Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi ci dedichiamo alla fantascienza, con The Sky Crawlers, 009 Re:Cyborg e Heavy Metal L-Gaim.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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Questo film abbastanza recente di Oshii è l'ennesima rivisitazione del mito dell'eterno adolescente, Urashima-Taro, condita con le riflessioni dell'autore sulla condizione dell'essere umano nel mondo moderno e, perché no, nell'universo. Questi temi sono sempre stati molto cari al regista fin dai tempi di "Tenshi no Tamago" e "Beautiful Dreamer", veri e propri capolavori degli anni '80 che rivisitano la leggenda più famosa del folklore giapponese. Lo stato di eterna adolescenza dei protagonisti di "The Sky Crawlers" è indefinito e inconscio, esattamente come quello di Urashima nel palazzo del dragone, e può essere interrotto solamente con la morte, come suggerisce il famoso mito.

In un universo alternativo dove è stata eliminata la guerra, la popolazione mondiale, che vive nella più totale apatia, viene intrattenuta alla televisione con delle battaglie aeree create da delle grandi aziende produttrici d'armi. La sete di violenza e sangue di una popolazione distopicamente inerte, le cui pulsioni distruttive sono state represse da una società perfetta e senza conflitti, viene così soddisfatta pienamente. Ad alcuni questo plot ricorderà molto l'episodio 47 di "Galaxy Express 999", "Cavie da combattimento", da cui Oshii avrà sicuramente tratto ispirazione. Le "Cavie da combattimento" di Oshii, i cosiddetti "Kildren", possono perdere la vita solamente durante gli scontri aerei o mediante il suicidio, nonostante il loro essere immortali, in quanto eterni adolescenti. Nelle battaglie è inoltre presente "il professore", un pilota adulto, che è impossibile sconfiggere nel modo più assoluto. Quest'ultimo sembra una sorta di personificazione del concetto di dio/natura, irraggiungibile dalla comprensione dell'uomo/Kildren e contro cui quest'ultimo è destinato a soccombere, data la sua impotenza, volendo dare un'interpretazione leopardiana all'opera. Da queste mie osservazioni il lettore avrà sicuramente capito che le rivelazioni e riflessioni che avverranno durante il film prenderanno una piega ontologica e sociale notevole, e chi ama filosofeggiare troverà pane per i suoi denti. Come sempre, Oshii nei suoi film mette una buona dose di ermetismo e molteplici livelli di lettura, che potrebbero far la gioia dei suoi fan, ma creare abbastanza problemi a chi è ancora vergine delle sue opere.

Passando agli aspetti tecnici, nonostante questo film abbia vinto il "Digital Award" al Festival del Cinema di Venezia, ho trovato la CG troppo eccessiva e invadente, in quanto troppo aliena alla sua fluida controparte in 2D. La semplicità (e bruttezza) del character design crea un contrasto grafico troppo marcato con i dettagli della Computer Grafica, tant'è che in alcune scene in cui ruota la telecamera i personaggi sembrano delle vere e proprie sottilette di cartone. Questo contrasto viene mascherato abbastanza bene nelle scene con poca luce, in quanto le linee che definiscono i personaggi sono meno marcate. La colonna sonora di Kenji Kawai è come sempre eccellente e si fonde perfettamente con le atmosfere eteree tipiche del regista. Di regia e sceneggiatura niente da dire, stiamo comunque parlando di Oshii, che sa fare il suo mestiere. Tuttavia questo film è, nella prima metà, eccessivamente lento, e chi si avvicina per la prima volta a questo regista potrebbe addormentarsi prima delle rivelazioni della seconda parte. Il suo stile etereo e statico non crea le classiche situazioni di tensione-risoluzione che spingono qualsiasi spettatore a provare interesse per la conclusione e andare avanti nella visione. In parole povere, i novizi potrebbero non apprezzare "The Sky Crawlers" e annoiarsi parecchio.

Chi si aspetta molta science fiction da questo titolo potrebbe rimanere deluso, in quanto le maggiori rivelazioni riguardo la natura dei Kildren e l'aspetto più tecnologico-fantascientifico dell'opera vengono fatte dai personaggi, che parleranno fissando lo spettatore nei tipici primi piani oshiiani, a cui i fan sono abituati fin dai tempi in cui Sakura parlava a Mendo in "Beautiful Dreamer" e Motoko Kasunagi esponeva le sue turbe esistenziali a Batou in "Ghost in the Shell".

In conclusione, questo è un film consigliato, che avrei preferito vedere con uno stile grafico più alla "Jin-Roh", ovvero dotato di un character design molto più maturo e meno spigoloso, e di un saggio e non debordante utilizzo della CG. Se amate l'esistenzialismo, l'ermetismo e i cieli eterei e statici che rappresentano l'ignoto verso cui l'essere umano può alzarsi in volo per compiere l'estrema ascesi, questo titolo fa per voi.



