Proprio come per il Giappone anche in Corea una scuola di animazione autonoma si andò sviluppando nel corso degli anni sessanta ma le difficoltà economiche, la pressione dovuta all'invasione dei cartoni di Walt Disney (ingigantita dalla presenza delle forze USA), la presenza di un'ingombrante vicino come il Giappone (le cui società di animazione hanno aumentato in maniera costante l'offerta e la richiesta di intercalatori), trasformarono in un “paradiso” per le “schiaccianti produzioni americane, giapponesi e dell’Europa occidentale”.
Dagli anni settanta sono oltre mille le serie d’animazione prodotte in Corea del Sud per la TV americana, giapponese ed europea. Con un così elevato numero di produzioni e con ben 20.000 dipendenti nel settore, per anni la Corea del Sud è stata fra le tre maggiori produttrici mondiali di opere d’animazione. Si trattava e si tratta di professionisti molto capaci e abili, organizzati in veri e propri studi pronti a supportare in modo efficiente le crescenti richieste dei loro partners, in particolare giapponesi, era forse inevitabile che in questi studi si sviluppasse la volontà di dar vita a progetti autonomi ed il ritardo nell'emersione di questi progetti è stato dovuto solo alla crescita vertiginosa delle richieste delle Tv della Corea del Sud a trasmettere serie animate acquistate dal Giappone.
Molto deve l'animazione Coreana al regista Kim Chung-Gi, appassionato di anime robotici, creatore del famoso Robot Taekwon V e di almeno altre undici serie robotiche di grande successo presso il giovane pubblico asiatico troppo sbrigativamente accusate di plagio in Occidente. Eppure furono proprio queste serie a garantire la rinascita di un'autonoma scuola coreana. Fù davvero grande la sorpresa dei giurati del Festival Internazionale di Annecy quando nel 2002 si trovarono di fronte il lungometraggio My Beautiful Girl, Mari di Sung-Gang Lee tanto che il film riuscì a conquistare il Gran Premio avendo la meglio su Metropolis, di un regista apprezzatissimo come Rintaro e conquistò altri premi prestigiosi, al "Sitges Film Festival", al "Waterloo Festival for Animated Cinema" (Canada) e al "Bergen International Film Festival" (Norvegia) e venne presentato in diversi paesi del mondo facendo "ri-scoprire" la Corea e la sua animazione.
Il video creato da un fan, Hohyun Park, ripercorre in modo veloce 15 anni della storia dell'animazione coreana, legando il passato (il lungometraggio degli anni sessanta Hong Gil-dong) al presente (The King of Pigs, e Green Day), film presentati con grande successo negli ultimi festival internazionali, il bel Leafie (proposto anche nei nostri cinema con un'insperato successo) e il ricordato Robot Taekwon V.
Mescolati ai film più noti tante altre opere che ci parlano di gruppi semisconosciuti che lasciano intuire una realtà vivissima.
Fonti Consultate:
CinemaCoreano
Catsuka
Dagli anni settanta sono oltre mille le serie d’animazione prodotte in Corea del Sud per la TV americana, giapponese ed europea. Con un così elevato numero di produzioni e con ben 20.000 dipendenti nel settore, per anni la Corea del Sud è stata fra le tre maggiori produttrici mondiali di opere d’animazione. Si trattava e si tratta di professionisti molto capaci e abili, organizzati in veri e propri studi pronti a supportare in modo efficiente le crescenti richieste dei loro partners, in particolare giapponesi, era forse inevitabile che in questi studi si sviluppasse la volontà di dar vita a progetti autonomi ed il ritardo nell'emersione di questi progetti è stato dovuto solo alla crescita vertiginosa delle richieste delle Tv della Corea del Sud a trasmettere serie animate acquistate dal Giappone.
Molto deve l'animazione Coreana al regista Kim Chung-Gi, appassionato di anime robotici, creatore del famoso Robot Taekwon V e di almeno altre undici serie robotiche di grande successo presso il giovane pubblico asiatico troppo sbrigativamente accusate di plagio in Occidente. Eppure furono proprio queste serie a garantire la rinascita di un'autonoma scuola coreana. Fù davvero grande la sorpresa dei giurati del Festival Internazionale di Annecy quando nel 2002 si trovarono di fronte il lungometraggio My Beautiful Girl, Mari di Sung-Gang Lee tanto che il film riuscì a conquistare il Gran Premio avendo la meglio su Metropolis, di un regista apprezzatissimo come Rintaro e conquistò altri premi prestigiosi, al "Sitges Film Festival", al "Waterloo Festival for Animated Cinema" (Canada) e al "Bergen International Film Festival" (Norvegia) e venne presentato in diversi paesi del mondo facendo "ri-scoprire" la Corea e la sua animazione.
