Il sonno di Ryu è tormentato ogni notte dall’apparizione di un demone dalle sue stesse sembianze che minaccia la distruzione del mondo conosciuto. Un gruppo di satanisti è intento a eseguire un sabba per risvegliare l’antico demone Dante, secondo la loro profezia, il salvatore del mondo. L’attrazione che porterà Ryu fra i ghiacci millenari alla ricerca del demone sarà per lui fatale, ma lo condurrà anche ad una verità inaspettata e sconvolgente, che si intreccerà con la vita di sua sorella Saori e sfaterà tutte le verità biblico-evangeliche sulle quali poggiano le principali religioni.

Nato dalla matita di Go Nagai nella prima metà degli anni 70, ispirato alla Divina Commedia illustrata da Gustave Doré, Mao Dante è conosciuto soprattutto come precursore di Devilman, con il quale condivide parte delle tematiche come la fusione uomo-demone o il ribaltamento finale del punto di vista.
Mao Dante 1Il tratto è quello tipico di Nagai con i suoi forti momenti splatter, duro e sfregiato, espressivo particolarmente nei volti dei personaggi. Le rivisitazioni bibliche sono però molto più forti in Mao Dante e, più che sotto il profilo ideologico, sono la concretizzazione materiale della confusione culturale che aleggiava nel Giappone del dopo guerra, in cui ci si divertiva a mischiare shintoismo (i demoni sono rappresentati come esseri molto vicini al mondo della natura) e cultura biblica, fantascienza e mitologia occidentale. Il risultato scaturito da questi intrecci è un prodotto sicuramente accattivante, ma che letto oggi potrebbe apparire anche un po’ ingenuo e superficiale. Sicuramente non superficiali sono i tratti della psicologia di Ryu/Dante, attraverso i quali il lettore riesce facilmente ad immedesimarsi e condividere una sorta di prigione di sofferenza che intrappola inevitabilmente il protagonista.

L’avventura editoriale di Mao Dante è stata un po’ travagliata. Cominciata la serializzazione nel 1971 su Bokura Magazine di Kodansha, l’autore l’ha letteralmente abbandonata per dedicarsi alla creazione di Devilman. Si può tranquillamente affermare che Mao Dante è stato il canovaccio, la “malacopia” di Devilman, e che per il suo autore ha rappresentato una sorta di palestra di temi e disegni. Lo stesso Nagai avrebbe infatti dichiarato: “Mao Dante è il prologo di una vicenda che, anche se si è evoluta in Devilman, io stesso non so come sarebbe continuata. So però quale ne sarebbe stato il finale: l'umanità e la società artificiale che gli uomini hanno costruito, sarebbero andate distrutte”.

Soltanto nel 2002 Nagai tornerà su Mao Dante per completare l’opera, pubblicando due nuovi volumi (quattro in totale, compresi i due originali). I primi due, appena ristampati da d/books (il manga era già stato editato da Granata Press e Dynamic Italia) sono l’oggetto di questa recensione, i restanti due verranno pubblicati per la prima volta in Italia prossimamente, sempre da d/books, con la solita ottima qualità della carta che esalta i disegni.

In definitiva un’ottima edizione, anche se, come di consueto per l'editore, le onomatopee non vengono tradotte. Consigliato.