Riportiamo dal blog Anime-Asteroid l'ottimo dossier in tre parti sulla nascita e l'evoluzione dell'animazione robotica giapponese.
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DOSSIER SULL'ANIMAZIONE ROBOTICA: GLI ANNI D'ORO DEL SUPER ROBOT E LE PRIME EVOLUZIONI DEL GENERE (1963 - 1982)
Una semplice premessa: lo speciale che segue, realizzato grazie al prezioso contributo di Simone Corà, è stato reso possibile anche grazie a numerose fonti disponibili sul web (forum, siti specializzati, wikipedia, le conosciamo tutti) e diverse pubblicazioni cartacee in lingua nipponica, le cui traduzioni dipendono dai fortunati che sanno leggere il giapponese. Per questo, mi scuso fin da ora per qualsiasi errore doveste eventualmente riscontrare. Ammetto che lo stimolo maggiore che mi ha permesso di portare a termine questo lavoro, oltre ad aumentare di milioni di visite il nostro fenomenale blog, sta nel rendere ancora più completo l'ottimo dossier scritto da Alberto Galloni sull'edizione italiana del manga Record of Venus Wars. Per terminare, un ultimo ringraziamento ai miei fedeli beta reader, Sara Sabbatini e Alberto Zanetti.
Come in qualsiasi altro campo, se è vero che fino a un determinato periodo storico i nomi fondamentali diventano parte della cultura collettiva (in questo campo parliamo ovviamente di Yoshiyuki Tomino, Shoji Kawamori, Ryousuke Takahashi, Hayao Miyazaki, Satoshi Kon, Mamoru Oshii, Yasuhiro Imagawa), si arriva a un momento in cui è invece difficile capire per davvero, in mezzo a molto materiale attuale, cosa faccia realmente tendenza e cosa no. E se fino a ieri, parlando di cinema, erano innegabili i nomi di Fellini, Kubrick e Kurosawa, oggi non è altrettanto immediato dare un posto nella Storia anche a, giusto per dire i primi nomi che mi vengono in mente, Aronofsky, Kitano, Nolan. Per questo, in attesa che si consolidino certezze su talenti nuovi, ho preferito soprassedere sugli ultimi, recenti anni di animazione, per concentrarmi su tutto ciò che concerne il pre-2000.

Tetsujin 28 (1963), il padre di tutti i robot
Il nostro viaggio ha inizio nel 1963, anno in cui debutta in televisione la prima delle tre serie televisive di Tetsujin 28. Novantasette episodi in bianco e nero, aventi come protagonista un gigantesco e tondeggiante robottone col naso da Pinocchio, privo di qualsiasi arma se non il suo mastodontico corpo. Tetsujin 28 nasce originariamente come manga, nel 1956, dalla matita di Mitsuteru Yokoyama, futuro creatore di Babil Junior, Sally la maga e Mars, e il suo è un concept decisamente ingenuo: comandato attraverso un radiocomando da Shotaro, ragazzino di 10 anni, l'Uomo Di Metallo cerca di salvare il mondo dalle perfide mire del dr. Black Dog. Nessun super potere e nessuna cabina di pilotaggio: il buon Tetsujin 28 aveva come punto di forza solo l'idea di un'indistruttibile, potente automa che, a seconda dell'uso che se ne faceva, poteva rappresentare sia la fine che la salvezza del genere umano. Nel mondo cartaceo Tetsujin 28 troverà evoluzione nel 1967, sempre dalla fantasia di Yokoyama, in Giant Robot (dove questa volta il robot, a forma di sfinge, è pilotato a distanza da comandi vocali), ma per vederlo in animazione bisognerà attendere il 1992...
Secondo anime robotico sarà il semi-sconosciuto Astroganger (1972): ancora un mecha design bambinesco (il robottone ha occhi, naso e bocca!) e sicuramente una storia molto ingenua e rivolta a un pubblico infantile, ma interessante notare come proprio qui vedrà la luce la concezione della macchina senziente. L'Astroganga protagonista è infatti lo stato che assume un metallo alieno dotato di coscienza, che parla, prova sentimenti e istruisce l'eroe Kentaro alla difesa della Terra minacciata dagli extraterrestri Blasters. Sarà quindi lui che, al momento dello scontro, assumerà le fattezze robotiche per combattere. Le battaglie saranno ancora basate su semplice forza bruta e assenza di super-armi, bisognerà attendere due mesi per assistere, in animazione, a innovazioni.
Esse troveranno corrispondenza in Mazinger Z (1972). A quest'ultimo, nato dalla fervida immaginazione di un Go Nagai già celebre in patria (e che pensava a quanto sarebbe stato grandioso se, in una giornata di traffico, la sua auto si alzasse in piedi scavalcando tutte le altre), e uscito prima su fumetto che in animazione, si riconoscere essere la prima serie animata robotica ad avere un successo mostruoso, creando i topoi del genere che ne decreteranno la facciata cosidetta "tradizionale", tra cui il protagonista che combatte all'interno di un'apposita cabina di pilotaggio, le numerose armi straordinarie a disposizione del robottone e il fatto che l'eroe urla il loro nome quando ne fa uso. L'intreccio, anche qui, è elementare: Koji Kabuto è un giovane scavezzacollo che un giorno riceve in eredità dal nonno il potente Mazinger Z, realizzato in una super lega d'acciaio e la cui forza smisurata, data dalle potentissimi armi in lui incorportate (tra cui i roboanti Breast Fire e Rocket Punch), permette a chi lo guida di diventare letteralmente il Dio o il Diavolo in terra (Mazinger in giapponese si pronuncia Majinga, Ma per demone e Jin per divinità). Ovviamente Koji sceglierà la prima opzione e, con Mazinger Z, difenderà il Giappone affrontando, in ogni episodo, le orde dei giganteschi automi che gli invierà contro il malvagio Dottor Hell, ex collega di suo nonno, intenzionato a conquistare la Terra.

Mazinger Z (1972), l'avvento del Super Robot tradizionale
Uno schema narrativo, quello di Mazinger Z, talmente semplice da diventare la norma in tutte le produzioni robotiche fino alla fine degli anni '70: largo quindi a eroi e antagonisti macchiette (i primi senza né macchia né paura, i secondi invasori cattivissimi), e, sopratutto, spazio al canovaccio tokusatsu o "mostro della settimana", ripreso dai sentai (i telefilm coi super eroi mascherati), che per almeno 15 anni paralizzerà le sceneggiature degli anime robotici. In senso pratico, in ogni episodio gli eroi dovranno affrontare un'avventura auto-conclusiva che culminerà nello scontro e vittoria contro il consueto robottone inviato dai malvagi nemici. Per concludere, interessante anche la concezione "nippocentrica" di tutte queste produzioni, dove, secondo la concezione patriottica del periodo, qualsiasi perfido invasore, conquistando il Giappone, sembra abbia fatto suo il mondo intero.