La Storia dell'Animazione Coreana
Il video creato da un fan, Hohyun Park, ripercorre in modo veloce 15 anni della storia dell'animazione coreana, legando il passato (il lungometraggio degli anni sessanta Hong Gil-dong) al presente (The King of Pigs, e Green Day), film presentati con grande successo negli ultimi festival internazionali, il bel Leafie (proposto anche nei nostri cinema con un'insperato successo) e il ricordato Robot Taekwon V.
Mescolati ai film più noti tante altre opere che ci parlano di gruppi semisconosciuti che lasciano intuire una realtà vivissima.
Fonti Consultate:
CinemaCoreano
Catsuka
Ho visto un numero di copie trash di molti anime famosi come judo boy, Mazinga, Carletto ecc, da sbellicarsi dalle risate
Però ci sono anche dei titoli molto intressanti da quello che ho potuto vedere.
E non nascondiamoci sul fatto che ormai sono sulla buona strada di scalzare il vecchio Giappone !
@gianni Se non erro, ma potrei anche sbagliarmi, le case giapponesi hanno usufruito molto di più di questo sistema negli anni '90 con la crisi, ma comunque affidavano il lavoro già nei decenni precedenti per abbassare i costi di produzione.
Certo di strada ce n'è da fare ( wonderful days è costato parecchio all'epoca) ma piano piano riusciranno a stare in piedi da soli. di Manhwa degni di nota ne hanno parecchi e sono anni che considero i coreani come le nuove stelle nascenti dell'animazione. Serve tempo ma hanno già una buona base sia come livello creativo che come qualità tecnica nella realizzazione vera e propria di prodotti d'animazione.
I coreani hanno interiorizzato lo stile "giapponese" meglio dei giapponesi stessi. E niente moe. Che liberazione !!!! Il futuro sono appunto la Corea e la Cina (anche quest'ultima sta facendo passi da giganti in animazione).
C'è solo che da esserne contenti
Tra l'altro diversi di questi cartoni coreani meriterebbero proprio un doppiaggio italiano. Peccato che comunque questi cartoni coreani, ma come anche quelli cinesi, al momento siano sconosciuti ai più e che è raro trovare informazioni anche sul web, a meno che non si conosce la lingua coreana e cinese, ma per il resto si trova poco e nulla...
Comunque qualcuno ha detto che la maggior parte degli anime giapponesi è prodotto in Corea, bhè è proprio così: la maggior parte ad esempio delle serie della Toei sono realizzate dalla coreana Daewon Media.
E questo vale in una certa misura anche per i coreani, sappilo Cobra, il Moe sarà fastidioso ma in una certa misura è opportuno ed utile.
Il mercato orientale ha una sua grande importanza ma il Giappone è riuscito ad andare oltre i suoi confini con opere come i Pokèmon ed i robottoni anzitutto, per poter fare qualcosa di simile i coreani dovrebbero puntare non solo sulle loro storie, come hanno fatto con ottimi risultati, anche da noi si sono visti bei film coreani, ma anche su opereche sappiano cogliere i gusti di altro pubblico. Una strada è certamente quella di proporre i loro Manwha come è stato accennato ma devono saper superare alcune autolimitazioni.
Magari con serie OAV ?
Secondo: non esiste il fanservice e il moe nei fumetti coreani? Scherziamo?
Va bene dire che la Corea ha ovviamente un ottimo potenziale nel campo del fumetto e dell'animazione, così come la Cina (anche se quest'ultima ha più problemi causa censura), ma far sembrare adesso che la Corea (si parla sempre di quella del Sud, ovviamente), produca in automatico tutta roba di nicchia e di qualità, a differenze del Giappone, è piuttosto ridicolo. E' pieno di ecchi, serie di combattimento piene dei soliti stereotipi, etc. Ed è innegabile che in passato i sud coreani abbiano plagiato un sacco di anime giapponesi, da Conan ragazzo del futuro a Galaxi Express.
Tanto di cappello alla Corea del Sud e ai suoi progressi, di sicuro faranno grandi cose, ma spalare mer*a sull'animazione/fumetto giapponese a casaccio, tanto per fare gli alternativi, lo trovo davvero inappropriato.
Certe opere sud-coreane non sono state distribuite in Occidente esattamente perchè sono dei palesi plagi, altrimenti i coreani le avrebbero vendute, come hanno fatto con serie più recenti.
