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DarkSoulRead

Volumi letti: 31/31 --- Voto 8,5
“Dicono che in Hokkaido, tempo fa, si estraevano dai fiumi pepite d’oro grandi come fagioli… la cosiddetta corsa all’oro.
In quel periodo, per opporsi ai giapponesi che avevano continuato a perseguitarli anche dopo l’inizio dell’epoca Meiji, proibendo la pesca del salmone e la caccia ai cervi e togliendo loro le terre, un gruppo di Ainu stava accumulando in segreto una riserva d’oro a scopo militare… una gran quantità di pepite rare… ma un uomo uccise quegli Ainu e rubò tutto ciò che avevano accumulato. L’oro rubato era corrispondente al valore attuale di circa 800 milioni di Yen. Braccato dalla polizia, l’uomo, noto come “il senza volto”, nascose l’oro da qualche parte in Hokkaido, poi venne condannato a morte e sbattuto dentro una prigione fuori dal mondo, il carcere di Abashiri. A quanto pare il senza volto aveva dei compagni fuori e cercava un modo per comunicare dove si trovava l’oro. Scrivere una lettera era inutile, perché le guardie l’avrebbero sequestrata. Tutti infatti stavano cercando di capire dov’era nascosto il tesoro. Il senza volto usò i tatuaggi. Marchiò un codice segreto che indicava il nascondiglio del tesoro sui corpi dei condannati a morte, suoi compagni di cella. Pare che il codice segreto fosse comprensibile solo ai suoi compagni fuori dal carcere. Perché se i detenuti l’avessero decifrato l’avrebbero fregato sul tempo”. L’uomo disse ai prigionieri:
«Evadete da qui. Darò metà dell’oro a chi ci riuscirà».

Con un incipit a metà tra la premessa iniziale di “One Piece” e il plot di “Prison Break”, un’ambientazione bellica che rievoca lo steampunk di “Fullmetal Alchemist” con una grattata di romance alla Hiro Mashima, parte “Golden Kamui”, l’epopea de “L’immortale” Saichi Sugimoto.
Satoru Noda ci porta nelle fredde terre dell’Hokkaidō all’inizio del ‘900, nel pieno del conflitto russo-giapponese, tra branchi di lupi e distese innevate, tra orsi bruni e foreste incolte, immergendoci in una natura selvaggia ed ostile che è il cuore pulsante dell’opera. Inizialmente l’idea del sensei era quella di realizzare un manga incentrato sulla caccia, e questo si evince dal nozionismo didascalico relativo ad armi intagliate, strumenti di cattura, descrizioni degli animali e studio dell’ambiente con cui Noda approccia il racconto. “Gli orsi bruni hanno le ossa del cranio troppo spesse, quindi le frecce, per non rischiare che si spezzino, vanno scoccate mirandoli nei bulbi oculari o nei timpani”.
La co-protagonista della storia è Ashirpa, una ragazzina Ainu che ricoprirà un ruolo chiave affiancando Sugimoto nella ricerca dell’oro, rivelandoci usanze e tradizioni indigene del suo popolo con pillole che addensano il background del racconto impreziosendolo di leggende e curiosità.
La sottocultura Ainu emerge grazie anche ad una particolare attenzione del mangaka verso la cucina; l’autore ci mostra antiche tecniche utili a intenerire le pelli più dure, fino a metodi alternativi per salare ed insaporire le carni più stoppacciose, riportandoci ricette e tradizioni culinarie primitive perlopiù desuete che a volte disgustano, altre fanno venire l’acquolina in bocca.