Dopo il successone di Mazinger Z seguiranno una quantità incalcolabile di cloni di qualità molto bassa, provenienti da ogni studio animato e quasi sempre rivolti a un pubblico molto infantile: questo perché, negli anni dello shock petrolifero, saranno per la maggior parte aziende di giocattoli a commissionare, sponsorizzare ed elargire fondi agli studi d'animazione. Tra le varie fotocopie di Mazinger Z meritano menzione sicuramente le altre ideate da Nagai: Great Mazinger e Ufo Robot Goldrake (arrivato in Italia col nome di Atlas Ufo Robot, avrà un successo strepitoso in quanto il primo anime robotico mai arrivato nella nostra penisola, anche a fronte di una notorietà non eclatante in patria), veri e propri sequel di Mazinger Z; Jeeg robot d'acciaio e sopratutto i due Getter e Getter Robot G, i primi robottoni scomponibili. Tutto animato da quella Toei Animation che in quegli anni legherà il nome alle creazioni, robotiche e non, di Go Nagai.
Ai fini di altri primati storici, nei ripetitivi anni 70 vanno ricordate tre produzioni del neonato studio Sunrise, tutte dirette da quello che, in futuro, diventerà uno dei più importanti registi nipponici televisivi e non solo, Yoshiyuki Tomino. Pur adagiati sul solito schema narrativo e sulle solite trame, si distinguono quantomeno per l'originalità.
Brave Raideen (1975) inventa per la prima volta il concetto di robot dalle origini divine, e introduce nel genere la regola dell'attacco finale (il mecha protagonista, per chiudere lo scontro, userà sempre lo stesso attacco). Purtroppo non si può dire molto altro essendo tale visione attualmente irreperibile in idioma comprensibile.
L'invincibile Zambot 3 (1977), assoluto fallimento commerciale anche per colpa del basso budget con cui è stato animato, è una storia truce e drammatica: non solo i consueti invasori alieni massacrano donne, bambini e vecchi con metodi sanguinari, ma il concetto di guerra viene esplorato più in profondità, con orde di flussi migratori da parte dei terrestri sopravissuti alle distruzioni aliene e la loro conseguente xenofobia verso gli eroi protagonisti, anch'essi di origine extra-terrestre come i crudeli avversari. Il finale cupo e spietato farà il resto, rendendo Zambot 3 un piccolo cult.
L'imbattibile Daitarn 3 (1978), infine, col suo protagonista tamarro (Haran Benjo) e le incredibili, buffe espressioni del viso del robot che dà il titolo all'opera, è a tutti gli effetti la prima, vera parodia di un genere che, banalizzato dallo schema narrativo tokusatsu, vive perennemente di clichè. Interessante anche per il finale a sorpresa che ribalta completamente le posizioni di eroi e nemici, anticipo della futura poetica della difficoltà di comprensione tanto cara al regista. Finale il cui senso in Italia è purtroppo andato perso per colpa del discutibile adattamento del doppiaggio italiano storico.

Il primo tragico Tomino: Zambot 3 (1977)
Per terminare, a precedere quel benedetto 1979 che farà da spartiacque, meritano almeno una menzione Combattler V (1976), Vultus V (1977) e General Daimos (1978), multiproduzioni Sunrise/Toei che, pur facenti riferimento al medesimo canovaccio narrativo, focalizzano maggiormente la storia sull'approfondimento psicologico dei protagonisti e delle loro relazioni sentimentali (tant'è che verranno ricordati, in anni successivi, come la Robot Romance Trilogy di Saburo Yatsude, pseudonimo dello staff Toei che li ha creati).
Dopo Mobile Suit Gundam (1979) niente sarà più lo stesso. Altissimo budget, chara di Yoshikazu Yasuhiko (grande pittore prestato all'animazione, già dietro i disegni di Raideen e Zambot 3) ed enormi ambizioni. Protagonista di quella che diverrà una vera e propria rivoluzione culturale è ancora Yoshiyuki Tomino che, con Gundam, ipotizza una guerra civile spaziale tra federali e zeoniani, coloni terrestri che vogliono l'indipendenza dal pianeta d'origine. Un conflitto dove non esiste più la banale contrapposizione buoni/cattivi o terrestri/invasori, ma dove invece tutti, federali e zeoniani, sono vittime della guerra: gli eroi, come i bastardi, si trovano da entrambe le parti, e in ogni schieramento si combatte solo per sopravvivere. La storia di Gundam fa rinascere non solo il genere robotico ma l'animazione tout court, privilegiando l'espansione, episodio dopo episodio, della trama (che vede il continuo duello carismatico tra il terrestre Amuro Ray e lo zeoniano Char Aznable, entrambi portatori di un profondo messaggio antimilitarista), e la conseguente, fortissima continuity che lega ogni singola puntata. Sopratutto, Gundam teorizza l'idea del Robot realistico, o Real Robot: i mecha, precedentemente eroi meccanici alti 10/20 metri e votati alla giustizia, ora sono semplici macchine belliche prodotte in serie. Per questo, il fattore estetico non è necessario (celebre una scena dell'episodio 42: Char prende in giro due tecnici che non vogliono permettergli di usare in guerra il prototipo VOLANTE di Zeong perché gli mancano le gambe), e le unità robotiche sono tranquillamente, all'occorrenza, sostituibili da altri modelli identici. Alla fine il robot protagonista, il Gundam RX-78, rimane comunque praticamente invincibile, un Super Robot spacciato per Real: i veri robot realistici, i primi ad apparire in animazione, sono le unità-tipo zeoniane e federali, ossia gli Zaku e i GM. Per la sua potente carica di originalità e lo snaturamento del Super Robot, Gundam risulterà troppo avveniristico e avrà un riscontro di pubblico estremamente ridotto (gli episodi previsti, 52, scenderanno a 43 per il basso share): solo in anni successivi troverà, grazie al passaparola degli appassionati, quel successo galattico che cambierà profondamente i canoni con cui concepire l'animazione. Curioso quanto criminale, infine, il suo primo arrivo in Italia, nel cuore degli anni ottanta: tramesso senza pagarne i diritti, porterà Sunrise, scoperto il fatto, a sanzionarci pesantemente con un vero e proprio embargo dei suoi prodotti robotici di punta, almeno fino ai primi anni del 2000.

