In un angolo della nuova e gettonata struttura del "foyer" ricavata all'interno del PalaBam, la redazione di AnimeClick.it si è raccolta per un'interessante intervista a Nicola Ronci, dell'Accademia Europea di Manga. Ve la riportiamo integralmente in esclusiva:
AnimeClick.it: Innanzitutto vorremmo chiederti come è nata l'Accademia Manga.
Nicola Ronci: Nasce quasi per scherzo. Nel 2007 le mie figlie volevano studiare i manga, erano adolescenti. Da papà protettivo quale sono, ho detto: "No, da sole non vi mando. Vi organizzo io un campo estivo di una settimana".
Il clima che si è respirato in quella scuola era l'ideale. Da lì è nato tutto, poiché l'abbiamo riproposto anche gli anni successivi.
Nel 2010 abbiamo avuto 300 studenti e abbiamo aperto il primo corso accademico d'europa sulla tecnica manga. Poi, a seguire, ci sono stati i viaggi in Giappone, e abbiamo anche ricevuto l'esclusiva da parte della Yoyogi Animation Gakuin, la maggiore Accademia di questo tipo in Giappone; si trova a Tokyo, ci riconosce per contratto come suo unico partner europeo.
A livello di unione europea, noi siamo l'unico contatto per tutti gli studenti interessati; al momento abbiamo studenti italiani e svizzeri, ma stiamo organizzando corsi preparativi a Parigi e a Londra, della durata di 3-4 giorni, per far andare poi gli allievi in Giappone.
Nel frattempo arriva a sedersi al nostro angolo anche Misao-san, la mangaka che insegna presso l'Accademia e che parla solo giapponese.

AnimeClick.it: Dopo che si è terminato il corso, che cosa si può intraprendere a livello di sbocchi professionali?
Nicola Ronci: i corsi estivi sono di tipo introduttivo. Sono intensivi, certo, ma si tratta pur sempre soltanto di una settimana.
E' come se mi iniziassi un corso di pianoforte che dura sette giorni; naturalmente imparerò la scala delle note e forse anche a suonare qualcosa, ma rimaniamo sempre su un livello molto di base. Il manga è un'arte particolare e specifica, con regole e tecniche molto diverse da quelle del fumetto occidentale.
I corsi estivi sono da frequentare per hobby, sono un clone migliorato di quella prima volta, quando l'organizzammo nel 2007. L'Accademia rilascia un diploma solo dopo il raggiungimento del quarto livello di professionalità, anche se naturalmente rilasciamo attestati per i crediti formativi scolastici.
Esiste poi il corso formativo professionale che dura 7 mesi: i ragazzi vivono dentro la scuola, che si trova vicino a Volterra in un Campus ristrutturato. Il corso dura da novembre a fine maggio: in estate gli allievi lavorano autonomamente su un loro progetto, che poi entro settembre viene portato in Giappone e pubblicato.
La tecnica è giapponese, ma la storia è nostra, ambientata in Italia, magari a Mantova. Se non fosse così, non sarebbe nemmeno interessante, e non solo per un giapponese.
Io voglio che si racconti il nostro quotidiano.
L'editore giapponese non contrattualizzerà mai con un occidentale, viceversa è però molto interessato, se la storia è fatta bene, ad acquistare i diritti di una nostra opera così creata, per provare a pubblicarla. Questa è infatti la linea che abbiamo seguito noi.
Abbiamo una casa editrice attraverso la quale stiamo traducendo i tre migliori manuali giapponesi di tecnica manga, perché li vogliamo portare in italia: la casa edtirice sta crescendo, le stiamo costruendo attorno anche una sua linea distributiva.
Vogliamo portare avanti questa idea, ci crediamo davvero molto. Pensiamo un attimo alla tiratura: un'opera di nicchia in Giappone viene pubblicata in "sole" 50'000 copie, ma per noi anche così si fornisce di che vivere a un bel po' di persone!
AnimeClick.it: Quali sono i vostri progetti futuri?
Nicola Ronci: innanzitutto vogliamo portare il percorso di studi da un anno a due. Si lavora già otto ore al giorno tutti i giorni, sabato e domenica compresi, tranne il lunedì. E' molto pesante, ma non ci sono altri modi per il momento. Vendere un corso di due anni sulla tecnica manga però è attualmente impensabile perchè non ci sono sbocchi professionali sufficienti. In giappone, se un apprendista scopre di non essere capace di disegnare, ma sa inchiostrare, va a fare precisamente quel mestiere. Qua in Italia questo tipo di lavoro non c'è: dove lo mandi?
In questo periodo stiamo selezionando nove persone, a cui parliamo in tutta franchezza, dicendo loro che se sono convinti di voler fare questo mestiere devono starsene lì, a disegnare e lavorare e basta. Niente discoteche, niente pause, nessuna vacanza, nessuno svago, assolutamente niente di niente. Diciamo loro il peggio del peggio, affinché sappiano le difficoltà che si troveranno ad affrontare. L'anno prossimo ne selezioneremo probabilmente altri ventiquattro.
Questo è il primo anno per loro, che stanno già lavorando come pazzi assieme a Misao-san; lei ad esempio produce dalle 60 alle 80 tavole al mese. In Italia in genere sono 15, 20 quando va bene. Io voglio portarle ad almeno 30 o 40.

Rivolgiamo poi la nostra attenzione a Misao-san, dedicandole alcune domande specifiche; Nicola Ronci traduce per noi.
AnimeClick.it: per quale motivo Lei si trova qui in Italia?
Misao-san: perchè la cultura del fumetto qui è molto diversa rispetto al mio Paese.
Sono rimasta molto sorpresa di vedere quanto interesse c'è per il manga qui in Italia!
AnimeClick.it: da quali opere parte la Sua passione per i manga?
Misao-san: ho cominciato quando ero molto piccola con Candy Candy. Inoltre mio padre era un designer molto bravo che lavorava per le moto Yamaha, quindi ho imparato perlopiù da autodidatta.
AnimeClick.it: come è arrivata l'Accademia a contattare proprio Misao-san?
Nicola Ronci: una sua amica abita vicino alla nostra accademia a Volterra, e ne aveva sentito parlare. In seguito l'ha riferito via e-mail a Misao-san, che non vedeva da moltissimi anni.
Quando siamo stati in Giappone Misao-san ha voluto un incontro e ci è piaciuta moltissimo, anzi, ci siamo piaciuti a vicenda. Lei era entusiasta, timidissima, preoccupata di non riuscire a insegnare in una scuola. Le abbiamo detto: "Se vuoi venire, noi ne saremo felicissimi".
E lei ha esclamato: "Yatta!"
AnimeClick.it: Misao-san pubblica anche propri manga in Giappone? E se sì, di che tipo?
Nicola Ronci: sì, naturalmente lei è una mangaka che ha all'attivo alcuni titoli pubblicati in patria. Le sue opere sono di stampo shojo-erotico (smut, ndR), ma non sono importate in italia.
Al termine dell'intervista ci accomiatiamo sia da Nicola che da Misao-san ringraziandoli per il tempo e la disponibilità che ci hanno gentilmente dedicato.
Infine, una di noi confessa in giapponese stentato che Candy Candy è stato anche il suo "mito" di bambina, assieme all'anime di Versailles no Bara, e Misao-san ci risponde: "Oooohh, bellissimo! Anch'io ne leggevo il manga!".
Vi invitiamo dunque a visitare il sito ufficiale dell'Accademia Europea di Manga!
AnimeClick.it: Innanzitutto vorremmo chiederti come è nata l'Accademia Manga.
Nicola Ronci: Nasce quasi per scherzo. Nel 2007 le mie figlie volevano studiare i manga, erano adolescenti. Da papà protettivo quale sono, ho detto: "No, da sole non vi mando. Vi organizzo io un campo estivo di una settimana".
Il clima che si è respirato in quella scuola era l'ideale. Da lì è nato tutto, poiché l'abbiamo riproposto anche gli anni successivi.
Nel 2010 abbiamo avuto 300 studenti e abbiamo aperto il primo corso accademico d'europa sulla tecnica manga. Poi, a seguire, ci sono stati i viaggi in Giappone, e abbiamo anche ricevuto l'esclusiva da parte della Yoyogi Animation Gakuin, la maggiore Accademia di questo tipo in Giappone; si trova a Tokyo, ci riconosce per contratto come suo unico partner europeo.
A livello di unione europea, noi siamo l'unico contatto per tutti gli studenti interessati; al momento abbiamo studenti italiani e svizzeri, ma stiamo organizzando corsi preparativi a Parigi e a Londra, della durata di 3-4 giorni, per far andare poi gli allievi in Giappone.
Nel frattempo arriva a sedersi al nostro angolo anche Misao-san, la mangaka che insegna presso l'Accademia e che parla solo giapponese.

AnimeClick.it: Dopo che si è terminato il corso, che cosa si può intraprendere a livello di sbocchi professionali?
