Prosegue la rubrica a cadenza mensile in cui andare a presentare i manga più apprezzati dalle recensioni della nostra utenza. Per ovvi motivi, la maggior parte dei titoli qui presentati sarà una selezione di quanto pubblicato ufficialmente dagli editori italiani, con ben poco spazio per gli inediti.
In questo secondo appuntamento si andranno a prendere in esami gli shoujo anni 2000-2009: dopo una classifica dei primi 40 posti si darà spazio ad una serie di recensioni utente su alcuni dei titoli della classifica meno noti al grande pubblico – oltre, ovviamente, al podio.

Buona lettura!

P.S. Specifichiamo per chi ancora non lo sapesse che shounen, shoujo, seinen, josei sono categorie create per le riviste contenitore e poi di riflesso applicate anche ai manga ivi contenuti; come confermato anche da tutti gli studiosi, professori ed esperti sull'argomento, quindi, la rivista di pubblicazione originale sarà l'unico ed il solo parametro con cui catalogare i manga. Per cui, lamentele come “questo manga è troppo maturo per essere uno shounen” o simili sono da ritenersi irrilevanti e verranno pertanto ignorate.


1 Gakuen Alice 8,857
2 Host Club – Amore in affitto 8,848
3 Life 8,808
4 Bokura ga ita – Noi c'eravamo 8,786
5 Fushigi Yugi Special 8,714
6 La clessidra – Ricordi d'amore 8,652
7 Afterschool Nightmare 8,587
8 Full Moon – Canto d'amore 8,556
9 Lovely Complex 8,550
10 Aqua 8,538
11 Ludwig 8,429
12 Nana 8,418
13 Partner 8,400
14 Arrivare a te 8,360
15 Elettroshock Daisy 8,353
16 Vitamin 8,333
16 Parfait Tic! 8,333
18 Trinity Blood 8,308
19 Beast Master 8,267
20 Cat Street 8,263
20 Meru Puri – Il principe dei sogni 8,263
22 First Girl 8,250
23 Kobato. 8,200
23 Skip Beat 8,200
25 Hana to Akuma 8,143
26 Devil & Love Song 8,133
27 Perfect Girl Evolution 8,130
28 Andante 8,118
29 Lui, il primo amore 8,105
30 Piece 8,091
31 High School Debut 8,063
32 Sugar Sugar Rune 8,059
33 Orchestre Royal des Guignols 8,000
33 Strobe Edge 8,000
33 Kylie – Nelle lande desolate della morte 8,000
33 Natsume Yuujinchou 8,000
33 Calling You 8,000
33 Shugo Chara - La magia del cuore 8,000
39 Momo - Welcome to the Worldend Garden 7,931
40 B.O.D.Y. 7,926


>>Tutti gli shoujo manga degli anni '00<<



8.0/10
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Mikan Sakura è una ragazzina vivace e un po' tonta che vive in un paesino di campagna assieme al suo adorato nonno. Quando scopre che la sua migliore amica, Hotaru, si è trasferita in una nuova scuola in città dietro ad un compenso che permetterà di mantenere in vita la vecchia scuola prossima allo smantellamento, Mikan parte immediatamente alla sua ricerca, sperando di poterla rivedere per chiederle chiarimenti. Una volta giunta davanti alla scuola, Mikan fa la conoscenza del prof. Narumi, il quale le spiega che la scuola frequentata dall'amica Hotaru, non è un istituto come gli altri: la "Alice academy" infatti, accoglie studenti che posseggono particolari capacità dette "Alice", dei poteri di vario tipo associabili in generale a poteri esp o magici. Nonostante inizialmente voglia far tornare Mikan a casa, Narumi sembra notare del potenziale nella ragazzina e la invita all'interno della scuola, dicendole che se riuscirà a farsi accettare dai suoi compagni, potrà rimanere in accademia. Mikan accetta con entusiasmo, dato il suo carattere solare non ha mai avuto problemi a farsi degli amici, ma purtroppo la realtà dei fatti si rivela più dura del previsto: non solo Hotaru la accoglie con freddezza, per di più la classe non accetta la presenza di Mikan in quanto "persona normale" priva di Alice. A tutto ciò si aggiunge il fatto che il leader della classe, Natsume Hyuuga, sembra nutrire un astio particolare nei confronti di Mikan, rendendole la vita impossibile sin dal loro primo incontro. Superati i primi ostacoli, Mikan viene accettata dalla classe e diventa a tutti gli effetti una studentessa della Alice academy; nello stesso tempo scopre il suo Alice, cioè la "nullificazione", un potere che le permette di neutralizzare qualsiasi altro Alice. Da questo momento in poi iniziano le avventure di Mikan e dei suoi amici all'interno dell'accademia, un luogo in cui però, non è tutto rose e fiori e molto presto Mikan scoprirà quanto sia alto il prezzo da pagare per essere un "Alice".