La ricerca del tesoro Ainu rimane il focus del manga per tutti i 31 volumi, e anche le storie secondarie si incastrano perfettamente alla linea narrativa principale, senza sottotrame meramente riempitive.
Trovare 24 ex prigionieri evasi, scuoiarli e mettere insieme le pelli per ricavarne un codice utile a scoprire il posizionamento del tesoro è un compito quantomai arduo, specie se a metterti i bastoni tra le ruote è la settima divisione comandata dallo stoico tenente Tsurumi.
La folle corsa all’oro porta alla contrapposizione di più fazioni, mostrandoci una miriade di personaggi sopra le righe pronti a tutto pur di accaparrarsi la propria fetta di tesoro.
La caratterizzazione dei personaggi, che nonostante l’esubero si rivela uno dei punti più alti dell’intera produzione, conferisce a tutti un approfondito background, nessuno escluso. Oltre alle 24 pelli tatuate, da cui emergono individui a dir poco grotteschi, tra cui infermiere assassine e stupratori di orsi, è proprio la settima divisione a mostrarci le personalità più interessanti. Dal freddo e machiavellico cecchino Ogata al devoto sottotenente Koito, talmente assoggettato dal tenente Tsurumi da non riuscire a esprimersi in un linguaggio comprensibile con lui, tanto da necessitare un interprete per parlargli; passando per lo sfortunato Nikaido, ridotto ad una protesi umana con un orecchio come ciondolo, che ad ogni incontro con Sugimoto continua a perdere una parte del corpo, fino al trascinante comandante Tsurumi, il villain principale, la cui drammatica backstory è una delle parentesi più struggenti dell’intera opera.
L’autore riesce ad infilare nel roster anche figure realmente esistite del calibro di Jack lo squartatore o del vicecomandante dello Shinsengumi Toshizō Hijikata, in una granitica ed ispirata commistione tra figure storiche e personaggi di fantasia perfettamente bilanciata.
Impossibile non citare l’eccentrico “re dell’evasione” Shiraishi, il quale, grazie alla sua abilità nello slogarsi ogni parte del corpo, è riuscito ad evadere da tutti i carceri del Giappone. Shiraishi, con i suoi siparietti comici e le sue trovate assurde, è protagonista indiscusso dei momenti più esilaranti del manga.
La teatralità dei personaggi origina una lunga serie di passaggi tarantiniani accentuati quasi sempre dagli istrionici epiloghi delle loro side story. Come quando un impavido cacciatore in cerca di animali leggendari finisce ferocemente sbranato da un lupo gigante, morendo ridente in una catarsi orgasmica. È proprio attraverso l’enfatizzazione di morti brutali che i comprimari, quasi sempre, compiono la loro circolarità narrativa.
Il rapporto tra Sugimoto ed Ashirpa, a metà tra bene fraterno ed amore platonico ricorda molto da vicino quello tra Manji e Rin de “L’immortale”, tra l’altro Sugimoto per come si è distinto nel conflitto russo-giapponese è noto tra i commilitoni proprio come “Sugimoto l’immortale”, coincidenze?

I disegni di Noda sono eccezionali. Il tratto pulito e chiaro del sensei trova character design semplici e al contempo efficaci con grande disinvoltura, grazie a poche linee nette che conferiscono ai volti la massima espressività, toccando il suo pinnacolo espressivo nelle scene d’azione. Le tavole sono ricche di dinamismo, e i movimenti dei personaggi sempre riconoscibili, anche nelle fasi più concitate durante i combattimenti, originando vere e proprie mattanze al cardiopalma. Con dovizia di dettagli, che suggeriscono un approccio certosino e a tratti cavilloso, gli sfondi, mai bianchi, immergono il lettore in foreste selvagge e caverne umide, in risaie sconfinate e villaggi rurali, donando alle tavole sempre la giusta pienezza. La regia incalzante e ritmata, che a tratti richiama i capolavori western di Sergio Leone, aiuta a mantenere sempre alto il coinvolgimento del lettore, rivelandosi la ciliegina sulla torta di un comparto tecnico invidiabile.

Plot twist e flashback si alternano in un crescendo di emozioni che ci conduce al climax finale: la corsa sfrenata di un treno che deraglia verso l’inferno.
“Golden Kamui” è un manga estremamente completo, capace di passare dal nonsense più puro a momenti di alto lirismo fumettistico con estrema naturalezza, catapultandoci con quest’alternanza armonica tra commedia e dramma in un magnetico vortice di violenza delirante.
Se cercate una storia sobria statene alla larga, “Golden Kamui” è esasperazione, esagerazione, istrionismo allo stato puro, che, nel compiacersi tra i suoi innumerevoli esercizi di stile, riesce anche a far riflettere sul valore di una promessa fatta, sull’importanza delle proprie origini, e la salvaguardia del pianeta per le generazioni future. Un Satoru Noda incredibilmente ispirato confeziona un cult del manga d’avventura a sfondo bellico, regalandoci uno dei seinen più sorprendenti degli ultimi anni.

“Non c’è cosa mandata dal cielo che non abbia un suo ruolo”


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Ange00la

Volumi letti: 14/31 --- Voto 9
Background molto curato ed interessantissimi zoom, in particolare, sulla tradizione Ainu e dell'Hokkaido. Disegni stupendi, soprattutto nelle scene di combattimento.
Contenuti molto vari e incentrati sia sulla storia della guerra russo-giapponese, sia sulla vita quotidiana dei personaggi.
Personaggi ben caratterizzati: sia caratterialmente che fisicamente.
L'edizione J-Pop è bellissima, con delle fantastiche illustrazioni sugli abiti tradizionali giapponesi sotto la sovraccoperta.
Consigliato agli appassionati di guerra e storia bellica e, in generale, lo consiglio a chiunque ami i manga.