Nicola Ronci: i corsi estivi sono di tipo introduttivo. Sono intensivi, certo, ma si tratta pur sempre soltanto di una settimana.
E' come se mi iniziassi un corso di pianoforte che dura sette giorni; naturalmente imparerò la scala delle note e forse anche a suonare qualcosa, ma rimaniamo sempre su un livello molto di base. Il manga è un'arte particolare e specifica, con regole e tecniche molto diverse da quelle del fumetto occidentale.
I corsi estivi sono da frequentare per hobby, sono un clone migliorato di quella prima volta, quando l'organizzammo nel 2007. L'Accademia rilascia un diploma solo dopo il raggiungimento del quarto livello di professionalità, anche se naturalmente rilasciamo attestati per i crediti formativi scolastici.
Esiste poi il corso formativo professionale che dura 7 mesi: i ragazzi vivono dentro la scuola, che si trova vicino a Volterra in un Campus ristrutturato. Il corso dura da novembre a fine maggio: in estate gli allievi lavorano autonomamente su un loro progetto, che poi entro settembre viene portato in Giappone e pubblicato.
La tecnica è giapponese, ma la storia è nostra, ambientata in Italia, magari a Mantova. Se non fosse così, non sarebbe nemmeno interessante, e non solo per un giapponese.
Io voglio che si racconti il nostro quotidiano.
L'editore giapponese non contrattualizzerà mai con un occidentale, viceversa è però molto interessato, se la storia è fatta bene, ad acquistare i diritti di una nostra opera così creata, per provare a pubblicarla. Questa è infatti la linea che abbiamo seguito noi.
Abbiamo una casa editrice attraverso la quale stiamo traducendo i tre migliori manuali giapponesi di tecnica manga, perché li vogliamo portare in italia: la casa edtirice sta crescendo, le stiamo costruendo attorno anche una sua linea distributiva.
Vogliamo portare avanti questa idea, ci crediamo davvero molto. Pensiamo un attimo alla tiratura: un'opera di nicchia in Giappone viene pubblicata in "sole" 50'000 copie, ma per noi anche così si fornisce di che vivere a un bel po' di persone!
AnimeClick.it: Quali sono i vostri progetti futuri?
Nicola Ronci: innanzitutto vogliamo portare il percorso di studi da un anno a due. Si lavora già otto ore al giorno tutti i giorni, sabato e domenica compresi, tranne il lunedì. E' molto pesante, ma non ci sono altri modi per il momento. Vendere un corso di due anni sulla tecnica manga però è attualmente impensabile perchè non ci sono sbocchi professionali sufficienti. In giappone, se un apprendista scopre di non essere capace di disegnare, ma sa inchiostrare, va a fare precisamente quel mestiere. Qua in Italia questo tipo di lavoro non c'è: dove lo mandi?
In questo periodo stiamo selezionando nove persone, a cui parliamo in tutta franchezza, dicendo loro che se sono convinti di voler fare questo mestiere devono starsene lì, a disegnare e lavorare e basta. Niente discoteche, niente pause, nessuna vacanza, nessuno svago, assolutamente niente di niente. Diciamo loro il peggio del peggio, affinché sappiano le difficoltà che si troveranno ad affrontare. L'anno prossimo ne selezioneremo probabilmente altri ventiquattro.
Questo è il primo anno per loro, che stanno già lavorando come pazzi assieme a Misao-san; lei ad esempio produce dalle 60 alle 80 tavole al mese. In Italia in genere sono 15, 20 quando va bene. Io voglio portarle ad almeno 30 o 40.

Rivolgiamo poi la nostra attenzione a Misao-san, dedicandole alcune domande specifiche; Nicola Ronci traduce per noi.
AnimeClick.it: per quale motivo Lei si trova qui in Italia?
Misao-san: perchè la cultura del fumetto qui è molto diversa rispetto al mio Paese.
Sono rimasta molto sorpresa di vedere quanto interesse c'è per il manga qui in Italia!
AnimeClick.it: da quali opere parte la Sua passione per i manga?
Misao-san: ho cominciato quando ero molto piccola con Candy Candy. Inoltre mio padre era un designer molto bravo che lavorava per le moto Yamaha, quindi ho imparato perlopiù da autodidatta.
AnimeClick.it: come è arrivata l'Accademia a contattare proprio Misao-san?
Nicola Ronci: una sua amica abita vicino alla nostra accademia a Volterra, e ne aveva sentito parlare. In seguito l'ha riferito via e-mail a Misao-san, che non vedeva da moltissimi anni.
Quando siamo stati in Giappone Misao-san ha voluto un incontro e ci è piaciuta moltissimo, anzi, ci siamo piaciuti a vicenda. Lei era entusiasta, timidissima, preoccupata di non riuscire a insegnare in una scuola. Le abbiamo detto: "Se vuoi venire, noi ne saremo felicissimi".
E lei ha esclamato: "Yatta!"
AnimeClick.it: Misao-san pubblica anche propri manga in Giappone? E se sì, di che tipo?
Nicola Ronci: sì, naturalmente lei è una mangaka che ha all'attivo alcuni titoli pubblicati in patria. Le sue opere sono di stampo shojo-erotico (smut, ndR), ma non sono importate in italia.
Al termine dell'intervista ci accomiatiamo sia da Nicola che da Misao-san ringraziandoli per il tempo e la disponibilità che ci hanno gentilmente dedicato.
Infine, una di noi confessa in giapponese stentato che Candy Candy è stato anche il suo "mito" di bambina, assieme all'anime di Versailles no Bara, e Misao-san ci risponde: "Oooohh, bellissimo! Anch'io ne leggevo il manga!".
Vi invitiamo dunque a visitare il sito ufficiale dell'Accademia Europea di Manga!
Non si sa mai che un giorno avremo dei mangaka italiani riconosciuti a livello internazionale! Per ora sembra fantascienza ma un giorno, chissà?
I ritmi ai quali questi ragazzi vengono sottoposti sono massacranti, quasi come quelli dei veri mangaka! Gli vogliono "fare le ossa" ben benino eh? Sembra una cosa seria!
Eh, beh... ci sarebbero editori disposti a fare sacrifici umani per queste cifre
Cercano di dirlo in ogni scuola di fumetto e corso di fumetto, l'unica cosa da fare è personalizzarsi e guardare bene tutte le case editrici che ci sono nel mondo.
Paradossalmente per un occidentale è più facile pubblicare manga in occidente o in America che in oriente.
Ci siamo abituati ai Manwha Koreani (che spesso sono anche migliori dei manga).... vabbè...direte voi... sai che sforzo! Son sempre asiatici! Ma è già qualcosa. All'inizio anche i Manwha venivano visti come delle specie di..."imitazioni". Eppure hanno trovato il loro mercato.
Non è impossibile!
Posso solo dire con certezza che per studiare il disegno manga e ottenere dei risultati concreti bisogna studiare con gente capace (questo corso sembrerebbe ottimo), sfatare il mito che per disegnare fumetti giapponesi bisogna avere materiale giapponese (oberon ne saprà di più, ma ho conosciuto gente capacissima a imitare perfettamente il tratto manga con prodotti europei, e la carta che usano i mangaka non è poi il massimo rispetto a ciò che si trova da noi in edicola) e soprattutto fare una cosa che in occidente, ma soprattutto in Italia, manca da troppi decenni: SPIRITO DI SACRIFICIO TOTALE.
Inteso in termini negativi, giusto?
Noi abbiamo i fumetti, i francesi le bande dessinée e gli americani i comics.
Ottimisti quanto volete, ma nessun non Giapponese potrà disegnare un manga secondo me
I manga cosa sono? Sono dei prodotti o meglio, se vogliamo, una forma d'arte!
Se il mercato e conseguentemente lo studio, di questa forma d'arte cominciasse ad evolversi anche al di fuori del contesto asiatico un po' tutti potrebbero ottenere i medesimi risultati e a quel punto i giapponesi potrebbero soltanto vantarsi di essere stati loro i precursori di tutto questo.
Forse i manga nati al di fuori del contesto asiatico avrebbero qualche caratteristica che li differenzia vagamente dai manga giapponesi, come del resto avviene quasi sempre per i Manwha no? Non so voi ma io riesco a distinguere un manwha da un manga quasi sempre, lo stile del disegno è leggermente diverso di solito...spesso anche migliore ^__^'
Tuttavia il cambiamento, che io reputo possibile...se mai ci sarà, non avverrà certo dall'oggi al domani! Servirebbe cambiare tutto il sistema....culturale, economico e organizzativo.
Oggi è impensabile certo! Ma i tizi che stanno lavorando a progetti come questi dell'articolo potrebbero essere tra coloro che metteranno le basi per far si che ciò un giorni diventi realtà.
