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Ransie Carter

Volumi letti: 2/2 --- Voto 5
Per fortuna che "Boku wa Kisu de Uso wo Tsuku" si svolge in soli due volumi, e che l'autrice non abbia allungato il brodo. So che divide solo un anno dalla pubblicazione dello splendido "Reimei no Arcana" da questo fumetto scolastico, e proprio per questo non mi aspettavo una storia così banale e mal progettata.
La protagonista di questi due volumi è una studentessa delle superiori: Meiko. Accanto a questa ragazza vediamo a rotazione passare quattro bei ragazzi. Shinoda è il classico belloccio popolare, Mogami è l'atletico ragazzo che ricorda quell'amico d'infanzia che poi è diventato un gran bel fusto, il riflessivo Mikoshiba e il simpatico e gioviale Hachiya che ricorda il classico ragazzino iperattivo (in senso buono). Un giorno Meiko si addormenta in biblioteca, e qualcuno le ruba un bacio. Tutta la storia ruoterà attorno a questo "mistero", e ai ragazzi che ci provano con la ragazza. La storia di suo mi aveva attirato, ma mi aspettavo qualcosa in più. Parliamo di un manga di due soli numeri, è vero, ma ci sono oneshot che mi hanno emozionata davvero. Questo non mi ha dato nulla di nulla. Sembra quasi che non importano tanto i sentimenti che Meiko prova, perché sotto sotto ha già qualcuno che le interessa, ma conta solo il fatto di chi l'ha baciata. Come se un bacio ti legasse per sempre e indissolubilmente a quella persona. No, questo non mi è piaciuto. Anche i capitoli, non hanno dato nulla alla storia, non ho trovato pathos o un qualcosa che mi facesse palpitare.
Sono arrivata fino in fondo spinta unicamente dal fatto che era breve, e che volevo vedere dove andasse a parare.
I disegni son belli, e son quelli a salvare questa noiosa lettura. L'autrice, in questo caso, ha prestato fin troppa cura nel disegno, e non abbastanza per la trama che avrebbe di sicuro potuto sviluppare in tutt'altra maniera, creando una storia più avvincente, o anche solo credibile. Qui io ho visto solo la "fiera della carne", mostriamo dei bei ragazzi e fine. Bastano quelli per attirare. Mi spiace, ma non è così che si lavora, almeno per la sottoscritta. Una storia piatta che si salva dall'insufficienza grave solo per la bellezza e la cura posta nel disegno.