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kirk

Volumi letti: 2/2 --- Voto 6
Ken Ishikawa è uno degli storici assistenti del Maestro Go Nagai ed è famoso per aver pubblicato su Shonen Captain del Tokuma le saghe di "Getta Robo". Ha debuttato in Italia con questo fumetto pubblicato in dieci numeri di Kappa Magazine e all'epoca, anche se i Kappa Boys furono abbastanza criticati, ...le vendite di Kappa Magazine salirono.

Il tratto dell'autore è brutto a vedersi: montagne di muscoli e visi tutt'altro che kawai e la trama è abbastanza debole: si tratta del solito manga di combattimento, ma non si trovano tecniche speciali come nel caso di "Dragon Ball" o "Yu Yu Hakusho", ma non è nemmeno realistico perché si trovano demoni e cyborg.

Probabilmente la trama è così debole perché l'autore ha fatto tutto da solo, ma ammetto che all'epoca avevo mandato una lettere ai Kboys chiedendo che pubblicassero altre opere di Ken Ishikawa quali "Miroku" e "Skull Killer Jackio": come vedete adesso il mio giudizio è cambiato...
Quindi per concludere: trama debole e disegni mediocri più di un sei non posso dare...


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whitestrider

Volumi letti: 2/2 --- Voto 6,5
Ken Ishikawa era per certi versi l'altra metà di Go Nagai, non per nulla i due avevano creato insieme la serie robotica "Getter Robot" negli anni '70, e lo stesso Nagai lo ricorda spesso come un prezioso amico e collaboratore. Lo stile di Ishikawa, soprattutto all'inizio della sua carriera, ricorda molto quello di Go Nagai, quindi a chi piace lo stile del creatore di tanti robottoni e di "Devilman" sicuramente apprezzerà anche lo stile di Ishikawa e di questo manga. Il problema di questo manga, superato lo scoglio della parte grafica, è forse la storia: essa infatti devia parecchio dalla trama originale della serie di videogiochi, proponendoci delle avventure completamente inedite ma probabilmente non troppo adatte al tono del videogame.
L'azione si svolge (in teoria) dopo la sconfitta di Geese Howard nel primo "Fatal Fury", e Andy Bogard (uno dei protagonisti del primo "Fatal Fury", insieme al fratello Terry e all'amico Joe Higashi) viene rapito da dei demoni che bramano la resurrezione del loro signore. Inutile dire che nel videogame apparivano sì alcuni elementi sovrannaturali, ma non certo demoni ed affini (come invece succede in altre serie di combattimento uno contro uno). I combattimenti non sono affatto male, la violenza regna sovrana (come ci si aspetterebbe da un manga realizzato dalla metà oscura di Go Nagai), ma per chi conosce bene la serie di videogiochi la presenza dei demoni nella storia stona, e non poco, perché in fondo "Fatal Fury" è sempre stata una serie con i "piedi per terra", nonostante resurrezioni miracolose e colpi energetici fantasiosi.
Ovvio che, rispetto a numerosi mahnwa tratti da serie picchiaduro di successo qua siamo comunque su un livello superiore, però viene da chiedersi se non sarebbe stato meglio optare per una classica trasposizione del primo videogame della serie, piuttosto che tentare la strada di una storia inedita, con tutte le magagne del caso.


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Kotaro

Volumi letti: 2/2 --- Voto 7
Da qualsiasi parte lo si guardi, questo Garou Densetsu: Senritsu no mahougai (La leggenda dei lupi famelici: La terribile città dei demoni, in Italia noto semplicemente col titolo internazionale del videogioco da cui è tratto, "Fatal Fury") è, talmente intriso di atmosfere figlie dei suoi tempi che il lettore si trova, inevitabilmente, a dover compiere un bellissimo e nostalgico viaggio indietro nel tempo.
Un viaggio che ci riporta all'estate dei mondiali di calcio negli Stati Uniti (quelli del cane-mascotte e di "Il calcio è un grande rito che devi rispettar") e delle avventure televisive dei variopinti Power Rangers, del Sandokan tigre antropomorfa, degli X-Men e del panciuto e fantasioso marinaio Carlos.
E, chissà, magari, il viaggio nei nostri ricordi sarà scandito da note che credevamo sepolte e che ci torneranno, inaspettatamente, familiari. Note che ci riportano alla mente storie di dormite e d'amore sui sedili posteriori di un'auto, di serenate rap, di gorilla al sole, di gente comune che amava davvero, e ancora balli sfrenati sulla scia di dolci sogni e del magico ritmo della notte, mentre, sotto le stelle, si rifletteva sul modo in cui la gente viveva in quegli afosi giorni dei primi anni '90.
Ancora un elemento fondamentale ci serve, però, per caratterizzare la nostra estate del 1994, poiché non c'era estate, nei primi anni '90, che non implicasse un cabinato con un picchiaduro a incontri, sin da quel 1991 in cui un certo "Street Fighter II" aprì le danze.

