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CrocifissionePop

Volumi letti: 1/1 --- Voto 8
''Ai Iro Shinwa'' è un volume unico scritto nel 1980 dalla prolifera Waki Yamato. Il volume conta d'essere inedito in Italia, come la gran parte della produzione dell'autrice.

Trama: I capitoli sono quattro e vengono divisi in anni: 1970, 1974, 1976, 1980. Per l'appunto la storia segue un arco narrativo piuttosto ampio raccontando solo alcuni lassi temporali per poi riprendere dopo diversi anni.
La vicenda ha inizio con l'arrivo, in un istituto, dello scapigliato Mimasaka Kosuke, questi verrà accompagnato a fare il giro della scuola dalla nostra bella protagonista Keiko Nakaaki.
Dei due personaggi principali è d'obbligo fare una descrizione accurata in quanto l'autrice fa trapelare di questi una buona caratterizzazione psicologica e personale, senza però eccellere in informazioni inutili.
Keiko Nakaaki è di carattere pacato, arrendevole o quantomeno non combattivo. L'apertura della vicenda vede come questi sia ben differente dalla sua amica Kyoko Kishida, la quale cerca un'evasione alle regole ed un raggiungimento personale che vada oltre i limiti imposti dalla società giapponese. Keiko accetta passivamente il mondo ed il sistema che le ruota intorno senza nemmeno fermarsi a pensare ed accoglie come ovvio quello che da sempre viene insegnato ad ogni nuovo venuto al mondo. Per Keiko la priorità è data dallo studio, visto come l'aspettare. La preparazione per un futuro nel quale l'essere migliore e il dover gareggiare sempre è l'unico moto, porta ad un annullamento di sé e della propria capacità di deduzione ed alla tristezza. I genitori di Keiko, come l'intera mentalità giapponese, sono unicamente dediti ad un universo razionale e fattibile. I sogni, dormono.
Durante l'arco narrativo Keiko vede radicarsi un cambiamento nella propria mentalità, un degradarsi di tanti valori pilastri per la società ed un elevarsi di emozioni e prospettive per sé stessa, le quali la porteranno a pensare e scegliere. Scegliere. Azione la quale comporta una successione di pensiero e la libertà di movimento. Qui la ricorrente metafora che viene a seguirsi nella storia, il correre delle gambe lunghe di Keiko le quali un tempo le permettevano d'essere leggera mentre in un altro, quando dovrà usarle per raggiungere un miraggio importante, le sembreranno essere pesanti e corte.
Kosuke Mimasaka si trasferisce nella nuova scuola per aver causato diversi problemi nella precedente da lui frequentata. Da subito viene presentato come un personaggio dalla spiccata ed eccentrica personalità. I suoi capelli sono lunghi e legati in una treccia che gli cade sul petto. Ciò che subito turba Keiko è l'intensa intellettuale che Kosuke stringe con Kyoko, due personalità alle quali le regole vanno strette. La seconda questione che turba Keiko è il sogno di Kosuke, diventare regista. Principalmente non è il sogno in sé, ma l'avere un sogno. Kosuke con i suoi modi aperti e sfuggevoli distrugge dove la razionalità e la rigidezza di Keiko ubbidiscono. L'avere un sogno e per di più che non comprenda il divenire il presidente di una facoltosa azienda o la moglie di un bravo impiegato sono per questa fonte d'attrazione. Keiko ammira come Kosuke s'impegni e si destreggi nella realizzazione del suo sogno e nota come lei stessa, in confronto a questi, è insignificante.
Entrambi si divideranno e sceglieranno di cominciare la propria vita insieme ad altri, ben intuibile come ognuno per comodità di pensiero cerchi di tenere al proprio fianco persone e situazioni a lui simili. Keiko si ritroverà ad avere affianco a sé il bello quanto impiegabile Kurata Takashi, mentre Kosuke, beh sarà facile immaginarlo.
In ogni capitolo vengono narrate fasi importantissime nella crescita personale di entrambi fino a portarli a trovare quello che in realtà non sapevano nemmeno d'aver bisogno e di star cercando.
Il tema predominante è la scelta. La possibilità di ribellione che ognuno, può benissimo pretendere d'avere. Questa ''ribellione'' viene personificata nell'atto di correre. Nell'atto di sognare, nell'atto di andarsene.
L'epilogo è ovviamente un lieto fine che a differenza di come potrebbe essere immaginato raggiunge piccole punte di poesia e musicalità la quale sembra dormire sopita in tutta la storia se non svegliata in alcuni punti dove piacevolmente si viene stupiti.

