Tracce di Sangue
«Avanti mettiti le scarpe, presto.
Su, andiamo… viene anche la mamma con te. »
«Guarda mamma c’è un gatto. Sta dormendo. Com’è carino… Posso accarezzarlo?»
«Va bene…»
«Mamma… il micio è freddo… non si muove…»
«Hai ragione… questo micio è morto.»
Seiko e suo figlio Seiichi hanno all’apparenza un bellissimo rapporto. Lei lo controlla sempre, e senza rendersene conto lo rinchiude in una bolla di iperprotettività. Lo coccola, lo sbaciucchia, lo tocca, sfociando in atteggiamenti ambigui che sembrano valicare ampiamente il confine delle attenzioni materne; lui pare assoggettato, impaurito. Strani sogni ricorrenti restituiscono a Seiichi un’immagine di Seiko ben diversa dalla madre dolce e amorevole che aveva proiettata nella sua testa, e si capisce presto che sotto quella patina di quiete apparente serpeggiano ombre spaventose.
Cosa ha fatto Seiko a Seiichi?
Che accade quando il genuino amore materno si trasforma in perversa ossessione morbosa?
L’indissolubilità del legame tra madre e figlio ci viene mostrata dalle prospettive più malate e spettrali, a tratti quasi incomprensibili, cicatrizzando negli occhi del lettore la fotografia di un abbraccio asfissiante.
In questa vertiginosa discesa verso abissi ancora poco sondati dai mangaka, Oshimi ci delizia con colpi di scena perfettamente calibrati e twist narrativi che alzano costantemente l’asticella del coinvolgimento, spingendo sempre più in alto l’intensità emotiva.
“Guarda fuori, sembra tutto bianco”
Uno dei temi portanti è il potere coercitivo che una madre può esercitare su un figlio inerme, gravemente affetto dal complesso di Edipo, i cui ricordi risultano sfocati e facilmente manipolabili. Il lavaggio del cervello che subisce Seiichi sfocia in una crisi d’identità che ribalta più volte le carte in tavola, conferendo alla storia sfumature di grigio che aggiungono molteplici chiavi di lettura.
La crisi d’identità è un’argomento già affrontato più volte dal sensei, specialmente in chiave sessuale, come nel precedente “Dentro Mari”, ma la profondità narrativa raggiunta in “Tracce di Sangue” suggerisce che Oshimi abbia raggiunto la piena maturità artistica, trovando la sua cifra stilistica definitiva.
I personaggi, compresi i secondari, si contano sulle dita delle mani, e nonostante fungano bene da contesto il focus resta sempre su Seiichi e sua madre.
Nessuno spazio a sottotrame riempitive.
Il padre, gli zii, e sopratutto il cugino — su cui non mi soffermo per evitare spiacevoli spoiler — seppur spesso in penombra, giocano un ruolo chiave nello sviluppo delle vicende.
I nonni, invece, avrebbero meritato maggiore approfondimento.
Leggere, in postfazione, l’autore chiedere scusa alle persone che ha inserito nell’opera fa accapponare la pelle. Pensare che questo racconto sia anche solo in minima parte autobiografico è agghiacciante.
I traumi infantili di Seiichi degenerano in un’acuta balbuzie, patologia ha afflitto lo stesso Oshimi.
Anche la lovestory con Yuko Fukiishi, che non riesce mai davvero a decollare, trova le sue radici nel privato dell’autore, che si è ispirato alla sua prima cotta delle scuole medie.
“Tracce di Sangue” è un’opera dal grande carico emotivo, capace di tenere il lettore incollato alle sue pagine dall’inizio alla fine.
I dialoghi, pochi ma taglienti, lasciano spesso spazio alle espressioni e alle voci interiori: Shuzo Oshimi predilige silenzi e primi piani, sfoggiando fitti tratteggi reticolati che gli garantiscono uno stile grafico confacente al contesto e perfettamente riconoscibile. Nonostante le tematiche cupe e disturbanti, la scorrevolezza della narrazione — favorita anche dalla presenza di pochi balloon — rende questo manga una lettura al cardiopalma, tanto coinvolgente da poter essere divorato in un solo giorno, nonostante i suoi 17 volumi.
