il prezzo un po' elevato di 7,50 euro che potrà sicuramente scoraggiare qualcuno. L'edizione viene proposta o in volumi singoli a cadenza mensile (27 uscite) o in nove cofanetti, con tre volumi ciascuno, a cadenza trimestrale.
Cyborg 009 è un manga molto bello, una chicca per ogni appassionato di manga. Potrebbe però scoraggiare i neofiti in materia per i disegni molto datati e per l'impostazione della trama, però stiamo parlando di un manga di quarantacinque anni fa, ricordiamocelo. ^^

Fratta

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Fratta

Volumi letti: 1/36 --- Voto 8
Anche se ho letto solo il primo numero, gli do un 8. Mi piacciono i disegni perchè sono particolari, la trama anche quella particolare, di certo meglio di quella di tanti altri shonen. L'edizione è fatta bene, carta molto spessa e nessuna trasparenza. Inoltre considerate che ci sono due metodi di pubblicazione: la classica uscita di un volumetto mensile, oppure l'uscita ogni 3 mesi di un cofanetto che raccoglie 3 volumi. Direi che vale l'acquisto.