;)
Se però lo si vede come un semplice modo per addentrarsi maggiormente nell'hobby della lettura, è una bella iniziativa. Conoscendo almeno le basi della realizzazione di un manga si può apprezzare molto di più questa arte
Secondo me non è solo una questione di "saper disegnare in stile nipponico" (che poi, ricordiamoci, deriva a sua volta dallo stile Disney, a cui Osamu Tezuka si era ispirato nelle sue opere), ma anche di saper raccontare una storia in un modo congeniale al gusto che ricercano i giapponesi. Perché i manga non si distinguono soltanto per lo stile di disegno, ma anche per una particolare impostazione narrativa. Bisogna entrare nella forma mentis dei giapponesi, conoscere bene la loro cultura e imparare cosa piace loro. Secondo me, una persona che è in grado di fare questo ha tutto il diritto di fare il "mangaka", qualunque nazionalità essa appartenga. Certo, per dei koreani è più facile rispetto a degli europei, visto che sono culture differenti ma molto più affini, ma ciò che conta è riuscire a inquadrare l'argomento.
Ovviamente, i fumetti cercano una loro dignità artistica, quindi disegnare in uno stile che sa palesemente di "malamente scopiazzato" (tipo le Winx, per dire) non aiuta di certo, anche perché non attirerebbe il pubblico a cui eventualmente si vorrebbe arrivare. Però ecco, non è l'unica componente.
L'interesse verso l'Italia in Giappone è molto e sicuramente l'ambientare la storia nel Bel Paese aiuterebbe l'appeal dell'artista, però rimango scettico lo stesso
Accidenti! Se io dicessi una cosa a mio padre mi direbbe sì che non potrei andarci da sola, ma soprattutto che dovrei pensare a studiare piuttosto che ai Manga, come mi ripete sempre, ogni giorno della mia vita!
Passando alla cose serie direi che mi par a dir poco sbalorditivo come da una così piccola realtà, tra l'altro messa in piedi quasi per gioco, giusto per passare il tempo, si sia potuti giungere a risultati tanto sorprendenti! Ma complimenti vivissimi ai promotori dell'iniziativa! Se solo potessi anche io mi iscriverei a questo tipo di corso - farei di tutto, tra l'altro, pur di andar in Giappone!
Oddio! Ma qui si tratta proprio di allevare professionisti! No, non riuscirei mai a reggere a un ritmo simile! E questo non perché in alternativa preferirei andare in discoteca! Manco morta! Ma preferisco di gran lunga trovarmi un lavoro meno stressante!
<i>AnimeClick.it: per quale motivo Lei si trova qui in Italia?
Misao-san: perchè la cultura del fumetto qui è molto diversa rispetto al mio Paese. Sono rimasta molto sorpresa di vedere quanto interesse c'è per il manga qui in Italia!</i>
Mah, non direi che siamo ancora a livelli eccelentissimi per quanto riguarda il culto dei Manga...
Pensate, quante pagine è mediamente un "volumetto manga"? Mettiamo una media di 200 pagine? Il fatto che sono pubblicate così tante pagine su media settimanale o mensile (gli episodi variano dalle 22 pagine in sù) sulle riviste questo permette di tenere alta l'attenzione sul fumetto in attesa del volumetto, che "di media" (MEDIA EH) esce una volta ogni 6 mesi o l'anno.
Un volume di 200 pagine, qui in Italia diventa una Graphic Novel, a prezzi che i manga se li sognano. Anche perchè ricordiamoci che dietro ogni manga (media ragazzi, non fatemi i classici esempi che sono eccezioni) c'è uno staff enorme dietro. Prendiamo ad esempio "Moonlight Act" di Kazihiro Fujita. Lo staffo dietro che c'è quel fumetto è composto da ben cinque persone. Se lo staff non è cambieto rispetto al vecchio "Ushio e Tora" c'è uno addetto alle inchiostrature, uno ai retini e uno addirittura solo a tracciare le linee cinetiche. Quindi se calcoliamo ad esempio che le pagine di un manga X devono apparire sulla rivista come 22 pagine al mese possiamo fare già qualche calcolo.
1) Se non ci sono interruzioni, questo significa che all'anno saranno prodotte ben 264 pagine, 12 capitoli.
2) Questo per deduzione potremmo dire che all'anno uscirà un Tankobon che oscilla come contenuto dagli 8 episodi 175 pagine ai 10 episodi 220 pagine.
3) Diamo per scontato che per non rimanere indietro nella lavorazione inizi la pubblicazione su rivista con episodi accumulati per lavorare in anticipo di 3 mesi, quindi all'attivo ci sono già 66 pagine disegnate. Quando il manga incomincia ad essere pubblicato è ovvio che io devo consegnare 22 pagine al mese all'editore per non essere in ritardo con la pubblicazione. Facile? Sicuro facciamo un po' di conti.
Secondo un rapido calcolo un disegnatore dovrebbe produrre qualcosa come 0,7 pagine al giorno, lavorando sabato e domenice incluse. Questo però comporta che di media in difetto ogni due giorni tu debba consegnare qualcosa come due pagine ogni tre giorni.
Però questo significa che in quei giorni la sceneggiatura deve essere pronta ed accettata dall'editore, il layout della pagina deve essere pronto ed accettato dall'editore, e se va tutto ok e non c'è nulla da cambiare, la pagina deve essere prodotta in quel tempo.
4) Anche superando tutto questo, quanto pensate che costi un pagina? Quando deve venire a costare? Prendiamo le vendite di un manga medio in italia, quindi pensiamo ad una tiratura di 1000 copie (la media di stampa è quella purtroppo, pensate che Yostuba& che è stato interrotto vendeva solo 100 copie in Italia!). Quanto dovrebbe essere il costo finale di un prodotto del genere per rientrare nei costi di produzione e nel pagare uno staff di 5 autori che no hanno fatto che per 24 ore su 24 solo quello? Quanto li fate guadagnare? 500 € al mese? Guadagni di più a fare il telefonista in un Call Center. Senza contare il costo dei materiali e degli eventuali programmi di lavorazione (Li volete piratati? Visto che se avete fortuna e lavorate sotto contratto, cosa farete se vi capita una bella visita fiscale? E se avete la partita Iva riuscite a pagare 5000 € all'anno di contributi? Oppure fate tutto al nero?).
Adesso capite perchè è più facile importate i manga che produrli con quella struttura editoriale qui in Italia? Non ci sono i numeri e tristo fatto, il "valore per pagina" di un manga è bassissimo, tra i più bassi al mondo. Giusto per ricordare, che se ci sono Mangaka che prendono una barca di soldi (rimettendoci la salute, pensate all'autrice di Saiyuki a cui hanno asportato mezza faccia per un tumore) c'è un esercito di mangaka sottopagati che fanno la fame.
Ovviamente ci metto anche la ciliegina sulla torta, ovvero il fatto che i lettori di manga non leggerebbero mai un fumetto che riprende oltre alle cose grafiche prodotto in Italia, perché non è un manga, perchè è brutto, perché non finisce mai , ecc... ecc.. ecc... usando gli stessi stereotipi cultural ignoranti che subivano dagli altri lettori di fumetti. E come ultimo affondo che sarebbe difficile in italia fare un gruppo che lavori insieme ed in armonia senza che si sfaldi tutto.
Per questo io non li considero "lettori di fumetti", ma "amici del manga" spesso capaci solo di divorare pagine senza manco accorgersi di quello che stanno leggendo. Basta che siano pagine su pagine su pagine e poi non importa.
E scusate il francesismo, ma "mettersi nel sedere le bacchette e dire "Konnichi Wa" non vi renderà giapponesi".
Ps. Eura / Aura paga 30 € a tavola e le Edizion BD (si la casa che gestisce la Jpop) paga 1000 € (e stop quindi niente Royalties sulel copie vendute) per un volume di 96 pagine a cui magari avete dato il sangue per un anno intero.
PPS. Benvenuti nel mio mondo (si, sono autore di fumetti, ma non per l'Italia).
Quoto Lain perche' e' il primo pensiero che e' venuto in mente anche a me.
Che senso ha farsi un corso di 2 anni o anche 7 mesi sapendo che lo sbocco professionale e' zero? Quanti sono gli Italiani che riescono a mantenersi come autori di fumetti? Cosa si libera, un posto ogni 10 anni? Persone che potrebbero essere dei mangaka in Italia ce ne sono di sicuro e probabilmente anche di piu' di quello che si pensa, non e' la dedizione il problema, e' il mercato che manca. I giapponesi ci riescono solo perche' da loro tutti leggono fumetti ed hanno un mercato interno sterminato. Chi vuole fare fumetti da noi puo' solo farlo come hobby. Con questo non escludo che domani esca un altro Leo Ortolani, ma ne puo' uscire uno ogni 10-20 anni, non perche' non ci siano personi meritevoli, ma perche' il mercato piu' di quello non puo' permettersi.
Oggettivamente nn si può che concordare con @Lain...mercato zero e troppo poco tempo dedicato nel corso all'arte (in due anni di disegno non lecchi neanche le scarpe ad un mangaka giapponese che disegna 24 su 24 da quando ha 8 anni).