Le atmosfere orrorifiche iniziali, con gli inquietanti giochi di sguardi tra Seiichi e sua madre e i frequenti zoom sugli occhi (che richiamano alla mente Junji Ito e, più in generale, i grandi classici dell’horror giapponese come The Grudge o The Eye), purtroppo si affievoliscono con il proseguire della storia. Col passare dei volumi, infatti, l’orrore lascia spazio a un tono più disturbante e drammatico, senza però perdere del tutto la sua forza espressiva.
Sebbene l’intreccio mantenga una qualità costante, si avverte un leggero calo nella parte centrale: l’intero paragrafo processuale risulta piuttosto sottotono.
È un peccato che l’inquietudine e il terrore iniziali si dissolvano progressivamente, ma ciò non intacca la potenza del racconto.
Shuzo Oshimi raschia il torbido dell’animo umano con le unghie e lo cristallizza in un agghiacciante dramma domestico a tinte fosche di rarissima fattura, che riesce ad essere tanto oscuro ed inquietante quanto poetico e commovente.
Un viaggio macabro e profondo nei recessi di una psiche deviata.
“Il cielo dall’altra parta era di un bellissimo colore… un tramonto che non finiva mai. Io l’avevo già visto prima. Si… ora mi è tornato in mente. L’avevo dimenticato… No non l’avevo dimenticato.
Ci avevo soltanto messo un coperchio sopra”.
Su, andiamo… viene anche la mamma con te. »
«Guarda mamma c’è un gatto. Sta dormendo. Com’è carino… Posso accarezzarlo?»
«Va bene…»
«Mamma… il micio è freddo… non si muove…»
«Hai ragione… questo micio è morto.»
Seiko e suo figlio Seiichi hanno all’apparenza un bellissimo rapporto. Lei lo controlla sempre, e senza rendersene conto lo rinchiude in una bolla di iperprotettività. Lo coccola, lo sbaciucchia, lo tocca, sfociando in atteggiamenti ambigui che sembrano valicare ampiamente il confine delle attenzioni materne; lui pare assoggettato, impaurito. Strani sogni ricorrenti restituiscono a Seiichi un’immagine di Seiko ben diversa dalla madre dolce e amorevole che aveva proiettata nella sua testa, e si capisce presto che sotto quella patina di quiete apparente serpeggiano ombre spaventose.
Cosa ha fatto Seiko a Seiichi?
Che accade quando il genuino amore materno si trasforma in perversa ossessione morbosa?
L’indissolubilità del legame tra madre e figlio ci viene mostrata dalle prospettive più malate e spettrali, a tratti quasi incomprensibili, cicatrizzando negli occhi del lettore la fotografia di un abbraccio asfissiante.
In questa vertiginosa discesa verso abissi ancora poco sondati dai mangaka, Oshimi ci delizia con colpi di scena perfettamente calibrati e twist narrativi che alzano costantemente l’asticella del coinvolgimento, spingendo sempre più in alto l’intensità emotiva.
“Guarda fuori, sembra tutto bianco”
Uno dei temi portanti è il potere coercitivo che una madre può esercitare su un figlio inerme, gravemente affetto dal complesso di Edipo, i cui ricordi risultano sfocati e facilmente manipolabili. Il lavaggio del cervello che subisce Seiichi sfocia in una crisi d’identità che ribalta più volte le carte in tavola, conferendo alla storia sfumature di grigio che aggiungono molteplici chiavi di lettura.
La crisi d’identità è un’argomento già affrontato più volte dal sensei, specialmente in chiave sessuale, come nel precedente “Dentro Mari”, ma la profondità narrativa raggiunta in “Tracce di Sangue” suggerisce che Oshimi abbia raggiunto la piena maturità artistica, trovando la sua cifra stilistica definitiva.
I personaggi, compresi i secondari, si contano sulle dita delle mani, e nonostante fungano bene da contesto il focus resta sempre su Seiichi e sua madre.
