Alla stragrande maggioranza dei videogiocatori, al solo imbattersi nella parola “picchiaduro” o nelle sue varianti, si formerà una distinta visione in mente. Quella di un ragazzo con un kimono bianco e una fascia rossa sulla testa, il quale, con le mani congiunte, spara una sfera d’energia, mentre la sua voce digitalizzata urla “Hadouken!”. E’ qualcosa di matematico, che coinvolge chiunque abbia vissuto in prima persona le calde estati degli anni ’90, come se fossero tutti, inevitabilmente, sotto l’effetto di un incantesimo…

ROUND 1: I PUT A SPELL ON YOU… (1987)

Street Fighter - RyuE’ il 1987, quando nelle sale giochi di tutto il mondo fa la sua comparsa un titolo destinato a diventare l’inizio di una leggenda: Street Fighter.
Sviluppato dalla Capcom, una software house di Osaka, il gioco chiede di impersonare Ryu, un ragazzo giapponese che pratica il karate e partecipa ad un torneo di arti marziali che lo porterà a girare per il mondo e ad affrontare i lottatori più disparati.
Cinque gli scenari calcati dal nostro eroe: il Giappone, dove deve affrontare il monaco Retsu e il ninja Geki; la Cina, dove gli avversari sono i lottatori di kung fu Lee e Gen; gli Stati Uniti, dove bisogna battere il kickboxer Joe e il pugile Mike; l’ Inghilterra, patria del teppista punk Birdie e del baffuto bodyguard Eagle. Infine, la Thailandia, dove a Ryu toccherà affrontare in combattimento due lottatori di muai thai, Adon e Sagat.
Il giocatore è chiamato ad impersonare l’indomito karateka col kimono bianco e a portarlo vincitore in ogni combattimento. Ogni avversario va affrontato per tre volte e la vittoria viene assegnata superando due scontri su tre.
E’ prevista anche una modalità a due giocatori in cui il player 2 interpreta un karateka biondo col kimono rosso, Ken.
Street Fighter non è il primo gioco di questo tipo. Come i più grandicelli ricorderanno, molti altri titoli basati sulle arti marziali e i combattimenti giravano già sulle console a 8 bit durante gli anni ’80, eppure il titolo della Capcom aveva qualcosa in più, una carica innovativa che mancava ai giochi precedenti e che ne decretò il successo.
Motivo del successo fu, in parte, l’innovativo sistema di controllo, composto da un joystick a levetta per la direzione e da due grossi bottoni, uno per il pugno e uno per il calcio, che permettevano a Ryu di effettuare diverse mosse a seconda della potenza con cui venivano premuti. Tuttavia, a causa della difficoltà di utilizzo, il sistema di controllo è stato successivamente sostituito da uno con sei pulsanti (pugno e calcio debole/medio/forte) che caratterizzerà la serie Street Fighter anche negli anni a venire.
Tra le varie mosse che il personaggio può eseguire, tre meritano una menzione particolare: l’Hadouken (Colpo ondulatorio), una sfera energetica sparata dalle mani congiunte; lo Shoryuken (Pugno del drago), un uppercut con salto; il Tatsumaki Senpuukyaku (Calcio tornado del drago), un calcio rotante. Questi tre colpi sono mosse speciali che distinguono Street Fighter da ogni gioco precedente dello stesso genere e diventano ben presto iconiche nonché famosissime ancora oggi.
A fare il successo di Street Fighter è inoltre la grafica molto curata con personaggi molto grandi e scenari realistici, nonché un gusto per la citazione che pesca a piene mani dai manga più popolari del periodo, come Dragon Ball (l’Hadouken è una chiarissima riproposizione della Kamehameha creata da Akira Toriyama) o Hokuto no Ken (la caratterizzazione grafica di diversi personaggi ricorda lo stile di Tetsuo Hara).
La popolarità del gioco nella sua versione da sala fa sì che Street Fighter venga convertito anche per Pc Engine, DOS e ZX Spectrum. Inoltre, si comincia quasi subito a pensare ad un seguito…

ROUND 2: BOTTE, SINDACI E TEPPISTI (1989)

Street Fighter - Final Fight 1Inizialmente battezzato Street Fighter ’89, il seguito di Street Fighter assume ben presto dei connotati del tutto personali che lo affrancano dal primo titolo. Ribattezzato Final Fight, il titolo viene effettivamente immesso nelle sale nel 1989, ma il gioco definitivo finisce per essere completamente diverso da Street Fighter, sebbene abbia con lui e con gli episodi successivi della saga diversi elementi in comune che esamineremo più avanti.
Prima differenza: la trama e i personaggi. Niente più viaggi intorno al mondo a suon di botte. Le botte rimangono, ma vengono concentrate in un unico luogo, Metro City, fittizia (ma basata su New York) metropoli americana in balia della gang criminale Mad Gear.
Fermare lo strapotere della mala è il compito di Mike Haggar, il nuovo sindaco fresco di elezione e immediatamente alle prese con un gravoso problema, ossia il rapimento da parte della Mad Gear di Jessica, la sua figlia adolescente.
Il muscoloso e baffuto sindaco, che nasconde un passato da campione di wrestling, scenderà dunque per i malfamati vicoli della sua città risolvendo i problemi di criminalità a suon di pugni. Ad aiutarlo nell’impresa, Cody, teppistello rissoso nonché fidanzato di Jessica, e Guy, ninja in erba di origini giapponesi amico dei due ragazzi.
Seconda differenza: il sistema di gioco. Innanzitutto, se in Street Fighter si era costretti a impersonare Ryu (o al massimo Ken se si giocava nei panni del secondo giocatore), Final Fight offre la possibilità di scegliere se giocare nei panni di Haggar, Guy o Cody, e i tre personaggi, oltre ad essere diversi per fisicità, hanno ognuno movenze e stili di combattimento personali.
A differenza di Street Fighter, che era un cosiddetto “picchiaduro a incontri” (beat ‘em up), Final Fight invece è forse l’esponente più celebre del cosiddetto genere dei “picchiaduro a scorrimento” (side-scrolling beat ‘em up). Non si gioca infatti in singole schermate predefinite, ma è possibile camminare in tempo reale per i vicoli, i quartieri, i palazzi e le strade di Metro City e combattere contro schiere di teppisti muovendosi nello scenario e utilizzando potenziamenti e oggetti trovati lungo il cammino, per poi giungere allo scontro finale contro il boss a guardia di ciascuna delle sei aree in cui il gioco è suddiviso.
Final Fight si può intendere come una versione più moderna di Double Dragon, storico titolo del 1985 della Technos, che presentava una trama, un’ambientazione e un sistema di gioco simile. Le somiglianze sono molte, ma Final Fight riesce ad ottenere un successo tutto suo grazie al gran carisma di cui dispongono i personaggi, alla grafica curatissima e al passo coi tempi, alla giocabilità molto fluida e divertente, alla colonna sonora piacevolissima e alla bellezza di ambientazioni e personaggi, che, ancora una volta, fanno il verso non soltanto a Double Dragon, ma a molte altre opere. Sono infatti innumerevoli le citazioni ai manga di successo del periodo (Hokuto no Ken, Mad Bull 34, Golgo 13), come anche a precedenti giochi Capcom (Mad Gear e Forgotten Worlds), ai film d’azione americani (The warriors, Streets of fire, Mad Max, The wanderers), al wrestling a stelle e strisce (Andrè The Giant) e alla musica rock di quegli anni (tantissime le citazioni, dai Poison ai Kiss, dai Fugazi ai Guns ‘n Roses, da King Diamond ai Roxy Music, dai Sodom ai Queen). arriva come la manna dal cielo in un periodo in cui il wrestling, i film americani e gli stereotipi da essi lanciati facevano scuola, e ottiene uno straordinario successo, che gli permette innumerevoli conversioni per console. A dispetto del titolo del gioco, Final Fight non sarà l’ultima lotta del massiccio sindaco, che si vedrà impegnato in diversi altri giochi nel corso degli anni, in una saga che ancora oggi, di tanto in tanto, fa capolino su qualche console e rimane impressa come un bellissimo ricordo nei cuori di chi ne giocò ai tempi il primo episodio.