Nulla dopo di lui sarà più lo stesso... Mobile Suit Gundam (1979)
L'anno successivo (1980) Tomino e Sunrise torneranno a rivoluzionare il Super Robot con il capolavoro Space Runaway Ideon, secondo mecha divino della Storia (il primo, ricorderete, è Raideen, sempre loro). Stesso destino infausto di Gundam (il bassissimo share lo porterà a essere ridotto a soli 39 episodi contro i canonici 50 previsti), ma prima serie a mescolare attivamente fantascienza, robotico e misticismo. Di Super Robot si tratta, e di un robottone tanto esteticamente brutto da risultare quasi kitsch: un ciclopico mecha rosso scomponibile, formato da un aereo e due camion, che per arma usa solo i suoi pugni e calci e che all'occorrenza può disintegrare con uno speciale cannone interi pianeti. Ideon è protagonista di una serie cupa e nichilista, ricca di morti tragiche durante il suo dipanarsi, dove quasi tutti i personaggi, eroi compresi, sono veri bastardi e la cui storia è basata sui problemi di comunicazione e comprensione (temi che Tomino affronterà, con mille varianti, in quasi tutte le sue opere) tra un gruppo di coloni terrestre e una razza aliena, il Buff Clan. La trama è presto detta: l'Ideon, un mecha recuperato dai coloni durante alcuni scavi archeologici, sembra essere la reincarnazione di una divinità, l'Ide, e tra parentesi una potenziale bomba a scoppio capace di annichilire l'intero universo, di cui il Buff Clan tenta in tutti i modi di impossessarsene. Ai terrestri non rimarrà che una lunga fuga nello spazio, mentre alcuni di loro Ideon per difendere la nave madre dagli attacchi alieni. Be Invoked, il film che chiuderà la serie nel 1982, farà la Storia, con il suo sconvolgente e apocalittico finale, primo sintomo della depressione che colpirà il regista in quegli anni. È una serie avveniristica Ideon, la cui idea del protagonista/bomba ad orologeria (robot o umano che sia) influenzerà numerose produzioni, tra cui, in tempi recenti, vale la pena ricordare il noto fenomeno di costume de La malinconia di Haruhi Suzumiya (2006). Per i più giovani, infine, è bene rammentare che Ideon sarà l'anime che maggiormente ispirerà Hideaki Anno per il suo famoso Evangelion: se vi siete stupiti per la conclusione di The End of Evangelion, con i morti e le anime vaganti nell'universo, sappiate che Tomino aveva già narrato le stesse identiche cose quindici anni prima.

Un capolavoro dimenticato: Ideon (1980)
1982: dopo due opere drammatiche come Gundam e Ideon Tomino decide di dirigere qualcosa di più leggero e semplice. Nasce Blue Gale Xabungle, sorta di western-fantascientifico che, raccogliendo l'eredità di Daitarn 3, si propone come serie allegra e divertente, colma di prese in giro agli stereotipi dell'animazione robotica, ma non si priva di una sceneggiatura attenta e sensibile, come d'altronde in ogni sua opera, ai problemi sociali e alle ingiustizie che ne derivano. Nel pianeta Zola spiccano due classi sociali: i Civilian, poveracci che vivono regrediti e nell'ignoranza, e gli Innocent, potenti conoscitori delle antiche arti scientifiche e tecnologiche che comandano sui primi negando loro ogni tipo di conoscenza. Il protagonista Jiron Amos, preso possesso di una macchina da guerra, lo Xabungle appunto, vuole conoscere la verità e inizia peranto a girovagare per il mondo... Importante innovazione al genere il cambio, a metà serie inoltrata, del mecha protagonista con un altro.
Una semplice premessa: lo speciale che segue, realizzato grazie al prezioso contributo di Simone Corà, è stato reso possibile anche grazie a numerose fonti disponibili sul web (forum, siti specializzati, wikipedia, le conosciamo tutti) e diverse pubblicazioni cartacee in lingua nipponica, le cui traduzioni dipendono dai fortunati che sanno leggere il giapponese. Per questo, mi scuso fin da ora per qualsiasi errore doveste eventualmente riscontrare. Ammetto che lo stimolo maggiore che mi ha permesso di portare a termine questo lavoro, oltre ad aumentare di milioni di visite il nostro fenomenale blog, sta nel rendere ancora più completo l'ottimo dossier scritto da Alberto Galloni sull'edizione italiana del manga Record of Venus Wars. Per terminare, un ultimo ringraziamento ai miei fedeli beta reader, Sara Sabbatini e Alberto Zanetti.
Come in qualsiasi altro campo, se è vero che fino a un determinato periodo storico i nomi fondamentali diventano parte della cultura collettiva (in questo campo parliamo ovviamente di Yoshiyuki Tomino, Shoji Kawamori, Ryousuke Takahashi, Hayao Miyazaki, Satoshi Kon, Mamoru Oshii, Yasuhiro Imagawa), si arriva a un momento in cui è invece difficile capire per davvero, in mezzo a molto materiale attuale, cosa faccia realmente tendenza e cosa no. E se fino a ieri, parlando di cinema, erano innegabili i nomi di Fellini, Kubrick e Kurosawa, oggi non è altrettanto immediato dare un posto nella Storia anche a, giusto per dire i primi nomi che mi vengono in mente, Aronofsky, Kitano, Nolan. Per questo, in attesa che si consolidino certezze su talenti nuovi, ho preferito soprassedere sugli ultimi, recenti anni di animazione, per concentrarmi su tutto ciò che concerne il pre-2000.

Tetsujin 28 (1963), il padre di tutti i robot
Il nostro viaggio ha inizio nel 1963, anno in cui debutta in televisione la prima delle tre serie televisive di Tetsujin 28. Novantasette episodi in bianco e nero, aventi come protagonista un gigantesco e tondeggiante robottone col naso da Pinocchio, privo di qualsiasi arma se non il suo mastodontico corpo. Tetsujin 28 nasce originariamente come manga, nel 1956, dalla matita di Mitsuteru Yokoyama, futuro creatore di Babil Junior, Sally la maga e Mars, e il suo è un concept decisamente ingenuo: comandato attraverso un radiocomando da Shotaro, ragazzino di 10 anni, l'Uomo Di Metallo cerca di salvare il mondo dalle perfide mire del dr. Black Dog. Nessun super potere e nessuna cabina di pilotaggio: il buon Tetsujin 28 aveva come punto di forza solo l'idea di un'indistruttibile, potente automa che, a seconda dell'uso che se ne faceva, poteva rappresentare sia la fine che la salvezza del genere umano. Nel mondo cartaceo Tetsujin 28 troverà evoluzione nel 1967, sempre dalla fantasia di Yokoyama, in Giant Robot (dove questa volta il robot, a forma di sfinge, è pilotato a distanza da comandi vocali), ma per vederlo in animazione bisognerà attendere il 1992...