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Seorth

Volumi letti: 1/31 --- Voto 7
Nella regione dell'Hokkaido un tesoro conteso tra feroci carcerati evasi, militari sbandati e una misteriosa figura “senza volto” colpevole di aver sottratto per prima il tesoro dalle mani dei legittimi proprietari (la popolazione Ainu), è il perno attorno al quale nasce e si evolve la vicenda narrata in Golden Kamui, un manga di azione coinvolgente e ricco.

Sugimoto e la giovane Ainu Ashirpa sono i nostri protagonisti e anch'essi sono alla ricerca del “succulento” oro (perché questa è la natura del tesoro), mossi entrambi da diversi obbiettivi. Insieme però costituiscono una buona coppia che interagisce con facilità, anche perché accomunati da una eguale esperienza di vita: la durezza della guerra, di cui Sugimoto è reduce, e la durezza delle fredde e ostili terre dell'Hokkaido, di cui Ashirpa è originaria. Ma ulteriori ferite hanno segnato i nostri nel corso della propria vita e ne hanno scolpito il carattere deciso: l'ostilità del popolo giapponese verso l'etnia Ainu, e l'ostilità vissuta da Sugimoto nel suo paese natale.

Temi forti, dunque, come forte e implacabile la narrazione, a tratti anche violenta, ma senza eccesso di splatter. L'autore sente l'esigenza di non mentire ai propri lettori e mostra loro con apprezzabile sincerità i momenti di caccia, violenze tra uomini, avidità, razzismo, rancore. Ma anche molti sentimenti positivi permeano l'opera: la strenua resistenza del singolo in un mondo realisticamente difficile (sia esso ambientale, animale o umano) nel quale deve lottare e sopravvivere; la forza di spirito dei protagonisti; le abilità da loro sviluppate; le bellezze di una cultura poco sconosciuta, il popolo Ainu.

Primo volume veloce, narrazione sostenuta, quasi troppi eventi e personaggi snocciolati in pochi capitoli (certo, sappiamo che il lettore di rivista giapponese deve essere “catturato” perché la serie abbia possibilità di sopravvivere oltre il quinto capitolo). Alcuni vengono inseriti forzosamente nella storia, cioè con capriole narrative o colpi di scena poco giustificati. E il filo narrazione procede proprio con questo passo sostenuto, perdendo anche qualcosa per strada: certe sequenze o tavole sembrano infatti sospese, senza una continuità coerente con quelle successive. A questo senso di incompletezza e incoerenza che percorre diversi capitoli fa da contrappeso la dinamicità dei molteplici eventi e la presenza di personaggi che riempiono bene la scena e risultano convincenti.

Tra questi spicca Sugimoto di cui siamo subito curiosi: benché identificarsi sia impossibile, non riusciamo certo a rimanerne indifferenti, colpiti da lati ambigui come la ferocia e il sentimento d'amore. Invece la giovane Ainu non è altrettanto riuscita, infatti non riesce a essere molto più che la “bandiera” del popolo Ainu (e difatti l'autore se ne serve per snocciolarci enciclopediche nozioni sul popolo e i suoi usi). I due si bilanciano nel momento in cui la giovane, che non sembra accettare uccisioni ingiustificate, frena Sugimoto dai suoi affrettati intenti violenti e anche mortali.

Quindi una certa ingenuità e facilità nelle vicende, che troverebbero una collocazione migliore all'interno di una narrazione più distesa che ne permetterebbe un'evoluzione più naturale, è compensata dallo spirale dinamico e travolgente dell'azione. Attenzione infatti a non equivocare: benché l'opera sia ad ambientazione storica e realistica, non c'è nulla di noioso. Noda è un autore moderno che usa un linguaggio moderno, dal taglio cinematografico, come moltissime sue tavole dimostrano. Basti guardare la copertina: rispecchia appieno lo spirito del linguaggio artistico.