Street Fighter - Final Fight 2

Il sindaco Haggar, i suoi compagni di botte e persino i cattivoni che incontrano sul loro cammino sono dunque riusciti a scolpirsi nella memoria collettiva di un’intera generazione, facendo di Final Fight la nuova pietra di paragone per i futuri picchiaduro a scorrimento, sia della stessa Capcom sia da parte di molte altre software house.
Cosa questi personaggi c’entrino, alla fin fine, con l’originale Street Fighter da cui in origine discendevano, adesso lo vedremo…

ROUND 3: PAESE CHE VAI, BOTTE CHE TROVI (1991)

Street Fighter II - The World Warriors 1Bisogna aspettare gli anni ’90 per avere il vero e proprio seguito di Street Fighter. Street Fighter II: The World Warriors fa infatti capolino nelle sale giochi di tutto il mondo nel 1991.
Ritroviamo ancora una volta l’errabondo Ryu, stavolta con una ben più distintiva fascia rossa sulla fronte, l’amico Ken, americano coi capelli biondi e il kimono rosso e i beneamati Hadouken, Shoryuken e Tatsumaki Senpuukyaku. Ma c’è di più.
Con un vero colpo di genio, Street Fighter II permette infatti al giocatore una scelta ben più ampia, non limitata ai soli Ryu e Ken, ma fra una rosa di otto lottatori complessivi, che comprendono anche: Guile, marine yankee con pantaloni mimetici e una curiosissima zazzera bionda; Dhalsim, santone induista dai poteri mistici che gli permettono di sputare fuoco e allungare a dismisura gli arti; Edmond Honda, gioviale lottatore di sumo del Sol Levante; Blanka, misteriosa creatura dalle strabilianti facoltà proveniente dalle giungle del Brasile; Zangief, mastodontico lottatore di wrestling che lotta per l’onore della sua amata Unione Sovietica e poi lei, Chun Li, agilissima e sensuale detective cinese pronta a strabiliare avversari e giocatori col suo rapidissimo gioco di gambe, uno dei primi se non addirittura il primo caso di personaggio femminile attivo e carismatico utilizzabile dal giocatore in un gioco di combattimento e di sex symbol digitale.
Il giocatore, scelto un personaggio, dovrà condurlo in combattimento contro tutti gli altri. Una volta sconfitti tutti gli avversari, sarà il turno di altri quattro personaggi non selezionabili dal giocatore, i cosiddetti “boss finali”: il pugile corrotto Balrog, il torero narcisista spagnolo Vega, il lottatore di muai thai Sagat (il boss finale del primo gioco, qui ritornato in cerca di vendetta contro Ryu che lo umiliò) e il misterioso Bison, dittatore in divisa militare e dotato di poteri psichici, a capo di un’organizzazione criminale chiamata Shadowlaw. Proprio la lotta contro Bison, i suoi tre scagnozzi e la Shadowlaw rappresenta la trama portante di Street Fighter II.
La svolta rappresentata da Street Fighter II è proprio questa. Otto personaggi selezionabili, ognuno con una sua storia personale (spesso legata a doppio filo con la Shadowlaw, come quelle di Guile, che vuole vendicarsi di Bison per l’uccisione del migliore amico Charlie, e di Chun Li, che invece vuole vendetta per la morte del padre) e una sua ben precisa individualità. Ogni personaggio ha una sua fisicità, le sue movenze particolari, uno stile di combattimento tutto suo (si va dal karate al sumo, dal wrestling al pugilato, dal muai thai al ninjutsu), delle tecniche di combattimento peculiari (spesso consistenti in spettacolari attacchi energetici a distanza), un diverso modo di essere mosso e di agire con una combinazione della levetta direzionale e dei sei pulsanti con le varie gradazioni di potenza di pugno e calcio. Non solo, ogni personaggio ha persino un suo sfondo personale in cui svolgere il combattimento: scenari bellissimi, ricchi di dettagli, realistici. Si va dai solitari dojo e dai bagni pubblici del Giappone ai porti, le basi militari e i festosi casinò degli Stati Uniti, dai templi buddisti della Thailandia alle acciaierie della fredda Russia, dagli affollatissimi mercati della Cina ai locali della Spagna, dalle paludi amazzoniche agli opulenti palazzi dell’India. Scenari vivi, ricchi di turisti, tifosi, clienti dei bar, ballerine di flamenco, elefanti bardati, sacerdoti dei templi, mercanti cinesi in bicicletta, operai stacanovisti col colbacco in testa e la bottiglia di vodka alla mano, militari con ragazze bionde e bellissime fra le braccia. Quello di Street Fighter II è un mondo vivo, politicamente schierato (si noti il personaggio di Zangief, che, una volta terminato il gioco, riceve gli onori dell’allora presidente dell’Unione Sovietica Mikhail Gorbaciov, fiero del trionfo del suo “compagno”) e perfettamente riconducibile al reale universo di quel periodo, fra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, che fa da sfondo al gioco. Street Fighter II - The World Warriors 2Il mondo di Street Fighter II si presenta al giocatore in tutto il suo splendore e coinvolgendolo, facendogli realmente compiere un viaggio a suon di pugni intorno al mondo, aiutato in questo anche dalle splendide musiche che corredano gli scenari e si impongono come temi personali dei personaggi, chiarissime riproposizioni dei vari ritmi tradizionali dei paesi in questione, dalle classiche melodie giapponesi suonate al koto al rock duro americano che sembra uscito dalla colonna sonora di Top Gun, dalle classiche melodie della Cina e dell’India, dalla polka ai ritmi latino-americani.
Street Fighter II appare quindi sulla scena e la rivoluziona completamente, surclassando di svariate distanze la fama del suo predecessore, tanto da far quasi credere che fosse questo il primo titolo della saga. Il successo è immenso. I cabinati del gioco invadono sale giochi, bowling, bar, ristoranti, spiagge e pizzerie e cominciano ad uscire conversioni per praticamente tutti i sistemi esistenti, dal Pc al Super Famicon (la versione del gioco per questa console risulta, da un recente sondaggio, il videogioco Capcom più venduto della storia), dal Nintendo Game Boy ai Gig Tiger.
Il motivo di tanto successo è facilmente ben spiegato. Street Fighter II si gioca che è un piacere e accende le fantasie di qualsiasi tipo di giocatore. Chiunque, fra gli otto variegati lottatori, ne troverà almeno uno da prendere in simpatia e da scegliere come proprio alter-ego, ma finirà inevitabilmente per amarli tutti quanti, per fantasticare sulle loro storie (non tutti i giocatori erano a conoscenza delle reali vicende dei personaggi, spiegate attraverso i filmati finali del videogioco e nei manuali delle versioni casalinghe). Nascono speculazioni, leggende metropolitane, si cementifica una leggenda. Una leggenda di per sé curatissima che deve la sua fortuna non soltanto al cast carismatico, alla giocabilità, alla possibilità di sfidare un secondo giocatore che a sua volta potrà scegliere il personaggio che vuole e al meraviglioso e realistico universo narrativo che riesce a creare, ma anche al modo geniale in cui vengono sfruttati gli stereotipi dei vari paesi e in cui vengono utilizzati numerosi rimandi alla pop culture del periodo per creare dei personaggi memorabili. Innumerevoli infatti le citazioni, dai film di arti marziali di Hong Kong a quelli d’azione americani come Top Gun, da reali sportivi e personaggi della cultura popolare (il presidente Gorbaciov, il wrestler Viktor Zangief, il pugile Mike Tyson, i karateka Masutatsu Ooyama e Joe Lewis), da manga e anime (Dragon Ball, Kinnikuman, Hokuto no Ken, Le bizzarre avventure di Jojo, Sakigake! Otoko Juku!, Karate Baka Ichidai, Riki-oh, Doomed Megalopolis, Golgo 13, Saint Seiya), finanche agli stessi giochi Capcom del passato, come Armwrestling ma anche e soprattutto quel Final Fight di un paio d’anni prima con cui Street Fighter II condivide il medesimo destino. Guardando, difatti, le movenze del gigantesco wrestler Zangief, il giocatore riconoscerà immediatamente le stesse del sindaco-wrestler Mike Haggar. I due personaggi sono diversissimi fra loro per storie e background, ma condividono lo stile di combattimento e le mosse, e sarà detto successivamente che il lottatore russo è un ammiratore e un fedele amico del sindaco di Metro City. Inoltre, fra i tanti “Bonus Stage” presenti nel gioco, c’è anche quello che prevede la distruzione di un’automobile, in maniera identica a quanto avveniva in Final Fight.
E’ il primo di un’innumerevole serie di punti di contatto fra le due saghe, che mostrano come, dall’uscita di Street Fighter II, l’universo narrativo creato dalla Capcom si sia espanso sempre più, continuando a mietere successi e a far sognare i suoi fruitori.

ROUND 4: HERE COMES A NEW CHALLENGER! (1992 – 1994)

