Il blog dedicato alla letteratura orientale e giapponese La Bibioteca dell'Estremo Oriente, ha ottenuto una breve ma corposa intervista all'artista giapponese Satoe Tone: illustratrice di libri per bambini che da alcuni anni vive e lavora nel nostro paese, dove ha pubblicato per Kite Edizioni: “Questo posso farlo” e “Il mio migliore amico”.
Col consenso del gruppo, vi riproponiamo l'intervista.


- Cara Satoe, quando hai cominciato a disegnare?
- Satoe Tone: Disegno da quando sono capace di ricordare. Mi piaceva molto disegnare anche quando ero piccola. Ero portata per esprimermi disegnando dei pensieri su carta, ma a parole ero davvero negata. Quando mi capitava qualcosa di brutto, quando mi trovavo in una situazione difficile, per dissimulare la tristezza cominciavo a disegnare. E lo faccio anche adesso.
E’ da quando avevo dieci anni che sogno di diventare un'illustratrice, e da allora non ho mai cambiato idea.
Ero convinta che il mio desiderio di diventare illustratrice fosse più forte di qualsiasi altra persona.
Penso che nell’arte del disegno non ci siano vincitori o perdenti, ma quando vedo un quadro che mi impressiona positivamente penso sempre che devo assolutamente riuscire a fare di meglio… L’atto di disegnare è diventato parte integrante della mia vita, esattamente come mangiare e dormire, e a causa di questo devo affrontare dei sacrifici ma non me ne sono assolutamente mai pentita. Penso che non smetterò mai di disegnare.
- Qual è stata la tua formazione artistica?
- Più che studiare, diciamo che disegno da sempre. Semplicemente disegno perché mi viene voglia di disegnare, non per studiare.
Prima di sostenere l’esame per entrare all’università frequentai un corso di preparazione e per la prima volta studiai design e tecnica di disegno.
Questo fu l’unico periodo della mia vita in cui finii per odiare il disegno. Pensavo che disegnare servisse a godersi la vita, ma questo mio pensiero venne stravolto. Tutto veniva giudicato, o eri bravo o non lo eri, perciò non mi era possibile dipingere liberamente il mondo che vedevo, e fu proprio questo a farmi odiare il disegno.
Sicuramente mi è servito per affinare la tecnica, ma i disegni di quel periodo erano senza anima. Anche se allora odiai il disegno non rinunciai al mio sogno, quindi dopotutto ora penso sia stata un’esperienza da non sottovalutare.
In seguito mi specializzai in design e illustrazione all’università, dove tornai ad esprimermi liberamente attraverso i miei disegni.
- Lo stile dei tuoi disegni è rimasto sempre lo stesso o ha avuto degli sviluppi con il passare del tempo?
- Riguardo l’aspetto tecnico, ritengo che ognuno di noi riesca a raggiungere un certo livello con il passare del tempo. Tralasciando l’aspetto tecnico però, penso che lo stile si riconosca e si sviluppi poco per volta in base a quanto di nostro riusciamo ad interpretare attraverso i disegni, o a quanto riusciamo ad esprimere di tutto ciò abbiamo in mente.
Sono convinta che anche volendo il proprio stile non si riesca a modificare.
Nella vita di tutti i giorni possono succedere molte cose, come la scomparsa di una persona cara, l’arrivo di una nuova amicizia, un cambiamento del proprio ambiente o del proprio modo di pensare. Penso che questo tipo di esperienze, ovvero tutto ciò che ci capita quotidianamente, si rispecchino nitidamente nello stile di un disegno.
Lo stile inoltre può modificarsi sia in meglio ma anche in peggio, in maniera del tutto naturale, senza il bisogno di dover studiare una tecnica particolare.
Per quanto mi riguarda ho davvero poca esperienza. Sia per quanto riguarda il disegno, sia per quanto riguarda la mia esistenza.
- Quali sono, in un’illustrazione, i tuoi soggetti preferiti e i dettagli su cui solitamente ti soffermi di più?
- Mi piace disegnare volatili grassi e bianchi. Non c’è una ragione particolare, ma mi piacciono.
Tengo molto ad esprimere su carta anche le emozioni, l’atmosfera di un luogo, gli odori. E poi la delicatezza con la durezza, la precisione con la confusione, la forza con la debolezza… Ritengo importante riuscire a descrivere in un disegno dei concetti contrastanti come questi. Tuttavia non mi è possibile esprimere al 100% il mondo che ho in mente, per cui sicuramente avrò davanti a me molte sfide da affrontare. Voglio raggiungere una perfezione non perfetta.