Secondo anime robotico sarà il semi-sconosciuto Astroganger (1972): ancora un mecha design bambinesco (il robottone ha occhi, naso e bocca!) e sicuramente una storia molto ingenua e rivolta a un pubblico infantile, ma interessante notare come proprio qui vedrà la luce la concezione della macchina senziente. L'Astroganga protagonista è infatti lo stato che assume un metallo alieno dotato di coscienza, che parla, prova sentimenti e istruisce l'eroe Kentaro alla difesa della Terra minacciata dagli extraterrestri Blasters. Sarà quindi lui che, al momento dello scontro, assumerà le fattezze robotiche per combattere. Le battaglie saranno ancora basate su semplice forza bruta e assenza di super-armi, bisognerà attendere due mesi per assistere, in animazione, a innovazioni.
Esse troveranno corrispondenza in Mazinger Z (1972). A quest'ultimo, nato dalla fervida immaginazione di un Go Nagai già celebre in patria (e che pensava a quanto sarebbe stato grandioso se, in una giornata di traffico, la sua auto si alzasse in piedi scavalcando tutte le altre), e uscito prima su fumetto che in animazione, si riconoscere essere la prima serie animata robotica ad avere un successo mostruoso, creando i topoi del genere che ne decreteranno la facciata cosidetta "tradizionale", tra cui il protagonista che combatte all'interno di un'apposita cabina di pilotaggio, le numerose armi straordinarie a disposizione del robottone e il fatto che l'eroe urla il loro nome quando ne fa uso. L'intreccio, anche qui, è elementare: Koji Kabuto è un giovane scavezzacollo che un giorno riceve in eredità dal nonno il potente Mazinger Z, realizzato in una super lega d'acciaio e la cui forza smisurata, data dalle potentissimi armi in lui incorportate (tra cui i roboanti Breast Fire e Rocket Punch), permette a chi lo guida di diventare letteralmente il Dio o il Diavolo in terra (Mazinger in giapponese si pronuncia Majinga, Ma per demone e Jin per divinità). Ovviamente Koji sceglierà la prima opzione e, con Mazinger Z, difenderà il Giappone affrontando, in ogni episodo, le orde dei giganteschi automi che gli invierà contro il malvagio Dottor Hell, ex collega di suo nonno, intenzionato a conquistare la Terra.

Mazinger Z (1972), l'avvento del Super Robot tradizionale
Uno schema narrativo, quello di Mazinger Z, talmente semplice da diventare la norma in tutte le produzioni robotiche fino alla fine degli anni '70: largo quindi a eroi e antagonisti macchiette (i primi senza né macchia né paura, i secondi invasori cattivissimi), e, sopratutto, spazio al canovaccio tokusatsu o "mostro della settimana", ripreso dai sentai (i telefilm coi super eroi mascherati), che per almeno 15 anni paralizzerà le sceneggiature degli anime robotici. In senso pratico, in ogni episodio gli eroi dovranno affrontare un'avventura auto-conclusiva che culminerà nello scontro e vittoria contro il consueto robottone inviato dai malvagi nemici. Per concludere, interessante anche la concezione "nippocentrica" di tutte queste produzioni, dove, secondo la concezione patriottica del periodo, qualsiasi perfido invasore, conquistando il Giappone, sembra abbia fatto suo il mondo intero.
Dopo il successone di Mazinger Z seguiranno una quantità incalcolabile di cloni di qualità molto bassa, provenienti da ogni studio animato e quasi sempre rivolti a un pubblico molto infantile: questo perché, negli anni dello shock petrolifero, saranno per la maggior parte aziende di giocattoli a commissionare, sponsorizzare ed elargire fondi agli studi d'animazione. Tra le varie fotocopie di Mazinger Z meritano menzione sicuramente le altre ideate da Nagai: Great Mazinger e Ufo Robot Goldrake (arrivato in Italia col nome di Atlas Ufo Robot, avrà un successo strepitoso in quanto il primo anime robotico mai arrivato nella nostra penisola, anche a fronte di una notorietà non eclatante in patria), veri e propri sequel di Mazinger Z; Jeeg robot d'acciaio e sopratutto i due Getter e Getter Robot G, i primi robottoni scomponibili. Tutto animato da quella Toei Animation che in quegli anni legherà il nome alle creazioni, robotiche e non, di Go Nagai.
Ai fini di altri primati storici, nei ripetitivi anni 70 vanno ricordate tre produzioni del neonato studio Sunrise, tutte dirette da quello che, in futuro, diventerà uno dei più importanti registi nipponici televisivi e non solo, Yoshiyuki Tomino. Pur adagiati sul solito schema narrativo e sulle solite trame, si distinguono quantomeno per l'originalità.
Brave Raideen (1975) inventa per la prima volta il concetto di robot dalle origini divine, e introduce nel genere la regola dell'attacco finale (il mecha protagonista, per chiudere lo scontro, userà sempre lo stesso attacco). Purtroppo non si può dire molto altro essendo tale visione attualmente irreperibile in idioma comprensibile.
L'invincibile Zambot 3 (1977), assoluto fallimento commerciale anche per colpa del basso budget con cui è stato animato, è una storia truce e drammatica: non solo i consueti invasori alieni massacrano donne, bambini e vecchi con metodi sanguinari, ma il concetto di guerra viene esplorato più in profondità, con orde di flussi migratori da parte dei terrestri sopravissuti alle distruzioni aliene e la loro conseguente xenofobia verso gli eroi protagonisti, anch'essi di origine extra-terrestre come i crudeli avversari. Il finale cupo e spietato farà il resto, rendendo Zambot 3 un piccolo cult.
L'imbattibile Daitarn 3 (1978), infine, col suo protagonista tamarro (Haran Benjo) e le incredibili, buffe espressioni del viso del robot che dà il titolo all'opera, è a tutti gli effetti la prima, vera parodia di un genere che, banalizzato dallo schema narrativo tokusatsu, vive perennemente di clichè. Interessante anche per il finale a sorpresa che ribalta completamente le posizioni di eroi e nemici, anticipo della futura poetica della difficoltà di comprensione tanto cara al regista. Finale il cui senso in Italia è purtroppo andato perso per colpa del discutibile adattamento del doppiaggio italiano storico.