Street Fighter II - The World Warriors 3Il successo di Street Fighter II è tale che, subito dopo e per tutti gli anni ’90, si diffonderanno giochi dello stesso genere, ora prodotti dalla stessa Capcom ora da case rivali che vogliono sfruttare la popolarità di questo nuovo e originalissimo picchiaduro a incontri che stava rivoluzionando (o, chissà, forse creando) un intero genere. Il cabinato di Street Fighter II si trova praticamente ovunque, ma non tutti i cabinati contengono il gioco originale. Cominciano a diffondersi, infatti, anche diversi hack o bootleg non originali, in cui diversi elementi sono modificati e vi sono bizzarrie come un dislivello di potenza dei personaggi, bug vari, una maggiore velocità di gioco.
Per far fronte a queste copie pirata, la Capcom decide, per la prima metà degli anni ’90, di non produrre alcun seguito diretto del suo masterpiece, ma anzi, sfruttando le idee dategli dalle particolarità di alcuni di queste versioni, ne lancia sul mercato numerosi aggiornamenti che ne modificano pian piano il contenuto, perfezionando i difetti della prima versione e aggiungendovi nuove caratteristiche.
La prima di queste versioni a vedere la luce è Street Fighter II’: Champion Edition (Street Fighter II’: Dash in Giappone) del Marzo 1992. Questa nuova versione, oltre ad avere migliorie e ritocchi grafici aggiunge nuove mosse ai personaggi e permette in primis a due giocatori di combattere scegliendo lo stesso personaggio (dato che ogni personaggio disporrà d’ora in poi di un colore alternativo dei vestiti per casi come questo) e rende giocabili anche i quattro boss Balrog, Vega, Sagat e Bison.
A Dicembre dello stesso anno esce Street Fighter II’: Hyper Fighting (Street Fighter II’: Dash Turbo), che aggiunge ancora nuove mosse e nuovi colori ai personaggi e aumenta la velocità del gioco.
Nel 1993 è la volta di Super Street Fighter II: The New Challengers (Super Street Fighter II), per la prima volta basato sul nuovo hardware CPS2 (mentre tutti i giochi sinora citati erano basati sul sistema CPS1) che permette ulteriori migliorie grafiche.
I miglioramenti tecnici sono evidenti: nuove mosse, scenari rifatti, nuove animazioni, nuovi colori, nuovi finali, un nuovo arrangiamento delle musiche, un doppiatore personale per ogni personaggio, nuove modalità di gioco.
L’elemento che maggiormente lo differenzia dai giochi precedenti, tuttavia, è l’introduzione di quattro nuovi personaggi selezionabili, che vanno ad innestarsi perfettamente nella già avviata storyline. I quattro nuovi lottatori sono Fei Long, star del cinema d’azione di Hong Kong; Thunder Hawk, colossale pellerossa; Deejay, scalmanato capoerista giamaicano creato dalla sezione americana della Capcom (e forse per questo ritenuto personaggio minore e mai coinvolto troppo nella trama che riguarda la lotta con Bison, oltre che quasi dimenticato negli episodi successivi), ma, soprattutto, Cammy White, affascinante soldatessa dai lunghi capelli biondi e dal passato misterioso, che ha fatto palpitare i cuori di molti e diviso i giocatori di tutto il mondo che sinora avevano riversato i loro sentimenti solo sulla mora Chun Li. Quest’ultima sarà il personaggio di maggior popolarità e vedrà in seguito complicarsi e approfondirsi la propria affascinante storia personale.
Ancora una volta la software house dona a questi quattro nuovi volti un grandissimo carisma, andando a ripescare, nella loro caratterizzazione, personaggi realmente esistenti come il popolare attore-marzialista Bruce Lee e il kickboxer Billy Blanks o il manga Alita di Yukito Kishiro.

Street Fighter II - PG

L’ultimo aggiornamento del gioco, Super Street Fighter II Turbo (Super Street Fighter II X: Grand Master Challenge in Giappone) risale al 1994 e introduce ancora una volta nuovi elementi, come la presenza di una barra che, caricandosi in base ai colpi sferrati e subiti, permette poi di utilizzare una super mossa, elemento questo di grandissima fortuna che sarà poi ripreso sia da Capcom sia da altre software house nei loro titoli.
Viene inoltre presentato, come personaggio segreto utilizzabile solo mediante un codice e casualmente affrontabile dal giocatore come boss finale in vece del consueto Bison, un misterioso individuo di nome Akuma, fratello e assassino del maestro di Ryu dedito alle arti oscure. Akuma troverà poi una grandissima fortuna nel corso degli anni e nei prossimi titoli, che lo vedranno come personaggio ufficialmente presentato e giocabile.
Sono inoltre stati rilasciati nuovi aggiornamenti del gioco in tempi più recenti, come Super Street Fighter II Turbo Revival, uscito per Nintendo Game Boy Advance nel 2002, Hyper Street Fighter II: The Anniversary Edition, uscito nel 2004 per festeggiare il quindicesimo anniversario della saga (in Europa è uscito unicamente in versione casalinga in una raccolta per Playstation 2 e Xbox) e Super Street Fighter II Turbo HD Remix, che presenta una grafica completamente rifatta e un aggiornamento ai giorni nostri degli sfondi.

ROUND 5: WE STILL FIGHT, FIGHTING IN THE 90s (1995 – 1999)

Street Fighter AlphaIl tanto atteso nuovo capitolo della saga, dopo tanti aggiornamenti del secondo, arriva finalmente nel 1995, ma non si tratta di Street Fighter III. Street Fighter Alpha: Warriors’ Dreams (Street Fighter Zero, in Giappone) è infatti un prequel e non un seguito di Street Fighter II, collocato temporalmente tra il primo e il secondo episodio della saga.
A far da ispirazione a questa scelta sono diversi fattori, in primis i nuovi anime degli anni ’90, più frenetici, fluidi e ricchi di colori vivacissimi, poi il successo delle produzioni animate basate su Street Fighter II dei primi anni ’90 (di cui parleremo in dettaglio più avanti), da cui sono stati ripresi numerosissimi elementi nella saga Alpha, e la buona riuscita di Darkstalkers, picchiaduro molto colorato e spassoso lanciato dalla Capcom nel 1994.
Il nuovo Street Fighter, infatti, appare molto più vivace e colorato, con scenari tuttavia grezzi e statici, al contrario di quelli vivi e affollati di Street Fighter II.
Quattro i personaggi che ritornano da Street Fighter II: un Ryu più giovane dalla fascia bianca, un Ken dai capelli visibilmente molto più lunghi, una giovanissima Chun Li in tuta sportiva e un Sagat molto più massiccio e possente rispetto alla sua rappresentazione nei titoli precedenti. Dal primo, storico, Street Fighter, ritornano l’impetuoso Adon e il gigantesco hooligan Birdie (qui completamente ridisegnato rispetto alla sua prima apparizione). Altri due personaggi, invece, ritornano dal mai dimenticato Final Fight, che si incrocia ancora una volta con il suo fratellone a incontri: Guy, l’agilissimo ninja che figurava tra i tre eroi selezionabili e Sodom, un buffo “otaku” della cultura giapponese che nel suo gioco di provenienza era il boss del secondo quadro.
Due i nuovi personaggi completamente inediti: la misteriosa cartomante italiana Rose, che sembra avere un enigmatico legame col leader della Shadowlaw, e il marine Charlie, già noto ai giocatori del secondo episodio come migliore amico del più celebre Guile che verrà poi ucciso da Bison.
Il dittatore in divisa (qui più massiccio rispetto a Street Fighter II), così come l’oscuro Akuma, ritornano inoltre come personaggi segreti. Insieme a loro, il buffo Dan Hibiki, imbranato karateka dal pacchiano kimono rosa chiara parodia dei personaggi della rivale software house SNK.
Ciò che differenzia Street Fighter Alpha da Street Fighter II è presto detto: oltre alla grafica molto più colorata e alla minor cura per gli scenari, cambia la modalità di gioco, col perfezionamento delle barre che permettono le super mosse introdotte in Super Street Fighter II Turbo. Adesso le super mosse sono molto più numerose, meglio gestite, e spettacolari.
Si registra anche un cambiamento nella struttura del gioco. Ogni personaggio ha una sua personale sottotrama, che verrà evidenziata tramite dialoghi con gli altri prima e dopo i combattimenti, e sarà legato in maniera personale agli altri combattenti. Non avremo così, dunque, un boss finale uguale per tutti, ma ogni personaggio avrà il suo, in raccordo alla sua sottotrama.
Il gioco viene convertito per diversi sistemi, dalla Playstation al Pc, fino al Game Boy Color. Nonostante tutto, però, Street Fighter Alpha finisce per essere un flop. Chissà, forse era soltanto un gioco sperimentale per cui il mercato non era ancora pronto, forse la mancanza di molti personaggi storici ha indispettito i fans, o forse, più semplicemente, il mondo ancora subiva la risonanza dello stratosferico successo del secondo episodio, che ancora non accennava a spegnersi.
Street Fighter Alpha 2Capcom ci riprova dunque l’anno successivo, con un secondo episodio, Street Fighter Alpha 2 (Street Fighter Zero 2), che corregge le mancanze e i difetti del primo, dimostrandosi molto più fluido, curato e giocabile. Street Fighter Alpha 2 graficamente è una festa per gli occhi, un cartone animato in movimento, con scenari dettagliatissimi, ricco di umorismo, di citazioni ai manga e agli anime di grido del periodo (da Le bizzarre avventure di Jojo a Sailor Moon) e di autocitazioni visuali e musicali all’ormai vastissima ludoteca Capcom (dai precedenti Street Fighter a Final Fight, da Darkstalkers a Captain Commando, da Forgotten Worlds a Muscle Bomber).
Oltre a tutti i personaggi presenti nel primo Alpha, tornano da Street Fighter II l’asceta indiano Dhalsim e il gigantesco russo Zangief. Da Final Fight viene ripreso il berretto rosso Rolento Schugerg, originariamente boss del quarto quadro del gioco, mentre dal primo Street Fighter ritorna il vecchio maestro cinese Gen, la cui storia viene ampliata ulteriormente. Un nuovo personaggio, che otterrà numerose fortune, viene infine introdotto: la liceale in marinaretta col pallino delle arti marziali Sakura Kasugano, infatuata di Ryu e disposta a tutto pur di seguire il suo maestro.
Street Fighter Alpha 2 si rivela essere un gioco frenetico, colorato, divertentissimo e molto curato, dalle spettacolari super mosse dei personaggi al sapiente doppiaggio, dalle bellissime musiche (che riprendono gli storici temi di Street Fighter II e persino alcuni di Final Fight) alle interessantissime storylines che coinvolgono ogni personaggio. Si tratta insieme del seguito e del remake del primo titolo, da cui viene mutuato il percorso personale di ogni personaggio con relativo scontro finale.
Street Fighter Alpha 2, convertito su Playstation, Sega Saturn, Pc, Super Famicon e molti altri sistemi, raggiunge quindi un notevole successo, che ne permette persino un upgrade casalingo, Street Fighter Alpha 2 Gold (Street Fighter Zero 2 Dash), che aggiunge un nuovo personaggio alla gran rosa dei presenti: Cammy, la bella soldatessa inglese qui in una nuova, inedita, veste che esplicita il misterioso passato lasciato intendere alla sua prima apparizione.
Nel 1999 è la volta di Street Fighter Alpha 3 (Street Fighter Zero 3), uno degli ultimi picchiaduro a incontri a due dimensioni di notevole popolarità. Mantenendo la grafica colorata dei due precedenti titoli, il gioco porta tuttavia con sé diverse innovazioni, prima fra tutte l’introduzione di una trama e di un boss unico per tutti i personaggi (e chi se non Bison?) e di tre diversi sistemi di gioco, A-ISM, V-ISM e X-ISM, che ricalcavano i precedenti titoli.
Il roster si amplia ancora di più. Ritornano tutti i personaggi di Street Fighter II esclusi dalle precedenti versioni: Honda, Blanka, Guile, Vega, Balrog, Fei Long, Deejay e Thunder Hawk, oltre che la versione giovane di Cammy vista in Alpha 2 Gold, Evil Ryu, versione malvagia del protagonista che ha ceduto al lato oscuro dell’Hadou come Akuma e Shin Akuma, versione potenziata di quest’ultimo.
Da Final Fight viene ripescato Cody, uno dei tre protagonisti del gioco, qui col pigiama a righe perché incarcerato ingiustamente dopo i fatti del 1989.
I nuovi personaggi qui introdotti per la prima volta sono la ricca e snob Karin Kanzuki, rivale di Sakura; la bionda e prosperosa Rainbow Mika, giovane lottatrice di pro-wrestling innamorata di Zangief e le due misteriose Juli e Juni, killer al soldo di Bison che sembrano avere diverse cose in comune con Cammy.
Street Fighter Alpha 3Nelle conversioni su console più recenti, inoltre, vengono introdotti ulteriori personaggi come Eagle (dal primo Street Fighter), Maki (giovane combattente fra gli eroi selezionabili di Final Fight 2), Yun (ragazzo cinese fra i personaggi di Street Fighter III) e Ingrid (misteriosa combattente proveniente da Capcom Fighting Jam).
Street Fighter Alpha 3 ottiene un successo straordinario, nonostante il nuovo sistema di gioco lo renda un po’ macchinoso, gli sfondi siano leggermente più scarni e la colonna sonora non sia poi così epocale (sono infatti stati composti nuovi temi, più anonimi, che sostituiscono quelli storici).
E’ una festa colorata e divertentissima, che permette di sviscerare al massimo le ottimamente narrate storie personali di qualsiasi personaggio e a qualsiasi giocatore di scegliere quello che preferisce da una rosa immensa. Street Fighter Alpha 3 si fa canto del cigno di un genere, quello dei picchiaduro in 2D, che dopo il 1999 saranno sempre più rari e mai così di successo, e ultimo baluardo di un’epoca, gli anni ’90, di cui la saga Street Fighter era stata uno dei simboli.
Il gioco, convertito su moltissimi sistemi, fra i quali anche Playstation, Dreamcast e Game Boy Advance, è ancora oggi ricordato con affetto da molti.