8.0/10
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Devo dirmi piacevolmente sorpreso dal nuovo film di Kenji Kamiyama, famoso per aver diretto serie anime come Ghost in the Shell: Stand Alone Complex e Eden of the East, entrambe apprezzabili per certi versi e meno per altri. In 009 Re:Cyborg, distribuito nelle sale giapponesi nel 2012, Kamiyama ha trovato un'ottima occasione per parlare di una delle sue tematiche preferite, quella degli attacchi terroristici; tuttavia, allo stesso tempo, è andato ad affondare le mani su alcuni dei personaggi più popolari del Sol Levante. Sto parlando dei nove combattenti vestiti di rosso e con sciarpe gialle del celebre manga degli Anni Sessanta Cyborg 009, scritto e disegnato da uno dei pilastri del fumetto orientale, Shōtarō Ishinomori, e già protagonisti di tre serie animate e altrettanti film, uno dei quali datato 1980. Dal canto suo, Kamiyama ha operato una scelta rischiosa eppure intelligente nel fornire un restyling più moderno agli iconici Cyborg, dando al loro aspetto un'impronta più realistica; ciò però non oltraggia la memoria dei personaggi originali, anzi, la omaggia strizzando gli occhi ai fan di vecchia data e appagando i nuovi spettatori. Ora, parliamo brevemente della trama del film.

Il Cyborg 009 Joe viene eletto capo della sua squadra nel caso di gravi crisi: questa volta, infatti, lui e i suoi compagni, alcuni dei quali hanno defezionato l'organizzazione del signor Gilmore che li coordina e tiene uniti, devono indagare su inspiegabili attacchi terroristici ad alcuni dei più grandi grattacieli del mondo, realizzati da individui che affermano di aver agito seguendo la "Sua Voce". Compito dei formidabili Cyborg è scoprire l'identità dietro a questa Voce che sembra parlare direttamente all'animo umano; un'impresa ardua, visto che uno degli ex membri del gruppo pare essere direttamente coinvolto e che altri due spariscono nel nulla...

In generale, la pellicola spicca per una notevole dose di azione, sia che si tratti di combattimenti corpo a corpo e sparatorie, che di inseguimenti in volo e colossali esplosioni: impressionante, nello specifico, la devastazione nucleare di Dubai. Tuttavia non mancano dialoghi interessanti e intrisi anche di riferimenti colti, come ad esempio la teoria della "empatia mistica tra cacciatore e preda" elaborata dallo storico delle religioni Mircea Eliade, così come alcuni misteri praticamente irrisolti, ma, ciò non di meno, affascinanti: il fossile e l'angelica figura femminile che appare e scompare a suo piacimento senza proferire parola. Per quanto riguarda i personaggi, è palese che questi facciano parte di un universo più grande e che il film di Kamiyama esplori soltanto uno delle miriadi di possibili casi in cui i nove Cyborg potrebbero imbattersi. Ad ogni modo, ho gradito molto la singolare caratterizzazione e differenziazione dei protagonisti, ciascuno con le proprie abilità e punti di vista personali (mi viene in mente la drammatica scena finale in cui il protagonista tenta il tutto per tutto per disinnescare una testata atomica... in volo!). La colonna sonora è a cura di Kenji Kawai, autore delle straordinarie ed evocative musiche di Ghost in the Shell, famoso film di Mamoru Oshii, e accompagna adeguatamente sia le sequenze più dinamiche che quelle meno movimentate. Il lato tecnico è davvero pregevole: Kamiyama è conosciuto anche per un certo sperimentalismo nell'utilizzo della CG, tant'è che qui viene sfruttata in dosi massicce lungo tutta la durata della pellicola; eppure la Computer Graphics funziona molto bene, rendendo fluidi i personaggi ed estremamente coinvolgenti i combattimenti e le scene più adrenaliniche. Insomma, non soltanto 009 Re:Cyborg mi ha fatto trascorrere un'ora e tre quarti di puro intrattenimento, ma mi ha fatto venire una gran voglia di leggere il manga originale e guardare le altre trasposizioni animate. Consigliato.



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Gundam, Ideon, Xabungle, Dunbine e infine L-Gaim: questa è la lista di anime diretti da Yoshiyuki Tomino negli anni 1979-1984. Una gran lista, sono tutte opere con molto in comune, eppure nello stesso tempo diverse e con una forte carica di originalità. Tra tutte queste opere quella su cui Tomino ha investito di più è senz'altro Dunbine, che nasce da una serie di romanzi scritti dallo stesso regista e ambientati nel mondo di Byston Well, creato interamente da lui. È anche la serie con il maggior impegno politico e quella con il finale migliore, al contrario di Ideon in cui ha avuto le mani legate dalla produzione. Dopo Dunbine probabilmente ha sentito di non avere più nulla da dire - naturalmente questa è una mia illazione - e ho l'impressione che abbia lasciato L-Gaim in mano ai suoi collaboratori, in particolare al giovane Mamoru Nagano, all'epoca ventiquattrenne.