Il primo tragico Tomino: Zambot 3 (1977)
Per terminare, a precedere quel benedetto 1979 che farà da spartiacque, meritano almeno una menzione Combattler V (1976), Vultus V (1977) e General Daimos (1978), multiproduzioni Sunrise/Toei che, pur facenti riferimento al medesimo canovaccio narrativo, focalizzano maggiormente la storia sull'approfondimento psicologico dei protagonisti e delle loro relazioni sentimentali (tant'è che verranno ricordati, in anni successivi, come la Robot Romance Trilogy di Saburo Yatsude, pseudonimo dello staff Toei che li ha creati).
Dopo Mobile Suit Gundam (1979) niente sarà più lo stesso. Altissimo budget, chara di Yoshikazu Yasuhiko (grande pittore prestato all'animazione, già dietro i disegni di Raideen e Zambot 3) ed enormi ambizioni. Protagonista di quella che diverrà una vera e propria rivoluzione culturale è ancora Yoshiyuki Tomino che, con Gundam, ipotizza una guerra civile spaziale tra federali e zeoniani, coloni terrestri che vogliono l'indipendenza dal pianeta d'origine. Un conflitto dove non esiste più la banale contrapposizione buoni/cattivi o terrestri/invasori, ma dove invece tutti, federali e zeoniani, sono vittime della guerra: gli eroi, come i bastardi, si trovano da entrambe le parti, e in ogni schieramento si combatte solo per sopravvivere. La storia di Gundam fa rinascere non solo il genere robotico ma l'animazione tout court, privilegiando l'espansione, episodio dopo episodio, della trama (che vede il continuo duello carismatico tra il terrestre Amuro Ray e lo zeoniano Char Aznable, entrambi portatori di un profondo messaggio antimilitarista), e la conseguente, fortissima continuity che lega ogni singola puntata. Sopratutto, Gundam teorizza l'idea del Robot realistico, o Real Robot: i mecha, precedentemente eroi meccanici alti 10/20 metri e votati alla giustizia, ora sono semplici macchine belliche prodotte in serie. Per questo, il fattore estetico non è necessario (celebre una scena dell'episodio 42: Char prende in giro due tecnici che non vogliono permettergli di usare in guerra il prototipo VOLANTE di Zeong perché gli mancano le gambe), e le unità robotiche sono tranquillamente, all'occorrenza, sostituibili da altri modelli identici. Alla fine il robot protagonista, il Gundam RX-78, rimane comunque praticamente invincibile, un Super Robot spacciato per Real: i veri robot realistici, i primi ad apparire in animazione, sono le unità-tipo zeoniane e federali, ossia gli Zaku e i GM. Per la sua potente carica di originalità e lo snaturamento del Super Robot, Gundam risulterà troppo avveniristico e avrà un riscontro di pubblico estremamente ridotto (gli episodi previsti, 52, scenderanno a 43 per il basso share): solo in anni successivi troverà, grazie al passaparola degli appassionati, quel successo galattico che cambierà profondamente i canoni con cui concepire l'animazione. Curioso quanto criminale, infine, il suo primo arrivo in Italia, nel cuore degli anni ottanta: tramesso senza pagarne i diritti, porterà Sunrise, scoperto il fatto, a sanzionarci pesantemente con un vero e proprio embargo dei suoi prodotti robotici di punta, almeno fino ai primi anni del 2000.

Nulla dopo di lui sarà più lo stesso... Mobile Suit Gundam (1979)
L'anno successivo (1980) Tomino e Sunrise torneranno a rivoluzionare il Super Robot con il capolavoro Space Runaway Ideon, secondo mecha divino della Storia (il primo, ricorderete, è Raideen, sempre loro). Stesso destino infausto di Gundam (il bassissimo share lo porterà a essere ridotto a soli 39 episodi contro i canonici 50 previsti), ma prima serie a mescolare attivamente fantascienza, robotico e misticismo. Di Super Robot si tratta, e di un robottone tanto esteticamente brutto da risultare quasi kitsch: un ciclopico mecha rosso scomponibile, formato da un aereo e due camion, che per arma usa solo i suoi pugni e calci e che all'occorrenza può disintegrare con uno speciale cannone interi pianeti. Ideon è protagonista di una serie cupa e nichilista, ricca di morti tragiche durante il suo dipanarsi, dove quasi tutti i personaggi, eroi compresi, sono veri bastardi e la cui storia è basata sui problemi di comunicazione e comprensione (temi che Tomino affronterà, con mille varianti, in quasi tutte le sue opere) tra un gruppo di coloni terrestre e una razza aliena, il Buff Clan. La trama è presto detta: l'Ideon, un mecha recuperato dai coloni durante alcuni scavi archeologici, sembra essere la reincarnazione di una divinità, l'Ide, e tra parentesi una potenziale bomba a scoppio capace di annichilire l'intero universo, di cui il Buff Clan tenta in tutti i modi di impossessarsene. Ai terrestri non rimarrà che una lunga fuga nello spazio, mentre alcuni di loro Ideon per difendere la nave madre dagli attacchi alieni. Be Invoked, il film che chiuderà la serie nel 1982, farà la Storia, con il suo sconvolgente e apocalittico finale, primo sintomo della depressione che colpirà il regista in quegli anni. È una serie avveniristica Ideon, la cui idea del protagonista/bomba ad orologeria (robot o umano che sia) influenzerà numerose produzioni, tra cui, in tempi recenti, vale la pena ricordare il noto fenomeno di costume de La malinconia di Haruhi Suzumiya (2006). Per i più giovani, infine, è bene rammentare che Ideon sarà l'anime che maggiormente ispirerà Hideaki Anno per il suo famoso Evangelion: se vi siete stupiti per la conclusione di The End of Evangelion, con i morti e le anime vaganti nell'universo, sappiate che Tomino aveva già narrato le stesse identiche cose quindici anni prima.

Un capolavoro dimenticato: Ideon (1980)
1982: dopo due opere drammatiche come Gundam e Ideon Tomino decide di dirigere qualcosa di più leggero e semplice. Nasce Blue Gale Xabungle, sorta di western-fantascientifico che, raccogliendo l'eredità di Daitarn 3, si propone come serie allegra e divertente, colma di prese in giro agli stereotipi dell'animazione robotica, ma non si priva di una sceneggiatura attenta e sensibile, come d'altronde in ogni sua opera, ai problemi sociali e alle ingiustizie che ne derivano. Nel pianeta Zola spiccano due classi sociali: i Civilian, poveracci che vivono regrediti e nell'ignoranza, e gli Innocent, potenti conoscitori delle antiche arti scientifiche e tecnologiche che comandano sui primi negando loro ogni tipo di conoscenza. Il protagonista Jiron Amos, preso possesso di una macchina da guerra, lo Xabungle appunto, vuole conoscere la verità e inizia peranto a girovagare per il mondo... Importante innovazione al genere il cambio, a metà serie inoltrata, del mecha protagonista con un altro.
