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In Kijin Gahoh ci troviamo al cospetto di uno Shintaro Kago in grandissima forma.
Come da sua tradizione ha composto una sequenza di racconti medio/brevi concatenati per logica ed argomenti. Vuoi per la copertina bruttina, vuoi per il titolo non tradotto (in giapponese suona come "raccolta di persone eccentriche"), quest'opera si trova ancora in libreria nel momento in cui scrivo (novembre 2025), metto questo inciso perchè normalmente le opere di Kago vanno esaurite o raggiungono prezzi esorbitanti a causa delle scarse tirature disponibili.

Kijin Gahoh è un ottimo inizio per chi voglia cimentarsi con uno Shintaro Kago determinato ed impegnatissimo nella sua poetica dell'estremo: ma attenzione, violenza esplicita di ogni forma e perversione viene mostrata senza censure e senza limiti. Sicuramente non è un'opera per persone la cui identità sia ancora in rapida evoluzione o che possano ritenersi fragili o sensibili sul piano empatico.

Come spesso accade nelle opere del maestro Kago, è proprio la nostra capacità empatica ad essere sfidata, presa in giro ed in alcuni casi persino ispirata.

I racconti sono dedicati principalmente al collezionismo paradossale (un genere di cui credo sia l'inventore) che come spesso accade riescono a dialogare metaforicamente con la nostra società dei consumi e del possesso, criticandola nel profondo della sua banalità che diventa un orrore condiviso.

Kago è il maestro del climax in cui un'azione o un sentimento apparentemente ingenui e condivisibili arrivano al parossimo della disperazione o dell'estasi grazie ad una perseveranza maniacale.