Nessuno spazio a sottotrame riempitive.
Il padre, gli zii, e sopratutto il cugino — su cui non mi soffermo per evitare spiacevoli spoiler — seppur spesso in penombra, giocano un ruolo chiave nello sviluppo delle vicende.
I nonni, invece, avrebbero meritato maggiore approfondimento.
Leggere, in postfazione, l’autore chiedere scusa alle persone che ha inserito nell’opera fa accapponare la pelle. Pensare che questo racconto sia anche solo in minima parte autobiografico è agghiacciante.
I traumi infantili di Seiichi degenerano in un’acuta balbuzie, patologia ha afflitto lo stesso Oshimi.
Anche la lovestory con Yuko Fukiishi, che non riesce mai davvero a decollare, trova le sue radici nel privato dell’autore, che si è ispirato alla sua prima cotta delle scuole medie.
“Tracce di Sangue” è un’opera dal grande carico emotivo, capace di tenere il lettore incollato alle sue pagine dall’inizio alla fine.
I dialoghi, pochi ma taglienti, lasciano spesso spazio alle espressioni e alle voci interiori: Shuzo Oshimi predilige silenzi e primi piani, sfoggiando fitti tratteggi reticolati che gli garantiscono uno stile grafico confacente al contesto e perfettamente riconoscibile. Nonostante le tematiche cupe e disturbanti, la scorrevolezza della narrazione — favorita anche dalla presenza di pochi balloon — rende questo manga una lettura al cardiopalma, tanto coinvolgente da poter essere divorato in un solo giorno, nonostante i suoi 17 volumi.
Le atmosfere orrorifiche iniziali, con gli inquietanti giochi di sguardi tra Seiichi e sua madre e i frequenti zoom sugli occhi (che richiamano alla mente Junji Ito e, più in generale, i grandi classici dell’horror giapponese come The Grudge o The Eye), purtroppo si affievoliscono con il proseguire della storia. Col passare dei volumi, infatti, l’orrore lascia spazio a un tono più disturbante e drammatico, senza però perdere del tutto la sua forza espressiva.
Sebbene l’intreccio mantenga una qualità costante, si avverte un leggero calo nella parte centrale: l’intero paragrafo processuale risulta piuttosto sottotono.
È un peccato che l’inquietudine e il terrore iniziali si dissolvano progressivamente, ma ciò non intacca la potenza del racconto.
Shuzo Oshimi raschia il torbido dell’animo umano con le unghie e lo cristallizza in un agghiacciante dramma domestico a tinte fosche di rarissima fattura, che riesce ad essere tanto oscuro ed inquietante quanto poetico e commovente.
Un viaggio macabro e profondo nei recessi di una psiche deviata.
“Il cielo dall’altra parta era di un bellissimo colore… un tramonto che non finiva mai. Io l’avevo già visto prima. Si… ora mi è tornato in mente. L’avevo dimenticato… No non l’avevo dimenticato.
Ci avevo soltanto messo un coperchio sopra”.
Avviso fin da subito :"Tracce di sangue" è un opera molto potente emotivamente.
E per me questa non è una lettura adatta a tutti.
La può sentire maggiormente chi magari nella vita ha avuto a che fare con una figura materna invasiva e non sempre positiva.
Shuzo Oshimi io ho cominciato ad amarlo con "I fiori del Male" altra sua opera incredibile, e da allora ho letto tutti i suoi manga (tra l'altro tutti pubblicati in Italia), alcuni riusciti, altri meno, ma "Tracce di sangue" rientra sicuramente in una delle sue opere più intime e profonde, senza contare la lunghezza, ben 17 volumi, nessun suo manga finora è arrivato a tanto, e si può dire in tutti i sensi.
Una storia altamente drammatica, a tratti disturbante, a tratti triste, a tratti commovente.
Una trama scorrevole e piena di colpi di scena uno più devastante dell'altro, la psicologia dei due protagonisti principali, Seiichi e la madre Saeko, è molto sfaccettata, in maniera quasi maniacale direi; l'autore scava nel profondo delle loro sofferenze e dei loro traumi e non risparmia nulla al lettore, neanche le scene più cruente a livello emotivo.