Il manga di "Gakuen Alice" nasce nel 2003 ed è tuttora in corso, anche se l'autrice ultimamente ha dichiarato di aver messo mano ai capitoli finali. Ha rapidamente conquistato, sia in patria che all'estero, una discreta fanbase e ottenuto anche una serie animata.
Tachibana Higuchi, esordisce dopo le colleghe Miho Obana, Natsuki Takaya e Masami Tsuda, ma facendo parte di una stessa generazione di mangaka, è facile notare come la Higuchi abbia preso vari spunti dalle opere più famose delle autrici citate, mi riferisco quindi a "Kodomo no omocha", "Fruits basket" e "Le situazioni di lui e lei".
Gli elementi fondamentali a cui attinge sono:
- La presenza di un cast molto ampio e ben caratterizzato
- Una particolare attenzione alla psicologia e all'evoluzione psico-fisica dei personaggi
- Un occhio di riguardo alle tematiche della famiglia
- La specificità del rapporto tra i giovani protagonisti e il mondo adulto
- Il passaggio da un iniziale registro comico ad uno più serio e drammatico
La prima cosa che salta all'occhio è sicuramente la somiglianza fisica e caratteriale dei protagonisti di "Gakuen Alice" con quelli di "Kodomo no omocha": oltre a qualche somiglianza estetica, Mikan ha un carattere simile a quello di Sana, è molto allegra, positiva e risoluta, forse un po' più tonta e sicuramente più piagnona. Allo stesso modo Natsume, come Akito, è introverso, scontroso, arrogante e bullo ed entrambe le coppie iniziano con un rapporto da cane e gatto fino ad innamorarsi. Le somiglianze però finiscono qui, in quanto le situazioni che portano Mikan e Natsume a crescere e maturare come persone e come coppia, sono ben diverse da quella affrontate da Sana e Akito, seppur in entrambi i casi, è presente un incontro/scontro con il mondo degli adulti.
"Gakuen Alice" parte come un semplice majokko scolastico mantenendosi su questa scia per i primi nove volumi circa, in quello che possiamo definire come un primo arco narrativo volto a presentare i numerosi personaggi e i loro Alice e funzionale per permettere a Mikan di tessere la sua rete di amicizie e legàmi. Sin dall'inizio però sono presenti dei dettagli che gettano un'ombra sull'apparente innocuo operato dell'accademia.
Con il volume dieci si entra nel secondo arco, che si focalizza su Natsume e il suo passato, l'arco successivo riguarda il passato dell'accademia e la famiglia di Mikan, infine l'attuale arco (che suppongo sia l'ultimo) fa i conti con tutto ciò che era stato annunciato e non risolto precedentemente.
"Gakuen Alice" da una parte può essere visto come il più classico degli shojo, in quanto tratta i consueti temi dell'amicizia, della fiducia, del credere in se stessi e nel prossimo, ma qualcosa che lo rende diverso dalla massa degli shojo scolastici c'è, ed è forse il motivo principale del suo successo: a parte la fitta rete di intrighi e intrecci abilmente creata, la Higuchi pone una particolare attenzione sulle dinamiche familiari e scolastiche e sulle conseguenze socio-educative che ne derivano. Nonostante i protagonisti siano i giovani studenti, i genitori, i sempai e gli insegnanti rivestono un ruolo di primo piano, mettendo in evidenza i diversi modi di concepire l'educazione e la formazione dei ragazzini con cui hanno a che fare. Lo scontro tra le fazioni all'interno della scuola nasce proprio da una diversa concezione dell'educazione, del bambino e delle abilità speciali che possiede: da una parte c'è chi ritiene che per quanto speciale, un bambino è pur sempre un bambino e come tale deve vivere la fanciullezza, lo scopo di insegnanti e genitori in questo caso è quello di aiutarlo a capire ciò che lo rende speciale e insegnargli a controllarlo per crescere in armonia con se stesso e gli altri. Dall'altro lato c'è chi vede nel bambino speciale, un elemento da sfruttare a discapito della sua stessa felicità e genuinità.
Il manga può dunque da una parte attirare un pubblico giovane in virtù di quei tipici elementi shojo che tanto amiamo, ma d'altro canto può essere apprezzato anche da chi ha superato l'età scolare proprio per l'attenzione posta sul mondo adulto a confronto con quello del bambino, e se siamo genitori, fratelli e sorelle maggiori o insegnanti, non possiamo fare a meno di percepire dalle azioni dei personaggi, la grande responsabilità che deriva da questi ruoli.
Da un punto di vista prettamente romantico, non si può non apprezzare il modo in cui la coppia Mikan/Natsume cresce e diventa consapevole dei propri sentimenti, in un modo graduale, dolce e tenero.
A questo manga si può rimproverare forse l'utilizzo di personaggi troppo giovani (all'inizio della storia Mikan ha 10 anni) e troppo maturi per la loro età, ma è proprio il costante confronto con il mondo adulto che rende visibili l'immaturità e i limiti dei bambini, i quali nonostante le gravose situazioni che si trovano ad affrontare, riescono a cavarsela sempre e solo con l'aiuto degli adulti. Come dicevo prima, il cast è molto ricco e ben caratterizzato, è vero che alcuni personaggi si perdono per strada, ma un gruppo consistente mantiene una presenza salda e in continua evoluzione.
Una menzione particolare va ad Hotaru, la migliore amica di Mikan nonché coprotagonista femminile. Hotaru è una bambina molto particolare; è geniale, brillante, "cool" e intelligente, sembra quasi che il posto di eroina sia più adatto a lei che a quella tonta di Mikan. Nonostante la freddezza che la contraddistingue, non esita a mostrare apertamente i propri sentimenti, specie per quanto riguarda Mikan, inoltre è sempre pronta ad aiutare gli amici in difficoltà mettendo a rischio la sua stessa posizione all'interno dell'accademia (Hotaru è una degli studenti migliori). Il rapporto con Mikan cresce con il proseguire della storia, sfociando in un'amicizia profonda e sincera, priva di sdolcinatezze i inutili frivolezze. Insomma, Mikan è l'eroina della storia anche e soprattutto perché a reggerla c'è la sua inseparabile spalla Hotaru.
Il grande pregio e forse anche il più grande difetto del manga è il suo passare da un registro comico ad uno fortemente drammatico, che abbandona del tutto le gag e non risparmia sangue, lotte e anche qualche decesso. Un po' mi dispiace che siano state abbandonate le atmosfere giocose e pucciose dei primi numeri, ma è anche vero che se il manga non avesse preso la piega che ha preso, non si sarebbe distaccato da una normale commedia scolastica e suppongo che l'intento dell'autrice fosse quello di affrontare temi più ampi.