Disegno: Lo stile grafico della Yamato è uno di quei stili il quale viene subito ricollegato a due punti, il primo, ovviamente, all'autrice ed il secondo all'anno. Rientra nel tratto generico degli anni 60-90 e premette perfettamente tutti i canoni ad esso associato. Le figure sono slanciate e molto alte, le gambe lunghissime. I tratti fisiognomici del viso sono tutti grossomodo uguali, i quali però sono ben distinti in ogni volto, presupponendo una buona capacità ottica dell'autrice nel non essere succube del proprio stile e non saperne emergere.
Gli sfondi variano da soggetti architettonici, floreali e d'impatto scenico dovuti a scatti d'umore o grafemi di movimento.
Nei personaggi c'è un'infantile e dolce caratterizzazione stereotipata dei diversi generi, dovuta però ad una radicale caratterizzazione dei personaggi in quanto sono ben divisi in: giovani spensierati e giovani studiosi. Presa stilistica scusabile.
C'è una proporzionalità cromatica tra bianchi e neri con una prevalenza dei secondi sui primi e quasi assenti i riflessi.

Come sopra detto il volume è purtroppo inedito in Italia.

Impressioni personali: Questa è la prima storia della Yamato da me letta e, notando la cospicua produzione dell'autrice, non sarà l'ultima.
Conosco bene i temi cari alla Yamato in quanto una lettura delle diverse trame e delle caratteristiche della mangaka mi portano ben a dedurre cosa ci si può aspettare dalle sue storie. Posso trovare trattato con un certo romanticismo un tema a me caro ed in mal modo trattato nel fumetto, l'evasione mentale e in certi casi la ribellione femminile in società dure e inflessibili, sopratutto se in epoche storiche passate dove molti diritti erano ben lontani dall'essere ottenuti. Rimango sempre troppo delusa dal come i ''temi femministi'' vengono presi in mano dalle donne. Il tema in sé a me è antipatico da morire e ciò accresce in me due diverse curiosità: - artiste che si sono distaccate dall'utilizzare temi riguardanti il femminismo nell'arte ed hanno parlato d'altro;
- artiste che hanno trattato differentemente questi temi, già, che l'abbiano trattati in modo spontaneo ed intelligente.
Trovo che nel fumetto orientale scritto da autrici donne, il tema della rigida posizione femminile nella società sia preso troppo romanticamente e con poco realismo. A priori io non ricerco il realismo e quantomeno l'altra faccia di esso, ma se trovo storie le quali cercano di trattare di questo e non ci riescono mi viene meno poi trovare interessante l'autore, ciò è avvenuto con Chiho Saito. Leggendo quindi la nota tematica della Yamato e del suo trattare dell'individuo donna in diverse ere storiche giapponesi, mi sono chiesta come questa l'avesse trattato. La mia presa d'opinione è ancora fanciulla su quest'autrice e trovo d'avere la curiosità di leggere storie come ''Una ragazza alla moda'' e ''N.Y. komachi'' in quanto facilmente reperibili data la pubblicazione italiana.
Trovo questa sia stata davvero una lettura che permette il desiderio di dover approfondire obbligatoriamente l'autrice e le sue opere, rendendomi sinceramente contenta dell'aver trovato una donna che maltratti in modo interessante, certo romantico e divertente il Giappone, rimanendone comunque innamorata come una figlia.
Per elogiare quest'autrice mi trovo quindi a darle un buon voto il quale è un misero 8. Paradossi.
Come sempre ripeto la mia negligenza a dare un giudizio sempre troppo immeritato, positivo o negativo che sia.
Non consiglio l'opera a bovine ed anatidi, ma a lettori i quali occhi sanno leggere ben oltre le parole scritte e le immagini ferme. Il fumetto rende molto orsa l'immaginazione ma quando si tratta di epoche storico-sociali è ben consigliato cercare d'entrarvi, sapendo sempre ,però, uscirne.