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Ninfea

Volumi letti: 8/8 --- Voto 7,5
Non so perché, ma pare che questa serie non abbia avuto un gran riscontro, e mi sembra un peccato perchè "Gideon of the 3rd", opera a carattere storico ambientata nella Francia Rivoluzionaria di fine '700, si colloca di diritto accanto a opere più note e importanti che affrontano seppur in maniere differenti, il medesimo periodo storico, come "Versailles no Bara", oppure "Innocent" e "Innocent Rouge".
Serie in otto volumi edita della Planet, questo manga potrà essere di poco inferiore alle altre citate, ma è senza dubbio particolare, curioso e originale nel modo di presentare i fatti storici reali e i personaggi protagonisti del periodo, da un punto di vista davvero insolito e direi perfino bizzarro, mostrandoci le vicende da angolazioni inaspettate, rivelandoci prospettive impensabili, magari un po' romanzate, ma con qualche punta di verosimiglianza.

Tutto ha inizio alla vigilia della Rivoluzione e le vicende coinvolgono i due protagonisti principali, due uomini legati da uno strano destino che li vede uniti e divisi allo stesso tempo, amici e quasi fratelli, Gideon e Georges, due figure quasi agli antipodi pur avendo gli stessi obbiettivi che perseguono con mezzi diversi, addirittura opposti; entrambi vogliono cambiare la Francia, abbattere le classi sociali e perseguire i propri ideali, ma i mezzi che usano li portano in direzioni opposte, e mentre Gideon, membro degli Stati Generali, idealista un po' ingenuo ha fiducia nella lotta pacifica che porta al cambiamento della società, l'aristocratico Georges è disposto a tutto per distruggere i suoi nemici o presunti tali, crede nella violenza e nella rivolta popolare ed è capace perfino di manipolare per i suoi scopi, figure come quella di Robespierre o Sant Just, portandoli ad agire secondo i suoi fini.

Entrambi alla fine, faranno i conti con se stessi, sul piano intimo e personale, in un confronto doloroso e liberatorio che li porrà uno di fronte all'altro, mentre le rispettive posizioni muteranno in maniera impensabile.

Oltre alle ideologie, ci sono i sentimenti personali che muovono le azioni dei personaggi, e sono così forti e radicati che paiono diventare la molla primaria che muove le scelte di ciascuno, rancori nascosti, desideri primordiali vincolati alle figure genitoriali, in particolare i padri, naturali, adottivi o idealizzati come la figura del Re, Luigi XVI, padre dei francesi oltre che amorevole padre della famiglia reale.

Viene dato ampio spazio ai rapporti del Re con la sua famiglia, in un' ottica molto intima, e Gideon simpatizza per il monarca, instaura un rapporto sincero con lui, col re che non sa mentire e capisce quando sono gli altri a farlo; mi è piaciuto molto questo modo di presentarlo.
Ci sono alcuni eccessi e forzature, sopratutto nel modo troppo 'moderno' di rappresentare graficamente taluni personaggi: ad esempio, il re/fabbro che si dilettava nella fabbricazione di serrature, per quanto robusto, non poteva avere il fisico di un culturista palestrato, come quelli che vediamo oggi.
Forse l'autore voleva suggerire il senso di forza e protezione del re, ma la figura diventa involontariamente un po' ironica e caricaturale.

Maria Antonietta è presentata sotto una luce inusuale, magari non così lontana dalla realtà, ma a volte eccessiva, frivola, in apparenza un po' sciocca, ma orgogliosa fino all'ultimo e addirittura coraggiosa fino all'incoscienza, più madre che regina, una pin-up un po' troppo nuda, forse un modo di confrontare apparenza e realtà del suo ruolo a cui lei si presta mal volentieri.

Un po' tutti i personaggi portano una 'maschera' reale o illusoria, che nasconde e sottolinea il loro dualismo, la metà oscura; Georges nasconde il bel volto sfigurato da una cicatrice, la sorella del Re nasconde un amore ossessivo per il fratello, ma quella più grottesca e inquietante è la dualità di Robespierre, un burattino sanguinario nascosto dietro ideali più nobili, dominato dal desiderio di morte.

In otto volumi, la storia della rivoluzione si dipana fino al suo epilogo sanguinario, presentando i fatti storici da prospettive diverse e osservatori dietro le quinte; così la marcia della donne su Versailles diventa un atto 'femminista', contrapposto alla presa della Bastiglia da parte degli uomini, mosso dalla volontà di lasciare una testimonianza ai posteri, e non essere dimenticate dalla storia che riconosce solo gli eroi maschi.

Il finale mi è sembrato un tocco di genio ironico e magistrale, un'interpretazione di un aneddoto come ci viene tramandato dalle cronache, che potrebbe corrispondere benissimo a verità.

Il disegno è incisivo, certe volte un po' rigido, ma le tavole sono ricche, cariche di particolari, molto curati i dettagli e gli sfondi. Le figure sono espressive, caratterizzate nei tratti, in certe situazioni possono diventare più marcate, grottesche e dure, ma la grafica in generale ha senza dubbio il suo fascino, come hanno fascino i personaggi.

Un'opera che va riscoperta.