Il tratto di Higuchi Tachibana non è purtroppo uno dei punti forti del manga: a prima vista potrebbe ricordare quello di "Kodomo no omocha", ma rispetto a questo è meno pulito e armonioso, inoltre se anche Miho Obana a volte toppa con le proporzioni, la Higuchi lo fa abbastanza spesso, disegnando mani troppo piccole, teste troppo grandi e busti troppo lunghi rispetto alle gambe. Non voglio dire che i personaggi di questo manga siano degli alieni, ma volte, specie nelle illustrazioni, i difetti sono evidenti. Un miglioramento del tratto però c'è, e va di pari passo con l'evolversi e il crescere dei protagonisti. All'inizio della storia i personaggi sono piccoli e tondeggianti, con faccioni paffuti (design adatto per dei bambini), mentre nell'ultimo arco narrativo è presente un'evoluzione abbastanza evidente, in quanto i corpi diventano più lunghi e affusolati e i visi più sfilati.

"Gakuen Alice" è un manga particolare, non è solo quello che i primi volumi o la serie anime danno a vedere, c'è molto di più da scoprire e mi rendo conto che la drammaticità che permea la trama da un certo momento in poi, possa scontentare chi avrebbe preferito una storia allegra e leggera. Da tenere conto inoltre che il mio è un giudizio parziale e momentaneo, ma non credo che cambierò idea se il finale della storia manterrà le premesse presentate finora.
Decisamente sconsigliato a chi non può fare a meno di vedere "buonismo" in ogni buona azione e in ogni sentimento, leggere "Gakuen Alice" procurerebbe l'orticaria a queste persone. Consigliato invece a chi crede che, almeno nel mondo della finzione e delle favole, sia possibile migliorare l'angolo di mondo in cui viviamo, fare ammenda dei propri peccati, chiedere perdono e riceverlo senza rancore.


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Bisogna riconoscere che quasi tutti gli anime e i manga che leggiamo, vediamo e talvolta recensiamo non fanno ridere. Magari sono pieni di azione, dramma nella maggior parte dei casi, sono introspettivi, al massimo hanno brio. Quasi mai però ci ritroviamo tra le mani un'opera piena di sana e dissacratoria ironia.
Benissimo, Host Club è l'eccellente eccezione che ci si aspettava. Host Club infatti non è tanto una commedia shojo scolastica: Host Club è LA parodia per eccellenza del genere shojo.

La storia è semplice quanto già ricca di premesse esilaranti: Haruhi infatti è la classica ragazza poverella senza arte né parte che grazie alle sue capacità riesce ad entrare in un esclusivo liceo, ma per pagare un grosso debito sarà costretta a lavorare nell'host club della scuola... travestita da uomo!
Tutto in questo manga cita e rovescia ironicamente decenni di storie strappalacrime per ragazze. Abbiamo per esempio Haruhi, orfana di madre, di umili origini, dalla bellezza semplicissima che entra in un mondo esclusivo grazie alle sue capacità. Quanto deve la sua vicenda a Candy Candy, Milly un giorno dopo l'altro, o altre lacrimevoli eroine shojo? Il bello però che Haruhi è una presa in giro dell'eroina shojo tipo. Per esempio, è vero, viene da una famiglia povera, ma il padre lavora come travestito in un bar gay; Haruhi è una persona dal cinismo e dal distacco unici al mondo; Haruhi non piange mai e non ha peli sulla lingua nel dire che i membri dell'host club sono dei deficienti.

Altro elemento di citazione è il gender bender, o per dirla più alla pecoreccia, lo scambio dei generi. Haruhi si traveste da uomo a scuola: quanto il genere shojo deve alle sue eroine travestite, a partire dalla prima in assoluto, La Principessa Zaffiro e passando dalla più famosa, Lady Oscar? Haruhi però non si traveste per diventare un'eroina, o per sottintendere che solo con i pantaloni può prendersi ciò che le spetta di diritto, ma per... fare controvoglia il gigolò! Quindi fa qualcosa di riprovevole, a differenza degli illustrissimi precedenti.

I personaggi di contorno però sono la parte forte della storia, anche questi presi di peso dall'iconografia shojo o shounen-ai. C'è Tamaki, il bellissimo ragazzo di origini francese biondo e pieno di parole cariche di miele e poesia, che però è il più stupido di tutti nonché il più convinto della sua carica seduttiva; ci sono i gemelli che fingono un incestuoso rapporto omosessuale per far vivere l'ebrezza alle ospiti del club di vedere dal vivo una storia degna di uno yaoi; c'è Kyouya, il bello con gli occhiali che è un mostro di opportunismo e infine Honey, il ragazzo puccettoso che tutti vogliono coccolare e la sua guardia del corpo, Mitsukuni, bello e tenebroso.

I richiami alla gloriosa storia shojo non finiscono certo qui. Tutte le vignette sono arricchite da rose rosse e sbrillucicchii vari, il liceo è ovviamente caratterizzato da un'architettura di stampo occidentale/ottocentesco (se qualcuno sta pensando al Seiran di Caro Fratello o all'istituto di Maria Sama ga Miteru, ecco lo stile è quello), le nemiche dell'host club sono il gruppo del Giglio Bianco (che guarda caso si dice in giapponese yuri) di un liceo femminile, la cui guida si chiama Lady Benibara (cioè lady rosa rossa, chiara citazione di Berubara, il nomignolo giapponese di Versailles no Bara).