ROUND 6: NUOVA GENERAZIONE (1997 – 2000)

Nel 1997, mentre il mondo era ancora esaltato da Street Fighter Alpha 2, fa la sua comparsa nelle sale giochi il vero e proprio seguito dello storico Street Fighter II, ossia Street Fighter III: New Generation.
Sviluppato sul nuovo hardware CPS3, si differenzia dal predecessore per via di un nuovo sistema basato sulle cosiddette “parry” (parate), ma ancor più per la storia e i personaggi coinvolti.
I personaggi storici presenti in questo nuovo episodio sono infatti i soli Ryu e Ken, mentre il resto del cast è composto da nuovi volti. In più, i due marzialisti non sono neppure i protagonisti, stavolta, ma il testimone è passato ad Alex, massiccio wrestler americano dai capelli biondi. Il cast comprende anche il pugile gentiluomo Dudley, la principessa africana Elena, la ninja Ibuki, l’esperimento genetico Necro, il brasiliano Sean, l’eremita Oro, i gemelli cinesi Yun e Yang. Il cattivo della storia invece non è lo storico Bison, ma Gill, misterioso uomo capace di manipolare fuoco e ghiaccio, leader di un’organizzazione segreta il cui scopo è creare un mondo utopico.
Street Fighter IIIIl gioco esce in sordina e passa quasi inosservato, offuscato dalla fama del più riuscito Street Fighter Alpha 2.
Capcom ci riprova l’anno successivo lanciando una versione aggiornata, Street Fighter III: Second Impact – Giant Attack. In questa versione vengono introdotti tre nuovi personaggi: Akuma, ripescato dalla saga Alpha; il wrestler Hugo, alias Andore, uno dei più popolari nemici provenienti da Final Fight, e Urien, fratello di Gill capace di controllare l’elettricità e i metalli. Il sistema di gioco viene inoltre ulteriormente modificato.
Nel 1999 esce un terzo ed ultimo aggiornamento, Street Fighter III: Third Strike – Fight the future. Vengono qui introdotti il francese Remy, il misterioso uomo mascherato Q, il mutante Twelve e la giovane marzialista Makoto. Si aggiunge al cast anche Chun Li, dopo le proteste dei fans che lamentavano la sua mancanza.
Questa nuova incarnazione beneficia di nuovi sfondi, un nuovo campionario sonoro e nuove modalità di gioco e riscosse un discreto successo fra gli hardcore gamers del periodo.
La trilogia di Street Fighter III è stata convertita su diverse console, come il Dreamcast, la Playstation 2 e la Xbox, ma è una serie di giochi che non ha avuto troppa fortuna. Uscita in sordina, offuscata dall’ombra degli eccelsi Street Fighter Alpha 2 e 3 che giravano nello stesso periodo, rivoluzionava completamente il concetto di Street Fighter che si era avuto sino a quel momento, mancava la quasi totalità dei personaggi che avevano reso grande il secondo episodio e stava rendendo grande la trilogia Alpha, sostituendo volti celebri della saga con personaggi di scarso carisma e spesso di cattivo gusto. Street Fighter III ha un’ottima giocabilità e una gran ricercatezza nelle citazioni sfruttate per la creazione dei personaggi, che stavolta spaziano da persone reali (l’attore Jean Reno, i wrestlers Andrè The Giant e Hulk Hogan, il pugile Evander Holyfield, lo skateboarder Kien Lieu, Mick Jagger) a film e telefilm (Terminator, Ultraman, Ultra Seven, Robot Detective, Blade Runner), da videogiochi (Killer Instinct, Sol Divide, World Herpes, King of Fighters) a fumetti e cartoni animati (Watchmen, Nadia, Le bizzarre avventure di Jojo, Batman, Babil Junior, Giant Robot, Tetsujin 28, Metropolis, Dai no daibouken, Kikaider, Ranma ½, Gundam Wing, Hokuto no Ken). Tuttavia, i personaggi bizzarri, più da manga fantascientifici/robotici che da shonen manga di combattimento, e l’assenza del 90% dei volti noti che hanno reso grande la serie hanno insabbiato questa trilogia di cui infatti ben pochi sono a conoscenza. Gli stessi personaggi dei giochi, per la maggior parte, non sono quasi più stati riutilizzati in episodi successivi e hanno riscontrato scarso successo.

ROUND 7: BOTTE E POLIGONI (1997 – 2001)

Nella seconda metà degli anni ’90, insieme a Street Fighter Alpha e a Street Fighter III, vi era un'altra trilogia legata ai combattenti da strada della Capcom che infiammava gli animi dei giocatori e mieteva successi.
Uscito in sala nel 1997, Street Fighter EX è una coproduzione tra Capcom e Arika. L’elemento che salta subito all’occhio e che lo differenzia dai titoli precedenti è presto detto: la terza dimensione.
In un periodo in cui ai 16 bit di Sega Mega Drive e Nintendo Super Famicon (le console che avevano fatto la fortuna della saga con le loro versioni di Street Fighter II) si erano ormai sostituiti i 32 e la grafica poligonale di console come la Playstation della Sony o il Saturn e il Dreamcast della Sega, e in cui il dominio dei picchiaduro bidimensionali veniva minato dai successi di titoli poligonali come Tekken e Soul Edge della Namco e Virtua Fighter della Sega, era lecito aspettarsi che anche la saga Capcom facesse prima o poi il gran salto verso la terza dimensione.
Il cast di Street Fighter EX ripesca dall’originale Street Fighter II i personaggi di Ryu, Ken, Chun Li, Guile, Zangief, Akuma e Bison e aggiunge parecchi nuovi volti creati per l’occasione: il farsesco supereroe Skullomania, la marzialista Hokuto, il dinamitardo pazzo Doctrine Dark, la nobildonna Blair Dane e il suo bodyguard-giocatore di baseball Cracker Jack, la principessa indiana Pullum Purna e il suo mastodontico bodyguard-wrestler Darun Mister, il karateka smargiasso Allen Snider e quello malvagio Kairi. E’ inoltre presente un nuovo boss, il mostro giapponese Garuda.
Street Fighter EX, il cui sistema di gioco viene mutuato da quello della serie Alpha adattato alla grafica poligonale, ottiene un buon successo in sala, che gli permette di ottenere un upgrade, Street Fighter EX Plus, il quale presenta la possibilità di scegliere personaggi che nella prima versione non erano giocabili e aggiunge al cast Evil Ryu, Bloody Hokuto e i due cyborg Cycloid Beta e Gamma.
Il gioco viene inoltre convertito con successo su Playstation col titolo Street Fighter EX Plus Alpha. Questa versione presenta anche Dhalsim e Sakura come personaggi giocabili.