La trama ruota tutta sulla psiche di un ragazzino di 13 anni succube di una madre narcisista, manipolatrice, egocentrica, instabile e disturbata psicologicamente, che finirà per travolgerlo, facendolo a pezzi.
I traumi psicologici lasciati da una mente manipolatoria, contorta e innaturale vengono tutti alla luce attraverso pagine ricche di spessore emotivo e a volte poetico. La figura materna è così influente che a volte solo la sua presenza silenziosa fa bloccare il respiro di Seiichi e impedisce alle parole di uscire dalla bocca, che spesso rimane immobile, incapace di far uscire un suono, a volte balbetta.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
La madre vista come una Dea, come l'unica figura importante, da seguire devotamente in età infantile e adolescenziale, oppure un mostro distruttivo che dissangua l'anima fino all'osso, per arrivare agli ultimi volumi a quella madre così fragile e anziana, un corpo che si lascia andare silenziosamente in un finale, nella sua apparente semplicità, in realtà con un anima molto ma molto potente.
Un finale dunque intenso, dove Saeko racconta di come non è mai stata amata, di come da sempre si capisce abbia avuto instabilità mentale e di come, semplicemente, non riusciva ad amare suo figlio meglio di così, ha fatto ciò che ha potuto, infine scusandosi di averlo ucciso dentro; e solo dopo che la sua storia e il suo punto di vista viene a galla finalmente il figlio riesce a perdonarla.
E quanto è potente il "Sono qui!" del figlio quando ormai la madre si sta lasciando morire e lui è lì, pronto a esserle vicino, quando i ruoli sono invertiti e gli anziani diventano bambini e sono i figli a doversi occupare di loro.... ma quanto è potente questo manga dall'inizio alla fine!!!
Fine parte contenente spoiler
Il tratto di Shuzo Oshimi qui è nel suo stato di grazia, altamente espressivo, molto realistico, preciso, bellissimo, ti toglie il fiato! Gli occhi hanno un ruolo essenziale nella trama, gli occhi che osservano e ti controllano, gli occhi terrorizzati, gli occhi vuoti dell'anima...
"Tracce di Sangue" è un manga spesso scarno di dialoghi, ma ciò non è assolutamente un difetto anzi, il talento di Oshimi sta proprio nel creare disegni incredibilmente espressivi e potenti, che comunicano più di mille parole e dialoghi!
La Planet Manga ne ha fatto un'edizione ottima, con pagine a colori ove previsto dall'originale, nulla da dire.
Insomma un manga di altissimo spessore emotivo, che sa stupire, scioccare, arrabbiare, lasciare increduli, intenerire e commuovere... in una parola: intenso.
E per me questa non è una lettura adatta a tutti.
La può sentire maggiormente chi magari nella vita ha avuto a che fare con una figura materna invasiva e non sempre positiva.
Shuzo Oshimi io ho cominciato ad amarlo con "I fiori del Male" altra sua opera incredibile, e da allora ho letto tutti i suoi manga (tra l'altro tutti pubblicati in Italia), alcuni riusciti, altri meno, ma "Tracce di sangue" rientra sicuramente in una delle sue opere più intime e profonde, senza contare la lunghezza, ben 17 volumi, nessun suo manga finora è arrivato a tanto, e si può dire in tutti i sensi.
Una storia altamente drammatica, a tratti disturbante, a tratti triste, a tratti commovente.
Una trama scorrevole e piena di colpi di scena uno più devastante dell'altro, la psicologia dei due protagonisti principali, Seiichi e la madre Saeko, è molto sfaccettata, in maniera quasi maniacale direi; l'autore scava nel profondo delle loro sofferenze e dei loro traumi e non risparmia nulla al lettore, neanche le scene più cruente a livello emotivo.
La trama ruota tutta sulla psiche di un ragazzino di 13 anni succube di una madre narcisista, manipolatrice, egocentrica, instabile e disturbata psicologicamente, che finirà per travolgerlo, facendolo a pezzi.