Ricordati che per la terza parte ci sarebbe qualcuno che potrebbe correggerti alcuni errori
Appena ho tempo lo rileggerò con più attenzione visto che da bimbo amavo un sacco Ufo Robot, ma soprattutto il Daitarn 3 del mitico Haran Benjo !!!
Degli altri nominati mi interessa conoscere Ideon dopo il bell'approfondimento recente di micheles e finalmente Mobile Suit Gundam !!!
(ok lo ammetto la preview di UC mi ha esaltato non poco, da profano u__u)
PS: certo che scorrere velocemente e vedersi come il prezzemolo (decontestualizzata) Haruhi Suzumiya è stato incredibile!!
Non è che si chiama "fortuna" conoscere una lingua straniera.
Aspettando di leggere la parte riguardante il mecha negli anni 90/2000!!
Potreste anche inserire una bibliografia essenziale sui robottoni a completamento del saggio, giusto per chi vuole approfondire??
1) Il protagonista si ciama Haran Banjo, Benjo è una girellata
2) Astroganga fu trasmesso in Italia prima di Goldrake
Cio' detto mi interessa tantissimo l'osservazione di Ryogo: Astroganga fu trasmesso in Italia prima di Goldrake. Ce l'hai una fonte Ryogo? Qualche mese fa ho speso delle ore su Internet cercando di chiarire la data di prima messa in onda di Astroganga: tutte le fonti erano concordi nell'indicare il 1980, eppure i miei ricordi mi dicevano molto prima.
Non credo prima di Goldrake; io azzarderei una data tipo luglio 1978 (mi ricordo che era estate), comunque prima di Mazinga. Purtroppo i ricordi sono fallaci, ma mi pare impossibile che sia stato trasmesso cosi' tardi come mi dicono Wikipedia, il sito di Antonio Genna e varie altre fonti che ho consultato. Sei il primo che sento che dice una cosa piu' vicina ai miei ricordi. L' encirobopedia mi da' addirittura la data di uscita della sigla, il 21 febbraio 1980. Ho assunto di essermi sbagliato, ma se riesci a trovare una fonte affidabile che contraddice tutte queste sarei contento. Pare difficile pero'.
"Per concludere, interessante anche la concezione "nippocentrica" di tutte queste produzioni, dove, secondo la concezione patriottica del periodo, qualsiasi perfido invasore, conquistando il Giappone, sembra abbia fatto suo il mondo intero."
Ah beh, questa mi ricorda tanto anche un altro paese al di là dell'Atlantico.
Astroganga trasmesso prima di Goldrake?
Quanti espertoni! Che risate!
Senza di loro probabilmente non avrei mai imparato ad apprezzare l'animazione robotica.
Anche perchè in quel periodo sia la RAI che Mediaset l'avevano già abbandonata
Devo iniziare ad occuparmi anche di serie steriche. Al momento il mio massimo indietro nel tempo è Gunbuster; ma ci sono un sacco di serie che vorrei riuscire a vedere.
Mi incuriosisce veramente tanto Zombot3...
Si vede però che è abbastanza fazioso e pieno di frecciatine, l'autore si riconosce lontano un miglio
Per questo Astroganga (primo episodio trasmesso il 4 ottobre 1972) è correttamente inserito prima di Goldrake (5 ottobre 1975).
Per questo non mi interessa minimamente parlare del fenomeno di Goldrake, qui considerato una divinità e in Giappone niente di che.
Sull'esclusione di Astro Boy: diciamo che lui si può definire idealmente il precursore dei cyborg più che dei robottoni, lo userà chi vorrà un giorno parlare della loro evoluzione.
Sull'esclusione di svariati titoli e dei vari cloni di qualità bassa: o quei titoli non li conosco affatto e li integrerò quindi in versioni future del dossier (come Baldios, di cui Micheles mi importuna quotidianamente), oppure semplicemente non sono titoli fondamentali nel genere. Ripeto ancora una volta: non mi interessa analizzare ogni singola serie robotica, ma solo quelle che sono FONDAMENTALI nel percorso che inizia da Tetsujin 28 per arrivare a Gasaraki e Gurren Lagann.
Questo si era capito ed e' anche una scelta che ha un suo senso. Piu' che altro il problema di questo dossier e' che da' una visione troppo tominocentrica, mentre il mattatore di quegli anni ("gli anni d'oro del super robot") e' certamente Nagai e non Tomino. E questo anche in Giappone, non solo in Italia.
Ci tengo a precisarlo a beneficio dei lettori meno esperti che leggendo questo saggio rischiano di avere un'idea falsata. Su altre cose non insisto perche' le ho gia' fatte presente a God87 mesi fa quando lessi il suo dossier la prima volta.
La sigla italiana dei Galaxy Group è uscita su 45 giri proprio nel 1980, quindi non può essere precedente.
Di Nagai, oltre a citare Mazinger Z che ha dato il via al tutto non saprei cos'altro aggiungere: per quanto buone tutte le serie successive sono la stessa minestra e senza tentativi di variazione (canovaccio narrativo, assenza di continuity), così come tutti i cloni nati in loro risposta. Che cosa potrei scrivere?
P.S. e adesso non dire che anche tu hai l'avatar nagaiano!
Ad esempio in Gundam non ce' questa mania di far fuori in maniera sadica e gratuita tutti i personaggi principali. E Gundam resta una bellissima storia. Idem per il Daitarn 3 che secondo me e' la serie super robotica piu' avvincente degli anni 70. Altro che Mazinga, Goldrake e Jeeg.
Goldrake è stato trasmesso a partire dal 4 aprile 1978 (ormai è una data da mettere nei dizionari di scuola!) Astroganga dovrebbe essere stato trasmesso tra il 1978 e il 1979! Tetsujin sono 4 serie + 2 movie (uno live e uno anime!) Caro God qua devo dave ragione in toto a micheles! Questo è il decennio di Go Nagai punto è la storia che parla! Getter è stato quasi importante come Mazinger, ti ricordo che il tanto osannato Gurren Lagan devo molto ad esso ed è del 2007 fai tu! Zambot, Gundam e Ideon furono dei sonori fiaschi all'epoca, di discreto successo furono invece Raideen, Daitarn e Trider G7 guarda a caso con la formula del tokusatsu! Tomino fu rivalutato solo il decennio successivo, quindi se devi analizzare il periodo devi essere obbiettivo! tokusatsu e sentai non sono la stessa cosa, tokusatsu ad esempio è Godzilla! I Sentai sono i telefilm con i supereroi mascherai lanciati da Ishinomori (per farvi capire i Power Ranger!)
