no child pornographyRecentemente un gruppo di lavoro di nove Ministeri, con la collaborazione di importanti agenzie nazionali, ha raggiunto un accordo riguardo il blocco dell'accesso internet a siti contenenti materiale pedopornografico. Quest'ultimi, infatti, saranno bloccati non appena verranno scoperti e non si dovrà più aspettare che gli operatori del sito si conformino alle richieste di cancellazione.

L'accordo è giunto dopo che il Ministro per le Comunicazioni, fermamente convinto che il Governo debba essere cauto nel prendere la decisione di oscurare contenuti sensibili, è stato persuaso dalla "Agenzia di Polizia Nazionale" (Keisatsu-cho) e altri Ministri che proteggere i bambini viene prima di tutto. Infatti le immagini online possono essere facilmente copiate e diffuse, aggravando il potenziale danno per i bambini vittime degli abusi.

Il Gabinetto punta ad adottare una serie di contromisure (incluso il blocco diretto dei siti in questione) già dal mese corrente, in modo da migliorare le norme la prossima primavera.

Con la paura che tagliare forzatamente l'accesso degli utenti a certi siti web possa violare la privacy garantita dalla Costituzione e infrangere la libertà di espressione, il Ministero degli Affari Interni e il Ministero delle Comunicazioni hanno fatto presente che l'accesso sarà bloccato solo quando cancellare i siti pericolosi risulterà difficile.

Dietro il piano, l'APN e l'"Internet Hotline Center", un'organizzazione che lavora in collaborazione con la prima, saranno incaricati di rintracciare i siti con i contenuti da eliminare. L'iter applicativo prevede, infatti, che non appena sarà scovato un sito con i contenuti incriminati, i provider ne blocchino puntualmente l'accesso, la polizia investighi e il centro ne chieda la cancellazione agli operatori stessi. I siti con server localizzati fuori dal Giappone saranno ugualmente soggetti ai provvedimenti pianificati.

Nel gruppo del G8, solo Giappone e Russia non proibiscono il possesso di materiale pedopornografico e, proprio per questo, negli ultimi tempi, il Giappone è infatti incorso in una condanna internazionale per non aver preso una forte posizione in materia.