I traumi psicologici lasciati da una mente manipolatoria, contorta e innaturale vengono tutti alla luce attraverso pagine ricche di spessore emotivo e a volte poetico. La figura materna è così influente che a volte solo la sua presenza silenziosa fa bloccare il respiro di Seiichi e impedisce alle parole di uscire dalla bocca, che spesso rimane immobile, incapace di far uscire un suono, a volte balbetta.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
La madre vista come una Dea, come l'unica figura importante, da seguire devotamente in età infantile e adolescenziale, oppure un mostro distruttivo che dissangua l'anima fino all'osso, per arrivare agli ultimi volumi a quella madre così fragile e anziana, un corpo che si lascia andare silenziosamente in un finale, nella sua apparente semplicità, in realtà con un anima molto ma molto potente.
Un finale dunque intenso, dove Saeko racconta di come non è mai stata amata, di come da sempre si capisce abbia avuto instabilità mentale e di come, semplicemente, non riusciva ad amare suo figlio meglio di così, ha fatto ciò che ha potuto, infine scusandosi di averlo ucciso dentro; e solo dopo che la sua storia e il suo punto di vista viene a galla finalmente il figlio riesce a perdonarla.
E quanto è potente il "Sono qui!" del figlio quando ormai la madre si sta lasciando morire e lui è lì, pronto a esserle vicino, quando i ruoli sono invertiti e gli anziani diventano bambini e sono i figli a doversi occupare di loro.... ma quanto è potente questo manga dall'inizio alla fine!!!
Fine parte contenente spoiler
Il tratto di Shuzo Oshimi qui è nel suo stato di grazia, altamente espressivo, molto realistico, preciso, bellissimo, ti toglie il fiato! Gli occhi hanno un ruolo essenziale nella trama, gli occhi che osservano e ti controllano, gli occhi terrorizzati, gli occhi vuoti dell'anima...
"Tracce di Sangue" è un manga spesso scarno di dialoghi, ma ciò non è assolutamente un difetto anzi, il talento di Oshimi sta proprio nel creare disegni incredibilmente espressivi e potenti, che comunicano più di mille parole e dialoghi!
La Planet Manga ne ha fatto un'edizione ottima, con pagine a colori ove previsto dall'originale, nulla da dire.
Insomma un manga di altissimo spessore emotivo, che sa stupire, scioccare, arrabbiare, lasciare increduli, intenerire e commuovere... in una parola: intenso.
Senza dilungarmi troppo sulla trama, "Tracce di sangue" si concentra sul particolare rapporto tra Seiichi e Seiko, rispettivamente figlio e madre.
In quest'opera il sensei Oshimi, come in tutte le altre, si concentra su un tema e con un mix di quotidianità e situazioni grottesche e al di fuori del naturale lo sviscera fino ad arrivare alla sua essenza più pura.
Tra i due protagonisti inizialmente sembra esserci un rapporto madre-figlio del tutto normale, anzi subito salta all'occhio la natura iperprotettiva della madre, sottolineata a più riprese dagli altri personaggi, di completezza e contorno per la narrazione. L'autore pian piano sviluppa ed evidenza le peculiarità e le anomalie di questo rapporto che culminerà in un evento estremamente destabilizzante per "l'allegra famigliola". Il tutto porterà alla luce tanti problemi intra ed extrafamiliari, causando ancor più scompiglio nella psiche di Seiichi, anch'egli costretto a combattere con sé stesso e l'immagine della madre. Un ulteriore evento (che non menzionerò per evitare spoiler) sarà la punta dell'iceberg e culminerà in una completa disfatta familiare.
In un successivo timeskip, negli ultimi 4 volumi, un adulto Seiichi, vedrà la sua vita sconvolta di nuovo dopo l'incontro col padre e successivamente con la madre. Anche qui, il protagonista, dovrà di nuovo fronteggiare i problemi non ancora superati con la figura materna, culminando in un finale che regalerà un senso di serenità a chi legge, e al protagonista.