Oltre a questo intelligentissimo gioco di rimandi e citazioni, c'è soprattutto un umorismo demenziale e scoppiettante che rende il manga godibilissimo anche a chi non è cresciuto a pane e a manga. Per quanto comunque in Host Club gli sfondi non appaiano quasi mai, tutto comunque è improntato alla velocità, all'anarchia visiva e narrativa più sfrenata, dando l'idea che questo manga alla fine sia la celebrazione scanzonata delle passioni della sua autrice, più che una commedia romantica come invece sta ora evolvendo.
Se volete farvi una sonora risata, non troverete di meglio.


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<b>Attenzione lievi spoiler</b>

Un prodotto veramente di ottima fattura, partorito dalla mente della mangaka che forse fa più discutere per i temi trattati nei suoi lavori, Keiko Suenobu. In Life troviamo temi già affrontati nel suo primo lavoro Vitamin ma visti in maniera molto più approfondita. La storia parla di Ayumu Shiiba, una ragazza un pò insicura che vive praticamente all'ombra della sua amica del cuore. Per non separarsi da lei cerca di impegnarsi nello studio ed entrare nel liceo nel quale la sua amica vorrebbe entrare. Caso vuole che per riuscire a studiare e ad essere più concentrata Ayumu si procuri dei tagli con un taglierino, la cosa, per quanto macabra, riesce a farla entrare in quel liceo. La sua amica però da quel momento la odia. Sopraffatta da questo, Ayumu cerca disperatamente di aggrapparsi ad una sua compagna di classe; con il tempo però quest'ultima inizia ad ignorarla fino a farla divenire la vittima designata dei maltrattamenti della classe. Nessuno, a parte alcuni, sembra voler fare qualche cosa, nemmeno i professori.

Mi sono dilungato nella trama ma perché essa è essenziale per far capire la mole di cose che questo manga tenta di raccontare, si parla infatti di stupro, bullismo, autolesionismo e altre problematiche giovanili. Il tutto si incastona perfettamente in una storia davvero ben esposta e mai banale. Forse alcuni avranno storto il naso per l'esagerazione di alcune scene, ma per parlare di un problema non lo si può raccontare nel modo più "politicamente corretto" possibile. La Suenobu riesce a farci sobbalzare a farci avere palpitazioni pagina dopo pagina. La cosa più riuscita è la caratterizzazione dei personaggi e la loro evoluzione durante la storia, infatti divengono tutti consapevoli dei loro errori e si rendono conto che solo loro possono costruirsi un futuro, un futuro tutto per loro, senza però cadere in luoghi comuni e sentimentalismi fuori luogo.

Consiglio per questo manga una doppia lettura in due momenti differenti, il primo quando si hanno 14/16 anni (anche se è consigliata la lettura ad un pubblico adulto) e un'altra quando si è veramente maturi in modo tale da cogliere significati differenti della stessa storia certamente non facile, e sono il primo ad ammetterlo, da capire alla prima lettura da molto giovani. Un ultima nota vorrei farla per l'edizione italiana. Anche se rilegata male e con inchiostro nero in alcune scene un pò sbavato (è la Panini, ragazzi, lo sappiamo tutti) ho apprezzato molto la rubrica Luna Crescente alla fine di ogni volume dove i lettori raccontavano le loro esperienze adolescenziali.


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"La clessidra" è la storia della vita della protagonista, An Uekusa, dall'inverno dei suoi dodici anni fino ad arrivare all'età adulta.
Il lettore segue con attenzione la crescita della ragazzina. Comincia a conoscerla quando è poco più che una bambina capricciosa, che non ha ancora alcuna conoscenza di come gira il mondo e di quali siano i sentimenti che si muovono nei cuori delle persone, e la accompagna attraverso le varie fasi della sua vita, narrate in maniera intelligente e matura dalla brava autrice.
Trait d'union fra le numerose vicende narrate nel manga è l'evento tragico che segna la giovane An nell'inverno dei suoi dodici anni e che la ragazza si porterà dietro per tutta la vita, finendo per avvertirne le ripercussioni sul suo carattere e sulla propria vita sentimentale.

Elemento fondamentale della vita di An è poi il rapporto con Daigo Kitamura, vivace e gentile ragazzino da lei conosciuto in quello stesso inverno dei dodici anni, che diventerà una presenza importantissima per la ragazza, trasformandosi, dal primo, insostituibile amico da lei conosciuto nell'opprimente e chiuso paesino di montagna dove si è trasferita, nel tormentato primo amore che sarà sempre presente nel corso della sua crescita.
Il rapporto di An e Daigo, la loro ricerca della felicità e di un radioso futuro durante gli anni dell'adolescenza, si intrecceranno poi magistralmente con le storie dei loro migliori amici, i due fratelli Tsukishima, rampolli di una famiglia nobile e assai tradizionalista. Lui, Fuji, ombroso e taciturno; lei, Shiika, dolce ma triste. Entrambi condannati ad una vita futura apparentemente già scritta da altri, segnati dall'ombra di un segreto che aleggia sopra la loro famiglia, troveranno in An e Daigo validi amici e anche qualcosa di più.

Attraverso una narrazione molto complessa, che gioca abilmente con i meccanismi del flashback e del time skip, Hinako Ashihara ci racconta una storia profonda, lontana dalla classica adolescenza tutta rossori, fiorellini e sbrilluccichii tipica dello shojo manga scolastico. I personaggi di "La clessidra" sono complessi, psicologicamente molto sfaccettati, fatti di luci ed ombre, di tragedie e segreti che hanno segnato il loro passato e si riflettono nel loro presente e nel loro futuro. Personaggi che, per riuscire a crescere e a trovare la felicità, dovranno affrontare nemici più temibili di vipere gelose o bellocci insistenti, nemici che si trovano all'interno del loro cuore e che potranno debellare soltanto trovando dentro di sé la forza per farlo.
Non si rinuncerà ad una buona dose di gelosie, triangoli e quadrangoli amorosi, rossori, amiche impiccione, vacanze al mare e via discorrendo, ma l'adolescenza di An e dei suoi amici sarà in ogni caso molto meno spensierata rispetto a quella di molti loro colleghi di carta e i nostri poveri amici dovranno attendere molto, troppo tempo, ben oltre il tempo dei banchi di scuola, per ottenere la felicità e/o l'amore, peraltro non senza difficoltà.