Un disegno imperfetto che ti provoca un senso di fragilità o di tenerezza, se viene perfezionato rischia di perdere il suo fascino originale…
- In Italia hai già pubblicato due libri, “Questo posso farlo” e “Il mio migliore amico”, entrambi per Kite Edizioni. L’idea per il libro parte dalla storia o dai disegni?
- Inizio sempre con un soggetto che ho in mente e che vorrei disegnare, dal quale poi si sviluppa la storia. Se comincio dalla storia finisco per bloccarmi e non ne esce nulla di buono.
Cerco di dare alle illustrazioni il compito di narrare la storia. Nel mio caso, prima del testo ho in mente la scena che si svolge. Il testo nei miei disegni è come se fosse un bastone da passeggio. Penso che la cosa più importante sia riuscire a creare una storia insieme ai bambini che osservano i miei disegni.
-Come hai conosciuto il tuo editore italiano?
- Alla Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi di Bologna. Alla fiera molti giovani autori hanno la possibilità di consegnare i propri lavori ai vari editori, ed io ero tra questi. Dopo aver fatto il giro di molti editori ero davvero spossata, per cui alla fine mi dissi, visto che sono a Bologna, prima di andarmene proviamo a visitare anche un editore del posto. Fu così che incontrai la persona che ora è redattore della mia casa editrice e segue i miei progetti. Valentina, questo il suo nome, si innamorò a prima vista delle mie illustrazioni, che in seguito diventarono parte del mio primo libro: “Questo posso farlo”. Valentina è una persona davvero meravigliosa. La sua frase che ancora ora porto sempre dentro di me è “i tuoi disegni riescono a commuoverti nel cuore”. E’ la frase più bella che mi sia mai stata detta. Le sono davvero grata. Se non l’avessi incontrata sicuramente non starei facendo ciò che faccio ora, e ovviamente non abiterei qui in Italia.
Posso dire che è stata la persona che ha aperto la porta alla mia carriera di illustratrice di libri per bambini.
- Ora vivi in Italia. Come trovi il nostro paese? Pensi di restarci a lungo?
- Mi piace molto vivere in Italia. E’ stupendo essere circondati da una cultura talmente differente dalla propria. Ciò che pensi sia normale non lo è, mentre ciò che qui tutti ritengono normale per me non lo è. Capitano spesso episodi di questo tipo, e devo dire che li trovo davvero interessanti. Ritengo che la parola “normale” sia alquanto noiosa perché influenzata da pregiudizi. Sono convinta che la “normalità” non esista. E’ normale che ogni persona abbia il suo modo di pensare e il suo senso dei valori. Poiché è diverso da me non è normale: questo non riesco a pensarlo.
In Italia mi piacerebbe viverci a lungo. E’ uno dei paesi che amo di più. Tuttavia probabilmente tra 1 anno o tra 10 anni potrei anche pensarla diversamente. 10 anni fa non avrei mai pensato che sarei andata ad abitare in Italia. Quando finii le scuole superiori, avevo in mente tutt’altro, ma soltanto una cosa non è cambiata: continuo da sempre a disegnare.
Inoltre, se penso che in Giappone ho sempre un posto in cui poter tornare, sono davvero felice. Non è che voglia tornare a vivere in Giappone, però penso che proprio grazie a questo riesco a vivere in Italia.
Ora che ci penso, alle elementari, alla domanda “qual è il paese dei tuoi sogni?” risposi Italia. Il motivo era perché mi piaceva la bandiera italiana…
- Stai già lavorando al prossimo libro?
- In Italia prossimamente pubblicherò un libro sulla storia di un gatto nero e bianco. Sta diventando un libro davvero splendido.
- Vuoi lasciare un messaggio ai nostri lettori?
- L’Italia è il paese che per primo mi ha dato la possibilità di diventare illustratrice, e che per primo ha pubblicato una mia opera. Anche per questo, sono davvero grata all’Italia.
Inoltre sono rimasta davvero sorpresa che ci siano così tante persone interessante alla cultura giapponese e in generale alle culture asiatiche. Sicuramente siete attratti da ciò che qui in Italia non c’è, come lo sono anche io. Trovo molto interessanti e affascinanti le differenze tra la cultura giapponese e la vostra. A volte però sento la necessità di far conoscere anche altri aspetti della cultura giapponese, non solo esteriori ma anche interiori.
Il sito ufficiale di Satoe Tone
Ringraziamo vivamente Matteo, webmaster de La Biblioteca dell'Estremo Oriente, per la sua cortesia.
