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 1
Kotaro

Volumi letti: 3/3 --- Voto 5
Ritorna Tetsuo Hara, l’acclamato autore di Ken il guerriero, per narrarci una nuova storia. E a noi, venuti su a pane e Final Fight, già brillano gli occhi nel vedere che la trama affronterà il problema della criminalità urbana, trattando di Ryusei Kato, ex capo di una banda di giovani teppisti. Questi, ritornato in città dopo diversi anni di assenza, ritrova i suoi vecchi amici inguaiati con la yakuza, e gli toccherà dunque rimettere le cose a posto. Naturalmente, a suon di cazzotti.

Col primo volume fra le mani, l’animo di noi vecchi appassionati di atmosfere anni ’80 alla Guerrieri della notte si innalzerà felice in direzione del Nirvana, poiché Ryusei il temerario pare offrirci tutto ciò di cui c’è bisogno per fare la nostra gioia: bande di teppisti con giubbotti di pelle, borchie, bandane, catene, enormi motociclette, bellissime ragazze con gli occhiali da sole e coi sinuosi capelli biondi, schermaglie fra bande rivali, traffici di droga, mafiosi e tante, tante botte.
Il tutto in una – stereotipata, ma dannatamente d’atmosfera – rappresentazione del disagio giovanile e del confronto fra giovani irruenti ma dal cuore saldo e portavoce di una scombinata ma personale giustizia e adulti corrotti, senza scrupoli e votati al dio denaro.
Fin qui, tutto normale. Niente di eccezionale o particolarmente originale, ma è scorrevole, splendidamente disegnato e pieno di sboronate tanto care all’autore. Una sorta di regalo che Tetsuo Hara, uno dei migliori rappresentanti nipponici della decade 1980, sembra voler fare ai suoi lettori e a chi ha lasciato il cuore in quei meravigliosi anni. Un regalo che riprende stereotipi e stilemi di quel periodo e che, pur non brillando particolarmente, sembrerà oro colato a tutti gli appassionati di questo tipo di storie e di atmosfere.

Una volta conclusa la lettura del primo volume, il lettore appassionato di anni ’80 si butterà a pesce, con gli occhi ancora luccicanti, sui restanti due ma, purtroppo per lui, qualcosa cambierà.
Si continuerà a fare a botte e a parlare di criminali e mafiosi, non preoccupatevi, ma cambierà l’ambientazione, dal Giappone a Hong Kong, senza tralasciare una breve traversata per mare. Motore dell’azione sarà un sogno, un progetto tanto grande quanto utopistico che coinvolge Ryusei spingendolo a viaggiare e combattere per far valere i suoi ideali.
Tuttavia, a questo punto, la storia comincia a far acqua, a riempirsi di forzature e di personaggi allucinanti buttati fra le pagine del manga senza validi motivi, a passare da un’ambientazione all’altra, da un tema all’altro, senza spiegazioni sufficienti, cercando di trovare un senso senza riuscirci per poi venire bloccata in uno dei finali-non finali peggiori mai visti.
Va detto, a difesa del maestro Hara, che anche così la storia ha diversi momenti particolarmente belli e toccanti e riesce nel suo piccolo ad essere sorretta da temi importanti. Purtroppo, però, questi temi seguono un’accozzaglia di bei momenti singoli ma non conglobati in una sensata trama di fondo, e la velocità della narrazione non permette ai personaggi di esprimersi pienamente, risultando così contraddittori e insensati. Nel tentativo di trovare un senso a sé stessa o un preciso genere d’appartenenza, la trama di Ryusei il temerario offre qualche piccola perla narrativa, ma non riesce a formarsi come dovrebbe e viene interrotta, anche un po’ a ragione forse causa scarso gradimento del pubblico, prima ancora di riuscirci, lasciando il lettore con la bocca molto, molto amara.

La parola che ci verrà in mente dunque sarà, ancora una volta, “peccato”. Ryusei il temerario partiva benissimo, con un primo volume non particolarmente originale ma molto intenso e splendidamente d’atmosfera, ma continuando la sua corsa si è perso nel mare dell’insensatezza, smarrendo, purtroppo per sempre, la retta via.
Ciò che al lettore resta, oltre ad una fortissima delusione, sono i sempre magnifici disegni di Tetsuo Hara e un primo volume la cui lettura sarà una piacevolissima esperienza per gli “ottantiani”.
Si tratta, per il resto, di un’occasione sprecata, di una storia senza capo né coda che difficilmente nel suo prosieguo lascerà qualcosa al suo lettore, oltre ad un incipit molto d’atmosfera e a splendidi disegni. È dunque un manga consigliato unicamente agli amanti del buon Hara che desiderano collezionare anche i suoi schizzi sui tovaglioli del bar e dei film d’azione degli anni ’80, ma tenete conto che, immancabilmente, vi deluderà.


 2
Lybra

Volumi letti: 3/3 --- Voto 5
Tetsuo Hara sarà anche un gran disegnatore, ma quando si tratta di sceneggiatura e testi è davvero meglio che lasci fare a Buronson o qualcun altro, e ahimé Ryusei ne è la testimonianza più chiara.
L'unica cosa che si capisce in questo manga è che questo ragazzotto, Ryusei, è un giovane teppista giapponese nemmeno adulto, dalla forza straordinaria, peccato però che sia in tutto e per tutto uguale a Kenshiro o Keiji, che nei rispettivi manga sono molto più grandi come età.
Tutto il resto è un mischione incredibile di idee e storie lasciate a metà. Inizialmente pare essere il solito manga di teppisti giapponesi, ma in poche pagine ritroviamo Ryusei al centro di problemi con la Yakuza e poi di un'organizzazione internazionale con sede ad Hong Kong, il tutto slegato e senza il benché minimo perché.
Per non parlare poi del finale, riguardo al quale da spoilerare c'è poco, semplicemente perché NON c'è alcun finale, ed ecco perché detesto tanto questi 3 volumetti.

A parte i disegni maestosi e "incazzati" di Hara c'è ben poco in questo manga per cui valga la pena di spender soldi, lo consiglio unicamente ai super-appassionati di Hara perché comunque mostra che è avvenuto un minimo di evoluzione del tratto dopo Keiji, ma per il resto da starci assolutamente alla larga, semplicemente perché non offre nulla.