Riportiamo direttamente dal blog di Andrea Baricordi, dei Kappa Boys, un articolo scritto a quattro mani dallo stesso e dal traduttore Emilio Martini sull'adattamento di Giant Robot: il giorno in cui la terrà bruciò:


Giant RobotADATTARE O ADOTTARE?

Nell’adattare i testi di Giant Robot: Il giorno in cui la Terra bruciò, ci siamo ritrovati ad affrontare un ‘mostro sacro’ dell’immaginario nipponico anche per quanto riguarda il fandom italiano.
La serie animata degli Anni Novanta è rimasta ben impressa nella memoria del suo pubblico, e di conseguenza anche i nomi dei personaggi, le tecniche di combattimento, i luoghi citati, e via dicendo.
In alcuni casi abbiamo scelto di mantenere la versione ormai nota, soprattutto per quanto riguarda i nomi delle organizzazioni, ritenendo ben eseguito l’adattamento operato dai nostri predecessori. Questo discorso vale, per esempio per l’Organizzazione di Polizia Internazionale (in origine:
Kokusai Keisatsu Kikan), benché in questa specifica serie a fumetti avremmo dovuto tradurla in “Alleanza di Polizia Internazionale” (in origine: Kokusai Keisatsu Rengou). Aggiungere l’ennesima variazione alle già numerose esistenti sarebbe stato deleterio per la comprensione. Lo stesso dicasi per l’Élite dei Dieci (in origine: Jukesshu), che avrebbe potuto essere anche “I Magnifici Dieci”. Ma un buon adattamento non si cambia: si adotta.
Alcuni nomi invece sono stati cambiati per meglio restituire la fonetica e il significato originale.
È per esempio il caso di Chujo, che nella versione animata italiana appariva come Nakajo a causa di una differente lettura dell’ideogramma iniziale che ne compone il nome. Allo stesso modo, abbiamo corretto il tiro su alcuni nomi, sia di personaggi, sia di organizzazioni, che ritenevamo fossero più vicini all’originale nella versione che qui vi presentiamo, come per esempio I Nove Grandi, che nella nostra versione sono tradotti alla lettera come I Nove Sovrani Supremi.
Per quanto riguarda i numerosi personaggi di origine cinese che appaiono in Giant Robot, ci si è posto un doppio problema di trascrizione (se non triplo, calcolando che i nomi cinesi possono essere letti in più modi diversi). Nella versione animata veniva utilizzata la lettura nipponica di questi nomi, che in un certo senso costituisce una sorta di storpiatura comunemente accettata: più o meno come anticamente nel nostro paese si usava italianizzare nomi stranieri quali Francis Bacon, John Hawkwood e Mary Stewart, creando strani ibridi fonetici quali
Francesco Bacone, Giovanni Acuto e Maria Stuarda.
Volendo evitare questo effetto, abbiamo pertanto mantenuto i nomi cinesi originali, riportando tra parentesi la trascrizione con pronuncia nipponica, quella più conosciuta dagli appassionati. In questo modo, anche personaggi molto noti grazie alla versione animata italiana (come Taiso e il Professor Go) appaiono qui col loro ‘vero’ nome cinese (Dai Zong e Maestro Wu). Lo stesso dicasi per luoghi e colpi speciali (Ryozanpaku è tornato a essere l’originale Liang Shanpo, ovvero la montagna della provincia cinese dello Shandong, roccaforte dei 108 leggendari protagonisti del romanzo storico “I Briganti”) o addirittura – nel caso in cui si è resa necessaria la traduzione – le cariche e i titoli militari e nobiliari (quello di Han Xin / Kanshin è contemporaneamente “marchese” e “maresciallo”, o addirittura “grand’ammiraglio”).


ALLA RICERCA DELLA CITAZIONE PERDUTA

Continuamente citati (e utilizzati come interpreti) dagli autori di Giant Robot sono i personaggi dei cosiddetti “Quattro Grandi Romanzi Classici” della letteratura cinese.
Soprattutto nelle scene di massa ne troverete parecchi, e magari li vedrete apparire per pochi istanti, e poi sparire per sempre.
Sono coinvolti quasi tutti i personaggi che hanno un nome cinese, e li potete cercare nelle seguenti opere – soprattutto le prime tre elencate qui di seguito – pubblicate anche in Italia: Son Goku, lo Scimmiotto di Pietra (fonte d’ispirazione per innumerevoli rivisitazioni moderne, tra cui il celeberrimo
Dragon Ball, il più recente Saiyuki, il fantascientifico Starzinger e The Monkey di Osamu Tezuka), Il Romanzo dei Tre Regni (la cui più recente versione cinematografica è La Battaglia dei Tre Regni diretta da John Woo nel 2009), I Briganti (di cui è celebre in Italia la versione a fumetti realizzata dal nostro Magnus) e Il Sogno della Camera Rossa (la cui versione cinematografica è pressoché sconosciuta in Occidente).
Buona caccia!

A cura di Andrea Baricordi & Emilio Martini.