Quando si parla di robottoni l'Enciclorobopedia e'imprescindibile.
@Twinkle
Aha, sono qui che mi pregusto le future flamewars! God87 e' uno su cui si puo' contare quando si tratta di suscitare polemiche!
E allora ti dò un umile consiglio: la prossima volta occupati di qualcosa che conosci BENE perchè ti piace, altrimenti rischi di fare solo disinformazione, o come ti ha gia detto qualcuno, informazione faziosa o di parte. E non atta a diffondere cultura.
Per scrivere un buon dossier bisogna essere al di sopra delle parti, altrimenti non differisce molto da una recensione personale.
Poi non è che tutto quel che è stato adattato in italiano equivale a merda eh. Sembra quasi che non vogliate sporcarvi le mani con gli adattamenti nostrani...cosa poi che traspare un pò da tutte le recensioni di Anime Asteroid.
Cioè, non ci fosse stato l'adattamento italiano di questi anime, ora non ci sareste nemmeno voi coi vostri dossier/recensioni da fans.
Ti ringrazio comunque per il consiglio.
Ah, la solita tiritera su doppiaggi storici etc risparmiamela, visto che stavolta non ve ne è traccia su questo dossier se non nell'unico punto in cui ne parlo a ragion veduta (e il finale di Daitarn 3 con QUEL doppiaggio è falsato, nega pure l'evidenza).
Veramente sarebbe ora che la smetteste con questi pregiudizi.
Io non ho mai fatto tiritere sui doppiaggi storici, ma analogamente preferisco leggere chi non li denigra o si perde in deliranti odi verso un elemento fondamentale che fa parte del passato (e presente) della storia degli anime nel nostro paese.
Non riconoscerlo è segno di ingenua, presuntuosa, giovane età.
SPOILER!
Nel "Getter" muore uno dei protagonisti, per esempio, oppure In un' altra puntata la figlia dell' imperatore dei dinosauri viene uccisa e lì lo stesso imperatore comincia a capire il prezzo della guerra con un bel monologo alla fine dell' episodio.
Sono d'accordo. Ma per lo stesso motivo non ha nemmeno senso denigrarli. E God e il suo compare su Anime Asteroid non si fanno sfuggire mai l'occasione di denigrare un doppiaggio italiano.
Per me questo è un atteggiamento ben poco sopra le parti e molto molto fan.
Tornando in topic qui sono a casa mia, per restare in tema serie del periodo da me adorate:
Babel Junior,GetterRobot,GetterRobot G,Grande Mazinger,Jeeg,Goldrake,Astrorobot,Vultus 5,Daimos,Daitarn 3 Daltanious,Gordian,TriderG7,God Sigma,Baldios,SuperRobot 28 & Voltron(golion)
Serie piaciute:
MAzinger Z,Diapolon,Combattler
Gloiser X,Zambot3,Daikengo,Gotriniton,God Mars,Bryger,Gaikeen
Serie cosi cosi:
Gaiking,Mechandar Robot,Gingaiser,Balatack,Godam
Da menzionare
X-BOMBER (ansche se era un telefilm) e Arbegas, laserion, sceriffi delle stelle, gorilla force anche se successiva ma dell'impronta di Mazinger!
Gundam e Ideon vanno viste punto (eheh)
P.s. (ho messo i nomi girellari a posta per far capire che serie erano a più pubblico possibile eheh)
La maggior parte di queste serie lo ho viste da bambino, quindi per molte di esse rimane solo un fielido ricordo, altre invece le ho riviste a più riprese diventando molto familiari!
Ma basta tu, per favore. Ridurre il mio discorso ad un "discorso da girellari" significa solo dimostrare una ottusità e una ignoranza senza pari.
E poi me lo vieni a dire proprio con QUELL'avatar? LOL
Vedi il caso di Daitarn 3. La storia che e' stata raccontata in italia non centra un tubo con la storia vera. Quindi il doppiaggio nel suo complesso va buttato perche' e' inutile. Non stai guardando Daitarn 3 ma un ibrido italianizzato che niente ha a che vedere con la storia originale.
Che dire poi del doppiaggio di Gundam ? A livello recitativo e' BRUTTO e il copione anche qua da luogo a delle invenzioni di sana pianta. Anche questo oggettivamente e' da buttare perche' il suo valore e' nullo.
La verita' e' che gli anime negli anni 70-80 sono stati comprati come tappabuchi per i palinsensti delle tv regionali. Le aziende che importavano questi anime li trattavano come "escremento" per le tv locali e queste li trattavano allo stesso modo commissionando i doppiaggi alla meno peggio. Da cui poi i doppiaggi che ci siamo effettivamente ritrovati.
Da bambino queste cose non si capiscono e rimane soltanto il ricordo bello di aver visto in tv goldrake o daitarn 3 o gundam etc..., ma da grandi bisognerebbe saper distinguere e dare il giusto valore alle cose. E i doppiaggi storici al 99,99% sono da buttare, restano "importanti" solo per una questione nostalgica ma niente dippiu'.
Grazie di cuore, comunque, a tutti quelli che hanno criticato con gentilezza ed esponendo cordialmente le loro ragioni: il dossier ha scopo puramente divulgativo e non può non essere scritto in modo semplicistico e veloce, ma capisco bene come chi è cresciuto con i robot nagaiani e i super robottoni in generale di quegli anni possa sentirsi stranulato dallo spazio veloce con cui li ho tratteggiati. Il dossier comunque è sempre aperto a miglioramenti e quindi vedrò, magari col vostro stesso aiuto, se riesco ad aggiungere qualcosa almeno per trasmettere il senso di "mito" che emenavano quelle serie in quegli anni.
Io voglio sentir parlare solo dell'opera quando leggo una BELLA recensione. I partitismi, i nozionismi, le guerre tra fans, le dimostrazioni di superbia, i presunti discorsi illuministi, proprio non mi interessano.
Anzi, sono proprio queste cose che rendono patetica una bella passione.
Fermo restando che è davvero demenziale generalizzare in questo modo, visto che i doppiaggi vecchi sono tutti diversi, ma quando capirai che questo è un TUO punto di vista e che alcuni di quei doppiaggi sono ampiamente apprezzati da una parte del pubblico, non sarà mai troppo tardi.