Un'ultima cosa: il fatto che certe fasi della produzione di una serie animata giapponese vengano assegnate a ditte sudcoreane, non rende la serie in questione coreana. Abbiate pazienza. Tutti a dire che i cartoni giapponesi sono praticamente coreani a causa di questo, ma nessuno credo si sognerebbe di dire lo stesso dei Simpson, anche se sono animati per 3/4 in Corea del Sud, sminuendo il genio di Groening. In questo sito alle volte c'è un paradossale atteggiamento anti-nipponico che non mi so proprio spiegare, come se criticare in continuazione il Giappone e la sua produzione culturale fosse segno di superiorità intellettuale.
Inoltre, se aspettate che la Corea del Sud non delocalizzi, state freschi...ditemi che la Samsung produce solo in casa, vero? Non so come siano messi sotto questo profilo in fatto di animazione, ma non mi stupirei se qualche fase della produzione fosse delocalizzata in Cina, se non ora, in futuro.
Secondo me la Corea avrà la sua opportunità di affermarsi sul panorama mondiale dell'animazione ma per ora deve limitarsi a fare la gavetta e acquisire l'esperienza necessaria a farlo.
E' solo che piacendomi molto l' animazione in generale, certi commenti e pregiudizi mi fanno davvero cadere le braccia....
Sapete l' animazione è un patrimonio mondiale, anche se nato e sviluppato in certi Paesi, non è in mano unicamente a USA, Francia o Giappone... (specialmente per il "recente" boom e la moda manga/anime). Come dire che l' arte, le tecniche e le scuole d'arte esistono solo in Italia e sono unicamente suo patrimonio, tsk io vi sfido a vedere i lavori di certe scuole d'arte in America/Asia... ma questo mi sembra un discorso logico.
Magari vi stupite se vi dico che un animatore giapponese prende spesso come modello l' animazione americana e molti animatori hanno lavorato anche per la stessa disney. Inoltre l' animazione si è sviluppata anche in Cina molto tempo fa, mi sembra che sia stato sviluppato un film durante o dopo la Seconda Guerra mondiale, adesso non ricordo bene.
Comunque, già molti anni fa l' animazione giapponese per abbassare i costi spediva disegni in Korea (anche in altri Paesi asiatici, tra cui le Filippine mi pare) tanto per dire, ed il livello in certi Paesi asiatici si sta anche alzando.
Se guardate gli ultimi anime, nei credits gran parte dei nomi sono scritti in caratteri romani, e ci sono decisamente molti coreani.
@ShinXela (anonimo)
"Primo: i giapponesi hanno sempre prodotto manga/animazione innanzitutto per il loro mercato interno, secondo i loro gusti, piuttosto che per l'esportazione."
Falso.
Non lo immagini forse, ma nell' industria dell' animazione giapponese l' esportazione all' estero è una tappa molto importante, e frutta anche molti soldi. I Giappone sono tanti, ma la gente che compra o porta soldi agli studi di animazione spesso non basta per coprire i costi di produzione.
Per fare esempi, andiamo un po' indietro nel tempo, prendi i meisaku (World Masterpiece Theater, Heidi, Anna dai capelli rossi etc.) erano in parte appositamente studiati per un pubblico europeo! Spunto dalla letteratura occidentale per l' infanzia, setting occidentali, tratti occidentali e tondeggianti etc. Poi, i film di Tezuka e della Mushi production, anche quelli sono sempre stati molto vasti come pubblico. Poi vabbè non sto nemmeno a citare la maggior parte delle odierne serie commerciali, quasi tutte si propongo per un pubblico mondiale.
Poi ovviamente l' animazione giapponese è varia e ci sono anche opere molto tradizionali e indirizzate molto verso il Paese in cui sono prodotte.
I manga e i cartoni animati in Giappone sono sempre stati concepiti principalmente per il mercato interno. Anche i meisaku: essi non sono nati in primis con lo scopo di suscitare appeal in Occidente, bensì per far conoscere la letteratura occidentale ai bambini giapponesi. Erano infatti serie a scopo educativo.
E se pensi che oggigiorno, gli animatori giapponesi creino dozzine di anime "moe" con l'ambizione primaria di esportarle all'estero, sbagli di grosso.
Il "moe" è un concetto puramente giapponese, che in Occidente non è granchè compreso/apprezzato.
Attualmente il vero guadagno per le case di produzione giapponesi è dato dalla vendita dei DVD e blu-ray, ed il loro primario target è composto da un pubblico di nicchia interno (gli otaku) che si stima si aggiri attorno alle 300.000 persone. Le mie fonti dicono assolutamente l'opposto di ciò che tu hai scritto.