A dispetto dello stile di disegno assolutamente convenzionale e poco originale (per quanto curato e funzionale), "La clessidra" è dunque uno shojo manga particolare, che rinuncia al rosa e ai fiorellini per intraprendere la narrazione di una vicenda matura, complessa, profonda. Forse un po' troppo depresso e deprimente in certi passaggi, ma fa parte del gioco, della scelta dell'autrice di proporre personaggi non sempre completamente lindi e immacolati ma che si portino dietro ombre, malinconie e ferite.
Uno shojo manga fuori dagli schemi che, nelle sue fasi più avanzate, abbandona i banchi di scuola e i primi amori per gettare i suoi personaggi nel mondo del lavoro e mostrare cosa resta, una volta che gli anni superano la ventina, dei sogni e delle illusioni dell'adolescenza, anche attraverso i due volumi finali, contenenti storie brevi dedicate ai molti personaggi della vicenda.

Un'opera indubbiamente meritevole, diretta a un pubblico femminile ma che può essere apprezzata anche dai maschietti, in virtù del suo essere priva della sdolcinatezza e del romanticismo tipici di questo tipo di opere. Elementi di cui però, paradossalmente, ho sentito la mancanza, cosa che non ha permesso a "La clessidra" di scolpirsi troppo nel mio cuore come invece hanno fatto altre opere dello stesso genere. Ciò non toglie che sia un manga valido, profondo, toccante e ben narrato, che ben merita gli elogi e i riconoscimenti ottenuti in patria e di cui consiglio la lettura a chi volesse addentrarsi in uno shojo manga atipico e più maturo della media.


9.0/10
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La storia parla di due gemelle, Nae e Moe, e due gemelli, Takeshi e Ken. Insieme formano un gruppo di quattro amici, unito, che sembra durare felicemente. Tutto però cambia quando all'improvviso Moe viene investita e muore sul colpo: quest'incubo avvolgerà Nae e gli altri, ma non solo. Ciò che per loro sarà ancor più doloroso è il fatto che il corpo dell'ormai defunta Moe sia scomparso, e segretamente condotto a nuova vita da uno scienziato, che mediante metodi artificiali è in grado di riportare in vita gli esseri umani e di comandarli come se fossero dei robot. Essi però, una volta diventati robot, non possiedono più ricordi della loro vita passata,o almeno così sembra… I ragazzi verranno così catapultati in un mondo a loro sconosciuto e tetro, che rovinerà la loro vita per sempre.

"Partner" non è un'opera che, se letta, passa inosservata. E non si può altrettanto definire uno shoujo puro, dove i sentimenti principali sono la gioia o l'amore, come si può pensare all'inizio. Così com'è, "Partner" si può definire uno shoujo particolare, sia per i sentimenti e le tematiche affrontate, quali l'angoscia, l'odio, la paura, la tristezza, l'unione, la speranza, sia per le vicende (tragiche soprattutto) che avvengono con lo scorrere della storia. L'autrice di quest'opera, Miho Obana - già parecchio conosciuta per "Il giocattolo dei bambini" - , ha voluto stupire i suoi seguaci con qualcosa che lascia di stucco, che impressiona, che fa riflettere sui comportamenti degli esseri umani, sia giusti sia sbagliati. Diversa dalle sue altre storie, in "Partner" la maestra Obana dimentica gli avvenimenti spiritosi e di gusto per passare a situazioni più serie e anomale. La realtà in cui i protagonisti vivono è più grande di loro e sembra che nulla possa farli tornare alla normalità di un tempo.
In questo manga niente, proprio niente, è prevedibile. Man mano che si continua a leggere ci si stupisce sempre più di come vengano individuati i fatti, adottate le espressioni, impostati i caratteri dei personaggi. Sì, perché in "Partner" i caratteri dei personaggi sono un punto fondamentale per sopravvivere a ciò che sono destinati a sopportare. Solo mantenendo la calma possono scoprire cosa si cela dietro il mistero dei corpi di persone morte rinvenuti grazie a metodi che vanno contro la legge. E non sarà facile trovare una risposta in breve tempo a tutte le loro domande.

"Partner" è senza dubbio una storia che spicca per originalità. La trama è abbastanza innovativa e capace di coinvolgere e attirare a sé l'attenzione del lettore. Per quanto riguarda i disegni sono, sì, molto belli, ma talvolta anche piuttosto rigidi. Però, nonostante questo, riescono a rispecchiare perfettamente ciò che provano i personaggi e riescono a dare un'immagine più concreta di ciò che succede. Ogni personaggio, poi, ha un carattere differente. Nae, la protagonista, ha una personalità forte e coraggiosa, che soffre, ma reagisce e riesce a riprendersi, a combattere. Ken e Takeshi sono invece due gemelli diversi. Il primo è piuttosto calmo e premuroso, mentre il secondo è più spiritoso e impulsivo.