Questa consapevolezza, per quanto mi riguarda, fa la differenza tra le persone sagge e quelle presuntuose.
Questo è veramente troppo. Non ci credo.
Soprattutto perchè Mazinga Z è arrivato 4 anni dopo Goldrake.
Discorso altre innovazioni di Go Nagai: Getter Robot fu il primo robot componibile, creando così diversi assetti tattici e differenti piloti nella stessa unità, ognuno con un suo carattere differente (vedasi Musashi fifone e Hayato arrogante), direi che fu un'evoluzione enorme nonostante per breve tempo è contemporaneo a Mazinger Z (e no, ora non c'ho voglia di postare le date esatte di trasmissione su Fuji TV).
@Buster
Se per anni mangi e pensi che sia buono e poi ti rendi conto che in realtà esistono dei cibi molto più sani e nutrienti, ti rendi conto che per quanto i cibi ti siano piaciuti, non erano genuini... magari alcuni erano migliori di altri, e alcuni più salutari di altri, o addirittura erano paritari in alcune ricette, ma la solfa non cambia.
Ci lamentiamo sempre di come le tv censurino gli anime il che e' una forma di non rispetto dell'opera originale. Beh quando spendo i soldi voglio che l'anime che vado a comprare sia stato trattato come dio comanda (adattamento e doppiaggio fatti a regola d'arte).
In questo non ce' niente di ipocrito.
Se per anni mangi e pensi che sia buono e poi ti rendi conto che in realtà esistono dei cibi molto più sani e nutrienti, ti rendi conto che per quanto i cibi ti siano piaciuti, non erano genuini... magari alcuni erano migliori di altri, e alcuni più salutari di altri, o addirittura erano paritari in alcune ricette, ma la solfa non cambia."
Sai come le chiamo queste? SEGHE MENTALI.
Senza offesa, chiaramente, ma davvero le ritengo questo. Perchè non sei il solo otaku a fare certi discorsi, purtroppo.
Io mi chiedo chi siate voi per decidere cosa deve piacere e cosa no al pubblico. Se una parte di pubblico è affezionata a determinati doppiaggi, si può sapere chi siete voi per stabilire che questa parte sta sbagliando?
Sbagliando in base a cosa??? Amare qualcosa significa necessariamente essere inconsapevoli? Essere stupidi?
Davvero a volte mi stupisco di quanto vi perdiate in CAZZATE pur di dimostrare quanto siete informati e fighi, dimenticando che una passione è per definizione stessa qualcosa che non si può razionalizzare in modo generico.
NESSUNO si può permettere di giudicare i gusti altrui, e fin qui ci siamo. Vi piacciono i vecchi doppiaggi? Buon per voi.
Ma non è questo il punto, il punto è sapere che sono tradotti male, se con questa consapevolezza vi piacciono ugualmente, di nuovo, buon per voi, e nessuno, NESSUNO, si deve permettere di criticare i gusti altrui.
Chiaro ora oppure alla prossima discussione si ricomincia da capo?
Ah, altro errore dell'articolo
Gundam la prima volta fu trasmesso coi diritti pagati, dati per sbaglio da Sunrise a Italia e Corea del Sud, sono le trasmissioni successive su TMC ad essere pirata.
(fonte: devo andare a lavorare, guardatevi voi i booklet dei DVD
Soprattutto perchè Mazinga Z è arrivato 4 anni dopo Goldrake. Chi ti ha detto che li ho visti in prima tv, io ho visto le repliche! Comunque ho capito che con te è impossibile discutere e la chiudo qui!
Non è nemmeno questo il punto. Questa è la strumentalizzazione del mio discorso a favore della tua/vostra speculazione personale.
Io ho solo consigliato di evitare di esprimere giudizi personali sui doppiaggi italiani quando si vuole scrivere un dossier impersonale di questo genere.
"io già da bambino mi chidevo come mai in Goldrake si vedevano dei flashback di Mazinger Z"
Questo è veramente troppo. Non ci credo.
Soprattutto perchè Mazinga Z è arrivato 4 anni dopo Goldrake.
A essere precisi Mazinga Z e' arrivato 2,5 anni dopo Goldrake e un anno abbondante dopo il grande Mazinga. E io che ho visto il tutto in prima TV mi sono posto tutte quelle domande, anche perche' Boss Robot appariva in tutte e tre le serie e non si capiva che differenza ci fosse tra Alcor, Koji e Ryo, ne' quale fosse l'ordine cronologico giusto. E i flashback nella prima puntata di Goldrake mi avevano lasciato interdetto, cosi' tanto che me lo ricordo ancora adesso.
Comunque lasciamo perdere l'annoso problema degli adattamenti, e' stato discusso milioni di volte e non c'entra nulla con il dossier di God87 che non ne parla, se non accennando in mezza riga alla questione del finale di Daitarn, che era doveroso citare.
E poi non centra niente con i robotici, e' fondamentalmente un triangolo amoroso ambientato in una guerra intergalattica. Macross prefigura un genere completamente diverso sia dai super robots che dai real robots. Detto questo il pregio di Macross e' di aver mostrato il talento di un tale Shoji Kawamori che come mecha designer non e' secondo a nessuno.
Poi e' indubbio che Macross abbia avuto una influenza straripante nel mondo dell'animazione degli anni 80. Gundam che era partito come serie pseudo-real robot nello Z si e' dimenticata del tutto di questo aspetto inseguendo cosa ? La moda dei robot trasformabili inaugurata dai valkyrie di Macross !!!
All'epoca non sapevo che Robotech era una invezione di sana pianta degli americani, ma la prima parte di Robotech (Macross al 99%) mi piaceva da morire. Tanto che comprai quasi in contemporanea i comics americani pubblicati dalla defunta Comico. Ogni numero ripercorreva l'episodio tv corrispondente. Poi come se non bastasse mi presi tutti i romanzi di McKinney (18 volumi o giu' di li') che rappresentava il romanzo di Robotech e quindi parlava anche di Macross. Infine comprai letteralmente decine e decine di modellini di Macross, valkyrie, destroids, navi zentraedi e anche una SFD-1 trasformabile. Alla fine degli anni 90 fini col comprare l'edizione animeigo di Macross (prima serie in dvd che compravo e per dippiu' era restaurata e progressiva il massimo). L'unica cosa che non ebbi il coraggio di comprare fu il golden book di DYRL. L'avevo visto una volta alla Yamato Video ma volevano sui 300 €. Troppo anche per un fan accanito come me.
Peccato invece che tutte le serie successive TV o OVA non abbiano piu' catturato la magia del primo Macross.
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