In parte i meisaku sono stati fatti per il pubblico giapponese, ma (secondo altre fonti) il mercato occidentale era il punto forte per quelle produzioni. Non a caso i meisaku sono stati portati in tantissimi Paesi, Romeo no Aoi sora e' conosciuto anche in certi paesi arabi!
Non ho mai parlato di Moe nel mio messaggio precedente, gli anime commerciali (che non devono per forza essere visti in modo cosi' negativo visto che danno lavoro e avolte sono pure discreti) sono di solito serie molto lunghe che vengono sfruttate moltissimo per il merchandising (vedi la Toei Animation). E ribadisco, dall' anime boom in poi gli anime si sono sempre piu' indirizzati verso un pubblico occidentale, perche' comunque porta soldi, nel Paese di origine dvd e simili per quando vendano non coprono i costi di produzione, che sono decisamente molto alti! Un solo episodio richiedere 120 persone, per quasi 3 mesi di lavorazione: soggetto, sceneggiatura, e konte, key animation, inbetween, colori, effetti speciali, montaggio, effetti sonori... il tutto tra i 10 e 14 milioni di yen. Come abbassare i costi? Commissionare il lavoro dove costa di meno.
Mi chiedo dove tu abbia preso alcune fonti. Quelle del moe sono giuste ma con le altre non mi trovo molto d'accordo... C'è da contare comunque che è anche un discorso generico, che il mondo dell' animazione giapponese e' molto chiuso, ha un sistema complicato e diverso rispetto a quello di un' azienda occidentale.
Il pubblico casalingo è sempre stato più importante per i produttori giapponesi che quello internazionale.
Potremmo continuare all'infinito, io rimango della mia opinione, tu della tua. Con simpatia.
http://audio.radio24.it/radio24_audio/2012/121231-melog.mp3
Si rimango della mia idea, ma prendo in considerazione anche quello che dici.. altrimenti un discorso non ha senso se uno mette un muro e va avanti per la sua strada^^
Mai detto che l' esportazione sia stato il primo movente in assoluto comunque, ma che gli studi di animazione abbiano incominciato ad interessarsi molto anche al pubblico occidentale (in particolare negli ultimi anni). Le fonti sono tante e possono essere anche diverse tra loro, per questo magari non ci troviamo d'accordo. Visto anche il dossier di anime click tempo fa, molto interessante! Adesso mi ascolto l' intervista che mi hai scritto.
Comunque in generale mi sento sicura delle mie fonti, perchè vengono da gente che lavora direttamente nel settore.
Comunque per curiosità ho fatto un giro sulla pagina giapponese dei Meisaku su wikipedia. Non che wikipedia sia la voce della verità he... ma sulla parte dell' export (輸出) c'è scritto:
-Quando i Meisaku sono iniziati, Mushi production era in banca rotta, la Toei douga era in rosso, l' anime business era messo male. Per questo motivo, molte aziende per riprendere i costi di produzione, hanno iniziato a produrre anime con la premessa che queste opere venissero esportate all' estero. Come mercato occidentale c'erano Korea, Taiwan, Cina, Filippine, Sud Est asiatico ed Europa.
Inoltre c'è scritto anche che in America ed Inghilterra sono state portate poche serie meisaku, rispetto a tutte quelle prodotte. In Francia Peline story, e in Belgio A dog of Flanders non sono nemmeno stati trasmessi in tv.
Non è una traduzione letterale, ma questo è il senso.
Manga ed anime sono sempre stati pensati principalmente per il target interno, e riflettono contenutisticamente in modo molto forte i valori della cultura giapponese. Tardivamente, i giapponesi si sono accorti che le loro opere piacevano molto in Occidente, ed hanno iniziato a considerare di più la voce export, ed a promuovere un certo tipo di prodotti, ma ciò non cambia che ancora oggi il mercato primario rimanga quello nipponico, che è anche il più remunerativo.
Ciò che riporti da Wikipedia risulta molto confuso.
Ti dirò di più: la cultura pop sud-coreana, molto più che quella giapponese, è pensata per piacere a livello internazionale (specie in campo musicale). Il k-pop è intenzionalmente americanizzatissimo. I giapponesi soffrono della "sindrome delle Galapagos" (fatti una ricerca in merito), sono rimasti un po' fuori dal processo di globalizzazione culturale ed economica. Di recente, stanno promuovendo la loro cultura pop tramite l'iniziativa "Cool Japan", ma è qualcosa che è nato quando ormai, per decenni, l'interesse per manga ed anime si era già affermato internazionalmente senza che i giapponesi si fossero preoccupati dei gusti occidentali mentre sfornavano le loro opere.
Ciao.