Senritsu no mahougai è, infatti, un manga che trova le sue origini proprio in un picchiaduro da sala giochi, quel "Fatal Fury 2", uscito un paio d'anni prima e ancora, nel 1994, popolarissimo rivale della serie Street Fighter.
A differenza di molti altri adattamenti cartacei da picchiaduro, però, il fumetto realizzato dal compianto Ken Ishikawa non è una fedele riproposizione del gioco e delle sue vicende, ma un ipotetico spin off che ne prende alcuni personaggi, calandoli in un contesto tutto suo.
Lontano dalla rissosa città di South Town in hanno luogo i fatti dei videogiochi, il nostro protagonista Terry Bogard, coi suoi caratteristici codino, gilet e cappellino, si reca in una remota città-fortezza della Cina per partecipare ad un fantomatico torneo di arti marziali. Lo aspetta, però, una brutta sorpresa, poiché il torneo è in realtà una montatura organizzata da temibili demoni assetati di sangue, che intendono nutrire con l'energia dei migliori marzialisti del mondo il loro re Butei, antica divinità della guerra dormiente, che così potrà risvegliarsi e seminare morte e distruzione.
Fortunatamente, Terry non sarà solo nell'impresa, ma verrà raggiunto ed aiutato dagli amici di sempre: il fratello Andy, la procace ninja Mai Shiranui, l'allegro kickboxer Joe Higashi e l'enorme wrestler Big Bear.

Prende dunque il via un'avventura che sa di un tempo passato in ogni sua parte e che trasforma "Fatal Fury" da picchiaduro a incontri a picchiaduro a scorrimento. Dei cinque personaggi disponibili, ognuno con le sue caratteristiche e la propria, peculiare, fisionomia, il lettore può idealmente scegliere quello che preferisce e seguire le sue vicissitudini mentre si muove in un quello che è un vero e proprio picchiaduro a scorrimento su carta. Il quintetto, infatti, si muoverà per una serie di diversi ambienti (il portone d'ingresso, il povero villaggio, la fabbrica, la muraglia), in maniera del tutto simile a quanto avveniva coi vari "quadri" di questo tipo di videogiochi. In ognuno di essi troverà un'innumerevole quantità di demoni brutti e cattivi che maltrattano, schiavizzano o tentano di uccidere la povera gente del luogo e si darà il via al pestaggio, fino ad arrivare al caratteristico "boss" di fine quadro, un demone più grosso, brutto e cattivo degli altri che li terrà impegnati in un combattimento più particolareggiato e spettacolare.

Le battaglie che Senritsu no mahougai propone saccheggiano a piene mani tutto l'immaginario collettivo dei picchiaduro da sala giochi e degli shonen manga degli anni '80 (con un ovvio occhio di riguardo per Ken il guerriero, il primo Dragon Ball e i manga di Go Nagai, di cui Ishikawa è stato collaboratore). In un'ambientazione che mescola antica Cina, cinema d'azione americano, wrestling, arti marziali orientali, cyborg e demoni fantasy troveremo creature strane, bizzarre, macabre, ma a loro modo decisamente affascinanti. Non ci sarà per loro occasione di redimersi, ma saranno sempre protagonisti (e vittime) di scontri adrenalinici e violenti, in un tripudio di calci, pugni, muscoli e vene che si gonfiano, piroette, armi da taglio, fiamme, corna, trasformazioni, crolli, prese di wrestling, colpi energetici, esplosioni, smembramenti e via dicendo. Combattimenti sì crudi, ma che non rinunciano a ricordare che i nostri cinque eroi combattono fermamente per la giustizia, prendendo le parti dei più deboli e traendo forza dall'amicizia che li lega e dai valori in cui credono, realizzando così dei combattimenti epici e coinvolgenti.