@micheles: a parte il mercato interno sterminato i giappi hanno anche un mercato esterno in continua espansione ( pensa al numero di appassionati che sta crescendo nel mondo )......non me lo vedo proprio un americano che compra un "manga" prodotto da un Italiano...
Hai presente il tracollo che c'è stato in America? Sai che il mercato degli anime in un anno si è contratto del 50 % e che la sezione americana della Bandai Visual è fallita chiudendo i suoi uffici e che la Geneon in America insieme alla Ad Vision sono praticamente scomparse?
Cioè, il mercato in generale non sta andando affatto bene.
E' per me una cosa ovvia che per vivere di vogliono in equal misura "il pane e le rose", ma a tutto c'è un limite.
Leggendo articoli riguardo al mercato dell'animazione che si sta prendendo una fetta superiore al 6% del PIL giapponese pensavo stesse andando meglio anche all'estero....
Gli appassionati di Manga e anime adesso si formano solo tramite internet....con il tempo (e diventando veri fan) vedrai che il consumo diverrà legale!!!!(almeno spero
l'ottimismo è il profumo della vita!
Mi soprprendo davvero molto che l'Accademia così nata così e da così pochi anni, pensavo che almeno una decina d'anni l'avesse
Però, direi che in tutta questa discussione si è dimenticato che qui il mercato che si vuole sfruttare non è tanto quello di un’ipotetica editoria futura che sfrutti lo stile dei manga ma, al contrario, chi i manga sogna di realizzarli.
Quindi, non credo si debba fare i conti sui costi di un eventuale sistema editoriale perché qui la vacca da mungere (commercialmente parlando) non è il lettore x ma il disegnatore x.
Credo che qualcuno si deve essere reso conto che è molto più redditizio il mercato di chi vuol fare (o sogna di fare) i fumetti di chi invece li legge come semplice fruitore.
Qui si sfrutta una parte della filiera produttiva e non certo il pubblico finale.
Certo, immagino si tratti d’un sistema che alla lunga finirà col mordersi inesorabilmente la coda.
Certo che il lavoro a cui gli apprendisti si devono sottoporre è duro, figuriamoci qualora diventassero dei professionisti
Secondo te sarebbe un hobby chiudersi in una scuola per 7 mesi? Credo che tu non abbia capito bene a cosa punta quest'accademia...
@Shiro-San
Purtroppo chi compra i DVD sono solamente coloro che comprano anime da almeno 10 anni, con poche eccezioni...
Il futuro lo si può veder roseo solamente quando coloro che si definiscono animefans capiranno che i prezzi dei DVD e BD sono già bassissimi (non i più bassi possibili, ma comunque bassi), e che senza il nostro supporto non vedremo più anime in italiano, se non coi fansub...
Sempre se non riescano a imbavagliare la rete, allora sì che senza anime gratis si potrà vedere chi davvero ama l'animazione al punto di far sacrifici finanziari (e non sto dicendo "tutti DEVONO comprare", ma "chi ha la possibilità e AMA quella serie per davvero")
Ma quello che mi chiedo, ma è davvero necessario usare tutte quelle pagine per raccontare certe storie? Il valore di "unità narrativa" della pagina di un manga è davvero così basso che ci vogliono minimo 5 volumetti (per cui quasi 1000 pagine) per raccontare una storia "semplice"?
E' facile fare corsi di manga a destra e a sinistra, la gente ci si iscriverà sempre e comunque per interesse ma può frequentarne anche molti, che tanto il "sogno" di pubblicare in Giappone o fare seriamente manga non si avvererà mai.
E, personalmente parlando, non ho ancora trovato un italiano che sappia disegnare bene ricopiando lo stile manga, i risultati sono grezzi e decisamente penosi, anche se si usano retini o mangastudio o gpen o qualsiasi trovata.
Difficilmente chi legge manga li analizza e li studia, pertanto quando cerca di creare fumetti si riferisce allo stilema copiandolo e creando un malconcio doppione, non capendo il perchè di determinate caratteristiche stilistiche o altro.
Ho sempre trovato queste cose dei corsi manga delle furbe trovate pubblicitarie, si punta spesso sul materiale ma mai sul lavoro sullo studente.
Sempre rispondendo a @Lain, secondo me a volte è esagerato allungare (perchè di questo si tratta) le storie all'inverosimile, certo appaga i lettori, ma alla lunga stanca l'autore, e anche me direi.
In realtà non mi ero mai posta questa domanda, decisamente molto interessante, soprattutto sul valore della pagina.
Nei manga che ho letto la pagina è decisamente meno corposa che nel fumetto italiano (per non parlare di quello francese), non so se dipenda direttamente dal numero di vignette usato, massimo 5/6 per pagina, forse dipende più dall'uso che il mangaka ne fa.
Molte sono zoomate sui personaggi, dettagli, qualche splashpage ogni tanto, probabilmente per permettere di poter portare il tot di pagine all'editore e procedere piano piano nella storia.
Recentemente sto comprando sempre meno serie lunghe e mi sto dedicando a recuperi, che inconsciamente stia iniziando a detestare gli immensi filler?
Secondo me son fregnacce: lo "stile manga" non esiste; ci son scuole stilistiche che si son intrecciate, ibridate tra autori interni ed esterni al giappone, ci son mode, ecc...
Oltretutto non guardiamo solo il format del fumetto da rivista settimanale, esistono molte graphic novel giapponesi con dignità e nomi notevoli (Visione d'inferno mi viene in mente su due piedi).
Tuttavia lo stesso mercato fumetto è in crisi prima ancora di quello "manga", attualmente bisogna puntare all'estero (Francia/America) per il lavoro, qua in Italia si può solo sperare di entrare a far parte di progetti multimediali, sperando che non si tratti di una delle tante truffe del settore.
mi spiace,ma è vero:non ha senso fare corsi e gettare soldi in corsi per professioni in italia inesistento come il mangaka..se vuoi fare il fumettista(fumettista,eh..e ce n è tanto da studiare!!)ben venga,ma..qsti corsi vanno benissimo solo se vuoi fare del disegno manga un hobby e basta,imho. ^^
mi spiace,ma è vero:non ha senso fare corsi e gettare soldi in corsi per professioni in italia inesistento come il mangaka..se vuoi fare il fumettista(fumettista,eh..e ce n è tanto da studiare!!)ben venga,ma..qsti corsi vanno benissimo solo se vuoi fare del disegno manga un hobby e basta,imho. ^^
Sinceramente non dare nemmeno dieci euro per cose del genere.
forse non esisterà, ma in Italia non ho ancora trovato chi disegna con "elementi grafici derivati dal Giappone e dagli autori pubblicati in questo paese" e non copi, o almeno, non risulti originale/personale.
Chi ha uno stile originale ha uno stile ibrido, che varia a seconda delle generazioni di disegnatori/fumettisti/illustratori, delle influenze e quant'altro.
Ci sono molti bravi ma che assomigliano alle Clamp/all'autore di Evangelion/a Kishimoto/a Toriyama/etc etc., e il mercato, qualsiasi esso sia, non vuole "la copia di..".
In Giappone gli assistenti imparano dai propri maestri, e quando pubblicano le loro storie possono tranquillamente mostrare uno stile che è influenzato dal maestro, ma che non viene percepito come una copia. Un bell'esempio può essere Tsukasa Hojo e il suo assistente, e ora fumettista affermato, Takehiko Inoue: affinità se ne vedono, ma non si può certo dire che Inoue copi Hojo.
Quindi, in qualsiasi modo si disegni, evitare copie palesi è già un buon passo per poter progredire e ottenere il proprio segno, si parte sempre da un riferimento per poi staccarcene e tracciare il nostro percorso.
Comunuque è vero, le graphic novel Giapponesi non sono certo di bassa qualità, solo che purtroppo è facile scordarsene, essendone arrivate in Italia molto poche. ç__ç
Grazie per averle ricordate!
Bravo disegnatore straniero che lavora in Giappone---> fattibile se si rimbocca le maniche.
Disegnatore straniero (non giapponese o di quella zona) che crea manga nel proprio paese------>altamente impossibile
Poi, di corsi ne esistono di ogni tipo così come c’è gente particolarmente incline a frequentarne oltre misura.
Quindi, se uno riesce a vivere la cosa in maniera positiva magari può pure ricavare soddisfazione o gratificazione nel solo confrontarsi con altre persone con la stessa passione e un domani chissà…
Ma se un corso dai fini così nebulosi pretende di formare operatori con tanto di diploma e vaghe credenziali, beh, in questo caso credo che il fenomeno possa assumere solo connotati negativi se chi lo frequenta è abbindolato ciecamente.
Poi, bisognerebbe valutare attentamente il peso economico che queste iniziative cominciano ad avere perché un conto è organizzare un corso da doposcuola, un altro è imbastire un sistema fondato sul nulla professionale che finisce per sfruttare delle tasche ingenue.