Street Fighter EX

Un secondo episodio, Street Fighter EX 2, viene rilasciato l’anno successivo. A Vega, Sagat e Blanka, che tornano da Street Fighter II, si aggiungono anche l’agente segreto Sharon, la guerriera Nanase, lo spadaccino Hayate, il lottatore italiano Vulcano Rosso, la ragazzina prodigio Area e il supereroe Shadowgeist. La conversione per Playstation, chiamata Street Fighter EX 2 Plus, rende disponibili molti personaggi del primo gioco assenti nella versione da sala.
Nel 2001 esce infine Street Fighter EX 3, capitolo conclusivo della trilogia, invero un po’ passato inosservato in quanto prodotto unicamente per console, fra i primissimi titoli dell’appena lanciata Playstation 2. Si uniscono al cast degli episodi precedenti anche l’agente segreto Ace e due versioni alternative di Bison. Street Fighter EX 3 stupisce per la presenza di combattimenti in tag team, modalità assente negli episodi precedenti.
La trilogia Street Fighter EX ha ottenuto giudizi contrastanti nel corso degli anni. C’è chi l’ha apprezzata, c’è chi riteneva che Street Fighter rendesse meglio in 2D e preferiva giochi nati direttamente in 3D come Tekken o Virtua Fighter, c’è chi la ricorda con affetto e chi la disconosce.
Dal momento che si tratta di una coproduzione tra Capcom e Arika, i diritti dei nuovi personaggi appartengono a quest’ultima, che ne ha riutilizzati alcuni in altri suoi giochi come Fighting Layers, e non sono mai riapparsi in altri giochi Capcom. Tuttavia, i nuovi acquisti di questa saga si sono rivelati essere molto interessanti, con delle storie personali che ben si incastravano nel solco già tracciato dalla serie principale e la consueta cura nel crearli citando opere e persone già esistenti, nel nostro caso personaggi famosi e sportivi reali come l’attore Mel Gibson o i wrestlers Great Gama, Iron Sheik e Yusuf Ismail, quando non addirittura manga e telefilm come Kinnikuman e Kamen Rider.

ROUND 8: RITORNO SULLA STRADA (2009 – ONGOING)

Gli anni 2000 della Capcom segnano un arresto alla saga Street Fighter. La software house preferisce dedicarsi ad altri franchise, l’interesse generale per i picchiaduro (specialmente per quelli in 2D) scema e, a parte qualche sporadica conversione dei titoli storici per le console più moderne e apparizione in episodi non facenti parte della saga principale e di scarsa risonanza, di Ryu e soci non si sente quasi più parlare per molti anni.

Street Fighter IV

Questo fino al 2008, anno in cui le speranze dei tantissimi fans della saga che rimpiangevano gli aurei anni ’90 verranno ancora una volta riaccese. Viene infatti annunciata l’entrata in produzione del quarto capitolo della saga.
Dopo un’assenza decennale, Street Fighter IV vede finalmente la luce nel 2009, ed è subito successone.
Il gioco, sia pure con una grafica in alta definizione al passo coi tempi, fa riassaporare quello Street Fighter II che tante persone aveva affascinato più di una decade prima. Ritornano in pompa magna tutti e dodici i personaggi presenti nel secondo gioco, e si mette in scena una trama situata fra Street Fighter II e Street Fighter III che vede sì la presenza del carismatico Bison, ma schiera come boss finale il mutante Seth, capo di una società di trafficanti d’armi.
Super Street Fighter IVSi aggiungono vecchie conoscenze come Cammy, Fei Long, Sakura, Dan, Gen, Akuma e Rose e nuove come il luchador El Fuerte, il panciuto Rufus, la rossa Crimson Viper e il francese Abel. Ultimo personaggio, ma non per importanza, è Gouken, il maestro di Ryu e Ken che, finalmente, dopo esser stato citato a più riprese nei videogiochi passati e interpretato nelle varie versioni animate o a fumetti, ha un volto ufficiale.
Street Fighter IV è un gioco di ultimissima generazione, con grafica poligonale, ma l’atmosfera che si respira è ancora una volta quella dei vecchi tempi: tutti i personaggi di allora, ambientazioni curatissime, le stesse musiche, inside-jokes come costumi alternativi dei personaggi che portano Zangief a vestire come Mike Haggar e Guile a vestire come Charlie. I nuovi personaggi risultano essere simpatici e incastrarsi perfettamente in una trama già avviata. Ryu e soci continuano dunque ad essere sulla bocca di tutti. Il gioco, uscito per le sale giapponesi, viene convertito per Pc, Playstation 3 e Xbox e approda anche nel resto del mondo con successo. Un successo tale che porta Capcom a proporne immediatamente un aggiornamento, Super Street Fighter IV, che migliora e approfondisce l’episodio originale ampliandone ulteriormente il già cospicuo roster. Ritornano infatti Adon (dal primo Street Fighter), Thunder Hawk e Deejay (da Super Street Fighter II), Ibuki, Makoto e Dudley (fra i pochi personaggi di successo di Street Fighter III), Guy e Cody (da Final Fight) e fanno il loro ingresso in scena la misteriosa Juri, lottatrice che sfrutta una strana arte oculare, e il buffissimo Hakan, enorme lottatore di oil-wrestling turco.
La popolarità del gioco, uscito da qualche mese, non accenna a fermarsi, tanto che ne è uscita anche un'ulteriore versione per il nuovissimo Nintendo 3DS.

ROUND 9: AND THEY SAY THAT A HERO CAN SAVE US...

Street Fighter - X-Men VS Street FighterNel corso degli anni ’90, Capcom si era distinta anche per diversi giochi su licenza Marvel. Tra questi, spiccavano due picchiaduro a incontri basati sui personaggi dello studio americano, X-Men: Children of the Atom e Marvel Super Heroes, che riscossero un discreto successo.
La software house di Osaka decise di mettere a frutto l’esperienza e i diritti concessagli dalla Marvel per creare qualcosa di totalmente nuovo. E’ così che, nel 1996, fa il suo ingresso nelle sale giochi X-Men vs Street Fighter, un picchiaduro a incontri i cui personaggi sono alcuni fra i mutanti più celebri dei fumetti (come Wolverine, Fenomeno, Magneto o Sabretooth) e alcuni fra i combattenti della saga più famosa (come Ryu, Chun Li, Cammy o Bison). Il risultato è un gioco coloratissimo, frenetico, delirante, spettacolare che sfrutta il meccanismo del tag team per far scontrare fra loro due universi apparentemente incompatibili ma in realtà più simili di quanto sembri. Il tutto con la consueta professionalità che caratterizzava i titoli anni ’90 della casa di Osaka e un pizzico di umorismo. X-Men vs Street Fighter funziona e piace, finendo per generare anche una conversione su Playstation e Sega Saturn.
Dato il successo del gioco, l’anno successivo Capcom ci riprova e mira più in alto, lanciando Marvel Super Heroes vs Street Fighter. Stavolta, a incrociare i pugni con gli Street Fighters non saranno soltanto gli Uomini X, ma anche i principali personaggi dei numerosi fumetti Marvel, da Hulk all’Uomo Ragno, da Shuma-Gorath a Capitan America. Questo nuovo capitolo ricalca il sistema di gioco del precedente e presenta ancora più citazioni, camei e siparietti comici, aggiungendo al cast degli Street Fighters anche buffe versioni alternative dei personaggi, come Cyber Akuma e Mech Zangief. Anche Marvel Super Heroes vs Street Fighter viene convertito per Sega Saturn e Playstation.
Nel 1998 è la volta di Marvel vs Capcom: Clash of the Super Heroes, uscito per sala giochi e convertito anche per Playstation e Dreamcast. In questo nuovo capitolo di una tradizione ormai consolidata è invece l’universo Capcom a espandersi, presentando oltre ai consueti Ryu, Chun Li e Zangief di Street Fighter anche personaggi provenienti da altri giochi come Darkstalkers, Megaman o Captain Commando. Particolarità del gioco, oltre al consueto tag team, è quella di poter richiamare un terzo aiutante non giocabile. Fra i personaggi scelti per questo scopo è possibile trovare di tutto, da Thor a Arthur di Ghosts ‘n Goblins, da Jubilee a Rogue, da Colosso a Fenomeno.