E concludiamo proprio con l'arte dell'autore: stile nitido, pulito, ricco. Dal nero al bianco abbiamo un'ampia gamma di gradazioni, con ricorso ai retini per ogni tavola o vignetta. Le inquadrature, come si diceva, sono moderne e immediate. Quando ne risulta più complessa la lettura interviene un balloon esplicativo. Grave pecca è la mancanza di profondità: personaggi e cose, ricchissimi di dettagli, non riescono mai a presentarsi in un ambiente che li avvolga, in cui si possano muovere spazialmente. L'autore sembra usare sempre lo stesso metodo: sovrapposizioni di piani. Su di un piano arretrato si trova il paesaggio, su di un piano più ravvicinato al lettore troviamo i personaggi che interagiscono ecc. Ma non c'è una reale fusione, e lo scarto tra i due piani è sensibile.
Complice di ciò e conseguenza, è ovviamente la mancanza di tridimensionalità che caratterizza il suo stile. Noda è bravissimo nel fare emergere dalla carta gli oggetti o le persone (come la baionetta in copertina) ma vi riesce solo in virtù di un gioco di linee cinetiche e contrapposizioni tra i piani sopracitati. Poche incertezze nell'anatomia e dovizia di dettagli e particolari analitici come ogni mangaka che si rispetti.

Nei design Noda invece non sbaglia un colpo: tutti efficaci, coerenti con la storia e belli. Ultima nota: l'espressività. Pur con qualche banalità (come la gamma espressiva della giovane Ainu), o ripetizione, le espressioni sono buone, alle volte ottime. Non sempre realistiche, non sempre armoniose con quei tipici volti da manga ampi, lisci, puliti, ma, soprattutto nei momenti acme della storia, quando l'obbiettivo si concentra proprio sulle reazione emotive, lì le espressioni sanno essere comunicative e specchio del personaggio.

Consigliato? Sì. Voto: 7.5. Speriamo non deluda nel proseguimento.


 3
Hangedman

Volumi letti: 7/31 --- Voto 8,5
"Golden kamui" è sicuramente una delle novità più interessanti che mi sia capitato di leggere ultimamente, manga seinen pubblicato su young jump e vincitore dell'edizione 2016 dei manga Taisho (forse il premio manga più importante dell'anno in Giappone) è sicuramente un'opera particolare e avvincente.

Trama: Il tema principale di "Golden kamui" di base non è sicuramente qualcosa di nuovo, è il viaggio e la ricerca (la caccia letteralmente) al tesoro sono sicuramente temi comuni a molte storie... l'ex veterano della guerra russa Sugimoto soprannominato "l'immortale" unirà per caso le forze con una giovanissima Ainu ( popolazione piuttosto tribale abitante l'isola di Hokkaidō, il manga fornirà tantissime informazioni a riguardo e vi farà conoscere la loro cultura) di nome Asirpa alla ricerca di un enorme tesoro in oro rubato al popolo Ainu da un criminale. Il suddetto criminale ha nascosto l'oro prima di essere catturato e sbattuto in prigione, in prigione ha stretto un patto con gli altri detenuti per dividersi l'oro, infatti ha tatuato un pezzo della mappa su ogni detenuto e ha poi organizzato un grande evasione di massa... insomma i nostri protagonisti dovranno andare alla ricerca di questi detenuti evasi in giro per il Giappone, ovviamente non saranno i soli anche il governo e gruppi di rivoluzionari saranno alla caccia dei detenuti e incroceranno la strada con i nostri protagonisti.
Il manga per quanto detto finora sembra avere un tono estremamente serio ma in realtà non è così, infatti si rivela fin da subito un grandissimo mix di generi in cui i protagonisti si trovano ad affrontare la natura selvaggia di quel periodo, alcuni dei temi principali della storia infatti sono la caccia e la cucina (cucina molto di sopravvivenza un po' stile Bear Grylls per intenderci) e non mancano momenti veramente esilaranti legati ai personaggi estremamente strambi e particolari (alcuni dei detenuti sono fuori di testa e originalissimi), il manga racconta inoltre molti fatti storici uniti ad altri di fantapolitica e non mancheranno certamente i momenti d'azione, spesso legati anche al mondo della natura ancora selvaggia dell'Hokkaidō di inizio novecento.
Il duo dei protagonisti principali funziona alla perfezione e amerete il gruppo che volume per volume si formerà in questa particolare caccia al tesoro, i personaggi sono forse il punto di forza della storia tutti atipici e particolari, totalmente stravaganti e allo stesso tempo interessanti non mancheranno di sorprendere. Anche l'ambientazione spesso selvaggia funziona veramente bene e il manga non mancherà di fornire informazioni sui luoghi e la cultura di quel tempo.
Buoni infine i disegni e gli sfondi, i personaggi sono ben curati, soprattutto le espressioni del viso che si rivelano spesso molto particolari in determinate situazioni, belle anche le tavole legate alla natura e gli animali.
Il primo volume uscirà a breve in Italia e ne consiglio senz'altro l'acquisto, sopratutto se cercate un manga che unisca tanti generi, e con un buon equilibrio tra comicità e serietà, trama appassionante ma soprattutto qualcosa di insolito e personaggi stravaganti.