Sul numero necessario per raccontare una piccola storia non saprei che dirti. Molto dipende dallo stile dell’autore, dal taglio che si vuol dare al racconto e così via.
Nel caso dei manga credo vi sia la stralunata tendenza da parte di chi vuol realizzarne, una tendenza verso l’aspetto più seriale del fumetto giapponese ignorando tutto il resto.
Insomma, in fiera ho visto gente che si presenta con progetti da sviluppare in volumi e volumi senza aver la minima idea di come affrontare un lavoro di poche pagine.
Tra parentesi, voglio far notare che questa tendenza verso il gigantismo non è esclusiva solo degli aspiranti mangaka ma raccoglie ampli consensi un po’ dappertutto.
Probabilmente qualcuno crede che creare uno scenario e godersi nel farlo sia sufficiente per pensare d’avere tra le mani un fumetto da urlo.
Infine, su chi lamenta che nessun italiano sappia disegnare decentemente in stile manga c’è da dire che ancora stiamo facendo i conti con la vera prima ondata di lettori cresciuti a suon di manga e che ne copiano gli stilemi.
Credo che un po’ di comprensione verso la giovinezza di questi autori in erba possa essere spesa (senza esagerare, eh!).
Mirari, il manga non è un credo religioso.
Quindi, un italiano può fare un buon fumetto ispirandosi al manga senza pratiche iniziatiche da eseguire a torso nudo sotto una cascata (rigorosamente da fare in qualche vallata giapponese).
Non credo che chi vuol disegnare supereroi debba prepararsi a un ritiro iniziatici on the road negli Stati Uniti.
Basta un po’ di cervello e molto, ma molto buon senso.
Cioè per dirvi. Questo è il quadro "La Cortigiana" di Vincent Van Gogh.
http://www.vangogh-kids.nl/painting_it/painting5/image
Mi sembra il modo più sensato di affrontare la questione in effetti: noi abbiamo un modo troppo differente rispetto ai giapponesi di intendere l'arte tutta; noi siamo per l'ozio creativo, per l'attendere l'ispirazione, per i ritmi lenti e le lunghe pause di inattività (e non ci vedo nulla di male, sia chiaro).
Un mangaka sotto contratto invece è un autentico stacanovista (per forza di cose, poveraccio), un "operaio del disegno". Poi in genere i ritmi di vita di un giapponese son del tutto differenti dai nostri, sono più serrati, al di là del lavoro di mangaka in se.
Ci sono profonde differenze socio-culturali alla radice dunque.
Perciò l'idea di un occidentale che viene assunto da una casa editrice giapponese, per serializzare un "manga" di lungo corso su una rivista, è sicuramente pura fantacienza.
Per un italiano, invece, realizzare un prodotto completo da presentare a chicchessia (quasi sicuramente non in Italia) è forse davvero la cosa più sensata da fare; ciò indipendentemente dallo stile rappresentativo, dalla sintassi grafica, adottata.
Poi sulla questione dello stile ci sarebbe da affrontare tutto un discorso a parte.
<i>forse non esisterà, ma in Italia non ho ancora trovato chi disegna con "elementi grafici derivati dal Giappone e dagli autori pubblicati in questo paese" e non copi, o almeno, non risulti originale/personale.</i>
Eccoti un esempio
<a target='_blank' title='ImageShack - Image And Video Hosting' href='http://img198.imageshack.us/i/hugmeg.jpg/'><img src='http://img198.imageshack.us/img198/2576/hugmeg.jpg' border='0'/></a>
(ok, ha studiato in Giappone per anni).
Ecco, questa immagine io capisco subito che è occidentale (ovviamente non posso sapere se è italiana o tedesca, ecc...ci mancherebbe
Magari un giorno ci sarà davvero qualcuno capace di fare un manga che sia sinceramente tale, irriconoscibile da uno autenticamente giapponese, ma con la situazione attuale credo che ci vorrà moooooolto tempo: occorre un'evoluzione dello stile e del gusto e, queste, sono cose veramente lente a mutare.
Anni fa avrei giudicato impossibile avere degli autori italiani in grado di competere con gli anglosassoni, ma adesso mi sono ricreduto. Se prendete per esempio i libri di Licia Troisi sono indistinguibili da libri americani (almeno per me). Non che siano dei capolavori, ma sono sicuramente almeno alla pari con la media del mercato americano. Quindi non giudico impossibile che prima o poi qualche Italiano riesca a fare dei manga alla pari con quelli giapponesi, e' solo che sara' un caso piu' unico che raro.
Ma scherziamo???
Personaggi banalissimi, senza profondità e per nulla originali. Trame idem, al limite del ridicolo e dello sbadiglio. Dialoghi che sembrano usciti da una chat per ragazzini o fan fiction di basso livello.
L'unica cosa bella sono le copertine.
Purtroppo è la solita *si autocensura* che vende in Italia perché la maggior parte dei "lettori" è gente che non legge davvero. Quindi, si, in questo è adattissima e giusta per il target cui si prefigge. Ma il vero fantasy non è quello.
Di certo ci sono scrittori capaci in Italia di far fantasy, ma non sono ancora emersi (o quasi).
E con questo chiudo la parentesi (esempio sbagliatissimo, perciò, per "difendere" la possibile capacità italica di far manga).
Poi, ripeto, parlare di "stile manga" è una cosa davvero inutile dopo tutti questi anni di discussioni.
Discorso fantasy è diverso: la crisi è semplicemente quella di vecchiaia, ormai è un genere (con la fantascienza) che ha dato tutto quello che poteva dare in ambito di varietà e qualità, si vive dei suoi cadaveri come avvoltoi.
l'immagine che hai postato è tutto tranne che originale, ed è pure disegnata male, specialmente il ragazzo.
Il colore invece è bellino, luci un pò alla cavolo ma mi piacciono.
Certo non è pubblicabile, ma come livello amatoriale è molto alto.
Nell'immagine che ha postato su RyOGo io vedo un'illustrazione nel complesso ben fatta, e che si attesta su dei livelli che francamente una grossa fetta shoujo giapponesi (l'area di riferimento sembra quella) non raggiunge neanche. Ma ovviamente una sola immagine è poco per sbilanciarsi, e cmq generalizzare non è mai un bene.
Quel che gli manca per sembrare "più giapponese" (e ovviamente non so se posso dare per scontato che all'autore ciò interessi) è un pizzico di artigianalità: abbandonate Photoshop, e prendete in mano aniline, chine colorate e godet SE volete davvero essere accomunati ai mangaka.
Se invece lo scopo non è quello di assomigliare a qualsivoglia scuola, ancora meglio: per come la vedo io, la via per spiccare fuori dalla massa è sempre una garbata e ponderata originalità.
Poi è ovvio, alla base di tutto ci deve essere sempre qualcosa di complessivamente valido, indipendentemente da qualsiasi sia lo stile o la poetica adottata.
"è già difficile trovare due mangaka che disegnino con caratteristiche stilistiche davvero simili"
Non hai mai preso in mano un paio di shojo manga provenienti dalla stessa rivista, vero?
http://2.bp.blogspot.com/_ZyON1aiqhkk/TLa50QMAAdI/AAAAAAAAAxg/xHi0am5LZqk/s1600/53-54web.jpg
http://4.bp.blogspot.com/_ZyON1aiqhkk/TL_wMa_t3lI/AAAAAAAAAxo/F17AhHrUPF0/s1600/ChospAliceDefWeb.jpg
@Lain probabilmente quella parte del problema rientra nell'ambito più ampio della famigerata "fuga di cervelli"
Nein, direi che parlando di shojo parlo con cognizione di causa, dato che me ne sciroppo parecchi, e credimi che sulle pagine di Nakayoshi o di Ribon ce ne stanno, di autrici che disegnano in maniera talmente simile tra loro o standardizzata da rendere pressochè impossibile riconoscere chi è l'autrice di che cosa con certezza!
@Kotaro:quoto,basta vedere Nana Haruta e Mayu Sakai....IDENTICHE!!! XD
Fra gli esempi che avevo in mente c'erano anche loro infatti!
ho letto molti pareri negativi, e questo purtroppo mi rattrista. da quanto ho potuto constatare, ci sono parecchie poche persone tra quanti hanno scritto prima di me che sarebbero disposti a rinunciare a tutto pur di creare manga. tanto per la cronaca, sappiate che quella scuola è PIENA di gente che fa sul serio, e che è pronta a quello che l'aspetta. per loro non è affatto un HOBBY come dichiarato da qualcuno, e posso assicurarvi che tutte le persone che ci lavorano a questo progetto, ci stanno lavorando seriamente, con una professionalità da invidiare. Nicola Ronci in primis.
detto questo, quoto e rispondo ad alcuni post:
@ Andromeda: "Se io dicessi una cosa a mio padre mi direbbe sì che non potrei andarci da sola, ma soprattutto che dovrei pensare a studiare piuttosto che ai Manga, come mi ripete sempre, ogni giorno della mia vita! Mi sa che questo tipo è tutt'altro che protettivo! E troppo bonario: ecco cos'è!"