Street Fighter - Marvel vs Capcom 2

Un secondo episodio, Marvel vs Capcom 2: New Age of Heroes viene rilasciato nel 2000 e presenta più di una cinquantina di personaggi selezionabili. Il gioco passa un po’ in sordina per via dell’uscita su Playstation 2 in un periodo in cui erano ben pochi i picchiaduro non 3D di una certa fama, ma viene ulteriormente convertito per console di ultima generazione nel 2009.
Il terzo episodio della saga, Marvel vs Capcom 3: Fate of Two Worlds, è stato recentemente rilasciato su Playstation 3 e Xbox 360 e si distingue dai precedenti poichè caratterizzato da una grafica poligonale di ultimissima generazione e dalla possibilità di far scontrare tra loro squadre di tre personaggi. Tra i volti noti della saga Street Fighter che partecipano a questa ulteriore lotta fra due universi vi sono Ryu, Chun Li, Akuma e Crimson Viper, inoltre c'è anche il buon vecchio sindaco Mike Haggar, che ritorna a fare a pugni dopo tanti anni di assenza.

ROUND 10: BRAWL

Nel corso degli anni ’90 la Capcom aveva un’agguerrita rivale, con sede nella stessa città, la SNK (oggi SNK-Playmore). Questa software house si specializzò ben presto nella produzione di picchiaduro a incontri, pagando un evidente pegno nei confronti dei titoli Capcom ma riuscendo comunque a creare giochi di buon livello che ottennero una buon fama, come le saghe Fatal Fury, Samurai Spirits, Art of Fighting e King of Fighters.

Street Fighter - Capcom vs SNK

Sul finire della decade, una Capcom all’apice del successo e una SNK sull’orlo del fallimento firmano un contratto per realizzare una serie di giochi crossover con i personaggi delle due case. Nascono così SNK vs Capcom: Card Fighter’s Clash (1999) e SNK vs Capcom: Card Fighters 2 Expand Edition, due trading card games usciti per Neo Geo Pocket. Un ulteriore titolo di questa saga, SNK vs Capcom: Card Fighters DS, vedrà poi la luce nel 2006 su Nintendo DS.
SNK realizza inoltre un picchiaduro a incontri che unisce i personaggi delle due case: SNK vs Capcom: The Match of the Millennium. Il gioco, uscito nel 1999 per Neo Geo Pocket, vede scontrarsi personaggi SNK come Terry Bogard, Haohmaru o Mai Shiranui con volti noti della casa rivale come Ryu, Zangief, Morrigan o Felicia.
Street Fighter - Namco x CapcomAnche la Capcom si impegna a realizzare per conto suo un gioco simile e nascono così Capcom vs SNK: Millennium Fight 2000 e Capcom vs SNK 2: Mark of the Millennium 2001, che verranno convertiti un po’ per tutte le console casalinghe del periodo riscuotendo un ottimo successo.
Un ulteriore gioco a incontri, SNK vs Capcom: Chaos, verrà poi sviluppato da SNK-Playmore nel 2003 e convertito su Playstation 2 e Xbox, ma si rivelerà essere un gioco non eccelso, sia per quanto riguarda l’aspetto tecnico sia per la scelta dei personaggi che appare un po’ casuale.
Oltre che con la SNK, la Capcom ha incrociato i propri figliocci anche con quelli di un’altra celebre casa produttrice di videogiochi, la Namco di Tokyo, nota per Tekken, Soul Calibur o Klonoa.
Frutto di questa collaborazione è Namco x Capcom, uscito per Playstation 2 nel 2005. Trattasi di un gioco di ruolo in cui i personaggi delle due case vengono chiamati a combattere insieme contro un nemico comune, aiutando i protagonisti (personaggi inventati appositamente per il gioco). Fra i tanti personaggi Capcom coinvolti e utilizzabili dal giocatore figurano anche Ryu, Chun Li e Mike Haggar.
La collaborazione tra le due case, tuttavia, non si esaurisce qui. Sono infatti in produzione due picchiaduro a incontri, Tekken vs Street Fighter e Street Fighter vs Tekken, che, sviluppati parallelamente dalle due case, faranno scontrare i personaggi dei rispettivi giochi principali.
Un ulteriore collaborazione, più recente, è quella con la Tatsunoko, storica produttrice di cartoni animati. Tatsunoko vs Capcom: Ultimate All Stars (Tatsunoko x Capcom: Cross Generation of Heroes, in patria), uscito nel 2009 per Nintendo Wii, è un picchiaduro che mette in campo personaggi Capcom come Ryu, Alex di Street Fighter III e Chun Li e vecchie glorie dell’animazione giapponese come il Trio Drombo di Yattaman, Kyashan, i Gatchaman o Polymar.

ROUND 11: INFINITA E’ LA STRADA DEI GUERRIERI

Ryu e compagni, nel corso degli anni, hanno donato alla Capcom un’immensa fama, e sono comparsi in innumerevoli titoli. Gli inside-jokes dei programmatori che li fanno comparire sullo sfondo o come guest stars in altri giochi slegati dalla saga non si contano, siano essi Final Fight 2, Muscle Bomber o Rival Schools. Tuttavia, nel corso degli anni sono stati rilasciati anche diversi giochi che schierassero i diversi personaggi Capcom intenti a interagire (e darsele di santa ragione) fra di loro, senza incrociarsi con personaggi di altre case. Il primo di questi esperimenti è Super Puzzle Fighter II Turbo (Super Puzzle Fighter II X) del 1996, un bizzarro puzzle game sulla falsariga di Tetris e Puzzle Bobble che presenta le versioni deformed di personaggi storici della casa di Osaka come Ryu, Ken, Chun Li, Sakura, Morrigan o Felicia. Il gioco viene poi convertito su Pc, Playstation e Game Boy Advance.
Street Fighter - Pocket FighterL’anno successivo, gli sprite dei personaggi deformed utilizzati in questo gioco vengono riutilizzati in Super Gem Fighter Mini Mix (Pocket Fighter in Giappone), un picchiaduro demenziale ricco di umorismo e autocitazioni, dove le versioni deformed dei lottatori si scontrano fra loro con tecniche assurde. Il gioco, purtroppo un caso isolato nonostante le numerose conversioni, presenta nuove, divertentissime, storylines che fanno incrociare fra loro personaggi provenienti da Street Fighter, Darkstalkers e Warzard e degli sfondi stracolmi di divertentissime autocitazioni.
Un nuovo crossover, questa volta più serio, risale al 2004. Capcom Fighting Evolution (Capcom Fighting Jam in patria) è un classico picchiaduro a incontri uscito su Playstation 2 che schiera personaggi provienienti dalle diverse saghe Capcom.
La saga Street Fighter, inoltre, ha avuto anche diversi spin off o episodi particolari di scarsa importanza. Tra questi si annovera Street Fighter: The Movie (Street Fighter: Real Battle on Film, in patria), un picchiaduro in 2D che sfrutta la tecnica del motion capture (in stile Mortal Kombat) e che offre la possibilità di giocare nei panni dei personaggi del film del 1994 basato sul videogame (di cui parleremo più avanti). Come il film da cui è tratto, il gioco risultò essere bruttino e fu presto dimenticato.
Un ulteriore spin off di scarsa diffusione è Street Fighter Online: Mouse Generation, un gioco nato da una collaborazione tra Capcom e Revoltech e uscito nel 2009 su Pc. Il titolo, che permette di personalizzare i propri personaggi e si gioca unicamente via mouse, vede personaggi di Street Fighter come Ryu, Guile, Ken o Zangief scontrarsi improbabilmente con i Cyborg di Shotaro Ishinomori o con i personaggi creati dallo scrittore Louis Cha.
Chiudiamo questa rassegna menzionando Street Fighter 2010: The Final Fight (2010: Street Fighter in Giappone), gioco d’azione uscito nel 1990 su Nintendo Famicon, che con la celebre saga non ha nulla a che vedere, tranne che negli Stati Uniti. La versione americana del gioco è infatti stata modificata ed è stato detto che il protagonista della vicenda, in quella versione, altri non è che il biondo Ken, in una improbabile versione futuristica che lo affranca dal classico kimono rosso.