Fonte Consultata:
La Biblioteca dell'Estremo Oriente
Kite Edizioni
Col consenso del gruppo, vi riproponiamo l'intervista.


- Cara Satoe, quando hai cominciato a disegnare?
- Satoe Tone: Disegno da quando sono capace di ricordare. Mi piaceva molto disegnare anche quando ero piccola. Ero portata per esprimermi disegnando dei pensieri su carta, ma a parole ero davvero negata. Quando mi capitava qualcosa di brutto, quando mi trovavo in una situazione difficile, per dissimulare la tristezza cominciavo a disegnare. E lo faccio anche adesso.
E’ da quando avevo dieci anni che sogno di diventare un'illustratrice, e da allora non ho mai cambiato idea.
Ero convinta che il mio desiderio di diventare illustratrice fosse più forte di qualsiasi altra persona.
Penso che nell’arte del disegno non ci siano vincitori o perdenti, ma quando vedo un quadro che mi impressiona positivamente penso sempre che devo assolutamente riuscire a fare di meglio… L’atto di disegnare è diventato parte integrante della mia vita, esattamente come mangiare e dormire, e a causa di questo devo affrontare dei sacrifici ma non me ne sono assolutamente mai pentita. Penso che non smetterò mai di disegnare.
- Qual è stata la tua formazione artistica?
- Più che studiare, diciamo che disegno da sempre. Semplicemente disegno perché mi viene voglia di disegnare, non per studiare.
Prima di sostenere l’esame per entrare all’università frequentai un corso di preparazione e per la prima volta studiai design e tecnica di disegno.
Questo fu l’unico periodo della mia vita in cui finii per odiare il disegno. Pensavo che disegnare servisse a godersi la vita, ma questo mio pensiero venne stravolto. Tutto veniva giudicato, o eri bravo o non lo eri, perciò non mi era possibile dipingere liberamente il mondo che vedevo, e fu proprio questo a farmi odiare il disegno.
Sicuramente mi è servito per affinare la tecnica, ma i disegni di quel periodo erano senza anima. Anche se allora odiai il disegno non rinunciai al mio sogno, quindi dopotutto ora penso sia stata un’esperienza da non sottovalutare.
In seguito mi specializzai in design e illustrazione all’università, dove tornai ad esprimermi liberamente attraverso i miei disegni.
- Lo stile dei tuoi disegni è rimasto sempre lo stesso o ha avuto degli sviluppi con il passare del tempo?
- Riguardo l’aspetto tecnico, ritengo che ognuno di noi riesca a raggiungere un certo livello con il passare del tempo. Tralasciando l’aspetto tecnico però, penso che lo stile si riconosca e si sviluppi poco per volta in base a quanto di nostro riusciamo ad interpretare attraverso i disegni, o a quanto riusciamo ad esprimere di tutto ciò abbiamo in mente.
Sono convinta che anche volendo il proprio stile non si riesca a modificare.
Nella vita di tutti i giorni possono succedere molte cose, come la scomparsa di una persona cara, l’arrivo di una nuova amicizia, un cambiamento del proprio ambiente o del proprio modo di pensare. Penso che questo tipo di esperienze, ovvero tutto ciò che ci capita quotidianamente, si rispecchino nitidamente nello stile di un disegno.
Lo stile inoltre può modificarsi sia in meglio ma anche in peggio, in maniera del tutto naturale, senza il bisogno di dover studiare una tecnica particolare.
Per quanto mi riguarda ho davvero poca esperienza. Sia per quanto riguarda il disegno, sia per quanto riguarda la mia esistenza.
- Quali sono, in un’illustrazione, i tuoi soggetti preferiti e i dettagli su cui solitamente ti soffermi di più?
- Mi piace disegnare volatili grassi e bianchi. Non c’è una ragione particolare, ma mi piacciono.
Tengo molto ad esprimere su carta anche le emozioni, l’atmosfera di un luogo, gli odori. E poi la delicatezza con la durezza, la precisione con la confusione, la forza con la debolezza… Ritengo importante riuscire a descrivere in un disegno dei concetti contrastanti come questi. Tuttavia non mi è possibile esprimere al 100% il mondo che ho in mente, per cui sicuramente avrò davanti a me molte sfide da affrontare. Voglio raggiungere una perfezione non perfetta.
Un disegno imperfetto che ti provoca un senso di fragilità o di tenerezza, se viene perfezionato rischia di perdere il suo fascino originale…
- In Italia hai già pubblicato due libri, “Questo posso farlo” e “Il mio migliore amico”, entrambi per Kite Edizioni. L’idea per il libro parte dalla storia o dai disegni?