Questa serie, realmente si legge in mezza giornata, sia perché la narrazione cattura il lettore, sia perché molte pagine sono prive di dialoghi. Quest'ultima caratteristica non è assolutamente una pecca, ma anzi un valore aggiunto poiché ci permette di ammirare la ben nota capacità del sensei di comunicare emozioni e parole attraverso gli sguardi e le movenze dei personaggi.
In quest'opera il sensei Oshimi, come in tutte le altre, si concentra su un tema e con un mix di quotidianità e situazioni grottesche e al di fuori del naturale lo sviscera fino ad arrivare alla sua essenza più pura.
Tra i due protagonisti inizialmente sembra esserci un rapporto madre-figlio del tutto normale, anzi subito salta all'occhio la natura iperprotettiva della madre, sottolineata a più riprese dagli altri personaggi, di completezza e contorno per la narrazione. L'autore pian piano sviluppa ed evidenza le peculiarità e le anomalie di questo rapporto che culminerà in un evento estremamente destabilizzante per "l'allegra famigliola". Il tutto porterà alla luce tanti problemi intra ed extrafamiliari, causando ancor più scompiglio nella psiche di Seiichi, anch'egli costretto a combattere con sé stesso e l'immagine della madre. Un ulteriore evento (che non menzionerò per evitare spoiler) sarà la punta dell'iceberg e culminerà in una completa disfatta familiare.
In un successivo timeskip, negli ultimi 4 volumi, un adulto Seiichi, vedrà la sua vita sconvolta di nuovo dopo l'incontro col padre e successivamente con la madre. Anche qui, il protagonista, dovrà di nuovo fronteggiare i problemi non ancora superati con la figura materna, culminando in un finale che regalerà un senso di serenità a chi legge, e al protagonista.
Questa serie, realmente si legge in mezza giornata, sia perché la narrazione cattura il lettore, sia perché molte pagine sono prive di dialoghi. Quest'ultima caratteristica non è assolutamente una pecca, ma anzi un valore aggiunto poiché ci permette di ammirare la ben nota capacità del sensei di comunicare emozioni e parole attraverso gli sguardi e le movenze dei personaggi.
"Guarda fuori, sembra tutto bianco"
La figura di una madre, normalmente, è simbolo di calma, tranquillità e protezione, ma non nel caso della madre di Seiichi. Seiko è una madre al cui unico figlio dimostra una eccessiva iperprotettività. Si susseguiranno determinati eventi e azioni della madre che aggraveranno diversi traumi nella mente del figlio.
Sono sempre stato affascinato dal tipo di horror più psicologico, un po' come anche il manga di "Homunculus", ma "Tracce di Sangue" del maestro Oshimi, autore già da me apprezzato in passato per
"Bentornato Alice", di cui ho fatto la recensione, raggiunge dei livelli di orrore psicologico che forse al giorno d'oggi difficilmente si possono eguagliare.
Una madre iperprotettiva, disturbata, maniaca del controllo e che fa fatica a dimostrare l'amore per il figlio.
Disturbi psichiatrici perfettamente raffigurati, sia della madre che del figlio, con tanto di mondo circostante che si deforma col passare del tempo.
"Tracce di sangue" è un'opera che difficilmente non sconvolge l'animo di chi lo legge, sia creando ansia, raccapriccio, paura ma allo stesso tempo riverenza verso la madre che sembra fare il lavaggio del cervello oltre che al figlio anche al lettore stesso.
La parte finale del manga, diciamo da metà volume 15 fino al finale, il 17, è un escalation di evoluzione narrativa e difficilmente non piangerete diverse lacrime come il sottoscritto, portando a un finale che difficilmente si poteva intuire, visto dove la serie semprava voler andare a parare.
La figura di una madre, normalmente, è simbolo di calma, tranquillità e protezione, ma non nel caso della madre di Seiichi. Seiko è una madre al cui unico figlio dimostra una eccessiva iperprotettività. Si susseguiranno determinati eventi e azioni della madre che aggraveranno diversi traumi nella mente del figlio.