Di L-Gaim Nagano cura il mecha design, il chara design, la sceneggiatura e i personaggi, a tal punto che L-Gaim si può vedere come il prototipo di "The Five Star Stories" (FSS), l'opus magna di Nagano. Del resto le somiglianze sono evidenti: il sistema stellare di L-Gaim, Pentagona, ha cinque mondi, esattamente come le Five Stars di FSS; il personaggio più carismatico di L-Gaim è Oldna Poseidal, anagramma di Ladius Sopp di FSS: come Ladius Sopp/Amaterasu è una figura androgina immortale e quasi divina, con doppia identità e una misteriosa storia d'amore tragica alle spalle che si perde nei meandri del passato. La prima puntata di L-Gaim inizia nello stesso modo del film di FSS, che incidentalmente io ho visto prima di L-Gaim, quindi rilevare la somiglianza è stato immediato. Rispetto a FSS L-Gaim presenta una differenza sostanziale: mentre FSS nasce come serie epica, L-Gaim nasce come serie umoristica/demenziale, essenzialmente una versione al femminile di Xabungle. A differenza di Xabungle, serie tutta basata sulla virile comicità di personaggi maschili bislacchi e indimenticabili, la comicità di L-Gaim è basata sui personaggi femminili, e si viene a creare un harem ante-litteram di ragazze intorno al protagonista Daba Myroad, in cui la comicità nasce dalle innumerevoli schermaglie amorose per ottenere la sua attenzione.

Qualcosa di simile si era visto in Xabungle (Elchi e Rag che combattono per guadagnare l'attenzione di Giron) ma in L-Gaim questo tipo di situazioni ci sono molto di più, mentre manca la comicità tamarra di Xabungle: questo anche perché i personaggi di L-Gaim sono quasi tutti donne. I personaggi maschili contano assai poco, sono delle macchiette come Gavlet Gablae o sono di poco rilievo come Mirao Kyao, il migliore amico del protagonista Daba Myroad. A dire il vero neppure Daba è troppo approfondito come personaggio: svolge il ruolo standard di principe ultimo superstite della sua razza, novello Duke Fleed: la somiglianza probabilmente non è casuale visto che anche L-Gaim si conclude in maniera simile al beneamato Goldrake. È comunque un personaggio che ho apprezzato, ben diverso dai protagonisti degli harem moderni, non ha per nulla paura delle molte donne che tentano di circuirlo e va avanti per la sua strada, un po' come gli eroi degli anni settanta. Sul finale comunque Daba diventa una comparsa e i veri protagonisti diventano Odna Poseydal, Full Flat e Amandara Kamandra, con tutti i segreti sul loro misterioso passato. Chiaramente il cambio di registro, da serie umoristica nella prima parte a serie drammatica nella seconda, non è stato facile da gestire e c'è sicuramente un calo per buon numero di puntate. Il finale però si risolleva.

Si tratta di una buona serie che però non è esente da difetti, primo fra tutti il cambio di registro e il cambio di focus sui personaggi. Personaggi che non sono tutti interessanti allo stesso modo, e alcuni sono sprecati, in particolare Nei Mo Han, che aveva a mio avviso maggiori possibilità. In serie come Ideon e Dunbine Tomino aveva fatto molto di meglio, l'impressione è che qui i personaggi siano stati maneggiati da diverse persone, non solo da Tomino e Nagano, e che alla fine nessuno riesca al meglio. Il mio preferito è la fatina Lilith, omaggio a Cham di Dunbine, che meritava di essere vista in una nuova serie. Ci sono poi le solite lungaggini di tutti gli anime tominiani dell'epoca, basati su infiniti combattimenti robotici e scontri che non portano a nulla; devo dire però che avendoci fatto l'abitudine non mi hanno infastidito, e che ho visto la serie meno lenta rispetto a Xabugle anche se più lenta rispetto sia a Ideon che a Dunbine. È comunque di gran lunga superiore rispetto a Z Gundam, sia come personaggi, che come trama, e gli innumerevoli cambi di fazione e tradimenti qui sono più giustificati, anche tenendo conto che si propone come un anime semiserio.

È da notare che sia Tomino che Nagano non furono soddisfatti con L-Gaim, che è un chiaro frutto di compromessi, tanto è vero che Nagano si mise a disegnare FSS proprio per realizzare quello che non aveva potuto fare con L-Gaim (sua dichiarazione nell'Anime Expo '93). Si tratta comunque di un anime che consiglio ai fan di Tomino e Nagano e a chi è avvezzo al ritmo narrativo dei primi anni ottanta. Da raccomandare anche per il chara design d'autore, che reputo ancor più interessante del pur notevole mecha design. Sono in particolare sorprendenti le folte chiome di quasi tutti i personaggi femminili, caratterizzati da una sovrabbondanza di capelli ai limiti della possibilità fisica. Mille punti al chara di Odna Poseidal, perfetto nella sua ambiguità fisica e morale. La stoffa si vede, nonostante questa sia da considerare un'opera giovanile. Voto 7,5.