ROUND 12: BOTTE A FUMETTI

Quando un videogioco ottiene successo, è inevitabile che si espanda, finendo per toccare ulteriori campi, come l’animazione o il fumetto. Anche Street Fighter non è sfuggito a questo destino.
Street Fighter - Ryu MangaStreet Fighter II: Ryu è uno dei primi fumetti tratti dal gioco, nonché uno dei più famosi. Firmato da Masaomi Kanzaki (Kaze, Xenon), viene pubblicato nel 1993 per l’editore Tokuma Shoten in tre volumi. Basandosi sulle vicende dell’originale Street Fighter II, il fumetto le reinterpreta presentando qualche gradevole variazione sulla trama di base. Avremo un Ryu scanzonato e mangione invece che serioso come nel videogame e anche gli altri personaggi saranno approfonditi e resi in maniera ora divertente ora piacevolmente introspettiva, con uno stile di disegno tipico dei primi anni ’90. A questa produzione va inoltre il merito di aver dato una prima rappresentazione grafica del personaggio di Gouken, che sarà poi riutilizzata molti anni dopo quando finalmente il maestro di Ryu e Ken avrà un suo volto ufficiale.
Street Fighter II: Ryu è anche una delle prime opere a fumetti basate sulla serie a giungere sul suolo americano, dove viene pubblicato da una costola statunitense della stessa Tokuma Shoten. La versione americana, tuttavia, presenta diversi rimaneggiamenti in quanto viene dilazionata in brevi albetti di poche pagine l’uno, le tavole vengono ingrandite, ribaltate e colorate, inoltre vengono cambiati diversi dialoghi. Questi albetti, raccolti poi in volumi monografici, coprono tuttavia soltanto i primi due volumi dei tre che compongono la versione originale. Il terzo volume, che vede la lotta dei personaggi contro le loro copie malvagie, non venne pubblicato fino al 2004, anno in cui Udon Comics ristampò il fumetto in formato fedele all’originale, con tanto di tavole originali in bianco e nero e del terzo volume mancante.
Street Fighter II: Ryu, col semplice titolo Street Fighter II, arriva anche in Italia, pubblicato dalla Star Comics nel 1995. L’edizione italiana, tuttavia, è basata su quella americana, e dunque anche noi avemmo la mancanza del terzo volume e le tavole ribaltate e ricolorate. Al fumetto fu inoltre allegato l’album di figurine di Super Street Fighter II.
Un autore molto importante per i manga legati a Street Fighter è Masahiro Nakahira, che ha realizzato nel corso degli anni ’90 diverse opere su questa licenza. La prima di queste opere è Super Street Fighter II: Cammy Gaiden del 1994, pubblicata in un volume unico per Shueisha. Si tratta di uno spin off incentrato sulla storia personale della bella soldatessa segnata da un misterioso passato.
Seguono poi nel 1996 un adattamento in due volumi di Street Fighter Alpha, basato sui primi due giochi della serie, e Street Fighter: Sakura Ganbaru, miniserie di due volumi incentrata sulla simpatica liceale in marinaretta col pallino delle arti marziali. Infine, nel 1997, esce Street Fighter III: Ryu Final, basato sul terzo capitolo della serie e incentrato su Ryu e sulla sua battaglia personale contro Akuma e contro lo spirito oscuro dell’Hadou che rischia di lacerargli l’anima.
Le opere di Nakahira, tutte quante ripubblicate in diverse edizioni sia in Giappone che in America, sono invero parecchio importanti, in quanto diverse idee elaborate dall’autore per i suoi fumetti sono poi state canonizzate e riutilizzate nei videogiochi, come ad esempio i personaggi di Evil Ryu e di Karin Kanzuki.
Del 1995 è invece Street Fighter II V: Retsuden di Yasushi Baba, pubblicata in tre volumi da Kodansha. Trattasi di una riscrittura dell’omonima serie televisiva dello stesso anno, che ne riprende per sommi capi lo stile di disegno, ma ne cambia completamente la storia, rendendola meno profonda e più bambinesca. Quest’opera è giunta anche in Italia, pubblicata a puntate sul mensile Game Over della Star Comics fra il 1997 e il 1999.
Altri adattamenti manga dei videogiochi sono Street Fighter Zero 2 di Takumi Karina, pubblicato nel 1997 da Kodansha, e Super Street Fighter II X Gaiden di Mami Hito del 1999.
La saga Capcom ha inoltre ispirato un fiorente mercato di fumetti a Hong Kong, dove la casa editrice Jade Dynasty ha realizzato una dozzina di serie a fumetti basate sui vari giochi di Street Fighter, alcune di queste pubblicate anche in Italia tra la fine degli anni ’90 e i primi anni del terzo millennio. Si tratta di fumetti prettamente d’azione, pubblicati senza avere i diritti dei personaggi originali e dunque presentanti storie, setting e personaggi spesso totalmente differenti da quanto visto nei giochi.

Street Fighter - Udon Comics

Per quanto riguarda il mercato americano, invece, se escludiamo un adattamento in comic book del film del 1994, sono moltissimi i fumetti legati a Street Fighter che è possibile trovarvi.
A partire dal 2004, infatti, la casa editrice Udon Comics ha stretto accordo con Capcom America non solo per dare ai suoi disegnatori il compito di illustrare i giochi futuri (come Capcom Fighting Evolution o il remake in alta definizione di Super Street Fighter II Turbo), ma anche per distribuire negli States tutti i manga della serie in edizione fedele all’originale. Oltre questo, la Udon Comics si occupa anche di realizzare svariate serie a fumetti basate sui videogames. Ve ne sono moltissime, da semplici adattamenti dei videogiochi a spin off basati su Sakura come su Chun Li o Ibuki.
Udon Comics fa un ottimo lavoro. La collaborazione con la casa produttrice garantisce un rispetto delle trame e dei caratteri originali e, nonostante lo spostamento ai giorni nostri delle vicende, sono fumetti che un appassionato della serie troverà superbi.
La prima saga della serie, in tre volumi, è stata pubblicata anche in Italia dall’editore romano Italycomics, che però, dopo aver interrotto la riduzione da edicola della stessa per scarse vendite, non si è al momento detto interessato a continuare la pubblicazione delle altre saghe per via dell’elevato costo dei diritti che gli è stato richiesto dall’editore americano.

ROUND 13: FAMMI SENTIRE IL CUORE CHE GRIDA DAL DOLORE

Street Fighter II MovieInsieme agli adattamenti a fumetti, sono state realizzate anche diverse trasposizioni animate della serie. La prima in ordine di tempo è Street Fighter II – The Movie, del 1994. Basato su Super Street Fighter II Turbo, il film presenta tutti i personaggi e le vicende del gioco in maniera molto fedele, sia dal punto di vista grafico sia da quello caratteriale, anche se non tutti i personaggi riescono a trovare il giusto spazio nella storia e questo penalizza un po’ il film.
Nonostante questo difetto, il film ottiene uno straordinario successo. Merito dell’estrema fedeltà al videogioco, come anche dell’ottimo lavoro del Group Tac che lo ha realizzato e del suo staff, capitanato dal grandissimo regista Gisaburo Sugii (Touch, Glass no kamen, Arashi no yoru ni) per continuare con esperti doppiatori come Kaneto Shiozawa, Daisuke Gouri, Hiromi Tsuru, Chikao Ohtsuka e Ginzo Matsuo. Da segnalare che molte scelte grafiche e di trama operate nel film (come mostrare un Bison e un Sagat più massicci, un combattimento contro Sagat in una landa erbosa di notte, il flashback in cui un giovane Ken regala la sua fascia rossa a un giovane Ryu e il mantello rosso che Zangief indossa prima dei combattimenti) sono poi state riutilizzate nella trilogia Street Fighter Alpha, il cui primo episodio sarebbe uscito l’anno successivo al film.
Il lungometraggio è uscito in Italia in videocassetta negli anni ’90 per Manga Entertainment, in un’edizione purtroppo succube dei diversi rimaneggiamenti alla colonna sonora e al video operati dagli Americani, ma che schiera ottime voci del doppiaggio milanese come Luigi Rosa, Claudio Ridolfo, Tony Fuochi, Pietro Ubaldi e Mario Zucca.
Lo stesso staff del film realizzò poi Street Fighter II: Yomigaeru Fujiwara-kyou – Toki wo kaketa fighter-tachi, cortometraggio realizzato per una mostra sull’antico Giappone che vede Ryu, Ken, Chun Li e Honda finire trasportati indietro nel tempo, all’epoca Fujiwara, e interrogarsi sulla vita del tempo mentre cercano di tornare al presente.
Il film servì come banco di prova per Street Fighter II V, serie televisiva in 29 puntate realizzata l’anno dopo dallo stesso staff. La serie si distacca dal videogioco presentando un diverso design dei personaggi (qui più giovani d’età) e numerose differenze nelle storie personali e negli schieramenti degli stessi, ma ottiene un ottimo successo di pubblico grazie anche alla superba realizzazione tecnica e all’ottimo cast che comprende tra gli altri anche Tessho Genda, Tomomichi Nishimura, Kazuki Yao, Chisa Yokoyama e Akio Ohtsuka. Il ringiovanimento dei personaggi fu inoltre una delle idee alla base della trilogia Street Fighter Alpha.
Street Fighter II V è inoltre giunto anche in Italia negli anni ’90, trasmesso su diverse reti locali e pubblicato in videocassetta da Dynamic Italia (per la quale si registra anche una recentissima uscita in un cofanetto dvd). L’edizione italiana presenta nel cast grandissimi nomi del doppiaggio romano come Andrea Ward, Vittorio Guerrieri, Roberto Pedicini, Stella Musy, Fabrizio Pucci, Paolo Buglioni o Piero Tiberi. Inoltre, cosa particolarissima e al tempo molto apprezzata, in sostituzione delle sigle originali giapponesi fu usato “Tra cielo e terra”, un brano dei Dhamm, gruppo rock di discreta popolarità in quegli anni.

