Riprendiamo, dopo una breve pausa, il nostro periodico appuntamento con l’universo dei Myth Cloth in collaborazione con Myth Cloth Passion, e andiamo a conoscere il cavaliere più vicino agli dei.

Il modello in questione è ben datato, una delle prime uscite, e naturalmente per logica lo si accomunerebbe a uno standard più basso, un livello meno curato come estetica e meccanica delle componenti. Stranamente non è proprio così.
Il corpo G1, quello standard per tutti, ha naturalmente i suoi limiti, che risaltano volendo riprodurre la famosa posizione di meditazione di Shaka, ma per il resto non si hanno particolari problemi di sorta, e anche l’ampio assortimento di mani favorisce la nostra fantasia nell’inventare nuove dinamiche di movimento.

L’armatura colpisce sicuramente per la sua figura longilinea e armoniosa, come nella cloth di Ariete abbiamo forme euritmiche e dettagli ben curati; piede, gamba e copri coscia si susseguono con pochi stacchi accostandosi l’un l’altro in maniera perfetta.
Il gonnellino è come sempre collegato al busto tramite il dorsale in plastica, ed è costituito da due shaka-virgo-mythshaka-virgo-mythcomponenti laterali fortemente avvolgenti che coprono gran parte del fianco, per poi chiudersi precisamente con la frangia posteriore e quella anteriore, riproducenti fedelmente la decorazione vista nell’anime.
Il busto è come un tutt’uno con la parte inferiore. Ben progettato, copre adeguatamente e si lega bene con le ampie spalline caratteristiche di questo cavaliere d’oro, che presentano al di sotto altri due piccoli coprispalle che si agganciano direttamente al perno della spalla.

Bracciali e copri avambraccio sono piccoli, ma non rappresentano un difetto allarmante; consentono una buona mobilità in compenso. Il vero difetto è sicuramente la testa.
Viso poco somigliante, testa grossa e casco ancora più grande. I capelli assomigliano più a un casco di banane, e di certo la testa di Andromeda non migliora la situazione… fortunatamente Bandai ci ha fatto dono dell’Appendix.

Quello di Virgo non è nulla di eccezionale, siamo stati abituati fin troppo bene con quelli di Aioria, Mur o Milo (di cui parleremo prossimamente), ma anche in questo caso è stato il primo della specie, un esperimento di vendita, di gradimento insomma (primo set Appendix: Seiya v3, Radhamantis, Gemini, Virgo), e naturalmente non è stato progettato in maniera ampia, non era indirizzato a sconvolgere l’armatura con un cambio di bracciali o un cambio di busto completo.

Il volto nuovo è perfettamente somigliante, occhi chiusi o aperti l’espressione è ottima, e l’ottimo elmo può coronare o meno l’opera, di grande bellezza in entrambi i casi.
Unica opzione discutibile sono i capelli, ben fatti ma troppo dinamici: i capelli trasportati lateralmente sono apprezzabili solo in certe pose.

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Niente mani nuove. Riteniamoci fortunati che il cavaliere in esame ne fosse già ben fornito. Da segnalare anche la presenza di un “preserva-collo” (detto in gergo), nient’altro che un collo da mettere sopra quello del corpo originale, ma l’effetto non è dei migliori. Consiglio: prendete il bustino dell’Appendix e tiratene fuori il collo semplicemente incastrato. Noterete che è identico a quelli inseriti nei corpi standard, solo più dettagliato… prendete quindi il corpo G1 di Shaka, smontatelo allentando le tre piccole viti e sostituitelo: niente di più facile, e il risultato è più che fenomenale!