Quest'opera ha la capacità, come le altre opere della mangaka, di emozionare. Ma questo manga in particolare è in grado di farti emozionare a tal punto da sentire che non potrai mai scordare l'intera storia.
Decisi di comprare "Partner" senza leggerne la trama, immaginandomi che fosse un manga dolce come il genere Obana. Invece, quest'opera è proprio riuscita a commuovermi, a farmi piangere, e ho dovuto ricredermi. Con "Partner" ognuno dovrebbe avere un sovraccarico di emozioni, non è detto positive, ma emozioni che dovrebbero essere inevitabili. A prescindere che "Partener" è uno shoujo fuori dalla norma e che affronti l'argomento horror e fantascientifico, l'opera merita più dei soliti shoujo che si vedono circolare ultimamente, tutti rosa e fiori, con sentimenti solo puri. Come dimostra la sensei Obana, un buon manga deve essere dotato di una trama coinvolgente, che si spinga oltre i limiti del possibile e che sia in grado di lasciare un segno profondo.
Fino a questo momento non mi sono mai messa a piangere per un manga, ma "Partner" è una storia che riesce a trasmettere anche il pianto.

Lo consiglio a chi desidera leggere uno shoujo completamente diverso dai soliti, piuttosto tragico e strappalacrime, ma che senz'altro saprà rimanere impresso nella mente per la sua originalità.


10.0/10
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Cat Street colpisce. Tira dritto al punto e ci arriva, oh se ci arriva!
È come un pugno nello stomaco, una fitta al cuore e una spina nel fianco, tutto questo insieme e molto altro ancora. Il lettore non sa bene cosa pensare, non può pensare o riuscire a far altro che non sia tenere il passo e seguire il filo di pensieri dei protagonisti, immergersi nel sofferto accanimento con cui si autodistruggono e il loro crudele disfattismo, l’opera di demolizione cui sottopongono sé stessi e la loro quotidianità. Può e deve piangere insieme a loro, ridere, commuoversi, rallegrarsi o intristirsi. Immedesimarsi diventa quindi non solo qualcosa di obbligatorio, ma necessario e di una facilità disarmante ed il perché è semplice. Non c’è bisogno di concentrazione o di qualsiasi altra cosa che non sia predisposizione a dedicare un tot di tempo alle vicende dei “Leggendari Quattro”.

Ci si trova catapultati in una realtà che troppo spesso viene dimenticata e relegata in un angolo, quella dei “gatti di strada”, ragazzi che non sanno cosa sia la vita e cosa farsene, come servirsi del loro presente e non pensano al loro futuro se non come a qualcosa di oscuro e spaventoso, persone disconosciute dal resto del gruppo e considerate strambe nella loro non voluta a volte, tanto meno desiderata, antisocialità. Occupare il tempo quando non si ha nulla o non si vuole aver nulla da fare e non si può occuparlo in alcun modo, diventa un problema insormontabile. Qualcosa di seccante, ma che non turba più del dovuto la tranquilla monotonia del trascinarsi un giorno dopo l’altro, mese dopo mese e costringersi a compiere quelle minime azioni cicliche che permettono di definirsi ancora umani, che fanno capire di essere ancora vivi a detta delle apparenze e che spingono a continuare a fuggire dal ricordo doloroso del passato, la paura che perseguita e indice a rifugiarsi nell’oscurità più completa, nel totale isolamento, in una vita che non è vita.
Camminare tra le persone in mezzo alla strada senza vederne i volti, respirare senza sentire profumi, vedere senza osservare ciò che si ha intorno, colori, odori, suoni vuoti... Si è in un bozzolo ovattato, al sicuro forse, ma non al caldo. C’è quel freddo imperituro che tortura e le occhiate malevoli che filtrano e strisciando come serpi raggiungono stritolando tra le loro spire gelide. Il freddo di chi non riesce più a sentire il calore del sole che brilla sulla propria testa, non sa cosa sia un sorriso e lo scampanellio di una risata, di chi ha dimenticato come era prima che quel qualcosa che lo ha sconvolto e turbato accadesse, chi non sa o non vuole sapere cosa ha perso.

Spiazza, è un sorprendersi continuo di riconquiste, sentimenti che non si credeva più di poter provare, la sensazione di esser venuti di nuovo al mondo, di essere usciti da quel grembo sterile che nulla aveva in comune con quello materno, una rinascita, una felicità e una ricerca della felicità che non ha fine. Alla riscoperta del mondo e di stessi, di quei sogni nel cassetto e castelli in aria gettati nell’oblio e ora riportati alla luce. Il tutto senza la minima costrizione, un passo alla volta, incerti e malfermi, ma forti della propria decisione e del desiderio di riaprire gli occhi ed alzare il mento fieri di quel che si è e mostrare la testa al cielo orgogliosi.
Esiste un posto dove tutto questo è possibile, dove voler essere liberi non è sinonimo di eccentricità, il mutismo non è sintomo di poca intelligenza e neanche la loquace vivacità diventa un problema, dove il tempo non è troppo da colmare ma, al contrario, diventa troppo poco e le sere da trascorrere una volta a casa lunghe, l’alba lontana...

Quest’Isola che non c’è che accoglie Bimbi Sperduti dagli occhi selvatici e i modi bruschi, vagabondi e solitari è l’El Liston, un luogo accogliente e ospitale con un direttore alla Santa Claus, che spesso inizialmente viene frainteso nelle sue intenzioni e scambiato per un pervertito. Una curiosità che riguarda il nome della scuola è una coincidenza che ho scoperto esistere tra esso e una locuzione veneta “fare el liston”, che significa appunto "passeggiare per la piazza" e trova un riscontro perfetto con quella che è l’essenza stessa della scuola e il presupposto che ne fa da motore. Qui l’autogestione diventa un privilegio, l’autonomia una scelta, la diversità un talento, le capacità di ognuno doni di Dio, siano esse comprese o meno.