Sono sempre stato affascinato dal tipo di horror più psicologico, un po' come anche il manga di "Homunculus", ma "Tracce di Sangue" del maestro Oshimi, autore già da me apprezzato in passato per
"Bentornato Alice", di cui ho fatto la recensione, raggiunge dei livelli di orrore psicologico che forse al giorno d'oggi difficilmente si possono eguagliare.
Una madre iperprotettiva, disturbata, maniaca del controllo e che fa fatica a dimostrare l'amore per il figlio.
Disturbi psichiatrici perfettamente raffigurati, sia della madre che del figlio, con tanto di mondo circostante che si deforma col passare del tempo.
"Tracce di sangue" è un'opera che difficilmente non sconvolge l'animo di chi lo legge, sia creando ansia, raccapriccio, paura ma allo stesso tempo riverenza verso la madre che sembra fare il lavaggio del cervello oltre che al figlio anche al lettore stesso.
La parte finale del manga, diciamo da metà volume 15 fino al finale, il 17, è un escalation di evoluzione narrativa e difficilmente non piangerete diverse lacrime come il sottoscritto, portando a un finale che difficilmente si poteva intuire, visto dove la serie semprava voler andare a parare.
Il manga parla di Seiichi e di sua madre Seiko e del loro strettissimo rapporto. Lei, infatti, è iperprotettiva e non lascia che Seiichi faccia un passo da solo; lui, per contro, è diventato molto attaccato a lei. L’atmosfera è da subito opprimente e si capisce che c’è qualcosa di fragile pronto a incrinarsi, un’ombra nascosta sotto la superficie. I disegni perfetti di Shûzô Oshimi – già autore di «Happiness» – rendono questa sensazione, anche grazie all’uso peculiare e intenso del tratteggio. C’è, in particolare, una scena molto cruda, quando Seiichi ancora piccino trova un gattino morto; l’impatto visivo del corpo inerme del felino mi ha ricordato un momento analogo della serie «Hill House», trasmessa su Netflix.
Sarà durante una gita in montagna con il cugino (un ragazzino sui tredici anni, se non ricordo male) e gli zii che avverrà qualcosa che cambierà totalmente il quadro della situazione. Qual è la cosa giusta da fare? Quali sentimenti prevarranno in Seiichi?
Recentemente è uscito un altro volume sui rapporti madre-figlio: sto parlando della raccolta di storie «Mamma» di Aoi Ikebe. Non ho letto questo fumetto, ma mi pare che lo stile grafico sia molto diverso, più dolce e soffuso, il che mi fa pensare (ma ovviamente potrei essere in errore) che non ci sia morbosità, ossessione o follia nei racconti di questa antologia. Ho invece percepito dei punti di affinità con «Soil» di Atsushi Kaneko, non per i disegni, ma per la sensazione che presto qualcosa, nella famiglia modello, andrà in frantumi.
Una sola nota un po’ negativa: «Tracce di sangue» è una lettura veloce, con baloons brevi per cui la si divora in un attimo. Il lettore si deve controllare per comprendere bene tutto.
Sarà durante una gita in montagna con il cugino (un ragazzino sui tredici anni, se non ricordo male) e gli zii che avverrà qualcosa che cambierà totalmente il quadro della situazione. Qual è la cosa giusta da fare? Quali sentimenti prevarranno in Seiichi?
Recentemente è uscito un altro volume sui rapporti madre-figlio: sto parlando della raccolta di storie «Mamma» di Aoi Ikebe. Non ho letto questo fumetto, ma mi pare che lo stile grafico sia molto diverso, più dolce e soffuso, il che mi fa pensare (ma ovviamente potrei essere in errore) che non ci sia morbosità, ossessione o follia nei racconti di questa antologia. Ho invece percepito dei punti di affinità con «Soil» di Atsushi Kaneko, non per i disegni, ma per la sensazione che presto qualcosa, nella famiglia modello, andrà in frantumi.
Una sola nota un po’ negativa: «Tracce di sangue» è una lettura veloce, con baloons brevi per cui la si divora in un attimo. Il lettore si deve controllare per comprendere bene tutto.