Molto interessante la scelta di Ichikawa di concentrarsi unicamente su un pugno di personaggi, quelli che più gli ricordavano il classico gruppo da serie robotica, e non cadere nell'errore di volerne inserire quanti più possibile senza riuscire a caratterizzarli. Naturalmente, visto che è un'avventura a sé stante che non ripercorre la trama del gioco, la loro caratterizzazione sarà data per scontata e le vicende del gioco saranno raccontate molto brevemente.
Tuttavia, se il lettore che conosce i personaggi per via del gioco può godere maggiormente di questa storia, anche quello che non ha mai giocato a "Fatal Fury" può godersi un'onesta serie di mazzate senza preoccuparsi troppo di riferimenti che non conosce.
L'autore riesce a donare uno spazio più o meno uguale a tutti i personaggi, anche se la parte del leone sarà riservata al protagonista Terry. Dispiace un po' che il personaggio che spicca di meno sia Mai Shiranui, qui meno sensuale ed ammiccante (ma ciò non significa che non avrà occasione di mettere in mostra le sue grazie) del solito, anche a causa dello stile di disegno utilizzato.
Si può, invece, solo lodare il lavoro del maestro Ichikawa poiché finalmente riesce a donarci un Big Bear degno del suo nome, che finalmente combatte e vince in prima linea dopo anni di ridicole comparsate di pochi secondi. Il wrestler australiano compare qui facendo sfoggio di tutta la sua potenza, rendendosi protagonista di continue prove di forza che lo porteranno a sollevare carichi pesantissimi per proteggere i suoi amici e gli innocenti o per spaccarli sul grugno dei nemici. Soprattutto, è bellissimo poterlo vedere finalmente buono, che scherza con gli amici combattenti, rischia la vita per proteggerli e si infuria contro i malvagi che fanno soffrire gli innocenti e i bambini, e non il cattivo scemo di turno come solitamente accade.
Ken Ichikawa racconta questa storia con uno stile di disegno volutamente retrò, molto simile a quello del maestro Go Nagai e perciò non particolarmente bello o aggraziato, ma sporco, irreale, forte ed efficace, che purtroppo non rende giustizia alle grazie di Mai Shiranui ma è perfetto per rappresentare l'energia dei combattimenti e l'orrore e la potenza dei mille giganteschi e spaventosi demoni che i nostri eroi dovranno fronteggiare.

Senritsu no mahougai non è un capolavoro, del resto è un fumetto di mazzate coi personaggi di un videogioco di lotta. Eppure, è una lettura piacevolissima, per quanto disimpegnata, capace di esaltare il lettore con epiche battaglie, scontri violenti ed eroi che mettono i loro pugni al servizio della giustizia. Ma, prima di ogni altra cosa, letto oggi è, innanzitutto, un piacevolissimo viaggio all'indietro nel tempo, che ricorda un mondo passato in ogni suo aspetto, anche e soprattutto nell'edizione italiana. Pubblicato a puntate sulla rivista Kappa Magazine della Star Comics fra il 1994 e il 1995, infatti, si porta dietro tutte le caratteristiche dell'editoria di quel periodo, a partire dal lettering scritto a mano per continuare con un adattamento dei dialoghi piuttosto colloquiale.
Eppure, ci fanno sobbalzare il cuore, quelle venti paginette di fumetto pubblicate in una rivista in mezzo ad articoli che ci parlano della storia dei picchiaduro a incontri, dei nuovi videogiochi usciti per il Super Nintendo, del film di Street Fighter con Jean Claude Van Damme che stavano girando, del Re Leone che di lì a poco sarebbe uscito al cinema, della guida tv del periodo, del fenomeno Sailor Moon che oggi è quasi dimenticato ma che all'epoca era quasi pronto a esplodere nel nostro paese e ci veniva presentato con succose anteprime, delle uscite degli anime in videocassetta, delle anteprime dei telefilm supereroistici. Altri tempi, sicuramente impensabili per chi c'è oggi e non c'era ieri, ma che, pensando a come si sono evoluti i manga e i lettori al giorno d'oggi, sotto sotto, un po' ci mancano. Se volete ritornare un po' a sognare di ballare per tutta la notte sulle note di musica eurodance e di spaccare il grugno ai teppisti di turno in un cabinato da sala giochi, Senritsu no mahougai è qui per voi, per farvi (ri)vivere quelle emozioni che dormivano sopite dentro il vostro cuore e risvegliare i sogni di eroismo e passione di quei tempi ormai lontani ma mai dimenticati.


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M

Volumi letti: 10/2 --- Voto 6
Questo adattamento di Fatal Fury è completamente originale e distaccato dal videogioco come si è già detto.
Gli unici elementi ricollegabili al videogame sono i quattro protagonisti e Geese Howard, qui relegato a come servitore di Re Butei il vero antagonista della storia.
Vengono mantenute le tecniche segrete presenti nei videogiochi (Burn Knuckle, Screw Upper etc...) e ne vengono a loro volta introdotte delle altre create appositamente per la storia.
Assolutamente bizzarra l'idea di ambientare il tutto in una città Cinese in cui i demoni tengono schiavizzati la popolazione locale.
I combattimenti sono violenti e c'è anche qualche nudo femminile.
Si vede da come disegna che Ken Ishikawa ha lavorato con Go Nagai ma purtroppo spesso è un po' confusionario e sinceramente non mi piace moltissimo come è stata rappresentata Mai Shiranui, meno graziosa del solito ma comunque sempre abbondante come la conosciamo.
Lo consiglio a chi conosce il videogioco e a chi vuole qualcosa di più di un adattamento.