Su questo sfondo di benefica tolleranza, disponibilità e apertura, la vita di Keito, ex bambina attrice, dopo sette anni di reclusione nelle ombre della sua stanza e nei propri timori inconfessati sembra mutare quando, ormai sedicenne, incontra Rei, ragazzo della sua stessa età che ha abbandonato una brillante carriera professionistica come giocatore di calcio.
Si intreccia a quella di Momiji, ragazza dalla personalità solare e allegra, nonché un po’ manesca, che ama vestirsi in modo appariscente con abiti che si cuce e confeziona da sé, e Kouchi, mago dei computer e con un Q.I. altissimo.
Intraprende una via di cambiamenti e scelte, un cammino dove la luce sembra risplenderle intorno e non attraversarla, in mezzo a persone e amici che la capiscono e non la biasimano, dove non si è mostri né soli, ma uniti perché simili, anime affini, gemelle nella loro emarginazione.

L’introspezione è egregia, la resa dei personaggi e delle loro reazioni brillante, situazioni suggestive e coinvolgenti, disegni accurati nella loro semplicità e “trasparenti”, in cui i volti diventano specchi dei sentimenti. Una sottile e struggente malinconia, una nostalgia agrodolce che trapela da ogni pagina arrivando al lettore in tutta la sua toccante pienezza.
Cat Street è uno dei migliori manga che abbia mai letto e non posso far altro che consigliarlo con caloroso affetto a ognuno. Una lettura da non perdere assolutamente, emozionante e commovente come poche, un pianto e un sorriso indulgente e ininterrotto, soprattutto per chi ha un’indole sensibile e sentimentale.


10.0/10
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Mizuho Suga è una ragazza distaccata da tutto ciò che la circonda e profondamente incompleta. Al primo anno di università si ritrova a dover investigare sul passato di Haruka Origuchi, una sua compagna di classe del liceo morta di malattia. Piano piano Mizuho incomincia a conoscere meglio sé stessa, ciò che le piace e quello che invece odia e le dà fastidio. Inizia ad accorgersi delle persone che le stanno accanto e dei loro desideri. Apparentemente sembrerebbe una ragazza insensibile, fredda e razionale; in realtà ha una sensibilità per nulla superficiale, ma molto molto fragile. E' volubile, emotiva e solo per difendersi da possibili dolori o emozioni negative non si coinvolge pienamente e con passione in tutto quello che fa. Il cambiamento giunge quando torna nella sua vita un ragazzo, Hikaru Narumi, al quale si era legata con affetto al liceo, apparentemente lasciandosi trasportare dagli eventi, presa da una forte curiosità per lui. Narumi è considerato da tutti uno sciupafemmine, un ragazzo scansafatiche e privo di tatto. Mizuho, nonostante sappia queste cose di lui, ne è attratta e vuole conoscerlo meglio. Lei è il tipo che "pur sapendo di aver preso l'autobus sbagliato, resta comunque a bordo."
La storia è un giallo, una ricerca verso la verità compiuta da un gruppo di ragazzi tra i 19 e i 20 anni che si mostrano per quello che sono, con i loro difetti e le loro insicurezze. In ognuno di loro è possibile scoprire un pezzo, un frammento del loro carattere in cui ritrovare qualcosa di familiare e conosciuto. E' questa l'attrattiva maggiore di questo shojo fuori dalle linee: le sfaccettature e la complessità della caratterizzazione dei personaggi.
La Ashihara dopo "la Clessidra" non delude affatto! Il plot può apparire confuso, ma come i pezzi di un puzzle si incastrano per dar forma a un disegno completo, così i fili della trama si intrecciano volume dopo volume e danno vita ad un'opera davvero interessante!


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Dopo la lunga serie di "Angel Sanctuary" Kaori Yuki si era imposta come la regina degli Shojo a stampo gotico, figura confermata con le diverse raccolte di racconti brevi e da serie come "God Child", e nel 2008 si cimenta nella nuova serie "Orchestre Royal des Guignols". L'autrice ha sempre mostrato una relativa inattitudine nel trovare i giusti ritmi nelle sue serie, in certe occasioni risulta troppo sbrigativa ed in altre troppo temporeggiante, ma finalmente sembra aver trovato una gradevole continuità.

Esseri umani dai movimenti rigidi, con volti inermi ed inespressivi e soprattutto con volontà guidate da morbosi e profondi desideri: questi sono i Guignols, le "Bambole Striscianti" nelle quali gli umani si trasformano dopo essere stati infettati dalla "Sindrome di Galatea". La città governata dal padre del giovane Eles è letteralmente circondata dai Guignols e così verrà chiamata l'orchestra reale di corte che, sfruttando la risonanza di suoni, distrugge queste bambole, ma sia il ragazzo - che con la sua abilità al pianoforte aiuterà gli eccentrici musicanti - che la misteriosa orchestra sembrano covare dei passati oscuri legati proprio a queste creature.
L'inizio della storia riesce a condensare le numerose spiegazioni con uno sviluppo narrativo interessante e ricco di colpi di scena - dove immancabilmente trovano posto almeno un paio di giochi d'ambiguità sul sesso dei personaggi, una peculiarità cara all'autrice - e le vicende nelle quali s'imbatterà l'orchestra saranno spesso e volentieri macchiate da violenza, disperazione e sogni infranti. Il tutto andrà a braccetto con il più prevedibile degli accostamenti musicali ovvero l'associazione della musica ai sentimenti, che per quanto possa essere banale in questo caso risulta perfetto.

Proseguendo nella lettura la storia si infittisce di misteri mentre altri vengono dipanati, e la strada verso la conclusione percorre ovviamente anche i passati dei diversi personaggi andando così a narrare storie drammatiche che caratterizzano al meglio i suddetti con giusti e ponderati background psicologici. Si arriva così al finale che, in un accelerando di eventi, va a costruire un palco ricco di dramma e dolore sul quale l'orchestra farà la sua ultima emozionante esibizione, portando a giusta fine questa storia ricca di sentimenti umani. L'unica pecca solo le ultime tavole, che per quanto gradevoli mostrano un'eccessiva ricercatezza poetica.