Non è affatto bonario. Ha una mente molto aperta ;3
@ Lain "Ovviamente ci metto anche la ciliegina sulla torta, ovvero il fatto che i lettori di manga non leggerebbero mai un fumetto che riprende oltre alle cose grafiche prodotto in Italia, perché non è un manga, perchè è brutto, perché non finisce mai , ecc... ecc.. ecc... usando gli stessi stereotipi cultural ignoranti che subivano dagli altri lettori di fumetti."
Concordo pienamente. Il mercato in Italia fa acqua dappertutto, sia a causa degli editori, sia a causa (secondo me la principale) dei lettori. A questo proposito, potrebbe essere una buona idea, produrre un buon manga e rifilarlo al pubblico italiano spacciandolo per giapponese, no?
sempre @ Lain: "Ma quello che mi chiedo, ma è davvero necessario usare tutte quelle pagine per raccontare certe storie? Il valore di "unità narrativa" della pagina di un manga è davvero così basso che ci vogliono minimo 5 volumetti (per cui quasi 1000 pagine) per raccontare una storia "semplice"?"
mi chiedo: ma tu leggi manga per puro masochismo, oppure non li leggi proprio? se li leggi, li leggi con un occhio critico o un occhio "scettico"? se non ti piacciono, allora fai meglio a non leggerli. Io ho un enorme rispetto per fumetto americano e italiano, pur non conoscendone tecniche narrative né grafiche e nonostante abbia sempre letto manga (a parte qualche comic della marvel, raccolte di Moebius e fumetti di Barbucci). Se scrivi così, cioè che "Il valore di "unità narrativa" della pagina di un manga è davvero così basso che ci vogliono minimo 5 volumetti (per cui quasi 1000 pagine) per raccontare una storia "semplice"?" allora vuol dire che non hai capito molto di questo tipo di fumetto.... mentre il fumetto occidentale (in generale) "racconta storie", il manga (ci tengo a sottolineare che ha radici diverse dal fumetto, dal cinema, per la precisione)
vuole "trasmettere emozioni". mi spiace molto che tu, come molta altra gente, non sia riuscito a cogliere questa differenza. questo in risposta anche a mastersilver88. se vi stanca leggere manga, non leggeteli. (e comunque, se si parla di filler, si parla di serie animate e non di manga)
@ Desdemonalovesmoon: "Corsi come questo, per la maggior parte, sono inutili d aun punto di vista formativo...per non parlare delle irrealistiche - o forse meglio dire proprio inesistenti? - possibilità pratiche nel mondo del lavoro.
Sinceramente non dare nemmeno dieci euro per cose del genere."
ok, non darli. ma dimmi, hai mai avuto un sogno, in vita tua? hai mai provato a rincorrerlo con tutte le tue forze?
provato sulla mia pelle, questo corso non è inutile. e se leggete bene, c'è spiegato che i sono corsi estivi sono da frequentare per hobby. esplicitamente. volete imparare PER HOBBY a disegnare con la tecnica manga? questi corsi estivi sono molto validi, in senso di preparazione e non vanno oltre un certo tipo di tecnica. ma se si parla di corso accademico, si sta parlando di un universo totalmente differente. (per inciso, anche i corsi estivi sono particolarmente duri, sia chiaro. e non mi riferisco alle ore che si passano a disegnare. per ulteriori info, visitate il sito. :3 )
@ Tristam Strauss: "Mirari, il manga non è un credo religioso."
questo è un modo di pensare molto italiano. è un credo religioso, per chi ne ha fatto la propria ragion d'essere.
@ RyOGo: sono felice che tu conosca aka-sensei e apprezzi il suo operato. ^^
@ Desdemonalovesmoon: "Ecco, questa immagine io capisco subito che è occidentale (ovviamente non posso sapere se è italiana o tedesca, ecc...ci mancherebbe )"
già solo il fatto che RyOGo abbia postato qui quell'immagine, rende palese il fatto che sia di creazione occidentale e non orientale. se te ne avesse messe lì 15, sia orientali che occidentali, saresti riuscito a distinguerle? comunque, concordo con te: "occorre un'evoluzione dello stile e del gusto", ma l'evoluzione potrebbe essere più veloce di quello che credi...
@ mastersilver88: "l'immagine che hai postato è tutto tranne che originale, ed è pure disegnata male, specialmente il ragazzo.
Il colore invece è bellino, luci un pò alla cavolo ma mi piacciono.
Certo non è pubblicabile, ma come livello amatoriale è molto alto"
non è pubblicabile IN ITALIA, intendevi? si tratta di una vecchia illustrazione....
@ oberon: "Quel che gli manca per sembrare "più giapponese" (e ovviamente non so se posso dare per scontato che all'autore ciò interessi) è un pizzico di artigianalità: abbandonate Photoshop, e prendete in mano aniline, chine colorate e godet SE volete davvero essere accomunati ai mangaka."
interessa, interessa. quell'immagine non so, ma tendenzialmente disegna, inchiostra, colora e retina tutto a mano.
http://www.akachan.it/art/memoria-aestatis.jpg
(su questo sito ci sono solo vecchie illustrazioni)
come corso, sia estivo, domenicale o accademico, fornisce una preparazione senza pari. nulla a che vedere con "anime e manga" o corsi arrangiati nella saletta di una biblioteca. materiale, fornito da loro, tutto rigorosamente giapponese, stesse marche usate dai mangaka in madre patria. la preparazione degli insegnanti (italiani) avviene anche questa in Giappone, con corsi di aggiornamento specifici.
e non illudono i ragazzi e le ragazze che si cimentano in questo tipo di arte, ma li mettono in guardia fin da subito, ancora prima dell'iscrizione. "non è un parcheggio estivo in cui scaricare i propri figli". i corsi estivi sono comuque meno impegnativi di un corso universitario/parauniversitario/specialistico,e quindi adatti a chi volesse sperimentare una tecnica di disegno nuova.
Si sarebbe interessante di sicuro
Se o fossi un italiano che desidera sfondare come mangaka in Italia, mi farei un bel nome d'arte giapponese
<i>interessa, interessa. quell'immagine non so, ma tendenzialmente disegna, inchiostra, colora e retina tutto a mano. </i>
Ah ok, basandomi su quell'immagine non potevo fare a meno di notare che c'è una preponderante componente digitale nella colorazione.
Non che sia un male eh, però è una prassi diffusissima da noi fra gli "aspiranti mangaka"; e sinceramente non ho mai capito da dove sia venuta fuori, e soprattutto perchè venga adottata visto che non ha nulla a che fare con la classica prassi disegnativa dei manga.
Persino in Giappone, patria del progresso tecnologico, il digitale ha un ruolo decisamente marginale nella catena di montaggio che si viene a creare nello studio di un mangaka (qualche fotomontaggio, qualche retino digitale, delle correzioni, ma poco altro di solito), e cmq gli autori che ne fanno uso son decisamente la minoranza e/o poco rappresentativi dell'intera categoria.
Il mio quindi voleva essere un semplice invito a riscoprire quelle tecniche artigianali storicamente tanto care ai mangaka... a maggior ragione se un disegnatore italiano ambisce a meritarsi l'appellativo di mangaka.
Anzi, se dessimo origine alla manga con appunto la sutori manga Tezukiana, ci si allontanerebbe dalla serialità americana e ci si avvicinerebbe più alla graphic novel (e se non è "storia" quella).
Oltretutto ricordiamoci che a concentrarsi più sulle "emozioni" che sulla "storia" in Europa abbiam avuto tante scuole di successo.
Poi, con tutto il rispetto per il lavoro altrui, in una qualsiasi scuola di fumetto ti insegnano che lo scopo delle tecniche di disegno è quello di ottenere il miglior effetto voluto nel minor tempo possibile.
Davvero rovinarsi occhi, schiena, mani su retini a mano è meglio di un buon lavoro digitale?
Non facciamoci affascinare da tecniche d'artigianato desuete, poiché (in ambito animazione) l'unico studio che rigetta completamente "l'uso dei computer" è Ghibli il quale comunque lo fa per motivi di immagine più che di produttività e resa finale.
Come nota finale mi viene da riproporre un concetto ben espresso in Comic (Manga) Bomber: un professionista sa disegnare bene qualsiasi cosa in qualsiasi modo/stile.
L'autorialità dei mangaka è de facto inferiore a quella degli occidentali (almeno, negli autori di opere popolari) ed è un lavoro infame.
Io son convinto che qualsiasi cosa si impara fa solamente bene, ma fossilizzarsi in una certa figura professionale in un mercato che non la contempla è, senza offesa, idiota.
E' come volersi specializzare in pesca d'altura vivendo in montagna.