Vero, molte opere sono molto pregne di cultura giapponese, ma questo mi sembra ovvio, visto che sono Giapponesi a produrle! Se fosse stato un italiano sarebbero comunque leggermente diverse non trovi?
Il fatto che siano molto "giapponesi" poi non vuol dire che tutte non debbano piacere ad un pubblico occidentale, possono avere messaggi e temi comuni anche a popoli e Paesi diversi. Dragon Ball è il rifacimento della storia di SonGoku (più tradizionalmente asiatica di così) eppure tira in tutto il mondo. C'è da dire che se tiriamo fuori esempi di anime nei particolari, andiamo avanti fino all' infinito, perchè si varia da anime ed anime. Non è sempre è solo per l' export, non è sempre e soltanto per il mercato nipponico.
Non conosco bene il caso di Sailor Moon, ma è stato esportato in molti Paesi o sbaglio? Dan, ecco qua. Poi vabbè, parlare così a caso senza sapere le cose non porta niente, caso mai andrei a prendere i written plan (dicasi kikakusho 企画書) perchè lì dentro c'è scritto TUTTO sulla pre-produzione.
Traduci quella parte di wikipedia, con google, un dizionario o chiedi a chi sa il giapponese e capirai. Inoltre Conosco la strategia del Cool Japan, attuata dal governo nel 2002 (c'è anche un libro Cool Japan: Why the World is Buying into Japan), ma questo non vuol dire che prima non pensassero ASSOLUTAMENTE al mondo occidentale.
Comunque oggi in una certe sede ho avuto modo di parlare con chi lavora nel settore, e ancora una volta mi ha confermato che durante la pre-production, si pensa molto anche al target straniero. Mi ha confermato inoltre che non è storia nuova. Chiedendogli proprio dei meisaku, mi ha confermato che diversi erano pensati per un pubblico occidentale.
Attualmente il Paese in cui le aziende sono più interessate è.... la Cina. Perchè la popolazione è tanta, e anche il quadagno sarebbe alto. Peccato che per politica e leggi sia difficile infiltrare anime nelle tv cinesi. L' interesse per gli altri Paesi, è dovuto al fatto che in Giappone non sempre si guadagna abbastanza, i numeri non sono sufficienti per i costi di produzione (e torniamo ai post precedenti).
Alla fine è la stessa cosa per le animazioni affidate a Korea, Cina, Filippine etc., che costino di meno lo abbiamo capito, ma oltre a quello, i numeri di dipendenti in Giappone spesso non sono sufficienti per la mole di lavoro.
>Quello che dicono è visto ovviamente da un punto di vista italiano.
Ma alcuni degli interpellati erano esperti del settore, non è che stavano esprimendo un generico punto di vista da italiano medio.
Mi sembra che ci siamo fraintese: io non intendevo dire che un prodotto con contenuti culturali non occidentali non possa piacere in Occidente, ciò che ho cercato di spiegare è che anime e manga sono stati pensati principalmente per i giapponesi, secondo i loro gusti; il fatto che siano piaciuti all'estero e siano diventati anche una risorsa in termini di esportazione, non significa che siano stati concepiti per soddisfare in primo luogo il gusto degli occidentali.
Il "Cool Japan" non è una politica attuata dal governo nel 2002. Vedi la Wiki: http://en.wikipedia.org/wiki/Cool_Japan
Solo nel 2010 è diventata una vera e propria strategia governativa.
Per il resto, lascio che ti fidi delle tue fonti, mentre io continuo a fidarmi delle mie. Ho soltanto trovato un po' arrogante il tuo primo post con il "informatevi, etc." Magari c'è gente informata, solo che possiede informazioni diverse dalle tue. Ciao.
P.S. Inoltre, dove la mettiamo tutta la produzione antecedente al 2002, quando il termine "Cool Japan", figlio di una nuova consapevolezza, è stato coniato? Vabbè, passo e chiudo. Di nuovo, ciao.
scusa hai ragione,sono stata un po' arrogante, quel "informatevi" non era rivolto a te ed altri(perche' vedo che ti informi) ma a chi sosteneva che l'animazione giapponese non affidasse i disegni a koreani o a gente fuori dal Giappone e sparava pregiudizi insensati.
si probabilmente ho (abbiamo)anche frainteso.
la stessa pagina di wikipedia ma in giapponese dice cose diverse sul programma ed e' molto piu' approfondita a mio pare. E come detto prima,
non e' detto che prima di questa strategia non pensassero minimante all' occidente^^
Per quanto riguarda il tono del tuo primo post, non ti preoccupare, dai. Ciao e buon week-wnd!
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