Immancabilmente il tratto vagamente sporco e lo stile cupo e ricercato dell'autrice sono una garanzia. L'atmosfera cupa ha dei chiari rimandi allo stile vittoriano e a quello barocco, due stili perfetti per le impronte gotiche dell'autrice, questo dona vestiti elaborati e sfondi curati e d'impatto.
Ottimi gli aspetti "horror" dei disegni, come i Guignoles con i loro volti inespressivi che riescono a comunicare dolore e paura, senza dimenticare alcune scene violente. Il tutto è come sempre sottolineato dal curato dosaggio di chine e da un abbondante uso di retini, mai eccessivi o particolarmente pesanti. L'edizione della Planet Manga si lega alle altre della collana "Kaori Yuki Presenta", preservando la solita continuità di grafiche e formato. La copertina è solida, come la rilegatura, la carta grigiastra di elevata grammatura non ha trasparenze e anche la stampa è su ottimi livelli, senza apparenti difetti.

Ancora una volta Kaori Yuki firma uno shojo dai profili gotici ben realizzato, mostrando una notevole maturazione sotto il profilo narrativo più regolare e continuativo, che riesce ad ammaliare con le sue tinte agrodolci che alternano il dramma alla commedia e ad una velata storia d'amore, mentre sullo sfondo si sviluppa una storia sempre più complessa ed intrigante.
Una lettura consigliata a chi vuole conoscere l'autrice, oltre ovviamente a coloro che gradiscono lo stile gotico, in una storia dove fiaba, musica ed incubi si fondono in un bellissimo e riuscito mix.


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"Quando ero piccolo ho visto un uccello blu. L'ho cercato nella guida e ho scoperto che si trattava di un martin pescatore. Poi ho visto un animale blu e l'ho cercato nella guida.
Ho scoperto che non esisteva."

Questo è il mondo in cui vive Natsume Takashi, un mondo più ampio di quello che vedono le altre persone, popolato da esseri invisibili, creature chiamate youkai. È per questa sua abilità che, rimasto orfano da bambino, è sempre stato preso per bugiardo ed emarginato per le sue stranezze.
Passato da un parente all'altro, perché nessuno voleva occuparsene, viene infine accolto dai gentili Fujiwara, con cui vorrebbe restare il più a lungo possibile e a cui decide di tenere nascosta ogni cosa riguardante gli spiriti.
Poco dopo essersi trasferito da loro, però, scoprirà di possedere lo Yuujinchou, un libro ereditato da sua nonna Reiko, morta in giovane età, che è bramato da ogni spirito della zona. In esso sono infatti raccolti i nomi che Reiko aveva collezionato sconfiggendo gli ayakashi e ciò dona al proprietario dello Yuujinchou il potere di controllarli.
Incontrerà anche Nyanko-sensei, uno youkai che libera accidentalmente, il quale deciderà di restare al suo fianco come guardia del corpo.

Questo è il punto di partenza per una serie i cui meriti maggiori sono nel saper trasmettere perfettamente i pensieri, i sentimenti di Natsume e degli altri personaggi, umani e youkai, che il ragazzo incontra, e il fatto di far sorgere domande che forse difficilmente ci si porrebbe nel quotidiano, spezzando il cerchio della consueta prospettiva con cui guardiamo al mondo.
In ogni capitolo le esperienze che vive Takashi, i sentimenti che prova, sono spunto di riflessioni, aspetti diversi di una stessa realtà, o a volte lo stesso aspetto in realtà differenti. Natsume lentamente cresce, cambia, grazie anche ad amici importanti, umani e non, e andando avanti con i capitoli sembra affacciarsi la possibilità che in futuro possa acquisire il coraggio di essere sé stesso, realmente.

Al momento sono usciti undici volumi del manga, e primi sei sono già stati trasposti in un anime di due stagioni, ma la terza stagione, appena annunciata, metterà ancor meglio in luce tali aspetti, perché proprio dal settimo volumetto vengono introdotti nuovi e importanti elementi che rendono l'opera sempre più interessante, ricca e profonda. È un manga diverso da solito, pervaso da una particolare atmosfera che ogni fan riconosce come caratteristica distintiva specifica.

Per quanto riguarda l'aspetto grafico, mi ha colpito in particolare l'abilità di Yuki Midorikawa di poter esprimere emozioni profonde e complesse con il tocco semplice e gentile che la caratterizza, ma che è in grado di arrivare diretto al cuore del lettore, facendone risuonare i sentimenti con quelli dei personaggi. Mi è capitato di commuovermi realmente a certe espressioni di Natsume, a certe sue reazioni.
Anche il modo di esprimere le emozioni è diverso dal solito, non sono mai estreme e univoche, ma sfumate, mescolate realisticamente le une alle altre, complesse. Quest'aspetto è evidente soprattutto in Natsume, che è un ragazzo gentile, ma ciò non significa che accetti passivamente gli eventi, tutt'altro, s'impegna sempre, anche oltre le sue possibilità, perché, come dice lui stesso, non vuole avere rimpianti. È come se le ingiustizie subite in passato avessero aperto in lui ferite e debolezze, da cui però egli trae la forza stessa per trasformare quei sentimenti, che avrebbero potuto generare rabbia e risentimento, in uno scudo di determinazione.

Consiglio vivamente questo manga a coloro che cercano qualcosa di diverso, a chi è interessato a guardare oltre l'apparenza delle cose, a chiunque, con soddisfazione o amarezza, abbia mai pensato che "la verità è una prospettiva ed è basata su una realtà accettata".