Quindi il mio consiglio è: giù ad imparare a fare "i batttttman", "i Texxxxx", "gli asterixxx" e i "sassssuke", copiando per imparare e per svilupparsi; il mercato richiede e richiederà sempre più versatilità (causa crisi ecc ecc) e un autore che ha sia questa che capacità di personalizzazione è già avvantaggiato in questo settore la cui competizione non è dissimile da quella dei cineasti.
Poi non è sottovalutabile che entro qualche anno anche un colosso come Bonelli crolli sulle sue gambe produttive ormai vecchie e semplicemente venga a mancare del tutto un mercato del fumetto italiano (inteso come "fatto in italia").
Buona fortuna a chi prosegue.
"Concordo pienamente. Il mercato in Italia fa acqua dappertutto, sia a causa degli editori, sia a causa (secondo me la principale) dei lettori. A questo proposito, potrebbe essere una buona idea, produrre un buon manga e rifilarlo al pubblico italiano spacciandolo per giapponese, no?"
Scusate la prosecuzione ma qui non si riesce a capire il problema nodale della questione:
se una manga GIAPPONESE vende 800-1000 copie in Italia, in un sistema privo di processo produttivo dove l'editore paga dei diritti a prezzi stracciati all'editore giapponese e deve occuparsi "solo" della stampa e della distribuzione, rischiando comunque di dover interrompere la serie in corso d'opera, secondo voi può permettersi di ASSUMERE, anche solo con CoPro o peggio in nero un autore che gli produca le pagine del fumetto (e ovviamente l'editor/redattore che stia dietro al progetto, il lettering e fregnacce varie)?
Forse non capite che un autore Bonelli prende 40 Euro a tavola quando i volumi vendono cifre di centinaia di migliaia di unità (e la Bonelli è spesso in rosso, quindi non si può neanche darle troppo della schiavista che si arricchisce sulle spalle altrui).
> sappiate che quella scuola è PIENA di gente che fa sul serio
ne sono assolutamente convinto, e' proprio per questo che mi dispiace
che tanti sforzi vadano sprecati, per colpa del mercato, non della scuola
> A questo proposito, potrebbe essere una buona idea, produrre un buon manga e rifilarlo al pubblico italiano spacciandolo per giapponese, no?
Sarebbe un'ottima idea, se fosse economicamente sostenibile, cosa che non e'
> mentre il fumetto occidentale (in generale) "racconta storie", il manga vuole "trasmettere emozioni"
questa e' una bella frase ad effetto, ma cio' non toglie che sia una panzana
bella e buona. TUTTO il fumetto (anzi qualunque lavoro di fiction)
vuole trasmettere emozioni. Per farlo puo' decidere di appoggiarsi su
una buona storia e questo il manga lo fa quanto e piu' del fumetto
occidentale.
> già solo il fatto che RyOGo abbia postato qui quell'immagine, rende palese il fatto che sia di creazione occidentale e non orientale. se te ne avesse messe lì 15, sia orientali che occidentali, saresti riuscito a distinguerle?
io personalmente non credo. Ma non e' questo il punto, non penso che si debba clonare lo stile giapponese per forza, piu' che altro si deve cercare una forma di mediazione, una via italiana al manga, cosi' come Leo Ortolani ha cercato una via italiana al fumetto superoistico americano.
> come corso, sia estivo, domenicale o accademico, fornisce una preparazione senza pari.
ci credo, ma il punto e': a che pro?
>>A questo proposito, potrebbe essere una buona idea, produrre un buon manga e rifilarlo al pubblico italiano spacciandolo per giapponese, no?
A casa mia si chiama truffa questa.
>>mi chiedo: ma tu leggi manga per puro masochismo, oppure non li leggi proprio? se li leggi, li leggi con un occhio critico o un occhio "scettico"? se non ti piacciono, allora fai meglio a non leggerli. Io ho un enorme rispetto per fumetto americano e italiano, pur non conoscendone tecniche narrative né grafiche e nonostante abbia sempre letto manga (a parte qualche comic della marvel, raccolte di Moebius e fumetti di Barbucci). Se scrivi così, cioè che "Il valore di "unità narrativa" della pagina di un manga è davvero così basso che ci vogliono minimo 5 volumetti (per cui quasi 1000 pagine) per raccontare una storia "semplice"?" allora vuol dire che non hai capito molto di questo tipo di fumetto.... mentre il fumetto occidentale (in generale) "racconta storie", il manga (ci tengo a sottolineare che ha radici diverse dal fumetto, dal cinema, per la precisione)
vuole "trasmettere emozioni". mi spiace molto che tu, come molta altra gente, non sia riuscito a cogliere questa differenza. questo in risposta anche a mastersilver88. se vi stanca leggere manga, non leggeteli. (e comunque, se si parla di filler, si parla di serie animate e non di manga)
I manga li leggo e sono la prima cosa che ho letto ancora prima di Italiani e Americani (era Akira della Glenàt pensa te!), adesso ne leggo di meno perché i miiei gusti sono cambiati crescendo (e di questo mi rammarico di vedere sempre meno Seinen in questo manga "Shonen centrico"), ma di sicuro so di quello che parlo visto che io parlavo di "story telling". Era appunto un discorso tecnico di storytelling (e tu ritieni che i manga siano esenti da qualsiasi forma di clichè narrativi, strutture, trucchi vari ed ispirazioni? Cavolo, tezuka era appassionatissimo di Film, Satoshi Kon ispirandosi al "Viale del Tramonto" e "In Nome di Dio" di John Ford ha tirato fuori "Millenium Actress" e "Tokyo Godfathers"! Uno dei cartoni animati che fece decidere a Miyazaki di entrare nel mondo dell'animazione, dopo "Hakujaden - Il serpente bianco" fu "СНЕЖНАЯ КОРОЛЕВА" ovvero "La regina delle Nevi" un cartone RUSSO! Hideo Kojima credò Solid Snake rimanendo folgorato da "1997 - Fuga da new york" di John Carpenter. Dentro la quarta serie di Jojo ci sono citazioni addirittura alla "Trilogia Nikopol" di Enki Bilal, a "Eden" di Hiroki Endo a "Valentina" di Crepax, quanti cavolo di anime di fantascienza sono rimasti ispirati da film come "Blade Runner"? Cioè, ma vi rendete conto di quello che state dicendo? State dicendo che il manga è cresciuto come un fungo. Accidenti, può anche darsi che abbia delle cavolo di basi differenti [secondo me il manga moderno ha alle basi l'animazione pù che illustrazione come quello occidentale, considerando che Osaku Tezuka si rifece più all'animazione occidentale ed alla sua tecnica "strech & squash" Disneyiana e sopratutto per i film per i suoi manga], ma pensare che sia tutto come scatole invalicabili è assurdo. Assurdo, ancora più assurdo. Perchè diavolo non avete protestato quando le Clamp fanno le illustrazioni prendendo spunto totale, anzi copiando certe volte da Alphonse Mucha?!?!?
Questa immagine (http://michelinastreghina.files.wordpress.com/2010/01/alphonse-mucha-les-saisons.jpg) non vi ricorda certe illustrazioni di Magic Knight Rayearth o di Sailormoon (intendo quelle fatte dal character designer)? Piccolo problema Mucha è vissuto nel 1800 ed è morto nel 1939!
>> "racconta storie", il manga (ci tengo a sottolineare che ha radici diverse dal fumetto, dal cinema, per la precisione)
vuole "trasmettere emozioni".
Questa cosa che dici è "weird". Quindi tu affermi che il fumetto occidentale non può trasmettere emozioni, ma che ha trama. Per proprietà transitiva quindi affermi anche che il fumetto orientale trasmette emozioni e che l'intero fumetto giapponese non ha tuno straccio di rama. Wow, complimenti eh! Ti lancio in testa "Blankets" di Craig Thompson e "Contratto con Dio" di Will Eisner (io ci metterei anche "Local" di Brian Wood e Ryan Kelly) e vediamo se sei ancora della stessa idea.
Qui si parla di fumetti senza sapere nulla di fumetti e sopratutto senza averli letti. No sul serio, pensate ancora che il fumetto americano sia solo "Marvel e Dc"? Sarebbe come dire che il fumetto giapponese è solo "Shonen e Shojo". Adesso però mi spiegate perché la gente si inca**a se dico la seconda affermazione, ma sono tutti concordi nella prima quando ne convengono solo per pura ignoranza.
Perchè descrivi così "minuziosamente" i loro corsi e la loro filosofia? I casi sono tre. Sei un "fan" che parla così tanto per sputare aria. Sei uno che fa quei corsi e quindi avresti fatto meglio a presentarti subito come tale giusto per non perdere di credibilità. Tre se uno che organizza quei corsi e vale lo stesso discorso di prima. Perchè creare una cosa del genere se manco si sono preoccupati se ci siano i presupposti culturali e sopratutto economici per fare ciò.