Street Fighter II V

Seguono poi due lungometraggi basati sulla trilogia Alpha. Il primo, Street Fighter Alpha, del 1999, si basa sui primi due capitoli e se ne distacca narrando una storia originale in cui Ryu deve vedersela con uno scienziato malvagio e con un presunto fratellino dai molti misteri. Il film, nonostante la buona resa tecnica e il buon doppiaggio che comprende fra gli altri Ai Orikasa, Ryuzaburo Otomo, Hidenari Ugaki e Wataru Takagi, non brilla particolarmente né per trama né per sfruttamento dei personaggi, che risultano assai sacrificati.
Segue nel 2001 Street Fighter Alpha: Generations, unicamente dedicato allo scontro fra Ryu e Akuma, ma la storia poco rispettosa dell’originale videoludico e la mancanza di quasi tutto il cast lo penalizzano molto, nonostante la buona resa grafica e la presenza di doppiatori famosi come Yuri Amano e Daisuke Gouri.
In tempi più recenti, infine, sono stati realizzati due film dedicati all’ultimo nato Street Fighter IV, Street Fighter IV: Arata naru kizuna e Super Street Fighter IV, rispettivamente basati sui due giochi omonimi.
Concludiamo la nostra rassegna di produzioni animate basate sulla saga citando in ultimo una serie televisiva divisa in due stagioni, per un ammontare di 26 episodi complessivi, realizzata in America nel 1995. Questo cartone animato, basato a grandi linee sulla trama del film del 1994, si incastona perfettamente in una tradizione di serie americane “per maschietti” e più che Street Fighter sembra la serie animata degli X-Men o G.I. Joe, in quanto il protagonista è Guile, che, formando una squadra di Street Fighters (che comprende Ryu, Ken, Chun Li, Blanka e persino Deejay e Balrog), si oppone alla Shadowlaw di Bison (che fra le sue fila comprende anche un inetto Zangief che incarna lo stereotipo del “tutto muscoli e niente cervello”). Pescando a piene mani non solo da Street Fighter II, ma anche dalla serie Alpha e da Final Fight, la serie è tuttavia bruttina e non raggiunge, giustamente, lo stesso successo delle produzioni giapponesi ben più curate e rispettose della trama originale.

ROUND 14: GAME OVER!

Street Fighter - Live ActionIl successo che Street Fighter II e i suoi upgrade hanno riscosso in tutto il mondo nel corso degli anni ’90 hanno anche portato ad una trasposizione del gioco in un live action hollywoodiano.
Uscito nel 1994 per la regia di Stephen E. De Souza, Street Fighter: Sfida finale del videogame in realtà ha ben poco, soltanto i nomi (neppure le fisionomie, in diversi casi) dei personaggi. Il protagonista, infatti, non è né Ryu né tantomeno Ken (qui ridotti a meri ladruncoli da strada), bensì il colonnello William Guile, incaricato di abbattere la dittatura del perfido Bison, impedire i suoi piani di conquista e salvare gli ostaggi da lui rapiti. Sono presenti più o meno tutti i personaggi di Super Street Fighter II, ma le differenze con la trama originale sono innumerevoli. Per fare qualche esempio, Dhalsim è uno scienziato costretto a lavorare per Bison, Honda è hawaiano e insieme a Chun Li e Balrog fa il giornalista, Zangief è un affiliato della Shadowlaw, Charlie viene catturato da Bison e trasformato in Blanka. Il film conta su un cast di volti più o meno famosi del cinema di serie B e della cultura popolare degli anni ’90 come Jean Claude Van Damme (Universal Soldier, Timecop) nel ruolo di Guile, Wes Studi (Balla coi lupi, L’ultimo dei mohicani) come Sagat, Kylie Minogue (celebre popstar australiana) nel ruolo di Cammy, Andrew Bryniarsky (noto per l’adattamento cinematografico di Lobo e per il ruolo di Leatherface nel remake di Non aprite quella porta) come Zangief e il compianto Raul Julia (La famiglia Addams), scomparso poco dopo la fine delle riprese, nel ruolo di Bison.
Nonostante il successo commerciale che lo porta ad incassare tre volte il costo di produzione e a generare fumetti, cartoni animati, videogiochi e giocattoli dedicati, il film è stato – anche un po’ giustamente, data la scarsa attinenza coi videogiochi e l’aria da film trash – pesantemente stroncato dalla critica e oggi viene ricordato come uno dei punti più bassi della cinematografia dedicata ai videogames.
Quindici anni dopo, viene prodotto un nuovo lungometraggio basato sulla serie, Street Fighter: La leggenda (Street Fighter: The Legend of Chun Li), per la regia di Andrei Bartkowiak. Stavolta i riflettori sono puntati su Chun Li, interpretata dalla bella Kristin Kreuk (Lana Lang in Smallville), e sulla sua storia personale. A spalleggiarla, troviamo Michael Clarke Duncan (Il miglio verde, Daredevil) nel ruolo di Balrog, Robin Shou (Mortal Kombat) in quello di Gen e Taboo dei Black Eyed Peas in quello di Vega.
Il film è stato stroncato dalla critica ed è stato un clamoroso insuccesso, facendo sì che venisse distribuito soltanto in home video, bloccando la produzione di film monografici legati ai vari personaggi che era nelle intenzioni iniziali.
Un’ulteriore trasposizione in live action del videogioco è un cortometraggio amatoriale, ufficializzato da Capcom stessa, intitolato Street Fighter: Legacy, uscito nel 2010 e incentrato su Ryu e Ken.

Street Fighter: The Later Years 1

Menzione d’onore per Street Fighter: The Later Years, miniserie amatoriale in nove episodi realizzata tra il 2006 e il 2008 dal sito Collegehumour. In questa spassosa reinterpretazione vediamo cosa accade, dieci anni dopo, a quei gloriosi guerrieri che tanto ci fecero sognare negli anni ’90. Ryu vende corsi di Hadouken per corrispondenza, Blanka lavora come elettricista, Chun Li in una lavanderia, Bison è sulla sedia a rotelle, Vega un attore di telenovelas fallito, Dhalsim un tassista, Zangief spazza i pavimenti in una sala giochi e si vergogna dei ragazzini che parlano del suo personaggio giocando al cabinato di Street Fighter 2 e Guile cerca di spillare alla Capcom i soldi delle royalties sul suo personaggio, ma quei giorni gloriosi degli anni ’90 sono ancora vivi nei loro cuori e, chissà, magari un giorno ritorneranno.
La miniserie, col suo umorismo e le sue numerose citazioni non solo a videogiochi Capcom ma anche a film storici come The Blues Brothers, ha riscosso un grandissimo successo sul web e una recente intervista a Mike Fass, che nella fiction interpreta Zangief, ha rivelato che Capcom è interessata a trasformarla in un telefilm ufficiale.

Street Fighter: The Later Years 2Street Fighter: The Later Years 3

Concludiamo spendendo due parole sul merchandising relativo alla serie. Nel corso degli anni, da Street Fighter sono infatti stati tratti pupazzetti di ogni forma e colore, portachiavi, figurine, carte telefoniche, giocattoli, giochi di carte, giochi di ruolo da tavolo, videocassette, dvd, laser disc, Caps, linee scolastiche, libri, cd musicali che raccoglievano le moltissime colonne sonore dei videogiochi o le tributavano facendo cantare i temi dei personaggi da eminenti personalità come Hironobu Kageyama. Si tratta di vicende e personaggi ormai scolpiti nell’immaginario collettivo di intere generazioni, che si trovano spessissimo dunque a citarle (le citazioni in film, telefilm, manga, anime, altri videogiochi non si contano, e vi sono anche diverse band musicali che tributano spesso e volentieri i giochi, i personaggi e le colonne sonore). Un successo immenso, che a tutt’oggi non accenna a fermarsi, nonostante più di vent’anni siano passati dall’uscita del primo episodio. Un incantesimo che colpisce chiunque abbia anche solo guardato di striscio questi guerrieri battersi e che obbliga ad amarli per la vita.

NOTE DELL’AUTORE

Per dovere di cronaca devo comunque informarvi che nelle versioni americane ed europee dei giochi sono stati operati dei cambi ai nomi dei personaggi rispetto a quelle giapponesi (e, in molti casi, anche censure al sangue o ai dialoghi fra i lottatori, che risultano ben più banali, stereotipati quando non addirittura totalmente differenti nelle versioni anglofone). Nella fattispecie, lo spagnolo mascherato noto dalle nostre parti come Vega in Giappone si chiama Balrog, il pugile Balrog in Giappone si chiama M. Bison (Laddove la M. sta per Mike. Il riferimento al pugile Mike Tyson è chiarissimo, e pare sia stato operato il cambio dei nomi proprio per evitare beghe legali con quest’ultimo) e il boss finale noto da noi come M. Bison in Giappone è il Comandante Vega.
Altri personaggi cui è toccata una sorte simile sono Akuma, che in Giappone si chiama Gouki, e Charlie, che in Giappone si chiama Nash (sebbene di recente sia stato ufficializzato che i due nomi sono il nome e il cognome del personaggio, che dunque fa Charlie Nash di nome completo).
In questo articolo ho scelto di utilizzare i nomi delle versioni americane ed europee perché sono quelle giunte nel nostro paese e dunque sono questi i nomi con cui moltissimi giocatori italiani, io in primis, conoscono i personaggi.
Grazie per l’attenzione.

Street Fighter PG

Ultimo aggiornamento: 31/03/2011

Autore: Kotaro