- Inizio sempre con un soggetto che ho in mente e che vorrei disegnare, dal quale poi si sviluppa la storia. Se comincio dalla storia finisco per bloccarmi e non ne esce nulla di buono.
Cerco di dare alle illustrazioni il compito di narrare la storia. Nel mio caso, prima del testo ho in mente la scena che si svolge. Il testo nei miei disegni è come se fosse un bastone da passeggio. Penso che la cosa più importante sia riuscire a creare una storia insieme ai bambini che osservano i miei disegni.
-Come hai conosciuto il tuo editore italiano?
- Alla Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi di Bologna. Alla fiera molti giovani autori hanno la possibilità di consegnare i propri lavori ai vari editori, ed io ero tra questi. Dopo aver fatto il giro di molti editori ero davvero spossata, per cui alla fine mi dissi, visto che sono a Bologna, prima di andarmene proviamo a visitare anche un editore del posto. Fu così che incontrai la persona che ora è redattore della mia casa editrice e segue i miei progetti. Valentina, questo il suo nome, si innamorò a prima vista delle mie illustrazioni, che in seguito diventarono parte del mio primo libro: “Questo posso farlo”. Valentina è una persona davvero meravigliosa. La sua frase che ancora ora porto sempre dentro di me è “i tuoi disegni riescono a commuoverti nel cuore”. E’ la frase più bella che mi sia mai stata detta. Le sono davvero grata. Se non l’avessi incontrata sicuramente non starei facendo ciò che faccio ora, e ovviamente non abiterei qui in Italia.
Posso dire che è stata la persona che ha aperto la porta alla mia carriera di illustratrice di libri per bambini.
- Ora vivi in Italia. Come trovi il nostro paese? Pensi di restarci a lungo?
- Mi piace molto vivere in Italia. E’ stupendo essere circondati da una cultura talmente differente dalla propria. Ciò che pensi sia normale non lo è, mentre ciò che qui tutti ritengono normale per me non lo è. Capitano spesso episodi di questo tipo, e devo dire che li trovo davvero interessanti. Ritengo che la parola “normale” sia alquanto noiosa perché influenzata da pregiudizi. Sono convinta che la “normalità” non esista. E’ normale che ogni persona abbia il suo modo di pensare e il suo senso dei valori. Poiché è diverso da me non è normale: questo non riesco a pensarlo.
In Italia mi piacerebbe viverci a lungo. E’ uno dei paesi che amo di più. Tuttavia probabilmente tra 1 anno o tra 10 anni potrei anche pensarla diversamente. 10 anni fa non avrei mai pensato che sarei andata ad abitare in Italia. Quando finii le scuole superiori, avevo in mente tutt’altro, ma soltanto una cosa non è cambiata: continuo da sempre a disegnare.
Inoltre, se penso che in Giappone ho sempre un posto in cui poter tornare, sono davvero felice. Non è che voglia tornare a vivere in Giappone, però penso che proprio grazie a questo riesco a vivere in Italia.
Ora che ci penso, alle elementari, alla domanda “qual è il paese dei tuoi sogni?” risposi Italia. Il motivo era perché mi piaceva la bandiera italiana…
- Stai già lavorando al prossimo libro?
- In Italia prossimamente pubblicherò un libro sulla storia di un gatto nero e bianco. Sta diventando un libro davvero splendido.
- Vuoi lasciare un messaggio ai nostri lettori?
- L’Italia è il paese che per primo mi ha dato la possibilità di diventare illustratrice, e che per primo ha pubblicato una mia opera. Anche per questo, sono davvero grata all’Italia.
Inoltre sono rimasta davvero sorpresa che ci siano così tante persone interessante alla cultura giapponese e in generale alle culture asiatiche. Sicuramente siete attratti da ciò che qui in Italia non c’è, come lo sono anche io. Trovo molto interessanti e affascinanti le differenze tra la cultura giapponese e la vostra. A volte però sento la necessità di far conoscere anche altri aspetti della cultura giapponese, non solo esteriori ma anche interiori.
Il sito ufficiale di Satoe Tone
Ringraziamo vivamente Matteo, webmaster de La Biblioteca dell'Estremo Oriente, per la sua cortesia.
Fonte Consultata:
La Biblioteca dell'Estremo Oriente
Kite Edizioni
Le sue parole son dolci come i suoi disegni.
Tra l'altro ho visto che su amazon le sue opere sono scontate,quindi invoglierò mia zia a comprarle per i suoi bimbi.
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