Cioè, giusto per mettere in rilsalto una enorme contraddizione, vi riempite così tanto la bocca delle parole "arte" e "artista" e "commerciale" e "freddo" quando parlate di qualsiasi altra cosa che non sia giapponese e manco vi rendete conto che il mercato più spietato e commerciale del mondo (AVVISO AI NON CAPENTI: con "commerciale" non intendo "privo di valore", ma intendo proprio per struttura EDITORIALE) è proprio quello giapponese?
State creando un sacco di offerta, senza una domanda! Un sacco di operatori per qualcosa che non ha investitori! Ma vi state rendendo conto di quello che state facendo?
Ripeto, quel posto è solo una fabbrica di futuri autori disoccupati e frustrati. Si ritroveranno a non avere alcun tipo di sbocco, perché qualcuno ha deciso di giocare con i loro sogni senza preoccuparsi che potevano lavorare per qualcuno.
Se ho un sogno? Assolutamente si, e non è nemmeno tanto lontano dal "fare manga" (vabbè, detto così suona un pò buffo...ma per farti capire che non parlo del canto o del ballo, per esempio).
Il problema è che c'è troppa gente che pretende di fare qualcosa oltre la propria portata. Ovvio che lo studio, soprattutto se serio e costante, può far fare a volte passi da gigante ma i miracoli no davvero. Bisogna possedere un poco di quella cosa comunemente chiamata "talento innato" o "predisposizione" altrimenti, per quanto ci si impegni e provi, si rimarrà sempre ad un livello medio-basso o amatoriale.
C'è gente che disegnando si e no due volte l'anno riesce a dare risultati migliori degli eserciti di "disegnatori" sfrontati da scuole di fumetto varie (parlo anche di stile occidentale, quindi). E ti assicuro che non è affatto una cosa rara, anzi.
A me sinceramente viene pure da sorridere, un pò per tenerezza ed un pò perché effettivamente trovo la cosa imbarazzante: ma che ci andate a fare in queste scuole - per fumetti occidentali o per manga - se non avete abbastanza possibilità (e non parlo di pubblicazione)?
Il problema del mondo di oggi è che tutti credono che si possa far tutto (di qui ci si ricollega agli autori scadentissimi di fantasy, ma non solo).
innanzi tutto chi sei?
Sei brava (o bravo) a manipolare e fraintendere quello che uno scrive, degno di un troll direi.
Se vuoi fare la/il fumettista, c'è ben poco da fare, devi STUDIARE il mercato, qualsiasi esso sia, e poi farti un mazzo tanto per migliorare il PROPRIO stile, qualunque esso sia.
Se non lo fai, rimani un sognatore, anch'io ho un sogno e per quanto possibile lo seguo, mi metterò i miei soldini da parte per continuare a disegnare, studiare, fare concorsi.
E, tranquilla/o, puoi spacciare un fumetto per giapponese/cinese/francese, ma se è disegnato male IO non lo comprerò, ed è li che sta il mio discorso, e il disegno portato come esempio è amatorialmente buono ma non pubblicabile in un mercato serio (dai, ribalta l'immagine e osserva come lui sia microcefalo, tanto per dirne una).
Se l'avesse fatto un giapponese sarebbe comunque disegnato male.
Perchè non volete capire sta cosa? Chissenefrega di chi disegna, conta solo COME uno disegna!
Per crescere si va a fare la coda dall'editore e si pigliano le critiche, e poi sotto col lavoro!
Se è pubblicato, dimmi dove, e se è vecchio, mostramene una nuova di illustrazioni, non fare come fanno i mocciosi portando i portfoli in giro, gli critichi una cosa e loro "ah ma è vecchio...", non esistono giustificazioni nel mercato!
E comunque NON è un'illustrazione, è una pin-up, le illustrazioni narrano, le pin-up presentano (sempre IMHO, qui c'è da specificare sempre...)
E poi, è vero che gli strumenti sono importanti, ma se non sei capace di usarli al meglio, è meglio lasciar perdere. Io uso pennini, rapidi e china, e pennarelloni, e poi bilancio i neri a photoshop. La carta è la Fabriano, anche se ne dovrò cercare un'altra che sia ruvida e non abbia il logo. Non uso pennelli perchè dovrei farmelo insegnare bene, ho una mano-trattore, e non uso il pc per disegnare perchè trovo sia troppo freddo.
Il mio stile deriva dal manga, e non posso farci niente perchè ho iniziato disegnando Sailor Moon, ma per me l'importante è che uno veda il mio disegno e dica "è riconoscibile/si vede che è fatto da lei" e non "questo assomiglia/è copiato/è identico".
Infine, io compro più manga che altri fumetti, mi piacciono, e cerco sempre storie belle e ben disegnate, poi ho la mia predilezione del genere (sovrannaturale per intenderci), ma PRETENDO che l'autore dia il meglio di se, e le critiche sono il naturale risultato di un'analisi del fumetto, ovviamente dal punto di vista personale!
Mi lamento se si usa l'espediente banale, se il disegno cala di livello, se la trama ha dei vuoti, e lo faccio con tutti i generi di fumetto e da qualunque provenienza vengano, perchè anch'io voglio farli e devo imparare in primis a non fare io gli errori!
E' come se su Deviantart guardassi prima chi è la persona e poi come disegna, robe da matti!
Comunque sono una delle studentesse di questa scuola, ed avendo avuto modo di constatare di persona come sono le cose nel campo dell'editoria giapponese vorrei dire due parole per rispondere ad alcuni dei primi commenti. Non è possibile lavorare come mangaka IN Giappone a meno di essere giapponesi, questo è vero. Anche perché nessun editore assumerebbe mai un occidentale. Ma è possibile lavorare CON il Giappone. Il senso di una delle risposte nell'intervista era quello, in Giappone sono molto interessati a storie di stampo occidentale, purché disegnate con una tecnica perfetta. C'è da farsi un mazzo enorme per arrivare ad un livello adeguato, certo, ma non è affatto vero che non si possano pubblicare manga a meno di essere giapponesi. L'idea della casa editrice è appunto quella di pubblicare i manga italiani in Italia e poi presentarli, tradotti, alle case editrici giapponesi. Che poi loro le accettino integralmente, comprino solo la storia, o decidano di chiedere all'autore di ampliarla (come succede con i manga di successo, se Inuyasha ha centinaia di numeri è solo perché la casa editrice l'ha imposto alla Takahashi, mica l'ha deciso lei).
Il problema è che l'idea di "fare il mangaka" qui in Italia è sbagliata. Si parte dall'idea "voglio lavorare in Giappone e fare il mangaka" quando magari non si ha neanche una storia da raccontare, che invece è la cosa più importante. Oltretutto, il mercato del manga è fortemente in espansione, basti guardare il fatto che l'80% del guadagno delle fumetterie è ricavato da manga o affini.
Purtroppo però molta gente sottovaluta, davvero grandemente devo dire, il lavoro che c'è dietro alla creazione di un manga ed allo studio di una tecnica così particolare. Fortunatamente col tempo chi vuole farlo seriamente, e non seguendo un semplice capriccio da tredicenne che legge Naruto (per fare un esempio, nulla contro Naruto), si sta rendendo conto che la strada è dura e richiede impegno, però c'è.
E sinceramente, senza nulla togliere al fumetto occidentale, io preferisco impegnarmi per fare una cosa che mi piace, per quanto adesso sembri dura, piuttosto che finire a copiare lo stile di Bonelli perché qualcuno mi dice che non c'è futuro. C'è eccome, e se in Italia ancora non lo vediamo, in Germania ed in altri paesi europei gli esempi sono numerosi: c'è tantissima gente che disegna e pubblica manga, gente europea, pur avendo uno stile carente.
E allo stesso modo, ma con una cura minuziosa (com'è giusto che sia) anche verso lo stile, accadrà in Italia
Ripeto comunque che io sono una studentessa della scuola, perciò il mio commento potrà sembrarvi di parte, ma parlo su basi solide
Poi se non vi volete fidare non fa niente, ma vi assicuro che scoraggiare chi vuole intraprendere questa professione seriamente (così come qualunque altra professione) solo perché al momento le potenzialità di questo campo sembrano (ma non sono) poco chiare, è tanto inutile quando stupido.
Se si vuole lavorare sul serio lo si fa, dappertutto. Il manga in questo non è diverso da nessun'altra cosa
Senza essere pagati si'.
Con questo concludo qui il mio intervento su questo post, non vorrei esagerare con opinioni che possano sembrare di parte
Io sono sceneggiatore e sinceramente non mi dispiacerebbe un giorno approcciarmi al mercato asiatico (Coreano compreso), ma per ora mi accontento di creare titoli per il mercato italiano e per il mercato Francese.
Sinceramente, se un editore mi chiedesse di ampliae la storia, se l'ambientazione ed il materiale creato lo consentissero si. Altrimenti gli direi di no, perché la qualità del fumetto verrebbe irremediabilmente compromessa.
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