Kenichi 3Pensando al Sol Levante (e all’estremo Oriente in generale), uno degli elementi caratterizzanti che ci saltano subito alla mente è quello delle arti marziali, aiutati anche da una vasta filmografia sia orientale che occidentale, dai numerosi videogiochi a tema prodotti da software house nipponiche o anche agli innumerevoli fumetti e cartoni animati che ne trattano.
Shijou saikyou no deshi Kenichi (Kenichi, il discepolo più forte della storia), noto anche con i titoli inglesi History’s Strongest Disciple Kenichi e Kenichi the Mightiest Disciple o più semplicemente come Kenichi, appartiene a quest’ultima categoria, dimostrandosi uno dei suoi esempi più attuali.
Protagonista della storia è il giovane Kenichi Shirahama, un ragazzo di buon cuore ma molto pavido e perciò sottomesso a tutti i bulli e campioni sportivi della scuola.
La sua vita è però destinata a cambiare grazie all’incontro con Miu Furinji, una bella e prosperosa compagna di scuola di cui il ragazzo si innamora all’istante e che si rivela essere abilissima nelle arti marziali.
Per amore della bella Miu, Kenichi si ritroverà ad iscriversi al Ryozanpaku, il dojo di arti marziali gestito dall’imponente Hayato “L’invincibile superuomo” Furinji, il nonno della ragazza.
Oltre a Miu e suo nonno, nel dojo vivono anche cinque scrocconi d’eccezione, che diverranno per Kenichi degli infernali ma preparatissimi maestri sulla strada delle arti marziali e della vita stessa: Shigure Kousaka, abilissima e affascinante ninja; Shio Sakaki, possente karateka; Koetsuji Akisame, esperto di jujitsu nonché bizzarro filosofo; Ma Kensei, piccolo e pervertito maestro di kenpo cinese e agopuntura costantemente alla ricerca di foto sexy di Miu o Shigure e Apachai Hopachai, colossale kickboxer estremamente gentile ma totalmente incapace di controllare la sua enorme potenza.
Una volta entrato a far parte di questa bizzarra e scalcinata famiglia di marzialisti, per Kenichi sarà l’inizio di una strada lunga e tortuosa, piena di allenamenti durissimi e fuori di testa, di scontri all’ultimo respiro contro i numerosi bulli della sua scuola che intendono sfidarlo a più riprese (in particolare quelli appartenenti alla misteriosa associazione di marzialisti chiamata Ragnarok), di lacrime, sudore e sangue… riuscirà a sopportare tutto questo traendo forza solo dai battiti del suo cuore che vanno a mille al pensiero di percorrere la stessa strada dell’amata Miu, o soccomberà per mano di qualche teppista avversario se non addirittura di quegli orchi dei suoi maestri?

Kenichi 1

Il manga, ad opera di Shun Matsuena, dapprima appare dal 2000 al 2002, col titolo di Tatakae! Ryozanpaku! Shijou saikyou no deshi, sulle pagine della rivista Shonen Sunday Super dell’editore Shogakukan, per poi essere raccolto in 5 volumi.
Dato il successo dell’opera, si decide di riproporlo, per dargli più visibilità, sulla rivista ammiraglia Shonen Sunday, ed ecco che nel 2002 fa il suo debutto un “remake” del fumetto, dal titolo definitivo di Shijou saikyou no deshi Kenichi.
La nuova avventura del discepolo più forte della storia riesce a superare la popolarità della precedente, piazzando ogni nuova uscita del manga nella top ten dei volumi più venduti dell’intero Giappone e facendo sì che l’opera sia tutt’oggi in corso, con 43 volumetti all’attivo.
Come struttura di base, la storia di Kenichi è piuttosto semplice. Di ragazzi sfigati che diventano campioni di arti marziali grazie ad allenamenti fuori di testa ne abbiamo conosciuti moltissimi, in passato, dal kickboxer Noritaka al celeberrimo Karate Kid di John Avildsen. Eppure Kenichi, in un mondo moderno come quello di oggi, riesce ancora a piacere presentando elementi “old school”.
L'opera si rifà apertamente ai classici del genere, riprendendo ciò che di buono c’era in opere sulle arti marziali, serie o demenziali che fossero, come i già citati Noritaka e Karate Kid, ma anche il primo Dragon Ball, Hokuto no Ken, Sakigake! Otoko Juku, Le bizzarre avventure di Jojo, Ranma ½, Virtua Fighter, Fatal Fury o Street Fighter.
In Kenichi non manca proprio nulla di ciò che fa grande una storia di arti marziali: gli allenamenti bizzarri, i maestri fuori di testa ma anche depositari di un’antica saggezza, il dojo di famiglia, il maestro pervertito, il vecchio coi muscoli pompati, i viaggi iniziatici d’addestramento, le procaci e rapide fanciulle vestite all’orientale, il percorso di crescita personale, l’energia spirituale, i teppisti urbani, ma anche e soprattutto quella concezione di “Le arti marziali si basano sul principio che nessuno deve restare ferito” tanto cara all’Akira Yuki di Virtua Fighter e qui ottimamente rappresentata.


Continua a leggere...