logo AnimeClick.it


Tutte 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10


 0
wildghost

Volumi letti: 0/1 --- Voto 7
Con questo volume mi sono ufficialmente approcciato all'universo di Naoki Urasawa e che dire ne ho sempre sentito parlare bene,
ora ne ho la conferma. Anche se sono storie brevi riesce a catturarti al loro interno e ti fa innamorare di tutte le storie.
Il volume non contiene solo storie create da zero ma presenta anche una storia deditaca a un sua amico "it's a beautiful day" che
riuscì a pubblicare solo dopo la morte del suo amico. Il capitolo successivo a questo è dedicato interamente a pezzi di vita in
cui lo ritraggono immerso in una delle sue piu grandi passioni, la musica, racconta come viene a contatto con uno dei piu grandi
musicisti della storia, racconta anche di come il produttore dei Beatles andò a trovarlo ad un suo concerto facendogli una sorpresa.
All'interno del volume sono presenti anche tante pagine a colori.


 2
DarkSoulRead

Volumi letti: 1/1 --- Voto 6,5
Di mangaka come Naoki Urasawa ce ne sono davvero pochi, anzi probabilmente non ce ne sono affatto. Nel suo pantheon opere l’autore vanta pietre miliari del seinen come “Monster”, “20th Century Boys”, “Pluto” e “Billy Bat”, e due spokon cult quali “Happy!” e “Yawara!”.
Celebre per le sue trame misteriose ricche di colpi di scena e bersagliato sovente da traballanti critiche sulla presunta sconclusionatezza dei suoi finali, Naoki ha saputo tenere incollati alle sue pagine lettori da tutto il mondo, sorprendendo, emozionando, e trollando a più non posso.
Se con i suoi racconti a volte ha diviso il publico tra idolatria e biasima, c’è una cosa su cui il sensei ha sempre messo tutti d’accordo: la caratterizzazione dei suoi personaggi. Urasawa è unico nel riuscire a “congelare” le sue storie senza renderle stagnanti, regalandoci partenze al cardiopalma per poi rallentare lo sviluppo narrativo una volta giunti al cuore delle vicende, in favore della maturazione dei personaggi. Non è un problema se a metà opera il protagonista cambia, o addirittura “scompare”, ogni personalità tratteggiata da Urasawa è profonda abbastanza da sorreggere le sue laboriose strutture narrative.

Fatta questa doverosa premessa, è chiaro come l’autore perda gran parte della sua potenza narrante cimentandosi in racconti brevi, non avendo modo di sviluppare al meglio né il soggetto né tantomeno i soggetti.
Di fatto l’unico lavoro dimenticabile del maestro edito in Italia, tolto “Pineapple Army”, di cui però Naoki curò solo la parte grafica, è proprio la raccolta antologica “Naoki Urasawa - Gli esordi”, serie di racconti brevi che non lasciò certo il segno.
“Kushami (etchú!)”, pur non brillando per forza di cose nel firmamento dei capolavori urasawiani, riesce nell’intento di evidenziare la trasversalità dell’autore, presentandoci otto eterogenee storie brevi realizzate tra il 1995 e il 2018.

Le danze si aprono con la “paranormale” e bizzarra gangster story “Damiyan!”, seguita da “Lanciala verso la luna”, il fiore all’occhiello della raccolta, scritta in collaborazione con Nagasaki nel lontano 2006, è la storia di un giornalista di necrologi e di uno scapestrato medium barbone; farcita di mistero e colpi di classe risulta la più rappresentativa della poetica attuale urasawiana. Menzione d’onore obbligatoria per le avventure dei topini “Henry e Charles”, piccolo gioiellino tutto a colori che richiama Disney, i “Looney Tunes” e “Tom & Jerry”, nel quale il tratto cartoonesco di Urasawa, che verrà riproposto parzialmente in “Billy Bat”, è davvero una gioia per gli occhi; il mangaka pur avendo dimostrato una spiccata predilezione verso le trame più ragionate a scapito dell’azione, con “Henry e Charles” ci delizia con tavole estremamente dinamiche, condite da quell’Humour da cartone animato retrò, tipico di Hanna e Barbera.
Piuttosto scialbi invece i racconti musicali,
da cui però trasuda, al solito, il viscerale amore di Naoki per il Rock. Meritevole di citazione anche l’epico e grottesco “Il regno dei Kaiju”, in cui in una Tokyo moderna invasa da giganteschi dinosauri, gruppi di feticisti provenienti da tutto il mondo affollano le strade per ammirare i mostri da vicino.

“Kushami (etchú!”)” si fa leggere tutto d’un fiato, tra alti, bassi, e qualche sprazzo di genialità buttato qua a là a conferirgli un pregevole velo autoriale. Un volume unico interessante, nulla di trascendentale, ma sicuramente utile a tutti coloro che vorranno approfondire uno dei più grandi prodigi dell’arte sequenziale contemporanea.