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kirk

Volumi letti: 20/20 --- Voto 8
I diritti di quest’opera appartengono ora ad una casa editrice sconosciuta, ma quest’opera è stata pubblicata su Shonen Jump nel 1981 insieme ad opere come "Captain Tsubasa", "Cat’s Eye", "Fuma no Kojiro" e "Stop! Hibari-kun!!"… quasi tutte opere arrivate in Italia. Questo vuol dire che è uno shonen benché molti lo scambino per un seinen: perché?

Perché "Black Angels" è un’opera violenta. Il sangue scorre a fiotti in quanto quest’opera -dopo i primi episodi- diventa feroce, un turbinio di azione dove gli avversari diventano sempre più violenti e inumani. In alcuni tratti assomiglia a "Violence Jack", per altro c’è anche qualcosa di "Hokuto no Ken" benché quest’ultimo sia un’opera successiva.

Iniziata come un'opera finto realista con assassini super abili (i Black Angels) che vanno in giro per il Giappone a giustiziare persone malvagie che si approfittano e uccidono i deboli, si trasforma presto in qualcosa di diverso in quanto arrivano assassini malvagi dotati di strani poteri per trasformarsi in una lotta fra psichici con poteri che arrivano all’occulto. Un turbinio di azione che ti fa dimenticare la piattezza dei personaggi, i quali non riescono ad acquisire un’anima autonoma dalle azioni come invece succede ad esempio nelle opere di Tetsuo Hara dove scorre il sangue ma i cui eroi diventano bandiere di un certo modo di pensare e dunque di vivere.
E ciò non offre scusanti all’autore (l’allora) ventiseienne Shinji Hiramatsu: si può essere giovani ed essere in grado di creare un racconto vivo, anche dal punto di vista psicologico. Hiramatsu però è nato lo stesso anno di Akira Toriyama e quindi può essere dovuto ciò al fatto che all’epoca il magazine Jump non chiedeva una personalità forte per i personaggi, cosa che è rimasta nel modo di disegnare di Toriyama.

I disegni sono ben fatti e nei combattimenti vediamo una grande maestria e un ingegno che ancora non sospettavo: superiore ai vari Tezuka, Yokoyama, Ishinomori ma anche dei vari Tetsuya Chiba e Goseki Kojima.
Insomma all’inizio pensavo che fosse un misto fra Sanpei Shirato e Yoshihisa Tagami, quest’ultimo perché ho visto una somiglianza dei personaggi ma mi sono reso conto di essermi sbagliato rapidamente in quanto Shinji Hiramatsu ha creato una varietà di caratteri (forma/mentalità) immaginabili per il padre di Grey ed Horoby.

In buona fine la lettura è veloce e piacevole: degna di un otto.
Ma dimenticatevi di qualsiasi soddisfazione celebrale: è infatti una lettura senza pensieri.